SBARCA IN MEDITERRANEO LA CARAVELLA PORTOGHESE
Allarme in Mediterraneo per la presenza della Physalia physalis, un Sifonoforo che può raggiungere la lunghezza di 30 metri, con il suo veleno, anzi i "suoi" veleni, molto tossici anche per l'uomo. Una specie che non è abituale dei nostri mari. Vive in acque calde e fluttua tramite un’ampia vela che si trova sul dorso del corpo, per farsi trasportare verso i mari più caldi. In realtà la caravella portoghese è un aggregato di 4 organismi, reciprocamente dipendenti per la sopravvivenza. Compie tutto il suo ciclo vitale nelle acque dell’Oceano Atlantico.
Nel corso del tempo ci sono state altre invasioni nel Mediterraneo, ma non è mai riuscita a proliferare, per la temperatura delle acque troppo bassa rispetto al suo ambiente naturale. Il mese scorso invece è stata avvistata al largo delle coste spagnole ed è già arrivata lungo le coste della Francia. Sicuramente l’aumento dei valori medi della temperatura delle acque, agevola la proliferazione. Iin Mediterraneo la caravella portoghese potrebbe avere altri vantaggi, come l’assenza dei grandi predatori che sono ormai scomparsi o stanno scomparendo, causa il massiccio aumento della pressione di pesca. Con la scarsa presenza di tartarughe marine e pesci che si nutrono di meduse, ci troviamo di fronte ad un ciclo che non viene completato in modo naturale. Come detto, non è la prima volta comunque che la caravella portoghese si presenta lungo le coste mediterranee, già in passato si era moltiplicata invadendo le coste spagnole creando situazioni difficili per i bagnanti.
La caravella portoghese
È costituita da un sacco dotato di galleggiabilità, lungo circa 15 cm., costituita da un organismo pneumatoforo. Ad essa si attaccano i tentacoli lunghi fino a 30 metri e fortemente urticanti, costituiti da individui dattilozoidi (e da ben 750.000 nematocisti), incaricati di ricercare e catturare il nutrimento e dirigerlo verso gli individui gastrozoidi. Della riproduzione si occupano invece gli individui gonozoidi. La parte emersa è di colore azzurro violacea, a volte tendente al fucsia. Ha proprietà aerodinamiche che apparentemente sono modificabili tramite contrazioni muscolari della cresta. Galleggia sospinta dal vento ad un'angolazione dipendente dalla curvatura della parte emersa e dalla resistenza della parte sommersa.
Ha piu di 10 tipi di veleni diversi sui suoi "tentacoli". Ogni veleno ha un suo colore, e non si conoscono ancora antidoti efficaci.
La Physalia physalis (=pieno di aria) fa parte del plèuston (dal greco πλεω «navigare» Cfr. pleon.), ossia l'insieme di organismi che vivono sulla superficie dell’acqua e che sono sospinti dal vento. Physalia gonfiandosi, è sospinta dal vento e può procedere alla velocità media di 20 metri al minuto; precisamente, le stime più attendibili affermano che percorre tra 1 15 e i 28 Km al giorno in condizioni di vento favorevole. E solitamente non procede nella stessa direzione del vento, anzi può navigare di bolina come le barche a vela e spingersi controvento. Finchè non si appiglia a qualche algha che inevitabilmente ne rallenterà la velocità. Ma accade di rado, Physalia infatti ha adottato un accorgimento evolutivo per far fronte alla forza di Coriolis (la forza che devia qualsiasi corpo in movimento verso destra nell'emisfero nord, e verso sinistra nell'emisfero sud) e alla spirale di Eckman (diretta conseguenza della forza di Coriolis). La Physalia che naviga nell'emisfero nord gonfia l'ammasso gelatinoso maggiormente a destra (e può modulare ossia "decidere" quanto gonfiarsi) e in tal modo compensa in parte le forze che tendono a spingere qualsiasi corpo galleggiante verso destra, anzi permette all'intera colonia di cambiar direzione. In tal modo la probabilità di incrociare grandi ammassi algali è inferiore. Un grandissimo esempio della teoria dell'evoluzione che premia "il più adatto"! Ovviamente nell'emisfero sud la caravella gonfia maggiormente la sua porzione sinistra. Il gas che utilizza è secreto da cellule differenziate ed è costituito da azoto, ossigeno e argon, e può essere espulso attraverso un orifizio con sfintere dall'estremità della pneumatofora. Physalia ha due differenti tipi di nematocisti, rispettivamente di 10 μm e 23 μm di diametro.
Una curiosità. Spesso a Physalia physalis è associato il pesce simbionte Nomeus gronovii (banded-man-of-war fish), e in altre occasioni sono state osservate pure altre specie, specialmente giovani individui sessualmente non maturi. Il rifugio tra i tentacoli urticanti è uno dei più sicuri. Sono pochi i nemici della Physalia, tra questi Glaucus atlanticus, un nudibranchio molto bello che galleggia grazie alla presenza di una bolla di aria. Ha una forma che lo nasconde (mimetismo) trai tentacoli delle sue prede. Oltre che della caravella, Glaucus atlanticus si nutre anche di altri Idrozoi come Velella velella. Il nudibranchio è in grado di immagazzinare, come molti degli Aeolidacea, le cellule urticanti che ingerisce nutrendosi delle sue prede, all'interno dei cerata per fini difensivi. Un altro predatore della caravella è Janthina janthina, un molluscho non comune in Mediterraneo poiché, almeno fino ad ora, non lo era neanche la sua preda. Altro potenziale predatore è la sempre più rara Caretta caretta.
Una curiosità: Physalia physalis è in grado di muovere i suoi lunghi tentacoli a velocità notevoli, soprattutto nel caso in cui questi vengono retratti dopo la cattura della preda. Tale velocità raggiunge anche i 2 metri al secondo.
Il Veleno della Physalia
Il veleno è costituito da un mix di 9-10 peptidi termolabili, gia inattivi a 55°C, caratterizzati da una debole attività necrotizzante e antigenica, ma da potenti attività cardiorossiche e neuromiotossiche (il veleno ha attività emolitica e altera le membrane cellulari causando flussi anomali dello ione calcio), che possono essere mortali. La tossina isolata è stata chiamata ipnotossina (o fisalitossina) per le sue proprietà ipnotiche, e determina quella che viene chiamata "sindrome fisalica". In seguito ad una puntura il dolore è lancinante e può causare una sincope riflessa (perdita grave di coscienza). Sulla zona colpita si forma quasi subito un eritema che poi si ricopre di bolle, mentre su tutto il corpo si formano successivamente pompfi prurigginosi. Segue ansia, angoscia, vomito, lipotimia (presincope o svenimento) e sensazione di morte imminente . Nei casi lievi le lesioni si risolvono con esiti cicariziali che possono perdurare mesi (se sono interessati gli occhi subentrano congiuntiviti e danni gravi), mentre ansia, vomito (a volte coliche) si risolvono in due - tre giorni. Nei casi gravi le lesioni possono trasformarsi in piaghe profonde e purulente. Mentre nel sangue (famoso il caso di un sommozzatore di Miami colpito al volto, durante una ascensione notturna da 9 metri di profondità e senza torcia) permangono per anni anticorpi IgG anti-physalia. Questo fatto ha permesso di stabilire alcune regole: mai risalire di notte senza torcia e con mani e volto non protetti in zone pericolose: mai divincolarsi, l'effetto presunto di liberarsi dai tentacoli è nefasto e controproducente. Tra le misure immediate, i vari trial clinic suggeriscono di immergere in acqua a 45°C la parte colpita per 20 minuti. Utile anche l'utilizzo di formalina al 10% per inattivare le cnidocisti.
COSA NON SI DEVE FARE
Da evitare, in seguito ad una puntura, le seguenti operazioni:
- bendaggio, va evitato perchè incrementa la quantità di veleno che viene iniettata.
- il lavaggio con soluzioni alcoliche, con dopobarba e con altre lozioni tipo la lozione di Suntan
- il lavaggio con Vineger (soluzione 3 - 10 % di acido acetico acquoso) messa in vendita per alleviare il dolore da punture da meduse del genere Chironex, poiché per le punture da meduse del genere Physalia e Sthomolopus provoca l'effetto opposto.
- i pescatori suggeriscono ancora di urinare sulla parte colpita, poiché l'urina conterrebbe ammoniaca. In realtà, a volte il "rimedio" funziona perchè la stessa urina risulta calda (circa 37 °C) e non perchè contiene ammoniaca (escluse patologie gravi del fegato, normalmente l'urina non contiene ammoniaca). Nei mammiferi (con poche eccezioni, come alcune specie di pipistrello, per esempio Tadarida brasiliensis) i metaboliti dell'azoto (proteine) vengono espulsi come urea, perchè può essere accumulata nell'organismo (vescica) senza nessun danno, al contrario dell'ammoniaca che è tossica. Solo i pesci producono ammoniaca come metabolita dell'azoto poiché vivendo in un mezzo acquoso ed essendo molto solubile, possono eliminarla senza problemi. Alcuni pesci come i Dipnoi (pesci polmonati), producono ammoniaca solo in presenza di acqua, nella stagione secca (estivazione) producono urea.
Troppo spesso si consiglia di utlizzare aceto, questo vale per alcune specie ma non per P. physalis e per P. noctiluca.
BIBLIOGRAFIA
- Iosilevskii G., Weihs D. - Hydrodynamics of sailing of the Portuguese man-of-war Physalia physalis. J. R. Soc. Interface 6 July 2009 vol. 6 no. 36 613-626.
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