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Invitiamo coloro che hanno interesse a seguire la vicenda del Golfo del Messico, a visitare la pagina dedicata
30 Luglio
FUORIUSCITA DI PETROLIO PRESSO IL LAGO MICHIGAN
Un'altra pessima notizia dagli Stati Uniti, una tubatura che trasporta petrolio appartenente alla compagnia canadese Enbridge si è rotta disperdendo in acqua una quantità di greggio imprecisata lungo il fiume Talmadge, affluente del Kalamazoo che finisce nel grande lago Michigan
28 Luglio
ANCORA INCIDENTI IN LOUISIANA
Piove sul bagnato nel Golfo del Messico. C'è stato un incidente in un pozzo di petrolio, pochi chilometri a nord rispetto all'area dove era situata la piattaforma Bb, danneggiata da un'esplosione lo scorso aprile. Secondo la Guardia Costiera, un peschereccio di piccole dimensione è finito contro il pozzo, danneggiandolo. Ancora non si hanno stime precise sulla quantità di petrolio fuoriuscita. L'incidente è avvenuto nel Mud Lake, un piccolo lago sulla costa della Louisiana. Nessuna persona è rimasta ferita. Fonte: Sky Tg24.
27 Luglio
IL DISATRO DI DALIAN
Una macchia nera che ormai ricopre 430 chilometri quadrati di mare, un disastro ecologico riconosciuto anche dai media cinesi che colpisce proprio una delle zone turistiche più famose della Cina, dove gente comune e funzionari di partito affollano spiagge che ricordano le più note località turistiche d'Occidente. Pesca vietata fino alla fine di agosto, 15 chilometri di barriere antipetrolio calate in mare per evitare che la marea nera raggiunga anche le acque internazionali. E' quanto sta accadendo a Dalian, capoluogo della provincia del Liaoning e porto più settentrionale del Celeste Impero, dove il 16 luglio due oleodotti e un silos-cisterna sono esplosi riversando in mare oltre 1500 tonnellate di greggio che arrivava dall'Arabia Saudita. Fonte: peacereport. Una gallery del disastro di Dalian è disponibile qui.
23 Luglio
IN PERICOLO L'AREA MARINA PROTETTA DEL PLEMMIRIO
L'Area Marina Protetta del Plemmirio tutela un patrimonio di biodiversità importante e riconosciuto a livello europeo ed è un esempio di buona gestione. Infatti ha ricevuto, insieme a Cinque Terre, Torre Guaceto, Miramare e Tavolara e naturalmente al Santuario Pelagos, e a cui si sono aggiunte nel 2010 le aree di Punta Campanella e Capo Caccia, il riconoscimento di area che protegge specie tutelate dalla Convenzione di Barcellona e partecipa a un progetto gestito dal WWF per la buona gestione delle aree marine protette finanziato dal Ministero dell'Ambiente (ISEA Interventi Standardizzati Gestione Efficace Aree marine protette).
Ora a causa di un piano regolatore che prevede la quasi totale cementificazione del territorio, come sollevato dall’appello di Enzo Maiorca sottoscritto anche da WWF e altre 41 associazioni nei giorni scorsi, l'Area Marina è in grave pericolo. News integrale su WWF Italia.
22 Luglio 2010
CHIUSO L'OLEODOTTO DI DALIAN, IN CINA
E' stato completamente riparato l'oleodotto del porto di Dalian, in Cina, che si affaccia sul Mar Giallo, e che ha causato la piu' grande fuoriuscita di petrolio del paese. Lo riferiscono i media cinesi. Venerdì scorso una condotta è esplosa nel porto di Xingang dopo che un tanker aveva scaricato 300.000 tonnellate di petrolio. Fonte: Ansa.
21 Luglio 2010
BALENA PIOMBA SU UNA IMBARCAZIONE A VELA IN SUDAFICA
«Per fortuna siamo ancora vivi», è il commento dei due velisti Ralph Mothes, 59 anni, e della sua compagna Paloma Werner, 50. Il fine settimana scorso la coppia si trovava sul loro yacht davanti alle coste di Table Bay, a Città del Capo, quando d'improvviso dall'acqua è sbucata una balena di almeno 14 metri di lunghezza. Il cetaceo si è lanciato sulla barca a motore distruggendola e mancando di poco gli occupanti. I due istruttori dell'accademia di vela di Cape Town erano usciti in mare sulla loro barca di una decina di metri per una tranquilla gita domenicale, raccontano al quotidiano sudafricano Independent. «Abbiamo visto questa balena nuotare intorno alla nostra imbarcazione per circa mezz'ora quando di colpo si è avvicinata e ci è piombata addosso». Fonte: Corriere della Sera.
19 Luglio 2010
LA DEFORESTAZIONE DELLE MANGROVIE
La denuncia arriva da un nuovo studio commissionato dal Programma Ambiente delle Nazioni Unite (Unep) e da Nature Conservancy denominato World Mangrove Atlas. Il tasso di deforestazione delle mangrovie è quattro volte più alto di quello delle altre foreste. Dal 1980 ad oggi sono scomparse un quinto delle mangrovie e queste continuano a essere distrutte a un tasso dello 0.7% all'anno, da attività come l’urbanizzazione e l’acquacoltura, soprattuto l'allevamento di gamberi è responsabile della distruzione delle coste dei paesi del sud-est asiatico. Per ora solo la Malesia ha delle norme che tutelano efficacemente i mangrovieti, nel resto del mondo la distruzione procede sistematicamente a ritmi vertiginosi.
18 Luglio 2010
IN PERICOLO I CORALLI DEL MAR ROSSO
Secondo uno studio pubblicato dalla rivista Science anche le colonie apparentemente sane stanno morendo a causa del riscaldamento dell'acqua, ed entro il 2070 la crescita potrebbe cessare del tutto. I ricercatori della Woods Hole Oceanographic Institution, un centro di studi del Massachussets, hanno fatto una vera e propria Tac ad alcune colonie di Diploastrea Heliopora, uno dei coralli più comuni nell'area del Mar Rosso, scoprendo che anche se apparentemente queste sembrano sane l'estensione del loro scheletro è scesa del 30% rispetto al 1998, e anche la calcificazione del corallo è calata nello stesso periodo del 18%. La causa del declino è da ricercarsi nell'aumento della temperatura dell'acqua, che a sua volta riflette quello dell'atmosfera: il mare è diventato più caldo dagli anni 70 di 0.4 - 1 °C. Facendo una proiezione con le previsioni dell'IPCC sull'aumento della tempearatura dell'acqua risulta che con questo tasso di riscaldamento non ci sarà più crescita dei coralli nel 2070, quando l'acqua sarà più calda di 1.85 gradi rispetto ad ora". L'unica speranza - sottolinea l'articolo- è far cessare il riscaldamento globale: nel 1940/41 un aumento anomalo della temperatura ebbe lo stesso effetto sulla Diploastera, ma il corallo recuperò in 3 anni dopo il successivo raffreddamento delle acque. Fonte: Global Warming Slows Coral Growth in Red Sea.
MAXI SEQUESTRO DI CAVALLUCCI MARINI
La dogana cinese ha bloccato un carico illegale proveniente dall'Egitto di circa 10.000 esemplari di cavallucci marini appartenenti a varie specie, largamente utilizzati nella medicina tradizionale cinese.
L'Hai Ma, o cavallo cinese, è utilizzato polverizzato come decotto per risolvere problemi e patologie legate all'invecchiamento, come artrite e malattie reumatiche. Inoltre è l'ingrediente della polvere per la longevità (guiling ji) ed è un tonico dello Yang ovvero sarebbe in grado di rallentare il calo delle funzioni ormonali e sessuali che si verificano con l'avanzamento dell'età. Anche in Indonesia si usano cavallucci marini nel captikus, ovvero un distillato dallo zucchero di palma. In questo caso il povero animale finisce intero dentro la bottiglia. Il video del sequestro è disponibile su Repubblica tv.
17 Luglio 2010
MICRORGANISMI OCEANICI E CLIMA GLOBALE
L’interazione tra alcuni microrganismi che vivono nel’oceano e un particolare composto organico può alterare le proprietà chimiche dell’oceano e influenzare la formazione delle nubi in atmosfera e di conseguenza il clima globale. Il testo integrale è disponibile su Le Scienze.
15 Luglio 2010
AVVISTATO (VERO) SQUALO BIANCO
La notizia arriva direttamente dal Ministero per il Turismo croato. Un esemplare di 4 metri è stato avvistato in Adriatico qualche giorno fa. Come al solito si è aperta la caccia al temibilissimo predatore e ora si teme possa farsi vivo lungo le coste italiane.
Gli squali bianchi sono di casa in Adriatico, un tempo inseguivano i banchi di tonni che si spostavano presso il Golfo di Trieste. Ora questi spendidi animali sono rarissimi, come lo sono le sue prede preferite.
La speranza è che possa essere lasciato tranquillo senza enfatizzare la sua presenza. Del resto ci sono gia troppe persone che speculano ai danni degli squali (vedere la news sottostante).
LA BUFALA DELLO SQUALO BIANCO NEL CANALE DI AMSTERDAM
Oggi abbiamo ricevuto diverse mail tutte relative allo stesso argomento, il video dello squalo di Amsterdam è un fake? Ovviamente si. Lo si vede chiaramente dai movimenti innaturali dello squalo, la modalità di attacco è più cinematografica che da film. Manca poi la pinna caudale, è errato l'angolo di immersione della pinna dorsale. Alcuni hanno suggerito che si tratta di un fake semplicemente perchè non risulta visibile la membrana nittitante, ma ricordiamo che lo squalo bianco ne è privo, per proteggersi al momento dell'attacco ruota l'occhio indietro entro la cavità orbitale. Ma a parte tale dettaglio, il video è chiaramente una bufala. Per i più curiosi, il video è disponibile qui.
Scrive a proposito Marco Angelozzi del sito www.prionace.it:
"Lo squalo bianco abitualmente nuota in acque lontane, nel blu profondo, e si avvicina alla terraferma soltanto in presenza delle sue prede preferite, come i mammiferi marini. Mai uno squalo (soprattutto di quelle -presunte- dimensioni, considerando la grandezza del capo) potrebbe nuotare nelle basse acque di stretti e labirintici canali, insieme a decine di piccole imbarcazioni, barche a motore, rumore e confusione, situazioni che non sono assolutamente amate da questo animale..
Mai un animale del genere è stato avvistato con certezza in canali artificiali del genere, non è l’ambiente in cui vive, e non è assolutamente attirato da nulla (compresa la cattiva qualità delle acque e l’alta concentrazione di idrocarburi).
Infine, andando nello specifico del finto video, lo squalo esce dall’acqua con la bocca aperta, effettuando la protrusione delle mascelle, per attaccare, senza però avere un obiettivo, e questo non succede nella realtà, ma soltanto nei film. Poi immediatamente si getta verso una qualsiasi cosa che viene gettata dalla barca, ed anche questo non succede mai nella realtà".
14 Luglio 2010
UN TEST CI DIRA' CHI INQUNA I FIUMI
Uomini e animali contaminano in modi diversa laghi e fiumi. Stabilire con precisione la fonte dell'inquinamento microbiologico delle acque non è facile. Ora i ricercatori del Cemagref (l'Istituto di Ricerca francese in Scienze e Tecnologie per l'Ambiente) hanno identificato specifici marcatori chimici e genetici utili per risalire all'origine degli inquinanti. Le tecniche finora impiegate dai laboratori di controllo della qualità microbiologica delle acque superficiali si basano sulla ricerca di batteri intestinali come Escherichia coli o Enterococcus. Questi però, in quanto non specie-specifici, non permettono di risalire all'esatta origine della contaminazione. Nel corso dei progetti Traceur e Marquopoleau, i ricercatori francesi hanno invece sviluppato analisi in grado di stabilire, in sole 48 ore, se l'inquinamento è di origine umana o animale, e anche distinguere tra suini e bovini. Per ottenere questo risultato gli scienziati hanno messo a punto due differenti metodi. Il primo consiste nell'identificare le sequenze genetiche di microrganismi che colonizzano specificatamente l'intestino di mucche, di maiali o della specie umana. Il secondo, invece, è di tipo chimico e stabilisce l'appartenenza di molecole - naturali o sintetiche - ai diversi organismi. In questo modo i ricercatori hanno identificato una serie di marcatori specifici: batteriofagi, batteroidi, bifidobatteri, steroidi, profumi,caffeina, per l'essere umano; lattobacilli, batteroidi, steroidi per i suini e batteroidi e steroidi per i bovini. L'individuazione di questi marker, secondo i ricercatori, aiuterà le istituzioni e i governi locali a migliorare i controlli, come richiesto dalla nuova direttiva europea in materia. Infatti, entro il 2011 i paesi dell'Unione Europea dovranno dotarsi di sistemi di monitoraggio delle acque di superficie che identifichino le fonti locali di inquinamento, il loro impatto ambientale e le misure da adottare per migliorarne la qualità. Obiettivo delle nuova legislazione è quello di aumentare la sorveglianza e la sicurezza per la salute pubblica delle zone sensibili, come quelle di balneazione e di pesca. Fonte: cemagref.
13 Luglio 2010
RISOLTO IL MISTERO DELLE ALGHE DELLE MID-OCEAN AREAS
Le acque che circondano le isole Hawaii sono chiare e trasparenti, povere di nutirenti e soprattutto di nitrati, in apparenza poco adatte a sostenere bloom fitoplanctonici. Ma ogni anno, nelle acque delle Hawaii come in altre aree simili dell'oceano, proliferano numerosissime alghe microscopiche. Ora, il chimico-oceanografo Ken Johnson, insieme a Stephen Riser entrambie della University of Washington, e David Karl della University of Hawaii hanno risolto il mistero. Grazie all'ausilio di un robot chiamato Apex float, in grado di muoversi dalla superficie sino a 1000 mt. di profondità, il team ha dimostrato che le alghe crescono grazie ai nitrati che risalgono in superficie e provenienti da circa 250 metri di profondità, utilizzandoli ma mano che risalgono in superficie. Fonte: MBARI (Monterey Bay Aquarium Research Institute).
Immagine: Kim Fulton-Bennett © 2010 MBARI
OBBLIGATORIO SPECIFICARE IN ETICHETTA LA SPECIE DI TONNO
L’Italia è uno dei più importanti mercati mondiali per il tonno in scatola e il secondo più grande produttore in Europa. Ma il consumatore, per lo più, non sa cosa esattamente ci sia nella scatoletta. Eurofishmarket con l’aiuto di Giuseppe De Giovanni, esperto in etichettatura dei prodotti alimentari, ha analizzato la conformità della denominazione di vendita e degli ingredienti segnalati nelle conserve di tonno, confrontando la normativa che disciplina la materia (le norme generali della direttiva 2000/13/CE, il decreto legislativo n. 109/92 e successive modifiche, e le norme specifiche con riferimento all’uso dei nomi delle specie ittiche). Il testo integrale è disponibile su IlFattoAlimentare.
10 Luglio 2010
GIAPPONE CHIAMA AUSTRALIA: PUNIRE SEA SHEPHERD
L'ambasciatore giapponese in Australia ha esortato Canberra ad adottare un atteggiamento piu' deciso e severo nei confronti del gruppo ambientalista Sea Shepherd, che ogni estate australe si impegna in azioni di disturbo alla flotta baleniera giapponese nell'Oceano Antartico.
Takaai Kojima ha detto alla radio Abc che molti giapponesi sono perplessi per la mancanza di azione dell'Australia contro quelli che definisce atti spesso violenti. La flotta baleniera giapponese conduce un'attivita' legittima secondo il diritto internazionale e merita protezione, ha affermato l'ambasciatore. ''L'Australia, come il Paese di cui Sea Shepherd utilizza i porti e come firmataria degli accordi internazionali sulla sicurezza della navigazione, dovrebbe prendere misure appropriate contro Sea Shepherd per punire e scoraggiare le loro attivita' violente'', ha detto, aggiungendo che Tokyo rimane delusa del ricorso dell'Australia presso la Corte internazionale di giustizia contro la caccia alle balene nell'Oceano Antartico.
Intanto il leader di Sea Shepherd, Paul Watson, ha invitato a partecipare a future proteste l'attivista neozelandese Peter Bethune, appena condannato a Tokyo a due anni con sospensione della pena per reati legati agli scontri con le baleniere in febbraio. Watson ha promesso di tornare nei mari antartici nella prossima stagione per ostacolare il piu' possibile le baleniere. Mentre Bethune si prepara a rientrare in patria, il premier conservatore, John Key, ripete che anche la Nuova Zelanda vuole vedere la fine della caccia alle balene, ma afferma che deve esserci un limite alle attivita' di protesta. ''Questo genere di azioni puo' portare a perdite di vita, se non siamo attenti'', ha detto. Fonte: Ansa.
08 Luglio 2010
PETROLIO NEL MAR ROSSO
Una fuoriuscita di petrolio sta devastando un paradiso ecologico e turistico della costa egiziana, noto come British Hurghada, sul Mar Rosso. Il bilancio è di centinaia di tartarughe, pesci e delfini morti o in agonia. Le immagini drammatiche rimandano a quelle viste recentemente nel Golfo del Messico. Le prime voci parlano di una perdita da una piattaforma petrolifera situata presso Geisum, uno spuntone roccioso a 35 chilometri dalla costa, gestita dalla Geisum Oil Company, una sussidiaria della Egyptian General Petroelum Corporation, la compagnia statale. Ed il governo, infatti, ha tenuto la notizia nascosta finché ha potuto. Una prima macchia in mare era stata avvistata già il 19 giugno ma l'allarme è scattato solo quando si è allargata fino ad arrivare sotto costa. Il ministro del Petrolio, Sameh Fahmy, ha detto che la fonte della perdita non è stata individuata ma le prime analisi eseguite da organizzazioni ambientaliste sostengono che i campioni prelevati in mare e quelli raccolti sulla spiaggia sono identici e che quindi non si tratterebbe di due incidenti diversi. La stessa reticenza l'ha dimostrata il Primo ministro Ahmed Nazif, che non ha rilasciato nessun commento. D'altronde l'Egitto ha già dei precedenti per quanto riguarda la copertura di disastri ambientali riconducibili ad imprese di stato. In questo caso, poi, pesa la paura che un eventuale allarme su larga scala potrebbe portare a cancellazioni di massa delle prenotazioni e al naufragio della stagione turistica, sulla quale si regge l'economia dell'area. Intanto le operazioni di contenimento e assorbimento sono partite e si sono estese fino ad El Gouna, 50 chilometri più a sud. Fonte: peacereporter.
07 Luglio 2010
GAMBERETTI TEMERARI
L'aumento dei livelli di antidepressivi nelle acque costiere può alterare il comportamento degli organismi che compongono la fauna marina, con possibili conseguenze sugli equilibri nella catena alimentare. E' questa la conclusione a cui è giunto uno studio condotto da ricercatori dell'Istituto di scienze marine dell'Università di Portsmouth che ne danno notizia sulla rivista Aquatic Toxicology. News completa su LeScienze.
SALMONI DEFORMI
Pesci allevati in acque a 16°C per accelerarne la crescita mostrano deformità ossee nel 28 % dei casi L'allevamento di salmoni giovani alla temperatura relativamente elevata di 16°C causa deformità scheletriche in questi pesci. È quanto affemato da uno studio, i cui risultati sono apparsi sulla rivista ad accesso libero BMC Physiology che ha preso in considerazione sia l'intensità sia il meccanismo di tale effetto, che ha luogo quando gli allevatori riscaldano l'acqua per incrementare la velocità di crescita dei pesci.
LA news completa si trova su LeScienze.
03 Luglio 2010
CATTIVA SCIENZA
"Lo squalo balena è un mammifero! Parola de Il Corriere della Sera... A chi è in mano la comunicazione scientifica in Italia?" Prendiamo spunto da questa news pubblicata su Pikaia in data 02 Luglio 2010 per riflettere un momento sul livello di disinformazione scientifica della televisione e della stampa. Proprio in questi giorni l'amata televisione (che secondo il recente Rapporto Censis/UCSI raggiunge il 97.8% degli italiani) ha detto di tutto e di più a proposito di meduse, del Regolamento Mediterraneo entrato in vigore il 1° Giugno scorso, di pesci, per non parlare poi di ambiente e biologia in generale (quale media non ha speculato sulla cosidetta prima pseudocellula artificiale?). Ebbene, come spiega Caterina Visco sul bimestrale Sapere uscito lo scorso febbraio, la televisione in particolare è il mezzo di comunicazione "meno serio" relativamente alla comunicazione scientifica. La televisione e la stampa raggiungono entrambi un gran numero di persone e amplificano l'impatto che la cattiva informazione ha sulla vita di tutti i giorni. A denunciare la tendenza al cattivo giornalismo sono Lisa Schwarz e Steven Woloshin del Center for Medicine and the Media del Dartmouth Institute for Healt Policy and Clinical Pratctice, attraverso un articolo pubblicato su una famosa rivista scientifica. Schwarz afferma che i giornalisti dovrebbero essere più scettici e più informati, meno creduloni e meno disposti a scrivere titoloni pseudoscientifici, nella speranza che uno squalo balena possa tornare ad essere quello che è sempre stato!
02 Luglio 2010
LEVIATHAN, LA BALENA GIGANTE
Il cranio fossilizzato, lungo ben tre metri, di un enorme cetaceo è stato ritrovato nel deserto di Ica, in Perù, da Klaas Post del Museo di Storia Naturale di Rotterdam. Il grande animale è stato battezzato Leviathan melvillei: era lungo probabilmente tra i 13 e i 18 metri e aveva denti lunghi fino a 36 centimetri. Armi del genere indicano che l'animale doveva essere un predatore temibile per tutti gli altri cetacei e i grandi squali. In passato erano venuti alla luce denti enormi, e ora la scoperta del fossile in Perù ha permesso di spazzar via ogni dubbio. Su sito della rivista Nature è presente un breve filmato molto interessante sulla scoperta, mentre altre informazioni si trovano su New Scientist.
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