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Cod Art 0424 | Rev 01 del 03 Apr 2013 | Data 25 Giu 2011 | Autore: Pierfederici Giovanni

 

   

 

ANIMALI MARINI PERICOLOSI: LE TRACINE

Aculeos in brachiis habet at caudam spectantis - Plinio His. Mun. lib XXXII

Le tracine, conosciute anche come pesci ragno, appartengono alla famiglia Trachinidae, che comprende un esiguo numero di specie diffuse soprattutto nei mari europei. Precisamente, appartengono alla famiglia Trachinidae nove specie, di cui otto al genere Trachinus ed una al genere Echiichthys. Sono diffuse in Mediterraneo, nel Mar Nero, nelle acque Atlantiche europee, sino alla Scozia a nord e alle Canarie a sud, lungo le coste dell'Africa occidentale e nelle acque Cilene.

Le tracine vivono esclusivamente in mare e su fondali sabbiosi e/o fangosi, preferibilmente entro i primi 30 metri di profondità, anche se sono state segnalate a profondità maggiori, sino a 150 metri.
Hanno un corpo elongato, schiacciato lateralmente, meno compresse anteriormente; il loro corpo appare quasi liscio, dal momento che hanno delle piccole scaglie ciclioidi. Gli occhi sono laterali, alti, e consentono la visione all'animale quando è nascosto sotto la sabbia. Ai meno esperti accade spesso di confondere gli occhi sporgenti delle tracine per i sifoni dei cannollicchi (Ensis ensis) e quindi, quando si infila la mano per raccoglierli si corre il rischio di essere punti dall'animale, che usa le spine velenifere sia per difesa che per offesa, anche nei confronti dei sub.
Le spine dorsali (da 5 a 7) sono robuste e velenifere; in condizioni di riposo sono abbassate, ma vengono erette appena ci si avvicina al loro nascondiglio o quando cacciano una preda. Queste spine dorsali sono collegate ad un tessuto spugnoso che produce veleno. Al ventaglio della prima dorsale segue una seconda dorsale molto lunga (da 21 a 32 spine non velenifere). Le pinne ventrali sono anteriori alle pinne pettorali (15 raggi); pinna anale molto lunga (da 24 a 34 spine) contrapposta alla seconda dorsale.
Gli opercoli possiedono delle robuste spine opercolari collegate a delle ghiandole velenifere.

Tracina

Sopra, una tracina. Le spine dorsali e quelle opercolari sono collegate a delle ghiandole velenifere. Le dorsali sono in genere nere o macchiate di nero.

La bocca delle tracine è incisa verso l'alto e questo le rende facilmente riconoscibili; la mascella inferiore è leggermente più lunga della superiore e appare sporgente.
Tutte le tracine sono prive di vescica natatoria. Cacciano, solitamente di notte, piccoli pesci e piccoli invertebrati. Le tracine sono attratte dalla luce ed un tempo, in Adriatico, erano talmente numerose che era facile catturarle da riva con trappole fosforescenti.
La presenza del veleno ha probabilmente un duplice significato ecologico: offesa e difesa (pur rivestendo in Mediterraneo il ruolo ecologico dei pesci pietra, questi ultimi a differenza delle tracine utilizzano le spine solo per difesa). Se un pesce molto grande si avvicina troppo al nascondiglio di una tracina, può essere punto senza tuttavia essere seguito per cui è chiaramente esplicato e messo in atto un comportamento difensivo. Nel caso di piccoli pesci e piccoli invertebrati, essi possono essere punti e poi divorati; in questo caso si tratta di un comportamento offensivo.
Sono noti casi di sub aggrediti da delle tracine quando, inavvertitamente, si sono avvicinati troppo al loro nascondiglio.

Un tempo erano molto comuni nei mercati ittici, ora molto meno perchè il loro numero è considerevolmente calato. Lo dimostra anche il calo vistoso di incidenti che, almeno in Adriatico, sono sempre meno comuni.

IL VELENO

Le tracine sono note da tempo; il termine latino Trachinus deriva dal greco traknus e significa 'pungente'. In lingua inglese sono note come weever, una corruzione di wyvern che significa vipera. Nonostante questo, il loro veleno è ancora poco noto.
Le molecole tossiche sono senza dubbio di natura proteica e, tra queste, la più nota è la dracotossina. Si tratta di una molecola molto instabile e necessita di particolari accorgimenti per essere studiata.
Nel mix velenifero sono presenti anche la serotonina e l’istamina, e scatenano il panico che subentra immediatamente dopo essere stati punti. Presente anche un polisaccaride tossico. Esiste anche un siero antiveleno ma ad oggi è stato sperimentato solo in una dozzina di casi.
Le molecole del veleno dei pesci in genere sono instabili e termolabili. Nel caso specifico del veleno di tracina la sua stabilità si ottiene a temperature di – 70°C.
Il veleno risulta neurotossico ed emolitico (distrugge le cellule del sangue), e frequenti sono le necrosi muscolari prossime alla sede della puntura.
Secondo alcuni autori, il veleno è più tossico durante il periodo della frega.

Puntura tracina

Sopra, necrosi prodottasi in seguito alla puntura di una tracina. Da Dehaan, P Ben-Meir, and A Sagi. Immagine online free.

LA PUNTURA

In seguito ad una puntura il dolore è violento ed immediato; risulta urente, progressivo e si estende rapidamente lontano dalla sede della puntura (in genere la pianta del piede se il pesce è stato calpestato inavvertitamente; le mani - incidente comune tra i pescatori - quando si rovista con poca attenzione nelle reti; la pancia - caso raro - quando in apnea ci si avvicina alla tana di una tracina).
Il picco del dolore si ha dopo 20 – 50 minuti e può protrarsi per 24 ore o addirittura, anche se attenuato, per più giorni. Nella zona colpita  si ha dapprima  una ischemia da vasocostrizione e il contorno diviene pallido, subito dopo la ferita viene circondata da edema ed eritema.
Pescatori e commercianti che spesso hanno avuto a che fare con le punture della tracina (il veleno penetra anche quando il pesce è morto e resiste alla refrigerazione), possono sviluppare negli anni l'immunità al veleno e in genere i sintomi, in questi casi, risulteranno molto attenuati.

COSA FARE IN SEGUITO AD UNA PUNTURA?

Noi di biologiamarina.eu non siamo medici. Di seguito riportiamo i consigli e i trattamenti dispensati da tossicologi ed esperti tratti da testi accademici sia italiani che anglosassoni.

Gli analgesici sono scarsamente efficaci, compresi i derivati della morfina, per cui se si ha la sfortuna di essere punti da una tracina, non è possibile attenuare il dolore in alcun modo. Esiste un siero antiveleno, ma è stato sperimentato solamente in una dozzina di casi.

RIMEDI POPOLARI

"Non preoccuparti, la marea successiva scaccia il male"

Tra i vari rimedi popolari descritti dai pescatori, originali ma privi di qualsiasi efficacia, vi sono quello di spegnere una sigaretta nella zona colpita; quello di cospargere la ferita con il lattice delle euforbiacee (ricordiamo che il lattice di tutte le euforbie è tossico e non va utilizzato); quello di urinare sulla ferita (l'urina non contiene ammoniaca, il sollievo - caso raro - deriva dal fatto che è calda); i pescatori del golfo di Gaeta utilizzavano l' e. titimalus quale rimedio per combattere il dolore.

CASISTICA

Il primo caso fatale fu descritto da Ulmer nel 1865; Russel (1965) ne riporta tre.
Di seguito riassumiano il caso di un biologo marino della Stazione Zoologica di Napoli, intento in una operazione di campionamento. Un grande esemplare di Echiichthys vipera venne scorto, nascosto nella sabbia, dallo studioso. L'esemplare, immobile, non mostrò nessun segno di aggressività e la dorsale non venne eretta come avvertimento. Nonostante questo il pesce schizzò fuori all'improvviso dal suo nascondiglio e colpì il sub al volto, che fu costetto a farsi 200 metri a nuoto per raggiungere la riva. Dopo 15 minuti il respiro si fece affannoso. I soccorsi vennero prestati con notevole ritardo e a nulla servì la morfina per placare il dolore. Dopo 5 ore la ferita si fece necrotica e dopo 2 giorni parte del corpo divenne cianotico; un massivo ematoma coprì la parte del volto sede della puntura.
Il paziente fu sottoposto a trattamento sintomatico per i primi tre giorni (ossigeno, soluzioni intravenose di calcio, vitamine e glucosio) e dopo 10 giorni venne dimesso. L'ematoma al volto persistette per lungo tempo.

LE SPECIE

1) Trachinus draco (Linneo, 1758) - tracina, dragone (Ita); ragno, varagno, v. bianco (Veneto); ragno tigrato (Marche); agna, straxina, aragno, agno, dragena (Liguria); tracena liscia, t. janca, strascena (Campania); parasaula, parasacculo, strascena capignora (Puglia); antracina, tracina pinta, tracchiu, mattarellu, mustazzola (Sicilia); aragnas, ragnas (Sardegna); greater weever (inglese); grande vive (francese); araña, escorpion (spagnolo); pauk bijelac (serbo-croato); drakena (greco).

Trachinus draco
Trachinus draco

Diffuso dalla Mauritania alla Norvegia, alle Canarie e in tutto il Medietrraneo sino al mar Nero. Raggiunge i 40 cm. di lunghezza anche se attualmente è difficile incontrare esemplari così grandi. La dorsale è nera anteriormente, mentre è più chiara nella parte posteriore. Le altre pinne sono pallide. La caudale presenta una banda marrone. Il ventre è marcato da venature giallognole.
Costa (1871) riporta come sia possibile distinguere il maschio dalla femmina. Il primo infatti presenterbbe una macchia nero-violetto dietro le pettorali.
Di giorno rimane nascosto nella sabbia mentre di notte nuota liberamente.
La frega comincia in primavera, periodo in cui si porta sottocosta. Le uova sono galleggianti. Durante l'inverno si porta in acque più profonde e meno fredde.
La T. draco era pescata con palangari, lenze, sciabiche e gangamelle. Tende a gettarsi su oggetti luccicanti e per questo era facilissimo pescarla con esce fosforescenti.

Trachinus draco
Trachinus draco (Linneo, 1758). Immagine di Massimo Corradi.

2) Trachinus radiatus (Cuvier, 1829) - tracina, ragno, tracina di fondo (ita); agna, agna da rinha, straxina, traxina (Liguria); ragno pagan, ragnola, varagno pagan (Veneto); pesce ragno, pesce bianco (Marche, Abruzzo, Lazio, Toscana); tracena capezzuta, capucchiuta (Campania); parasaula (Puglia); dracena vaina, dracena de rini, tracina i' funnu, tracina niura (Sicilia); aragna de scoglio, a. cabuzzoni (Sardegna); streaked weever (inglese); vive rayèe, vive a tète rayonnèè (francese); vibora, araña (spagnolo); drakena (greco).

Trachinus radiatus
Trachinus radiatus

Dorso e lati con macchie anelliformi che si alternano con macchie piene anch'esse di colore nero, poste lungo la linea laterale.
Il ventre è giallognolo. Nei primi anni del '900 erano comunissime, a partire da agosto, nei mercati di Venezia.

Trachinus radiatus
Trachinus radiatus (Cuvier, 1829). Immagine di Massimo Corradi.

3) Trachinus araneus (Cuvier, 1829) - trachino ragno (ita). spotter weever (inglese); agrab (francese).

Trachinus araneus
Trachinus araneus

Presenta il dorso pieno di piccole macchie, mentre i fianchi sono ornati da 7 a 11 macchie caratteristiche. Sino a 45 cm.

Trachinus araneus
Altra immagine di Trachinus araneus ove sono meglio evidenziate le macchie caratteristiche.

4) Echiichthys vipera (Cuvier, 1829) - Sin. Trachinus vipera - tracina vipera, t. ragno (ita); varagnola, trachino vipera (Veneto); tracenella arena (Campania); lesser weever (inglese); petite vive (francese); araña (spagnolo); drakena (greco); viperqueise (tedesco); pauk zutac (serbo-croato).

Echiichthys vipera

Echiichthys vipera (Cuvier, 1829). Fonte Immagine: wikipedia.

Si tratta della tracina più piccola tra quelle che vivono nel Mediterraneo. Vive preferibilmente sottocosta ed è la più temuta perchè facile incontrarla anche in acque bassissime, sino a riva. La colorazione è più uniforme e spesso è totalmente priva di macchie. La prima dorsale è interamente nera. Sino a 15 cm. di lunghezza e 150 metri di profondità.

Le altre specie di tracine sono:

5) Trachinus armatus (Bleeker, 1861) specie tropicale assente nelle acque europee, diffusa dalla Mauritania all’Angola.

6) Trachinus pellegrini (Cadenat, 1937), o tracina di Capo Verde. Diffusa nelle acque delle Canarie, Senegal, Nigeria e Capo Verde. Si nasconde non solo nella sabbia ma anche tra le rocce.

7) Trachinus lineolatus (Fischer, 1885), una delle tracine più piccole; diffusa nelle acque della Guinea-Bissau, sino a São Tomé Island e nelle acque del Gabon.

8) Trachinus collignoni (Roux, 1957) diffusa dal Gabon al Congo.

9) Trachinus cornutus (Guichenot, 1848) o tracina cilena. La tracina cilena è la specie più rara. Non esistono immagini ne su Wikipedia ne su Fishbase. Risulta difficile trovare anche delle descrizioni. Le uniche accessibili sono quelle dell'opera originale di C. Gay, Historia fisica y politica de Chile. Zoología, vol. 2 del 1848. Gay descrive la tracina cilena con corpo tozzo e corto, testa grande e sproporzionata rispetto al corpo. Presenta due spine posizionate sul bordo anteriore e superiore dell'occhio, ovvero due per lato per un totale di quattro robuste spine. Presente anche una spina opercoalre. La prima pinna dorsale presenta 7 spine. Il colore è scuro e uniforme. La prima dorsale è di colore nero.

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BIBLIOGRAFIA