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Invitiamo coloro che hanno interesse a seguire la vicenda del Golfo del Messico, a visitare la pagina dedicata

30 Agosto

SCOPERTO IL SEGRETO DEI PESCI ANTARTICI
L'acqua del mare antartico – per effetto della salinità e della pressione in profondità – può raggiungere temperature inferiori a 0 °C e anche pochi gradi sotto lo zero possono determinare il congelamento dei pesci. Ma allora perché molte specie ittiche riescono a sopravvivere nelle regioni più fredde del pianeta? Si sa che esistono specifiche glicoproteine “antigelo”, denominate AFP, ma il loro esatto meccanismo di azione è finora sfuggito ai biologi.... La news integrale è disponibile qui!

RICOSTRUITI GLI EVENTI DEL "DEGASAMENTO" DEGLI OCEANI
Tutti hanno prima o poi sperimentato che cosa succede aprendo il tappo di una bottiglia di bibita gassata: il biossido di carbonio disciolto nel liquido comincia a formare delle bolle che arrivano velocemente in superficie. Qualcosa di simile è successo su grande scala sulla Terra nell'arco di circa 1000 anni dopo la fine dell’ultima Era glaciale, secondo un nuovo studio dei ricercatori della Rutgers University guidati da Elisabeth Sikes.... La news integrale è disponibile qui!

29 Agosto

SQUALI E PSICOSI
Come ogni estate, anche questa del 2010 ha visto protagonisti gli squali. C'è chi li ha visti quasi a riva, c'è chi ha visto squali bianchi e verdesche, chi ha fotografato pinne nere nel Tevere e chi ha filmato squali nel canali di Amsterdam. Ma bufale a parte, anche quando si tratta di veri avvistamenti si da vita subito alla "caccia" (sarebbe più corretto utilizzare il termone pesca) allo squalo. Dopo i presunti avvistamenti di Rimini del 20 aosto, peraltro da confermare, le vendite di esche presso le bancarelle dei pescivendoli sono aumentate a dismisura. Sono stati in molti ad attrezzarsi e a partire per la battuta di pesca. Tutto questo ci rammarica. Forse sarebbe meglio divulgare meno queste notizie, anche perchè il rischio, nel caso di un vero avvistamento, è quello di mettere in pericolo lo squalo stesso dalla voglia di protagonismo di pochi.

Ma un'altra notizia arriva dalle coste romagnole e venete. In pochi giorni a Jesolo e dintorni sono stati segnalati spiaggiamenti insoliti di palombi. Sino ad ora sono circa poco più di venti gli esemplari trovati. Il fenomento, del tutto insolito, secondo gli esperti dello Shark Expo sarebbe da attribuire al sistema di pesca introdotto lo scorso giugno. Ma la spiegazione non ci convince affatto, riteniamo più probabile una patologia. Non resta che attendere, se ci saranno, ulteriori riscontri dalle analisi.

26 Agosto

UNA VITTIMA IN SARDEGNA
Dopo l'ennesima morte in mare di un pescatore subacqueo travolto da un gommone, a Posillipo, che ha ignorato la boa di segnalazione regolarmente presente, dalla Sardegna giunge un'altra tragica notizia. Una donna di 69 anni è deceduta nella spiaggia di Porto Tramatzu a Villaputzu, nel sud est della regione, dopo il contatto con una medusa appartenente a una specie ancora da identificare, probabilmente una P. noctiluca. La morte, la prima causata da una medusa in Mediterraneo, sarebbe sopraggiunta in seguito ad uno shock anafilattico.
Aggiornamento: secondo notizie del 27 agosto, sarebbe stata una P. physalis a causare il drammatico incidente in Sardegna.

25 Agosto

SCOPERTA LA "BISNONNA" DELLA GRANDE BARRIERA CORALLINA AUSTRALIANA
A poco più di 600 metri dalla Grande Barriera Corallina australiana è stata scoperta un'altra barriera, più antica, battezzata da John Pandolfi, scienziato all’università del Queensland, come “la bisnonna della Grande Barriera Corallina”.
Gia nel 2007 analisi acustiche evidenziarono la presenza di barriere, avvallamenti e piccoli rilevi sul fondale marino. Poi a febbraio di quest'anno analisi sedimentarie evidenziarono la presenza di strutture alte sino a 100 metri appartenenti a barriere coralline fossilizzate, di età compresa tra 180.000 e i 160.000 anni. Probabilmente, dopo l'ultima glaciazione, causa l'innalzamento del livello del mare, la barriera finì per rimanere troppo in profondità fino a morire nel corso di un periodo relativamente breve. Fonte: Sidney University.

ACQUACOLTURA: MERCATO IN SVILUPPO PER I MANGIMI A BASE DI SOIA
Joe Meyer, direttore del Comitato per il controllo del bilancio alla United Soybean Board nonché agricoltore a Williamsburg, Indiana, crede fortemente che l’acquacoltura intensiva rappresenti un altro mercato in espansione per gli agricoltori di soia.
Meyer riporta che al momento, l’acquacoltura d’acqua dolce in Cina è il settore che presenta la maggiore domanda. La Cina produce da sola il 63% del pesce d’allevamento presento sul mercato e stime recenti mostrano che l’acquacoltura cinese è arrivata ad usare 6,5 milioni di tonnellate di soia. Meyer dice che questi sarebbero l’equivalente di 239 milioni di sacchi di soia (14.340 lbs): “Più di tutta la soia prodotta dalla Luisiana, lo scorso anno”.
La domanda mondiale di pesce continua ad aumentare (gli Stati Uniti spendono circa 15 bilioni di dollari l’anno) ma il pescato nei nostri laghi e nei nostri mari va appiattendosi o diminuendo. Poiché la componente principale dei mangimi è proprio rappresentata da olii e farine di pesce, ciò sta a significa che la materia principale per produrre i mangimi destinati all’acquacoltura va scarseggiando. La risposta sembra essere proprio l’uso della soia nelle componenti basi del mangime usato in acquacoltura; la richiesta di soia da parte della Cina lo conferma. Per Meyer ,ciò potrebbe rappresentare una promettente opportunità per i produttori di soia.
Mentre gli sforzi di immettere la soia sui mercati internazionale è evidente, cosi l’uso della soia rappresenta un mercato potenzialmente in espansione per gli Sati Uniti. In Indiana, durante il 2008, 210.000 tonnellate di mangime di soia sono state impiegate dall’acquacoltura del luogo. Meyer conclude dicendo che nonostante ciò rappresenti solo l’1% della produzione totale, rappresenta comunque un nuovo ed eccitante mercato in crescita. Fonti: NAFB News Service.
Traduzione ad opera di Elena Piana

DAL GOLFO DEL MESSICO
Nuove specie di batteri mangia-petrolio finora sconosciute stanno ''banchettando'' e consumando 'con voracita'' il 'pennacchio' di petrolio che si e' formato a causa del flusso di greggio fuoriuscito dal pozzo della BP nelle acque del Golfo del Messico. Hanno degradato petrolio a ritmi piu' sostenuti dei normali batteri mangia-petrolio finora noti e per di piu' senza consumare ossigeno, quindi salvaguardando le altre specie viventi. Sono i risultati emersi da uno studio che sara' pubblicato questa settimana sulla rivista Science e verranno anticipati oggi dagli scienziati che l'anno condotto nel corso del meeting della International Society for Microbial Ecology, i ricercatori del Lawrence Berkeley National Laboratory. Diretti da Terry Hazen, hanno lavorato con due navi dal 25 maggio al 2 giugno e raccolto 200 campioni da 17 siti, per poi esaminarli con le piu' moderne strumentazioni per l'analisi del Dna. E' emerso che la colonna di greggio del Golfo e' stata mangiata a ritmi mai visti da una serie di batteri degradatori di idrocarburi con l'avanguardia di alcune specie finora ignote che hanno fatto la gran parte del lavoro, somiglianti, spiegano gli esperti, a membri della famiglia 'Oceanospirillales'; si tratta cioe' di batteri abituati a vivere in condizioni estreme di temperatura e pressione. Secondo i biologi questi batteri sono divenuti cosi' efficienti nel mangiare il petrolio adattandosi nel lungo periodo a 'mangiucchiare' idrocarburi naturalmente fuoriusciti attraverso crepe naturali del fondale. Nel loro lavoro di degradatori di greggio, spiegano i ricercatori, i batteri sono probabilmente stati avvantaggiati dagli effetti dello spargimento di una sostanza per ripulire le acque dal greggio che ha ridotto il petrolio in goccioline, facilitando loro il lavoro. ''I risultati mostrano che questi batteri giocano un ruolo significativo nel controllare il destino ultimo della macchia di petrolio dispersa nelle acque'', concludono i ricercatori. Fonte: Ansa.

ABBAGLIO DALL'ASSOCIAZIONE CONSUMATORI?
Ci segnalano che l'ADUC, un Associazione di Consumatori, consiglia il consumo di tonno rosso, specie ad altissimo rischio di estinzione e sempre meno diffusa nei mari del mondo. Dopo una breve ricerca abbiamo trovato la news. Ovviamente, dal momento che la notizia arriva da un ente come l'ADUC non può che dispiacerci. Non resta che attendere, se accadrà, un comunicato da parte dell'ADUC stessa, magari a dimostrazione della sua buona fede.

23 Agosto

GRUPPO DI DELFINI AVVISTATO NEL PESARESE
Emozioni di agosto. Sabato mattina, verso le 11 e 30. In barca a vela, a un chilometro davanti al porto. Vedere all’improvviso uno, due, tre gruppi di delfini - una quindicina di esemplari in tutto - che compaiono all’improvviso, iniziano a seguire la barca, saltano, si rituffano, spariscono di nuovo. Il tutto per quasi un’ora. Seguono la barca per gioco? O forse inseguono un banco di sgombri? Non ha molta importanza. Il testo integrale si trova qui!

NUOVA ZELANDA. SALVATI SOLO 9 CETACEI
I soccorritori sono riusciti a salvare solo 9 balene spiaggiatesi nei giorni scorsi lungo le coste Neozelandesi. Su 59 cetacei (63 secondo altre fonti), 11 erano stati riportati in mare, ma le ultime notizie parlano solamente di 9 esemplari salvati. Ora le carcasse sono state seppellite sotto la sabbia in prossimità del luogo della tragedia. Come gia scritto più volte sarebbe stato meglio farle affondare in alto mare, ma tale modalità sembra poco diffuso anche in Nuova Zelanda, tradizionalmente avanzato in materia di biologia ed ecologia marina. Alcune immagini sono disponibili qui!

17 Agosto

MARI ITALIANI INQUINATI
Sono 169 i tratti di mare italiano inquinati da mancata o scarsa depurazione o a causa degli scarichi illegali. Maggiormente interessate sono le coste di Campania, Calabria e Sicilia; si distinguono in positivo Sardegna e Puglia. E' il bilancio di Goletta Verde, campagna di Legambiente, presentata oggi a Capalbio (Grosseto). Si registra un punto critico ogni 44 km di costa e risultano inquinate 132 foci di fiumi. Fonte: ANSA

DISASTRO DI MUMBAI
Circa 100 cointainer sono ancora dispersi nel mare di fronte al porto di Mumbai dopo lo scontro giorni fa tra due navi cargo. Lo riporta oggi il Mumbai Port Trust citato dai media indiani. Alcuni contengono sostanze chimiche altamente nocive. Dopo l'incidente, una delle due navi portacontainer si era inclinata su un fianco causando il rovesciamento in mare di parte del suo carico e facendo scattare un'emergenza ambientale lungo diversi chilometri di costa. Fonte: ANSA

15 Agosto

NUOVO DECRETO A TUTELA DEL PATRIMONIO ARCHEOLOGICO SICILIANO
Un decreto interassessoriale con le direttive per la tutela del patrimonio archeologico subacqueo è stato firmato dagli assessori al Territorio e Ambiente, Roberto Di Mauro e ai Beni Culturali e l’identità siciliana, Gaetano Armao, secondo i quali è “un’ulteriore testimonianza della sensibilità che nel tempo la Regione siciliana ha dimostrato per la salvaguardia del patrimonio culturale sottomarino del Mediterraneo”. Il provvedimento prende spunto dal dossier ” l’arte sotto il mare“ curato da Salvalarte Sicilia, campagna di Legambiente, e viene adottato per favorire una corretta tutela e fruizione del patrimonio archeologico sottomarino. Dal 2004 la Regione ha istituito la Soprintendenza del Mare che ha il compito di individuare, tutelare e valorizzare il patrimonio archeologico sommerso. Tra i divieti previsti dal decreto, quelli raccogliere o danneggiare i reperti e rimuovere i sedimenti li ricoprono che ricoprono i beni culturali sommersi. Il provvedimento dà anche indicazioni su come comportarsi in caso di scoperte fortuite, che vanno segnalate alle autorità, come pure comportamenti illegali o irregolari o la presenza di rifiuti e materiali pericolosi nei pressi dei reperti subaquei. Il decreto sarà trasmesso a tutti gli organi di polizia e militari che esercitano un controllo sul mare e sulle attività che vi si svolgono. Il testo è sul portale della Regione Sicilia e su www.artasicilia.it. Fonte: Siracusa blog.

10 Agosto 2010

SCOPERTA UNA NUOVA AREA VULCANICA ALLE EOLIE
La scoperta è avvenuta grazie ad un innovativo metodo facente uso di biondicatori per l'attività geotermale. Questo metodo sperimentale è stato usato per la prima volta al mondo. Una nuova area vulcanica sommersa, a largo di Panarea, caratterizzata da un'intensa attività batterica con molluschi e tunicati che sembrano vivere grazie all'energia prodotta dalle emissioni sottomarine. Il tutto, individuato con un metodo sperimentale utilizzato per la prima volta al mondo. Sono stati questi i risultati della ricerca condotta dall'Ispra che, in collaborazione con l'Università degli studi di Siena, la Stazione Zoologica di Napoli, l'Università Politecnica delle Marche e l'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, sta portando avanti uno studio sulla biodiversità marina in ambienti geotermici. I ricercatori hanno tracciato virtualmente, a poche miglia di distanza dall'isola eoliana, un reticolo dal quale hanno prelevato un pesce ogni 500 metri; analizzandoli, hanno riscontrato un tasso di contaminazione di origine geotermica che ha consentito di focalizzare alcuni punti di emissione vulcanica. È la prima volta che la fauna ittica viene utilizzata in qualità di bioindicatore di questi fenomeni. Il robot sottomarino della nave oceanografica Astrea dell'Ispra ha rilevato tra i 100 e i 200 metri di profondità delle chiazze di fluidi geotermici che portano zolfo in superficie; un'attività vulcanica in essere. Non solo. Le macchie gialle evidenziate hanno tutta l'aria di essere un'attività batterica strettamente legata all'emissione che la caratterizza e di sostenere la vita delle comunità dei molluschi e tunicati presenti nella stessa zona. In altre parole, questi batteri svolgerebbero con lo zolfo quello che le altre forme di vita vegetale fanno con il sole: trasformano l'energia chimica in energia biologica. Le comunità di molluschi filmate traggono vita e utilizzano l'energia dei batteri per poter vivere e riprodursi? Se confermata e avvalorata, la scoperta sarebbe di estremo interesse anche per la biodiversità marina. «Il successo di questo esperimento - ha commentato Franco Andaloro, dirigente di ricerca Ispra e responsabile del progetto - non solo ha portato alla messa a punto di un tecnica replicabile su ampia scala per lo studio del geotermismo profondo mediterraneo, ma va ben oltre il primo risultato: le forme di vita ritrovate nella zona di emissione, attualmente oggetto di studio e che si ipotizzano strettamente associate all'attività vulcanica, possono svelare nuovi orizzonti scientifici nello studio della biodiversità marina». «Il metodo, applicato per la prima volta alla ricerca di aree vulcaniche sommerse - spiega il professore ordinario dell'Università di Siena, Silvano Focardi - può aprire nuove frontiere nella collaborazione tra ecologi e vulcanologi». «Il ritrovamento della zona geotermica - ha dichiarato il dirigente di ricerca dell'Ingv Paolo Favali - mostra un bellissimo esempio di come diversi dominii (la geosfera con l'idrosfera e la biosfera, ovvero la terra, l'acqua e la vita) siano in realtà strettamente interconnessi»; vale a dire che nell'area eoliana in questione esiste un legame molto stretto tra mare, vulcani e vita. «Se confermata dagli approfondimenti in corso - ha affermato il prof. Roberto Danovaro dell'Università Politecnica delle Marche - questa scoperta rappresenterebbe il primo caso del genere in tutto il bacino Mediterraneo a simili profondità». (Fonte Ispra)

08 Agosto 2010

SOGLIOLE TOSSICHE
Che i pesci bentonici fossero maggiormente a rischio è risaputo da tempo, e quindi la cosa non ci meraviglia. Tuttavia per dovere di cronaca segnaliamo la notizia che arriva da Greenpeace. Tutti gli esemplari analizzati risultano contaminati da metalli pesanti, idrocarburi policiclici aromatici e bisfenolo A, in certi casi ben oltre i limiti consentiti dalla legge.
E pensare che proprio le sogliole sono consigliate in fase di svezzamento dei bambini. Le analisi, che abbiamo commissionato al Dipartimento di Scienze Ambientali dell'Università di Siena, sono state effettuate su 31 esemplari prelevati in 5 aree al largo di Genova, Lerici (La Spezia), Viareggio, Livorno e Civitavecchia. Il testo integrale della news è disponibile qui!

07 Agosto 2010

COSA LEGA ORCHE, GLOBICEFALI ED ESSERI UMANI?
Uno studio della Universities of Exeter and Cambridge, pubblicato sulla rivista Proceedings of the Royal Society B, ha evidenziato una comune caratteristica che lega orche (Orcinus orca), balene pilota (Globicephala macrorhynchus) ed esseri umani. Sono le uniche tre specie in cui è nota la menopausa. Si tratta di tre specie la cui struttura sociale risulta molto diversificata e dove le femmine hanno comunque un ruolo preponderante all'interno dell'organizzazione stessa. In particolare nelle orche le matriarche aiutano le giovani femmine a crescere e a proteggere la prole.
Nelle tre specie i periodi di menopausa sono molto diversi, e comunque lo studio non intende evidenziarne le differenze e farne un'analisi comparata , piuttosto mira ad evidenziare come e perchè, in gruppi socialmente e strutturalmente diversi, viene raggiunta nelle femmine una stessa identica condizione, quella appunto della menopausa.
Lo studio completo è disponible qui.

04 Agosto 2010

LA RICCHEZZA DEGLI AMBIENTI MARINI PROFONDI
La rivista Plos One ha pubblicato una serie di rapporti del Census of Marine Life. Sono diverse le aree marine ricchissime di vita. Si va dal Mar del Giappone al Mar Cinese, dal nostro Mediterraneo e ironia della sorte, al Golfo del Messico. Quest'ultimo con ben 15.000 specie ora seriamente minacciate dal più grande disastro ecologico della storia.
Afferma il professor Danovaro, docente di biologia marina all'Università Politecnica delle Marche: "Per quanto riguarda gli abissi, ad esempio, zone che pensavamo prive di vita hanno mostrato 3.500 specie, ma il 70% è ancora da scoprire. Questo è un motivo in più per difendere gli abissi, ad esempio dalle trivellazioni, perché non possiamo permetterci di perdere ciò che ancora non conosciamo". "Purtroppo il Mediterraneo è risultato essere il mare più a rischio - continua Danovaro - a causa della presenza dell'uomo e dei cambiamenti climatici. Si pensi che è la parte del mondo con più rotte marine commerciali, e solo in Adriatico ci sono 100 pozzi per l' estrazione del metano".
I risultati definitivi della ricerca verranno presentati il 4 ottobre 2010 in una grande conferenza a Londra, ma intanto il Coml ha reso noti i primi risultati con una serie di articoli pubblicati da Plos One. Riassumendo, le aree più ricche di biodiversità sono risultate essere il Giappone e l'Australia, entrambe con circa 33.000 specie, seguite dalla Cina (22.000) e dal Mediterraneo, in cui fra crostacei, pesci e alghe vivono 17.000 specie animali. Al quinto posto, tra le 25 aree censite, c'é il Golfo del Messico, con 15.000 specie.

Mappa committee

L'articolo integrale e i rapporti del Census of Marine Life sono disponibili sul sito della rivista Plos One. Titolo originale: Ron O'Dor, Patricia Miloslavich, Kristen Yarincik - Marine Biodiversity and Biogeography – Regional Comparisons of Global Issues, an Introduction.

03 Agosto 2010

UNO SQUALO SULLA SPIAGGIA DEL NEW JERSEY
Un filmato che arriva dal New Jesrey ha documentato una verdesca (Prionace glauca) probabilmente ammalata, spiaggiarsi per un istante sulla costa tra curiosi e bagnanti. Nel video sottostante si osserva la verdesca che effettua movimenti anomali e appare inoltre in balia delle onde.

IL DECLINO DEL FITOPLANCTON
Secondo uno studio della Dalhousie University di Halifax (Nova Scotia, Canada), e pubblicato sulla rivista Nature, la massa fitoplanctonica è diminuita nel secolo scorso al ritmo medio annuo dell’ 1%. Il gruppo di studio ha raccolto i dati storici disponibili a partire dal 1899, all'epoca basati sulla misurazione della trasparenza delle acque. Poi dal 1979 sono state introdotte tecniche più sofisticate. I due periodi e le relative analisi (più di 500.000) sono state comparate ed è emerso un declino inarrestabile cominciato negli anni '50 e che continua anche oggi. Il declino è particolarmente evidente nelle regioni polari e tropicali e nei mari aperti.
Questo trend è pericolosissimo per l'intero ecosistema marino, infatti il fitoplancton (la cosidetta foresta invisibile della terra), produce il 50% dell'ossigeno che respiriamo e assorbe ingenti quantità di anidride carbonica. Inoltre rappresenta il nutrimento per i grandi cetacei e per lo strato inferiore della piramide alimentare. Tale declino potrebbe poi ulteriormente incidere sulla quantità del pescato. Le cause non sono del tutto chiare, probabili l'aumento della temepratura media del'acqua e altri fattori legati al surriscaldamento globale. Fonte: David A. Siegel & Bryan A. Franz - Oceanography:Century of phytoplankton change. Nature 466: 569-571

02 Agosto 2010

SCOPERTA UNA IMPRONTA FOSSILE DI UN ANTICO RETTILE ACQUATICO
La notizia arriva dal team del dottor Howard Falcon-Lang della Royal Holloway University of London. E' stata scoperta un'impronta fossile pentadattila, di medie dmensioni, datata 318 milioni di anni fa di un antico rettile, probabilmente uno dei primi rettili a vivere in parte sulla terra e in parte in acqua. Secondo il dottor Falcon-Lang questi primi rettili non necessitavano di tornare in acqua per riprodursi, come i loro parenti anfibi. Il fossile è stato trovato in sedimenti carboniferi di origine fluviale, il che dimostrerebbe la tesi del gruppo di ricerca. Naturalmente anche la tipologia dell'impronta fossile ha permesso di dedurre la tesi di Falcon-Lang.

Fonte: Howard J. Falcon-Lang, Martin R. Gibling, Michael J. Benton, Randall F. Miller, Arden R. Bashforth. Diverse tetrapod trackways in the Lower Pennsylvanian Tynemouth Creek Formation, near St. Martins, southern New Brunswick, Canada. Palaeogeography, Palaeoclimatology, Palaeoecology

DESCRITTA UNA NUOVA SPECIE DI CORALLO DEL PACIFICO
Presso l'atollo di Arno, nelle isole Marshall, è stata individuata una nuova specie di corallo, grazie alle analisi di filogenesi molecolare. La specie, descritta sino a poco tempo fa come Acropora palmata, è in realtà una specie diversa. La classificazione dei cosidetti Pacific elkhorn coral è stata abbastanza problematica, ma almeno in questo caso, grazie alle analisi del DNA è stato fatto un pò di ordine. La notizia arriva dal ARC Centre of Excellence for Coral Reef Studies (CoECRS), ed è stata pubblicata sulla rivista Systematics and Biodiversity. Fonte: oe T. Richards; Carden C. Wallace; David J. Miller.Archetypal 'elkhorn' coral discovered in the Pacific Ocean. Systematics and Biodiversity, 2010

01 Agosto 2010

I TANTI PROBLEMI DEL SANTUARIO DEI CETACEI
A dieci anni dalla nascita, il Santuario Pelagos è rimasto un triangolo di mare disegnato sulle carte geografiche. Nessuna azione concreta è stata fatta per la tutela dei cetacei che numerosi solcano le acque tra la Francia, la Sardegna e l’Italia, l’unica area protetta a loro dedicata nel Mediterraneo aperto. Addirittura, nel 2009 il Segretariato Permanente del Santuario - che dal 2007 si dovrebbe occupare della gestione (Balene (poco) sicure ) - ha chiuso la sua sede a Genova e il segretario esecutivo Philippe Robert è tornato ad occuparsi delle aree marine protette francesi. Forse anche per questo qualcuno ha pensato di poter organizzare nelle acque del Santuario una gara motonautica, la “Primatist Trophy 2010”, prevista tra l'Elba e l'Argentario dal 27 al 30 luglio. Ci è voluto l’intervento in extremis del Ministero dell'Ambiente per far rispettare il divieto per questo genere di competizioni all’interno di Pelagos. La notizia integrale è disponibile su Galileonet.