ALIENI DI CASA NOSTRA
...le meduse sono animali planctonici, in prevalenza marini, appartenenti al phylum degli Cnidari, che assieme agli Ctenofori formavano una volta quelli che erano i Celenterati..
Eleganti e raffinate, innocue o terribilmente pericolose, le meduse sono gli animali più antichi che abitano le acque di tutti i mari. Già prima dell’esplosione del Cambriano, le meduse erano presenti sulla terra, esattamente con la forma e le funzionalità di adesso. Ciò significa che questi animali non si sono evoluti molto in un miliardo e mezzo di anni, semplicemente perché ben adattate a qualsiasi condizione ambientale susseguitasi nel corso delle ere geologiche.
Le meduse sono presenti nei nostri mari solitamente in foltissimi banchi composti da centinaia se non migliaia di esemplari. Molte specie hanno un ciclo vitale "diverso", cioè non vengono trasportate dalla corrente nel corso della loro intera esistenza, ma alternano forme sessili a forme mobili, passano parte della loro vita attaccate sul fondo, sotto forma di polipi. I polipi vivono attaccati sul fondale, dove possono vivere diverso tempo senza riprodursi, poi grazie alla strobilazione, processo per cui lo stadio larvale della medusa si stacca dall’animale, la medusa passa dallo stato sessile a quello pelagico. La domanda che i biologi marini si stanno ponendo è: come mai nel mondo il numero di meduse aumenta ogni anno?
In attesa di un bellissimo contributo in uscita alla fine del 2013 per i tipi della Springer, al momento possiamo tentare di rispondere avvalorando due sintetiche ipotesi, che saranno approfondite in articoli successivi:
- l’innalzamento globale della temperatura delle acque;
- il depauperamento delle risorse ittiche, in particolare la pesca intensiva che danneggia i predatori naturali delle meduse.
Qui è possibile leggere ulteriori considerazioni.
Le specie più importanti presenti nel Mediterraneo
Pelagia ha uno sviluppo diretto, senza nessuno stadio polipoide, di colore rosa, rossastra o viola, ha un ombrello di circa 10 cm di diametro e i tentacoli, otto in tutto, che possono sfiorare il metro di lunghezza. Il suo veleno è molto urticante anche per l’uomo, infatti Pelagia e la specie che procura più irritazioni ai bagnanti. In caso di contatto con essa e in mancanza di sostanze medicamentose sarà importantissimo ricorrere ad acqua calda in quanto il veleno è termolabile. Al buio emette a volte una luce verde. Presente regolarmente dal 2003, in passato è stata ingiustamente "accusata" di far starge di pesci e larve di pesci. Urticante
Scheda di approfondimento di P. noctiluca
Sicuramente per dimensioni la più grande del Mediterraneo. Può pesare sino a 9 Kg. Il polmone di mare può raggiungere e superare i 50 cm di diametro. L'ombrello presenta 80 lobi. Dal colore biancastro con margini blu acceso. Nonostante le dimensioni il polmone di mare è innocuo e nuotare accanto ad essa è un’esperienza davvero affascinante. Spesso ospita tra i suoi tentacoli numerosi pesci, come gli avanotti del genere Trachurus, Boops e Seriola. Non urticante (?). Nota: R. pulmo possiede cellule urticanti (cnidociti) che solitamente non sono pericolose. La sostanza velenosa è la rizolisina che è una proteina emolitica; il contatto può provocare dermatiti. Nel 2007, in questa specie, è stata identificata un'altra tossina ad attività citolitica, dunque la specie potrebbe essere pericolosa in soggetti particolarmente sensibili.
Aurelia aurita è una grande medusa con ombrella trasparente, circolare, dalla cui bocca, situata sulla superficie inferiore del disco, si dipartono quattro braccia nastriformi, traslucide. Margine dell’ombrello dotato di numerosissimi, sottili e brevi tentacoli semitrasparenti, che appaiono come una frangia marginale. La mesoglea è incolore, ma appaiono molto evidenti le gonadi, costituenti quattro cerchi violetti riuniti nella parte centrale del disco. Aurelia aurita puo raggiungere i 20 cm di diametro, e viene volgarmente chiamata medusa quadrifoglio per via (vedere foto) della forma delle gonadi. Molto diffusa negli acquari poiché è facile allevarla. Grandi bloom storici nel Golfo di Trieste nel 1962 e nel 1989. Urticante.
Nota: Russel (1970) riporta un caso in cui la specie ha provocato lesioni significative alla pelle, per cui si consiglia di evitare il contatto anche con individui spiaggiati. Burnett (1988) ha descritto lesioni da A. aurita, e successivi fenomeni di iperpigmentazioni post-infiammatori. In altri casi sono stati descritti dolori strazianti, eritema e necrosi. Il mix di veleno contiene tetramine che possono provocare paralisi temporanea. Tuttavia la sua tossicità non è stata dimostrata e spesso è descritta come non urticante.
La forma della cassiopea ricorda quella di un disco volante. L' ombrella è depressa e convessa al centro. Il margine è tipicamente frastagliato. Otto braccia ramificate, corti tentacoli che terminano con dischetti di colore blu-violaceo. Il colore marrone è dato dalla presenza di microscopiche alghe dette zooxantelle. Si nutre probabilmente di piccoli animali planctonici. E’ quasi sempre accompagnata da giovani pesci del genere Trachurus, i quali in caso di pericolo, fuggono tra i tentacoli della medusa. La cassiopea è innocua. Predilige le acque più calde del sud Italia. Non urticante.
Nota anche come barchetta di San Pietro, è una medusa appartenente al pleuston, ovvero a quel gruppo di organismi che vivono all'interfaccia acqua-aria e comunque entro i primi 10 cm. Non si tratta di un singolo individuo ma di una colonia natante di Idrozoi, che comprende individui polipoidi e medusoidi. Il diametro del disco è di 7 - 8 cm circa, ed è sormontato da una prominenza a forma di vela di natura cornea. Se rovesciate, sono molto rapide a riacquistare la giusta posizione. Il vento può spingerle sottocosta, dove spesso si trovano spiaggiate, alla fine del loro ciclo vitale. Spesso sui frammenti galleggianti di questo animale coloniale, è possibile osservare il Cirripide Lepas anatifera. Non urticante.
Specie alloctona originaria dell'Australia, segnalata la prima volta nell'estate del 2009 in Sardegna, nelle acque antistanti l'isola di Tavolara. E' facilmente riconoscibile, per via delle tante macchie biancastre che ricoprono l'ombrello. E' soprannominata medusa a pois. Non urticante.
Ombrella appiattita, sino a 30 cm di diametro, dalle riconoscibili bande scure, in genere bluastre o marroni. Dispone di 24 tentacoli molto lunghi. Molto comune in Mediterraneo. Un tempo era denominata Chrysaora mediterranea, perchè ritenuta una specie diversa dalla C. hysoscella atlantica. Urticante.
Cassiopea andromeda. Immagine University of Malta.
Medusa entrata in Mediterraneo attraverso il canale di Suez, è giunta sino a Malta, dove è stata segnalata all'inizio del 2010. Predilige i fondali sabbiosi, dove è possibile osservarla capovolta e muovere i tentacoli per favorire il passaggio dell'acqua. Tale posizione permette alle alghe simbionti che albergano nei tentacoli, di ricevere la luce del sole. Anche quando nuota rimane capovolta. Vive spesso in simbiosi con il gamberetto Periclimenes holthuisi. Lo sviluppo larvale di questa medusa sembra dipendere dalla presenza di batteri del genere Vibro. Urticante.
Medusa urticante che può essere confusa con l'innocua Rhizostoma. Molto grande, sino a 80 cm di diametro. Non è ancora stata segnalata nei mari italiani, ma solamente lungo le coste Mediterranee di Israele sin dal 1976. Nel 1980 è comparsa con un gran numero di individui nella baia di Mersin, in Turchia. Necessita di acque mediamente calde, quindi è improbabile possa invadere le nostre zone. Secondo alcuni autori è giunta in Mediterraneo dal Canale di Suez, ma all'epoca era molto rara nel mar Rosso, per cui altri biologi pensano possa essere arrivata attraverso le acque di zavorra delle navi. Urticante.
Medusa enigmatica e poco conosciuta, descritta la prima volta nel 1880 dal naturalista tedesco Heckel. Da allora non fu più segnalata sino al 1940, quando fu riscoperta in Adriatico dal naturalista Stiasny. Oltre che in Adriatico è presente anche nello stretto di Gibilterra, nelle acque caraibiche e lungo le coste ovest dell'Africa. Ora è stata segnalata lungo le coste croate. E' molto grande, e può raggiungere il metro di larghezza. Dispone sull'ombrella circa 140 canali radiali, e dalla subombrella si dipartono moltissimi piccoli tentacoli protesi in tutte le direzioni. E' comunque una specie rara. Urticante.
Medusa bioluminescente di 5 cm circa di diametro, innocua e riconoscibile per quattro canali radiali completi, e altri che si dipartono dal margine ma non giungono all'apice. Simile alla specie Gonionemus vertens, che è invece molto urticante. Non urticante.
Ctenoforo ovale, della famiglia Bolinospidae, con lobi triangolari sui quali proseguono le coste radiali. E' innocuo ma è dannosissimo per la pesca. E' una specie macrofaga capace di catturare prede lunghe anche 1 cm. Secondo alcuni studi si nutre prevalentemente di Copepodi (50%), molluschi (40%), uova e larve di pesci (1%), caldoceri (1%), altro (8%). Attualmente è segnalato nella laguna di Orbetello. Non urticante.
Piccola medusa di circa 10 cm di diametro, con numerosi canali radiali (da 60 a 100), che dal margine salgono sino all'apice dell'ombrello. Non è molto comune nelle nostre acque. Da essa è stata isolata la proteina fluorescente GFP. Non urticante.
Piccolo Ctenoforo, 5 cm al massimo e difficile da vedere e da classificare. Presenta nove fasci muscolari, dei quali i primi tre e gli ultimi due hanno le beasi unite. Molto simile alla specie Cyclosalpa affinis. In Mediterraneo è presente anche la Salpa maxima, che raggiunge i 10 cm. di lunghezza. Non urticante.
Medusa appartenente alla classe dei Cubozoi, è facilmente riconoscibile per la forma quadrangolare. L'ombrella, trasparente, misura sino a 6 cm mentre i quattro tentacoli, uno per ogni lato, possono raggiungere i 30 cm di lunghezza. Ogni tentacolo porta degli evidenti anelli rossi. La puntura è dolorosa, ma fortunatamente gli effetti spariscono in fretta. Preferisce avvicinarsi alle coste soprattutto di notte, probabilmente attratta dalla luce. Urticante.
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