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30 NOVEMBRE 2011
MULTA DA 150.000 EURO A FISHFACTOR
Lo avevamo gia scritto, non tanto perchè la notizia era nell'aria, ma perchè sono talmente tante le evidenze scientifiche a sfavore degli integratori di cartilagine di pesce (spesso di squalo) contro i dolori articolari, che prima o poi doveva succedere. Ecco quindi un primo intervento dell'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato.
Nel sito dell'azienda Fish Factor® Articolazioni viene definito così: "Un aiuto naturale per i dolori articolari. Fish Factor Articolazioni è l'unico integratore che associa l'azione benefica sulle articolazioni di glucosamina, acido ialuronico e vitamina C alla capacità antinfiammatoria degli omega 3".
La campagna pubblicitaria dell'integratore alimentare è costata però una multa di 150 mila euro inflitta dall'Antiturst. Nella sentenza si legge che la promessa "Agisce in modo naturale sulle cause dei dolori articolari, favorendo la rigenerazione delle cartilagini" non è veritiera. L'integratore prodotto dalla società Avantgarde S.p.A, "è stato promosso e presentato ai consumatori, attraverso un'ampia campagna pubblicitaria che ne ha evidenziato alcune proprietà salutistiche incentrate sulla efficacia nel 'rigenerare/ricostruire' le cartilagini delle articolazioni 'danneggiate'.
In realtà si tratta di un integratore alimentare, come indicato in etichetta, rispetto al quale non risultano confermate le proprietà salutistiche vantate dal professionista nella comunicazione commerciale. La sentenza è a pagina 109 dell'allegato disponibile in formato pdf.
Ricordiamo che: L’EFSA, sul primo aspetto, l’azione sulle articolazioni, nel settembre del 2009 ha escluso la possibilità di stabilire una relazione causa-effetto tra l’assunzione degli Omega 3 (ovvero anche miscele di EPA, DHA e DPA) ed il mantenimento di giunture correttamente funzionanti; l’EFSA ha concluso che una relazione causa-effetto tra l’assunzione della glucosamina ed il mantenimento di giunture correttamente funzionanti non può essere stabilita. Analoga conclusione ha riguardato l’efficacia della glucosamina solfato come sostanza antiinfiammatoria; L’EFSA, nel parere del settembre 2009, ha concluso che una relazione causa-effetto tra l’assunzione di acido ialuronico ed il mantenimento di giunture correttamente funzionanti non può essere stabilita.
IN CALO LA BIODIVERSITÀ LUNGO LE COSTE ATLANTICHE
Lungo le coste settentrionali dell'Oceano Atlantico è stata rilevata una perdita di biodiversità in alcune popolazioni di organismi marini, dovuta all'azione combinata del riscaldamento dell'acqua e di una maggiore esposizione ai predatori.
La perdita di biodiversità, causata dal cambiamento climatico, è frutto della combinazione dell'incremento delle temperature e della predazione e potrebbe essere più grave di quanto stimato fino a oggi, secondo un nuovo studio pubblicato su Science e firmato da Christopher Harley, zoologo dell'Università della British Columbia.
Nella ricerca è stata esaminata la risposta di cirripedi e mitili agli effetti combinati di riscaldamento e predazione da parte di stelle di mare. Harley ha analizzato i limiti di temperatura superiore e inferiore in cui vivono queste due specie, dalle fredde coste occidentali dell'Isola di Vancouver a quelle calde delle isole di San Juan: "Le comunità intermareali sono l'ideale per studiare gli effetti del riscaldamento climatico - ha spiegato Harley - Molti di questi organismi, come i mitili, vivono già molto vicino ai loro limiti di tolleranza termica, le influenze sulla loro biologia possono quindi essere studiate facilmente". Testo integrale su LeScienze.
CHE CLIMA FARÀ?
L'ultimo fascicolo della rivista Science includeva un articolo dal titolo Humans are driving extreme weather: time to prepare in cui Richard Kerr ribadiva la necessità di essere pronti a fronteggiare eventi climatici estremi sempre più frequenti. Ma cosa sta accadendo al clima? Curiosando nel sito dell'Osservatorio Geofisico di Modena, trovo una analisi delle temperature a Modena nei mesi scorsi, da cui emerge che a Modena (e non solo!) abbiamo avuto un settembre eccezionalmente caldo, il più caldo della storia dal tempo delle rilevazioni condotte dall’Osservatorio Geofisico del Dipartimento di Ingegneria dei Materiali e dell’Ambiente dell’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia ovvero dal 1830. Non male direi!
Poco tempo fa avevo avuto modo di assistere ad una presentazione del Prof. Ferdinando Boero (Università del Salento) in cui si portavano numerose evidenze sul fatto che, probabilmente a causa del riscaldamento globale, il periodo di presenza delle meduse, tra cui Pelagia noctiluca, è sempre più ampio. Le meduse prima erano presenti infatti principalmente in estate, mentre ora si trovano nei nostri mari anche in inverno. Come ricordava il Prof Boero in una recente intervista: "Il Mediterraneo risponde molto in fretta al riscaldamento globale. Le specie invernali, che prosperano con acque mediamente fredde, sono in regressione, mentre sono in espansione le specie estive che, come Pelagia noctiluca, ora sono tendenzialmente presenti tutto l'anno. Inoltre sono moltissime le specie tropicali che stabiliscono popolazioni stabili nel nostro mare. Il Mediterraneo sta cambiando molto rapidamente e la modificazione dell'ambiente fisico (l'aumento della temperatura), sta modificando anche la biologia, con cambiamenti notevoli nella presenza delle specie".
Il problema non riguarda però solamente le specie marine, tanto che ad esempio una ricerca dell'Università di Helsinki, appena pubblicata da Aleksi Lehikoinen e Kim Jaatinen sul Journal of Ornithology riporta che molte specie di uccelli migratori hanno ritardato la propria migrazione poichè le temperature erano tali da consentire a queste specie di non migrare.
Comprendere cosa accade al clima è quindi fondamentale non solo per cercare di capire cosa dobbiamo aspettarci nel prossimo futuro per la nostra specie, ma anche per provare ad immaginare come la biodiversità che ci circonda potrà cambiare.
Per provare ad avvicinarsi a questo intrigante argomento, venerdì 2 dicembre 2011 il Dott. Salvatore Quattrocchi (docente e collaboratore dell'Osservatorio Geofisico di Modena), terrà una presentazione dal titolo Che clima farà?. La presentazione, che si terrà alle ore 20.45 presso la sala polivalente della Polisportiva Morane (strada Morane 361, Modena), è organizzata dal Gruppo Modenese Scienze Naturali.
Nel corso della serata sarà anche disponibile il volume L' Osservatorio di Modena: 180 anni di misure meteoclimatiche di cui Salvatore Quattrocchi è coautore assieme a Luca Lombroso e che rappresenta una vera e propria miniera di dati sull'andamento climatico a Modena. Fonte: Piakaia a cura di Mauro Mandrioli.
29 NOVEMBRE
LA PESCA D'ALTURA RISALE A 42.000 ANNI FA
La pesca d’alto mare, potrebbe risalire a oltre 42.000 anni fa e non a 5.000, come si supponeva finora. A spostare indietro di così tanti millenni il salto tecnologico che permise il passaggio dalla pesca nei fondali bassi a quella offshore è un gruppo di archeologi australiani e giapponesi, grazie al ritrovamento di due ami preistorici e di resti di pesci di acque profonde, in un sito a Nord di Timor Est, noto come Riparo Jerimalai.
I più antichi ami da pesca finora noti erano stati messi in relazione con l’inizio delle attività agricole, che per il Sud-est Asiatico si fa risalire a 5.500 anni fa. Ma i due nuovi ami, descritti su Science come frutto della lavorazione di conchiglie, sono stati ritenuti assai più antichi: tra gli 11 mila e i 23 mila anni anni fa; inoltre le ossa animali - quasi 40 mila resti, metà appartenenti a specie di acque basse, metà a specie di acque pelagiche, in particolare tonni, squali e razze - hanno fino a 42.000 anni.
È proprio l'abbondanza di specie pelagiche a far ipotizzare che l'attività di pesca fosse condotta anche nelle acque profonde. "È straordinario pensare che queste specie fossero pescate regolarmente già 40 mila anni fa", ha commentato Sue O’Connor, archeologa alla Australian National University di Canberra: "Questo richiede una tecnologia complessa e dimostra che l’essere umano anatomicamente moderno del Sud-est Asiatico possedeva abilità marittime avanzate".
Mentre i ricercatori speculano sulle possibili tecniche utilizzate e su eventuali sistemi di reti o lenze rudimentali calate dalle zattere, Christopher Henshilwood, archeologo all’Università di Witwatersrand di Johannesburg (Sudafrica) ricorda - in un articolo di commento su Nature - che Homo sapiens arrivò in Australia 50.000 anni fa, e che quindi doveva essere in grado di pescare in mare aperto già allora. Inoltre, in Sudafrica sono già stati ritrovati resti di pesci datati tra 140.000 e 50.000 anni fa. Ciononostante, i due ami rappresentano la prima testimonianza diretta di queste pratiche in un periodo tanto remoto. L’accento di O’Connor cade anche sulla preziosa unicità dei siti indonesiani. Secondo l’archeologa, infatti, molte delle località costiere che preservano i resti di antiche civiltà marittime sono oggi scomparse, in seguito all’innalzamento del livello marino causato dal disgelo post-glaciale. Fonte: Galileonet.
News riportata anche da: LeScienze.
Riferimenti: Sue O’Connor, Rintaro Ono, Chris Clarkson. Pelagic Fishing at 42,000 Years Before the Present and the Maritime Skills of Modern Humans. Science Vol. 334 no. 6059 pp. 1117-1121. DOI: 10.1126/science.1207703.
PROSPEZIONI PETROLIFERE: DEVASTANTI SECONDO IL COMITATO TUTELA MARE GARGANO
OSSERVAZIONI ai Ministeri dell’Ambiente e dei Beni e delle Attività Culturali – del Comitato per la tTutela del Mare del Gargano – sulle Concessioni D1 BP SP e D1 FP SP Spectrum Geo. Di seguito il testo integrale a firma di Michele Eugenio Di Carlo (Presidenza), Valentino Piccolo (vice-Presidenza), Francesco Alaura (segreteria organizzativa):
"Egregio Ministro dell’Ambiente, Distintissimo Ministro dei Beni e delle Attività Culturali, con la presente lettera le proprie osservazioni in senso negativo alle ispezioni sismiche D1 BP SP e D1 FP SP proposte dalla Spectrum Geo di Londra ai fini della ricerca di idrocarburi lungo 700 chilometri della riviera adriatica da Rimini fino a Santa Maria di Leuca, come reso noto dal sito del Ministero dell’Ambiente. I progetti in esame riguardano le ispezioni sismiche mediante la tecnica invasiva denominata "air gun", a soli 25 chilometri dalla costa, finalizzate all’eventuale installazione di pozzi per la ricerca e l’estrazione di idrocarburi".
"Il Comitato per la Tutela del Mare del Gargano ritiene che il documento di VIA presentato dalla Spectrum sia da non considerare perché non prende in considerazione elementi fondamentali quali la posizione geografica, la bellezza della costa adriatica, le conseguenze sociali ed economiche a lungo termine, la qualità scarsa del petrolio presente. Nel documento di VIA non viene in alcun modo considerata la possibilità dei possibili e probabili forti impatti ambientali quali subsidenza, scoppi di pozzi, dispersione nel mare di rifiuti speciali, anche tossivi, ad esempio fanghi e fluidi perforanti o acque di risulta".
"Come già ampiamente documentato da autorevoli studi scientifici il petrolio dell’Adriatico è di pessima qualità contenendo gas sulfurei e avendo una catena chimica del carbonio molto lunga, tanto che dalla raffinazione non è possibile ottenere idrocarburi leggeri quali le benzine. La ricerca del petrolio avviene in tre stadi successivi: l’ispezione geologica; i rilevamenti geosismici con l’ausilio di dispositivi 'airgun'; a volte, l’utilizzo di pozzi esplorativi che da temporanei possono essere utilizzati permanentemente".
"I rilevamenti geosismici con ausilio di dispositivi airgun si basano su fenomeni di riflessione e di rifrazione delle onde elastiche generate da una sorgente artificiale, la cui velocità di propagazione dipende dal tipo di roccia. Per questo tipo di rilevamenti sono necessari tre elementi principali: una nave, dotata di tutte le apparecchiature necessarie per il rilevamento e l’analisi dei dati raccolti; gli idrofoni per la ricezione delle onde sonore propagate nell’acqua da una sorgente che spesso è l’airgun, una tecnologia che utilizza l’aria compressa con produzione di esplosioni mediante micidiali bolle d’aria che si propagano nell’acqua secondo precise leggi fisiche. L’onda prodotta, propagata e riflessa dall’acqua, è monitorata dagli idrofoni, trasmessa, misurata e registrata da particolari dispositivi a bordo della nave. In particolare, un misuratore registra accuratamente le caratteristiche dell’onda e il tempo impiegato dall’onda per attraversare i diversi strati della crosta terrestre e tornare in superficie, informando sulla costituzione e sulla natura degli strati rocciosi". Testo integrale qui.
UN VIDEO DI GREENPEACE DEI PIRATI DEL TONNO
Senza nome e senza bandiera di appartenenza, il peschereccio pirata è stato sorpreso mentre pescava e trasferiva illegalmente il bottino al cargo frigo Lapu Lapu.
L'azione è avvenuta in una delle aree d'alto mare del Pacifico conosciute come Pacific Commons, dove la pesca con reti a circuizione è stata vietata dal 2010 dalla Commissione per la Pesca del Pacifico Centro Occidentale.
Dal Pacifico proviene più della metà del tonno commercializzato a livello internazionale ma, a causa di una pesca eccessiva, distruttiva e troppo spesso illegale, queste risorse sono messe a serio rischio. Il video è disponibile qui.
TRA UNA SETTIMANA AL VIA LA BANCA DATI DELLA PESCA A CHIOGGIA
L’economia peschereccia e la politica di settore, ma anche gli studiosi di biologia marina, avranno a disposizione dalla prossima settimana uno straordinario strumento di analisi sul prelievo ittico in alto Adriatico. Verrà infatti inaugurata la banca dati online della pesca a Chioggia, realizzata nell’ambito dell’attività del Museo di Biologia Adriatica e del corso di laurea di Biologia Marina dell’Università di Padova. L’iniziativa è stata sostenuta dalla Regione del Veneto, in collaborazione con l’Ateneo Patavino e il Comune di Chioggia, che ha messo a disposizione la sede di Palazzo Grassi. La banca dati della pesca verrà ufficialmente presentata mercoledì 7 dicembre prossimo nell’Aula Magna del palazzo, in un incontro che inizierà alle 10,30 e cui interverrà lo stesso Manzato, durante il quale sarà anche fatto il punto sul progetto Clodia per lo sviluppo sostenibile degli ambienti costieri, finanziato nel 2008 dalla Regione del Veneto.
La banca dati della pesca a Chioggia comprende le statistiche ufficiali del Mercato Ittico clodiense e le rilevazioni della locale Capitaneria di Porto sulle imbarcazioni che effettuano attività di pesca dal 1945 ad oggi: 65 anni di analisi dettagliata del pescato di una delle maggiori marinerie italiane, in italiano ed in inglese, il cui andamento è rappresentativo dei cambiamenti intervenuti nell’Adriatico settentrionale. Fonte: Comunicato stampa n° 2307 Regione Veneto.
28 NOVEMBRE
FINNING: EUROPA VERSO IL BANDO TOTALE?
La Commissione Europea ha proposto di vietare, senza eccezioni, la pratica dello 'spinnamento' degli squali a bordo dei pescherecci. Lo spinnamento (finning) consiste nella pratica del taglio delle pinne degli squali, mentre sono ancora in vita, per poi rigettarli in mare senza le pinne. La Commissione propone che, d’ora in poi, tutte le navi operanti nelle acque dell’UE e tutte le navi UE che pescano in qualsiasi parte del mondo dovranno sbarcare gli squali con le pinne "attaccate"i. Per agevolare la conservazione e la manipolazione a bordo delle navi, i pescatori saranno autorizzati a recidere in parte le pinne e a piegarle contro la carcassa dell’animale. Lo scopo delle nuove norme è di tutelare meglio le popolazioni di squali, già rese vulnerabili, negli oceani di tutto il pianeta.
La proposta rafforza la legislazione UE in vigore che vieta lo spinnamento, pur autorizzando in base a deroghe e in determinate condizioni, di rimuovere le pinne a bordo e di sbarcare le pinne e le carcasse in porti diversi. La Commissione propone di vietare questa possibilità. Di conseguenza, gli Stati membri non saranno più in grado di rilasciare permessi di pesca speciali che consentano ai pescherecci battenti la loro bandiera di effettuare lo spinnamento a bordo.
Maria Damanaki, Commissaria responsabile per gli Affari Marittimi e la Pesca, ha dichiarato: "Nel colmare questa lacuna nella nostra normativa, vogliamo eliminare l’orribile pratica dello spinnamento e proteggere meglio gli squali. I controlli diventeranno più facili e lo spinnamento molto più difficile da nascondere. Attendo con impazienza l’accettazione della nostra proposta da parte del Consiglio e del Parlamento Europeo, perché diventi legge appena possibile". Fonte: Aiol.it.
PORRE FINE ALLO SPRECO
Graduale divieto di rigetto di specie commerciali pelagiche a partire dal 2014 e, a coprire tutte le altre specie commerciali, entro il 2016. Ogni cattura deve essere sbarcata ed imputata alle quote: i pesci sottotaglia saranno destinati alla produzione di farina di pesce (per non creare un mercato per i 'juveniles'); i costi per i pescatori, per gestire i pesci meno pregiati, saranno supportati dal nuovo Fondo per le Attività Marittime e la Pesca; tutti i pesci al di sopra della taglia minima potranno essere commercializzati liberamente.
Cosa pevede l'ennesimo fondo per la pesca?
Possibilità di finanziamento per l'acquisto di attrezzi selettivi e per l'innovazione; supporto finanziario per la partecipazione a sperimentazioni per ridurre i rigetti; finanziamenti per la costruzione di meccanismi di stoccaggio a terra; supporto ad iniziative di marketing per l'interesse dei consumatori.
Dice il Commissario Damanaki: "Lasciatemi citare un famoso svedese. Dag Hammerskjöld (ex Segretario Generale dell'ONU), ha detto non per amore di pace e tranquillità rinuncerai alla tua convinzione. Il divieto di rigetto è la mia convinzione e, spero sinceramente, che sia anche la vostra, perché ho bisogno del vostro aiuto per la riforma della politica comune della pesca. Abbiamo bisogno che voi esprimiate con chiarezza le vostre opinioni su ciò che si pensa dovrebbe accadere a questa politica. Questo è l'unico modo per convincere tutti, sia gli Stati Membri che i membri del Parlamento europeo, che questa politica deve diventare una politica che abbia senso". Fonte: APR. Vedere anche la petizione FishFight.
TEMPESTA BERIT: URAGANO IN NORVEGIA E ALLE FÆR ØER
Una profonda depressione centrata al largo delle coste della parte centrale del paese, ha favorito venerdì 25 novembre la presenza di forti venti da sudovest sulle coste occidentali della Norvegia, con violente mareggiate. Le raffiche di vento hanno superato in molte stazioni i 100 km/h, citiamo: Nordoyan Fyr 155 km/h, Krakenes 151, Sklinna Fyr 148, Halten Fyr 144, Myken e Buholmrasa Fyr 137, Sula e Veiholmen 133, Orland 126, Rorvik 122, Alesund 115.
Il clou della tempesta, battezzata Berit, è stato invece nella notte tra giovedì 24 e venerdì 25 novembre alle Fær Øer, con venti da uragano. A Thorshavn, tra le 18 GMT di giovedì e le 6 GMT di venerdì, sono caduti 48 mm di pioggia, il barometro è sceso fino a 961 hpa e le raffiche di vento hanno raggiunto i 165 km/h. Ad Akraberg, raffiche fino a 204 km/h. Alcune decine di persone sono state evacuate, molti i danni materiali (tetti divelti, barche strappate dagli ormeggi e scaraventate sulla terraferma etc.) ma nessuna vittima nell'arcipelago situato nel nord Atlantico. Fonte: Meteogiornale.
LIGURIA: L'ALLUVIONE NON FERMA IL CEMENTO
Zona rossa, pericolo alluvioni. E infatti ci vogliono costruire un outlet, pronto ad accogliere migliaia di persone. Succede in Liguria: a Brugnato, dove un mese fa il fiume Vara è uscito dagli argini coprendo tutto di acqua e fango, è stata autorizzata la costruzione di un mega-centro commerciale. Testo integrale su IlFattoQuotidiano.
TROPPI I CETACEI MORTI PER COLLISIONI CON LE GRANDI NAVI
Sempre più balene e altri mammiferi marini muoiono per la collisione con le navi che transitano al largo delle coste dell'India meridionale. È quanto denuncia uno studio dell'Università del Kerala, all'agenzia di stampa Pti.
Negli ultimi mesi, sono stati trovati una decina di cetacei morti per ferite causate dalle eliche delle imbarcazioni. Tra questi, ci sono anche quattro grandi balene.
Secondo Biju Kumar, capo del Dipartimento di Biologia Marina che ha condotto la ricerca "l'urto accidentale con le navi è una delle principali cause di morte dei cetacei al largo delle coste indiane". L'esperto suggerisce che "gli incidenti possono essere ridotti imponendo, per esempio, dei limiti di velocità alle imbarcazioni che transitano in certe aree". Fonte: Ansa.
26 NOVEMBRE
CONTINUA IL MASSACRO DI GLOBICEFALI ALLE FÆR ØER
Quando tre anni fa, il 20 novembre 2008, Greenreport.it pubblicò, raccogliendo le segnalazioni e le proteste di numerosi lettori e di associazioni, l'articolo "Il massacro rituale di delfini fuori dalla storia e dall'Europa" , le foto della barbara agonia dei globicefali (Globicephala melas) scioccarono molti e servirono a dare maggior risalto alla campagna internazionale per fermare il massacro rituale nelle isole Fær Øer, il remoto arcipelago semi-indipendente danese sperso nell'Atlantico, tra la Gran Bretagna, la Norvegia e l'Islanda.
Il governo di Tórshavn, la capitale dove vive più di un terzo della popolazione di questa regione autonoma che in tutto fa meno di 50.000 abitanti, si affrettò a dire che quelle foto erano vecchie e che il massacro delle balene pilota ormai era una consuetudine del passato e che si trattava di una campagna internazionale ambientalista per screditare le Fær Øer e le loro tradizioni ancestrali.
Oggi l'agenzia ufficiale cinese Xinhua pubblica, sotto il titolo: "Danimarca, il massacro delle isole Faer Øer", alcune foto di Chinanews.com, ancora più crudeli e impressionanti, di una nuova mattanza di globicefali e spiega che "le foto prese il 22 novembre 2011 mostrano i faeroresi che cercano di massacrare delle balene. Gli abitanti delle isole Fær Øerr hanno una tradizione che risale ai loro antenati, i vikinghi. Tutti gli anni, dal IX secolo, si riuniscono per uccidere delle balene. L'obiettivo è quello di segnare il passaggio dei giovani uomini all'età adulta".
Come scrivevamo tre anni fa: "Una cosa è certo, davanti alle foto che giungono dalle Fær Øer l'Europa non può rimanere insensibile e continuare a misurare il tutto con un atteggiamento antropologico, i giovani maschi trovino un altro metodo meno cruento per affermare il loro ingresso nel mondo adulto, un modo che li riconcili, loro e la loro storia e tradizione, con i globicefali e con la natura aspra e meravigliosa delle loro isole". Fonte: GreenReport.it [BiologiaMarina.eu segue gli eventi alle Fær Øer da circa tre anni e, dallo scorso anno, è attivo il tasto alla pagina PETIZIONI, per aderire alla campagna che in Italia è promossa dal sito di Grillo. Le informazioni aggiornate si trovano sul sito di SeaShepherd italia].
ADDIO A LYNN MARGULIS
Il 22 novembre è scomparsa (a seguito di un infarto) Lynn Margulis, che con la sua teoria dell'origine endosimbiotica dei mitocondri ha rappresentato un elemento di discussione di notevolissimo valore per la comunità scientifica. L’origine degli eucarioti è rimasta infatti per molto tempo uno dei problemi più enigmatici e controversi della biologia evoluzionistica moderna e sembrava difficile riuscire a spiegare la comparsa di tutte le numerose differenze che distinguono procarioti ed eucarioti, tra cui la presenza del nucleo, il reticolo endoplasmatico, lo splicing degli RNA messaggeri ed i mitocondri (semplicemente per citarne alcune). Testo integrale su Pikaia.eu.
25 NOVEMBRE
FEDERCOOPESCA: NO A LIMITAZIONI DEGLI SPAZI DI PESCA AL TONNO ROSSO
Come non aspettarsi una presa di posizione del genere?
Nonostante allarmi recenti e meno recenti, nonostante l'autodenuncia degli stessi pescatori professionali, relativa al calo drammatico delle catture, Federcoopesca & Co. si prestano ancora una volta ad ostacolare sul nascere una saggia proposta, che altrettanto saggiamente mira alla conservazione e alla gestione degli stock ittici a lungo termine. Ma il futuro della pesca sembra interessare pochissimi soggetti, per cui si va avanti, trascinati dal volano del profitto immediato, con le solite vetuste posizini.
Ecco il comunicato di federcoopesca: la Federcoopesca-Confcooperative scrive al Ministro Mipaaf, Mario Catania e al Vicepresidente della Commissione per la Pesca del Parlamento Europeo, Guido Milana, per tutelare la libertà di pesca degli operatori del comparto tonniero, messa a repentaglio dagli emendamenti presentati dall’europarlamentare Raül Romeva i Rueda, con l’obiettivo di modificare il piano plruriennale di ricostituzione degli stock di tonno (Regolamento n. 302/2009). "Alla base di questa proposta c’è un atteggiamento inutilmente 'ideologico' e privo di fondamento scientifico. È un’inaccettabile aggressione agli operatori del comparto tonniero italiano, cui sarebbero inibiti ampi spazi di pesca, senza peraltro rappresentare in alcun modo un vantaggio per la riproduzione della risorsa" sottolinea Massimo Coccia, presidente dell’associazione.
La Federcoopesca evidenzia come quanto proprosto mal si concilia con quelle che sono le carratteristiche di questa specie e di questo tipo di pesca. L’area riproduttiva potenziale del tonno, infatti, copre circa l’85% del Mediterraneo, con un’elevatissima variabilità - secondo parametri oceanografici complessi e difficilmente prevedibili - delle concentrazioni di riproduttori diversa di anno in anno, come registrato tra il 2010 ed il 2011. Il Mediterraneo, inoltre, presenta aree potenziali di riproduzione che coprono gran parte del bacino. Non è pensabile, quindi, di interdire a tavolino delle aree di pesca. "Se gli emendamenti dovessero essere recepiti, gran parte del comparto tonniero italiano sarebbe definitivamente costretto alla dismissione dell’attività, già duramente provata con il ridimensionamento delle quote negli ultimi anni" colcude Coccia, che chiede un un voto contrario dell’Italia alla proposta di emendamento, rilanciando la necessità di intervneti in sede comunitaria, con interventi volti a rilanciare il comparto.
Lunedì 28 novembre scadrà il termine ultimo per la presentazione degli emendamenti per modificare il regolamento sul piano di ricostituzione dello stock di tonno, mentre il voto in Commissione Pesca è previsto per il 19 dicembre e quello in sessione plenaria sarà fissato, presumibilmente, a gennaio.
CODICE A BARRE PER SALVARE IL TONNO
In Giappone, il tonno rosso del Mediterraneo (Thunnus thynnus) è consumato crudo. L’80% del pescato proveniente dall’Europa va a finire in sushi e sashimi dal sapore mediterraneo. Un singolo animale può essere battuto all’asta nel mercato di Tokio per 100mila dollari. Un prezzo che fa del magnifico pesce uno dei cibi più cari al mondo. Da noi ne resta pochissimo, sia vivo che inscatolato: gli stock si sono ridotti i oltre due terzi. Una fine molto triste per un animale così nobile.
In questi giorni l’ICCAT, la Commissione Internazionale formata da 48 Paesi che ne stabiliscono modalità di pesca e quote di cattura, ha deciso, nella sua ultima riunione a Istanbul, di proteggerlo un pò di più. Si dovrà adottare infatti l’obbligo di documentazione elettronica (eBCD) al posto di quella cartacea finora utilizzata, troppo facilmente falsificabile. Il tonno sarà seguito così lungo tutto il suo lungo percorso dalla cattura alla vendita. La proposta è nata dal Pew Environment Group, l’organizzazione internazionale per la protezione dell’ambiente, che ha chiesto che anche i tonni dispongano di un codice a barre per l’identificazione e provenienza e che, soprattutto, renda più difficile sia la cattura che la vendita illegale.
A questo proposito gli ultimi dati pubblicati da Pew sono sconcertanti: il dossier Mind the Gap denuncia infatti la commercializzazione del 141% in più del tonno dichiarato legalmente: se i livelli attuali di pesca continueranno a salire, gli scienziati dell’ICCAT hanno stabilito che la popolazione avrà meno di un 24% di probabilità di rigenerarsi entro il 2022, obiettivo fissato dai membri dell’ICCAT, si legge nel dossier. Testo integrale su National Geographic.
DISSESTO IDREOGEOLOGICO: DOMENICO FINIGUERRA: "Voi non avete alcun diritto di piangere"
Tornano le alluvioni e dopo Genova e Torino tocca al messinese. Questa volta nella zona tra Milazzo e Barcellona Pozzo di Gotto con la frana a Saponara. Appena 72 ore fa l’allerta rosso lanciato dalla Regione Sicilia e dalla Protezione civile alle amministrazioni locali. Ma nella zona sbagliata, ossia quella ionica peloritana. Il fiume di fango e acqua si è verificato, invece, più a nord.
Ha detto Candeloro Nania sindaco di Barcellona Pozzo di Gotto: "Noi eravamo in preallerta già da ieri sera, ma il bollettino della Protezione Civile non faceva pensare a questa tragedia. Così non abbiamo ritenuto opportuno chiudere le scuole".
Poi la frana di fango a Saponara con tre morti. Due anni fa la tragedia di Giampilieri con nove morti e poi quella del 2010. Alluvioni oramai puntuali, presenti, imperterrite come l’indifferenza che dopo la cronaca di case distrutte e vite spezzate e le lacrime di Stato, lascia solo fango su fango. Oramai non possono essere più eventi archiviati sotto la voce calamità ma vanno messi sotto la voce dissesto idrogeologico e la politica deve dare risposte serie e concrete. Una sola proposta degna di tale nome la fa il neo ministro per l’Ambiente Corrado Clini che sottolinea la necessità di aggiornare le mappe di tollerabilità del territorio. Fino a oggi mancano addirittura questi strumenti basilari.
Ma ora basta! E lo dico attraverso le parole Voi non avete alcun diritto di piangere, l'’accusa di Domenico Finiguerra, sindaco di Cassinetta di Lugagnano, comune a cemento zero:
Non avete alcun diritto di piangere!
Non avete alcun diritto di piangere! Voi che avete giurato fedeltà alla Costituzione ma poi non ne rispettate l’art. 9: "La Repubblica tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della nazione", e approvate piani regolatori che hanno come unico obiettivo quello di svendere il territorio e di fare cassa con gli oneri di urbanizzazione. Non avete alcun diritto di piangere! Voi che, con l’arroganza di chi non ha argomenti, denigrate chiunque si opponga alla vostra furia predatoria di saccheggiatori del territorio. Voi che, con il risolino di chi è sicuro del potere che detiene, ridicolizzate tutti i giorni i comitati, gli ambientalisti, le associazioni, i cittadini, che mettono in guardia dai pericoli e dal dissesto idrogeologico creati dalle vostre previsioni edificatorie.
Non avete alcun diritto di piangere! Voi che siete la concausa delle catastrofi alluvionali, dovute alla sigillatura e all’impermeabilizzazione della terra operate dalle vostre espansioni urbanistiche, dai vostri centri commerciali, dai vostri svincoli autostradali. Voi che avete costruito il vostro consenso grazie alle grandi speculazioni edilizie, ai grandi eventi, alle grandi opere o anche alla sola promessa di realizzarle. Non avete alcun diritto di piangere. Nessun diritto di piangere le dieci vittime dell’ennesima alluvione ligure. Né le vittime di tutte le precedenti catastrofi causate anche dalla vostra ideologia. Perché voi, iscritti e dirigenti del Partito del Cemento, siete i veri estremisti di questo paese.
Siete i veri barbari di questo nostro paese. Siete la vera causa del degrado ambientale, della violenza al paesaggio e dello sprofondamento del paese nel fango.
No.
Non avete alcun diritto di piangere.
E gli italiani dovrebbero cominciare a fischiarvi e cacciarvi dai funerali. E gli italiani dovrebbero smettere di pregare davanti alle vostre altissime gru, totem di un modello di sviluppo decotto e decadente, che prima di collassare, rischia di annientare i beni comuni di questi Paese, di questo pianeta.
Domenico Finiguerra [fonte: EcoBlog]
NASCE ELECTA
Alla presenza di numerosi parlamentari, rappresentanti della Commissione, dell’Ambasciata Italiana presso l’UE, organizzazioni di consumatori e rappresentanti della stampa, Luigi Giannini, Presidente del Consorzio che riunisce oltre il 70% delle imprese italiane del comparto, tutte aderenti a Federpesca, ha illustrato gli obiettivi dell’iniziativa.
L’On. Guido Milana, aprendo la presentazione, ha dichiarato che "l’istituzione di un consorzio per la tutela e valorizzazione del tonno rosso è iniziativa innovativa e di grande interesse, vero e proprio benchmark a disposizione degli altri operatori europei, che potranno così attingere al modello italiano quale esempio di un corretto e sostenibile sfruttamento delle risorse marine in ogni parte della filiera e sempre più gradito ai consumatori europei".
Luigi Giannini, ha sottolineato che "ELECTA nasce dall’esigenza fortemente voluta dagli operatori del settore che li renda partecipi e responsabili nel piano di ricostituzione dello stock del tonno rosso, con gli ambiziosi obiettivi di rappresentare un modello alternativo alla pesca illegale e migliorare l’informazione per il consumatore con un marchio che rappresenti qualità, distinzione e tracciabilità del prodotto. Il Consorzio darà vita in breve tempo - ha concluso Giannini - ad un plotting di controllo elettronico di ciascun esemplare, affidato ad una gestione centralizzata".
"Un sistema di monitoraggio e controllo, sostenuto direttamente dalla categoria, è la garanzia migliore per la sua efficacia". In questi termini si è espresso Fabrizio Donatella in rappresentanza della Commissione Europea, che ha confermato come "ELECTA rappresenti la dimostrazione della possibilità di far convergere un elevato numero di imprese su obiettivi comuni".
Riccardo Rigillo, intervenuto a nome della Rappresentanza Permanente Italiana presso l’UE, ha accolto con entusiasmo e compiacimento la nascita di ELECTA definendolo "uno strumento indispensabile per creare il giusto equilibrio fra prelievo del tonno e sostenibilità ambientale".
L’On. Alain Cadec, vice-presidente della Commissione Pesca del Parlamento Europeo, nel corso del vivace e appassionato dibattito, ha puntato il dito contro il fenomeno della pesca illegale ed ha sostenuto che "il Consorzio è uno strumento efficace per una pesca intelligente. Sono queste le iniziative – ha concluso l’europarlamentare francese - che meritano il pieno sostegno delle Istituzioni Europee". Fonte: Federpesca.
23 NOVEMBRE
ALLUVIONE SICILIA E CALABRIA
Continua la strage di Stato nell'indifferenza della politica, rispetto alla quale le persone che muoiono sotto il fango non valgono l'allarme provocato dalla parola 'spread'. È drammatico constatare che in pochi giorni hanno perso la vita sotto il fango oltre 30 persone senza che non una iniziativa concreta sia stata presa.
Quello che sta accadendo è il risultato di anni di aggressione al territorio perpetrata nell'indifferenza della politica che ormai parla del dissesto solo in presenza dei morti per poi tornare, dopo ventiquattrore, a dare il via libera ad abusi edilizi e urbanistici come se niente fosse. Occorre annullare subito tutte le deroghe ai vincoli paesaggistici che hanno consentito di edificare lungo i fiumi, i corsi d'acqua e le coste; chiediamo al governo un Piano Straordinario per la messa in sicurezza del territorio: in Italia 7 comuni su 10 sono a rischio idrogeologico; il parlamento deve varare immediatamente una legge che metta uno Stop al consumo del suolo [tratto da GreenReport.it]. Intanto in Sicilia, risulta essere Saponara la zona del messinese più colpita, dove si sono registrati tre morti.
Una frana ha travolto le abitazioni a Scarcelli, una frazione di Saponara. Bruno Manfrè, a capo della Protezione Civile di Messina, ha spiegato: "Finora abbiamo recuperato solo il cadavere di un bambino, ma abbiamo già individuato i corpi delle altre due vittime, un uomo di 55 anni e un ragazzo di 25, padre e figlio, i cui cadaveri stanno per essere recuperati".
A preoccupare in queste ore è anche la situazione in Calabria: ieri sera a Catanzaro un ponte è crollato subito dopo il passaggio di un treno. È successo nel tratto ferroviario tra Feroleto e Marcellinara. Il treno è deragliato, fortunatamente senza fare vittime tra i 21 passeggeri. A fare un morto nel catanzarese, sempre nella giornata di ieri, è stato il crollo di un muro di contenimento. Fonte: Ecoblog.
MAREA NERA IN BRASILE, CHEVRON: 27 MILIONI DI DOLLARI DI MULTA
Le autorità brasiliane hanno condannato il gigante petrolifero americano Chevron, a pagare una multa da 27.78 milioni di dollari per gli sversamenti petroliferi che hanno interessato una vasta area al largo delle coste del sud-est del Brasile, nel campo petrolifero hoffshore ad alta profondità di Frade, nella Bacia de Campos, al largo del litorale di Rio de Janeiro.
Carlos Minc, Ministro dell'Ambiente dello Stato di Rio de Janeiro, ha detto: "L'ammontare dell'ammenda non è superiore alle norme fissate dall'Ibama (Instituto Brasileiro do Meio Ambiente e dos Recursos Naturais Renováveis, ndr) e quest'ammenda è insufficiente. La metà di questa somma sarebbe destinata a riparare i danni causati all'ambiente dalle fughe di petrolio. Richiederò un'inchiesta su tutte le installazioni della Chevron così come su tutte le società petrolifere che operano nel nostro Stato". Fonte: GreenReport.it.
PROMOSSA L'ACQUACOLTURA NEI PAESI DEL TERZO MONDO
Esce promossa l'acquacoltura dal rapporto appena pubblicato dalla Fao, uno studio che in oltre cento pagine fotografa una pratica sempre più diffusa e destinata a espandersi ulteriormente - come ha fatto fin dagli anni '70, al ritmo del 6.6% all'anno. Nel 2000, dalle colture provenivano 32.4 milioni di tonnellate di pesce, saliti nel 2008 a 52.5, un quantitativo che oggi assicura quasi la metà (il 45.6%, nel 2000 era il 33.8%) del pesce consumato a livello mondiale e che, secondo le stime, dovrebbe superare il 50% entro il 2012. L'altro aspetto interessante è che alcuni governi hanno promosso corrette politiche ecosostenibili, che hanno permesso di non devastare l'ambiente. Testo integrale su IlFattoAlimenatre.
I SATELLITI PER PROTEGGERE IL TONNO
Un nuovo modello satellitare è stato messo a punto dagli scienziati dell' European Commission's Joint Research Centre (JRC). Sarà utile per mappare la presenza dei tonni e valutare le strategie da adottare per contrastare la pesca illegale. Per la prima volta si disporrà dunque, di una mappa ad alta risoluzione dell'intero bacino del Mediterraneo, che consentirà di avere dati quasi in tempo reale.
Inoltre, il JRC Habitat Model potrebbe essere adattato anche al monitoraggio e alla conservazione di altre specie ittiche vulnerabili, limitando o escludendo la pesca dalle aree di nursey e di maggior densità di popolazione.
Fonte: Satellite data to support bluefin tuna protection. European Commission, Joint Research Centre (JRC).
JN Druon, JM Fromentin, F Aulanier, J Heikkonen. Potential feeding and spawning habitats of Atlantic bluefin tuna in the Mediterranean Sea. Marine Ecology Progress Series.
22 NOVEMBRE
PESCE CONTAMINATO DA Escherichia coli, SEI ARRESTI A NAPOLI
I carabinieri del Nas di Napoli e della Compagnia di Torre Annunziata, hanno eseguito sei arresti (uno in carcere e 5 ai domiciliari), disposti dal gip del Tribunale di Torre Annunziata, nei confronti di persone dedite all'allevamento, alla pesca e alla commercializzazione di prodotti ittici altamente pericolosi per la salute pubblica.
L'indagine ha permesso di accertare che l'organizzazione criminale operava illecite attività di pesca e allevamento, nonché pericolose procedure di conservazione dei prodotti ittici. Chiuse otto pescherie e sequestrate 25 tonnellate di pescato, che alle analisi è risultato massicciamente contaminato dal batterio Escherichia coli, causa di gravi patologie.
Sequestrati inoltre un deposito di datteri di mare, una pescheria e, dall'Ufficio Circondariale Marittimo di Torre Annunziata, un peschereccio utilizzato per la pesca illegale. Fonte: Italia a Tavola.
LIBERATI I PRIMI PINGUINI BLU IN NUOVA ZELANDA
Sessanta pinguini blu sono stati liberati in Nuova Zelanda dopo essere stati ripuliti dal petrolio. Gli esemplari, rilascitai sulla spiaggia del Monte Maunganui, erano stati contaminati dal greggio fuoriuscito dalla Rena, il cargo incagliatosi nella barriera corallina di Astrolabe, nella Baia di Plenty. Fonte: Ansa.
CATANZARO: MIGLIAIA DI PESCI MORTI PRESSO LA DIGA DEL PASSANTE
Migliaia di pesci morti tra la melma dell’asta fluviale e i fondali della diga del Passante, in località Carbonello, del comune di Taverna (CZ). A scoprire il tutto, grazie anche alle numerose segnalazioni di cittadini, il Corpo Forestale dello Stato, del Comando Stazione di Taverna.
A segnalare però i potenziali pericoli non solo per gli animali e l’ambiente, ma anche per l’incolumità pubblica, era già stata la stessa Forestale. Il tutto era stato anche comunicato ad un rappresentante della società di gestione dell’impianto, la a2a spa di Brescia. Rischi relativi anche alla possibilità di esondazione conseguente all’aumento di portata dovuta ai lavori di manutenzione alla base della diga. Di fatto uno svuotamento del lago, previsto dagli stessi lavori, con una captazione di dodici metri cubi al secondo.
Terminati i lavori di svuotamento, ora il riscontro dell’enorme moria di pesci. Tutti deceduti, probabilmente, a seguito dell’asfissia causata dall’ingente quantitativo di sedimenti smossi nel corso dei lavori di manutenzione. Le ipotesi di reato riguardano ora il maltrattamento di animali, danneggiamento e depauperamento di bellezze naturali. Un problema da non sottovalutare, è ora quello relativo allo smaltimento dei pesci morti, tecnicamente rifiuti, con possibili risvolti, oltre che per la normativa specifica, anche per quella sanitaria. Fonte: GeaPress.
21 NOVEMBRE
GREENPEACE VS. SEA SHEPHERD
Scende in campo per difendersi dalle accuse di Greenpeace il capitano Paul Watson, anima e energia del movimento Sea Shepherd, associazione che si batte contro la caccia alle balene e a tutela degli ecosistemi marini.
Il fuoco è stato aperto dalle pagine dell’Huffington Post e per bocca di John Sauven, Direttore Esecutivo di Greenpeace allorché è stato presentato il tour della nave Rainbow Warrior III.
Sauven ha dichiarato: "Greenpeace ha dovuto adattarsi negli ultimi 40 anni al nuovo mondo dell’attivismo ambientale. Ma molti dei problemi sono rimasti una costante, come il cambiamento climatico, la deforestazione e la pesca sostenibile. I nuovi arrivati come Sea Shepherd ora adottano un approccio più violento. Greenpeace, tuttavia, resta legata all’azione non violenta. A ciascuno le proprie tattiche. Pensiamo le strategie delle nostre battaglie e sentiamo di poter vincere la battaglia contro la caccia alle balene parlando con i giapponesi. Sea Shepherd affronta aggressivamente i giapponesi, aggravando il loro nazionalismo e rendendo la situazione molto più difficile".
La replica non si è fatta attendere e nel giro di poche ore la risposta è stata pubblicata su tutti i siti di Sea Shepherd a firma proprio del Capitano Paul Watson, tra l’altro uno dei fondatori di Greenpeace, che scrive: "Fammi capire John… Greenpeace costruisce una nave da 33 milioni di Euro per fare tour di raccolta fondi, mentre noi interveniamo direttamente contro la caccia illegale alle balene nell’Oceano del Sud. Mentre voi ragazzi spedite balene origami al Presidente Obama, per protestare contro la caccia alle balene da parte dei giapponesi, noi rispediamo la flotta giapponese a casa con solo il 17% della loro quota di balene uccise. Sea Shepherd ha impedito il massacro di circa 3.000 balene, mentre quelli di Greenpeace stavano seduti a tavola a mangiare carne di balena con i giapponesi, per dimostrare la loro cosiddetta sensibilità verso la loro cultura. Gli inviati per strada di Greenpeace dicono alle persone che loro mandano le navi in Oceano Meridionale, nonostante non lo facciano più dal 2006. Mentono spudoratamente per raccogliere fondi". Prosegue Watson: "Cosa intendi per 'noi' John? La battaglia è nel Santuario delle Balene dell’Oceano del Sud, non nel tuo ufficio. Noi saremo là, ma dove saranno le navi di Greenpeace il prossimo mese? Impegnate in tour promozionali? Ad appendere striscioni? A spedire altre balene origami? Sea Shepherd ha mandato in bancarotta la flotta baleniera Giapponese. Questo è attivismo John. Che tu prenda un tè insieme ai balenieri è abbastanza patetico - tanto per dire. Come co-fondatore di Greenpeace, devo dire che adesso loro non sono nient’altro che la più grande organizzazione 'auto-compiacente' mondiale che finge di risolvere i problemi, mentre continua a far crescere una burocrazia sempre più grande e radicata di anno in anno. Mi sento come il Dr. Frankenstein avendo contribuito alla creazione di questa verde mostruosa entità aziendale di raccolta fondi che NON È a Taiji a salvare delfini, che NON È nell’Oceano del Sud a salvare balene, che NON È STATA al largo di Terranova per due decenni a salvare foche, che NON HA fatto niente per proteggere il tonno rosso, che NON SI È opposta al massacro di globicefali nelle Isole Fær Øer, e che in realtà APPROVA la caccia agli orsi polari in Canada e Alaska. È solo una finzione, una truffa e un imbarazzo. Loro hanno raccolto oltre 50 milioni di dollari per opporsi alla caccia alle balene nell’Oceano del Sud ed hanno usato questo denaro per finanziare altri progetti di raccolta fondi per accumulare altro denaro. È una vergogna e adesso si mettono a condannare il nostro attivismo, sostenendo che gli rende più difficile 'salvare' le balene. Io credo che quello che stanno veramente dicendo sia che gli stiamo rendendo difficile continuare a raccogliere fondi per non fare nulla". Fonte: Ecoblog.
19 NOVEMBRE
PORTO DI PESARO: URANIO IMPOVERITO DALLA BOSNIA?
"Vi è il fondato sospetto che molte delle navi provenienti dalla vicina Bosnia abbiano portato e continuino a portare nel porto di Pesaro pietrisco inquinato da uranio impoverito utilizzato nei bombardamenti durante la guerra nei Balcani". Lo scrive in una lettera aperta al Prefetto, ai Ministri della Salute, dell’Ambiente, alla magistratura alla Regione e alla Provincia, il consigliere comunale pesarese Roberto Biagiotti. Biagiotti invoca quindi "analisi approfondite" sul pietrisco proveniente dai Balcani, denunciando che fino a oggi i controlli sarebbero stati "scarsamente incisivi".
L’area portuale di Pesaro, ricorda il consigliere del Pdl, è interessata da circa 13 anni dal transito di circa 200 camion al giorno, che viaggiano per ritirare la breccia che arriva via mare dalla vicina Bosnia, dal Kosovo e dal resto dei Balcani. E sostiene che la centralina Arpam ubicata nella zona, non fornirebbe dati veritieri, in quanto che la ditta che lavora all’ampliamento del porto bagna costantemente la strada evitando in tal modo il diffondersi delle polveri nell’aria. Fonte: Ecoinchiesta.
LA FRANCIA RINNOVA LA RICHIESTA PER UN PIANO DI CONSEREVAZIONE DEI CORMORANI
In occasione della sessione del Consiglio Ambiente - Lussemburgo, 21 giugno 2011, la delegazione francese ha presentato una nota con la quale chiede alla Commissione la creazione di un piano di gestione delle popolazioni di cormorani, dato il numero elevato di cormorani di grosse dimensioni che danneggiano gli stabilimenti di pescicoltura.
Il Cormorano (Phalacrocorax carbo) è protetto sotto il sistema generale di protezione per tutte le specie di uccelli elencate nell'ART. 1 della Direttiva 79/409/CE del 2 Aprile 1979 sulla conservazionedegli uccelli selvatici, meglio conosciuta come "Direttiva Uccelli". Accanto alla rapida crescita della popolazione durante gli anni '80, risultato delle politiche di protezione, si è riscontrato, in Francia, un incremento nelle aree di distribuzione delle popolazioni svernanti: agli stabilimenti di pescicoltura nelle zone interne, dove la presenza di questa specie provoca danni significativi, si sono uniti i percorsi fluviali che sono tradizionalmente terreno fertile per questa specie. La Francia, che è al centro di rotte migratorie europee, è diventata la più importante zona di svernamento di questa specie. Tuttavia, i problemi e le sfide imposti da questa specie, sono ampiamente condivisi da altri paesi europei, in particolare Germania, Repubblica Ceca, Polonia, Italia, Finlandia e Danimarca. Fonte: APR.
18 NOVEMBRE
UNIONE EUROPEA 'CONFUSA' SULLA PESCA RICREATIVA
Nella risoluzione del 17 novembre 2011, sulla lotta contro la pesca illegale a livello internazionale (edizione provvisoria), il Parlamento Europeo affronta il tema della pesca illegale non riportata e non regolamentata ( INN, in inglese IUU Illegal, Unreported and Unregulated), adottando, al punto 11, anche la linea relativa alla pesca ricreativa. Si legge infatti: "(il Parlamento) invita la Commissione a verificare, entro la fine del 2012, se all'interno dell'UE la pratica della pesca sportiva sia così diffusa da poter effettivamente essere considerata come pesca INN". Testo integrale su APR.
I SEGRETI DEL TONNO. NUOVO RAPPORTO DI GREENPEACE
GreenPeace passa ai raggi x le scatolette di tonno. Con il rapporto I segreti del tonno. Cosa si nasconde in una scatoletta? l'associazione vuole mettere in guardia i consumatori denunciando la poca trasparenza degli operatori del settore. Dai dati raccolti dopo l'estate, in 173 punti vendita, sulle etichette di oltre 2.000 scatolette dei marchi più diffusi in Italia, è emerso che "nella metà dei casi non si sa che specie di tonno mangiamo ed è quasi sempre sconosciuta la provenienza".
Solo il 7% delle scatolette indica, infatti, l'area di pesca e nel 97% delle confezioni il metodo di pesca non è indicato. Specifica il rapporto di GreenPeace: "Dopo due anni dal lancio della campagna Tonno in trappola la situazione non è migliorata - ha dichiarato Giorgia Monti, responsabile della campagna Mare di GreenPeace Italia - se alcune aziende hanno aggiunto delle informazioni in più sulle etichette, la maggior parte dei prodotti non offre garanzie né sul tipo di tonno che portiamo in tavola, né sulla sostenibilità dei metodi con cui è stato pescato. Tutto fa pensare che le aziende produttrici stiano cercando di nascondere qualcosa".
Per l'associazione ecologista, la pesca del tonno minaccia l'intero ecosistema marino. "Cinque delle otto specie di tonno di interesse commerciale sono minacciate, compreso il tonno pinna gialla, il più consumato in Italia. Spesso nelle scatolette finisce tonno pescato con metodi distruttivi, come i palamiti e le reti a circuizione con "sistemi di aggregazione per pesci (FAD)", che causano ogni anno la morte di migliaia di esemplari giovanili di tonno, squali, mante, pesci spada e tartarughe marine". Come al solito anche per questa denuncia GreenPeace non manca di fare nomi e cognomi.
Per l'associazione i marchi meno trasparenti sono MareAperto STAR, Maruzzella, Consorcio e Nostromo. Riomare non specifica mai area e metodo di pesca, Mareblu non indica come viene pescato il proprio tonno. "Se un'azienda vuole, può essere trasparente. AsdoMar, per esempio, ha iniziato a riportare il nome della specie, l'area di pesca e il metodo utilizzato anche se non specifica ancora l'eventuale uso di FAD. Chiediamo al settore del tonno in scatola di garantire piena tracciabilità e trasparenza, di non utilizzare specie a rischio e di impegnarsi a vendere solo tonno pescato in maniera sostenibile, per esempio con amo e lenza o senza Fad" hanno concluso da GreenPeace. Fonte: GreenReport [aggiornamento del 28 novembre: altre informazioi su IlFattoAlimentare].
SALVIAMO IL PESCE SPADA DEL MEDITERRANEO
Mentre Greenpeace denuncia la scarsa trasparenza sulla provenienza e sui metodi di pesca del tonno che arriva sulle nostre tavole nel rapporto I segreti del tonno. Cosa si nasconde in una scatoletta? , l’associazione Oceana lancia l’allarme sul rischio estinzione del pesce spada del mediterraneo. Oceana chiede ai 48 paesi membri dell’Icatt (Commissione Internazionale per la Conservazione dei Tonni Atlantici), riuniti in questi giorni a Istanbul per il meeting periodico, di adottare quattro semplici regole per salvare il pesce spada e di imporle ai pescherecci che stanno decimando la popolazione del Mare Nostrum, diminuita del 50% in pochi anni. I quattro interventi dovrebbero costituire i pilastri su cui basare un nuovo Piano di gestione globale per il pesce spada nel Mediterraneo. Vediamo di che si tratta.
Primo: introdurre dei limiti alla pesca basati sulle conoscenze scientifiche. Secondo: stabilire le dimensioni minime per la cattura, evitando così di fare incetta di pesci giovani (attualmente il 70% degli esemplari di pesce spada mediterraneo è giovane). Terzo: aumentare il controllo sulle autorizzazioni alla pesca e prevedere piani di riduzione della capacità di pesca di una flotta se le prove scientifiche lo ritengono opportuno. Infine, avviare campagne informative che rendano consapevoli i pescatori delle sanzioni previste per i comportamenti illeciti. Primo tra tutti la pesca a strascico che, seppur bandita dall’Icatt otto anni fa, continua a essere una realtà nel Mediterraneo, in Italia come in Marocco e in Turchia.
"Il pesce spada mediterraneo è stato a lungo ignorato come un vaso di Pandora che nessuno vuole aprire e, nel frattempo lo stock è stato decimato e la pesca illegale è stata tollerata" ha dichiarato Maria Jose Cornax, manager delle campagne che Oceana svolge in Europa grazie alle quali emergono le cattive abitudini dei pescatori: pesca con reti a strascico, cattura di esemplari molto piccoli, utilizzo di reti illegali nelle cui maglie finiscono accidentalmente squali, delfini, tartarughe marine, uccelli. Tutto ciò è dovuto a una "cattiva gestione endemica della pesca mediterranea", ha sottolineato Maria Jose Cornax. Fonte: GalileoNet.
A SPASSO PER LA BURGESS
Le prime tracce fossili di movimento (repichnia) provengono dal Cambriano Medio, dalla formazione di Burgess Shale (Canada). A differenza dei fossili del corpo, le tracce fossili forniscono informazioni su come l’animale vivesse e come interagisse con l’ambiente.
La scoperta di grandi tracce, è unica dei depositi "tipo Burgess", ma finora non si conosceva quali animali fossero in grado di produrle. Uno studio condotto da paleontologi candesi ha messo in relazione questi icnofossili a un genere tra i più rari, Tegopelte (Trilobiti).
Tegopelte raggiunge dimensioni doppie rispetto alla taglia di tutti gli altri artropodi bentonici conosciuti in questa località, così come il suo sister group, Saperion, della fauna di Chengjiang, in Cina (Tegopeltidi). Lo studio mostra come i tegopeltidi fossero in grado di muoversi rapidamente sul fondo oceanico in cerca di prede.
Le tracce appartengono alla parte più antica della formazione della Burgess Shale, che è anche conosciuta per la scarsità di organismi dal corpo molle, e indica che l’ambiente dove cacciavano questi predatori aveva fondi almeno parzialmente ossigenati con bassi tassi di sedimentazione. Fonte: Pikaia a cura di Giorgio Tarditi Spagnoli.
16 NOVEMBRE
NUOVA ZELANDA: MORTI 65 GLOBICEFALI
I 34 globicefali che da due giorni erano spiaggiati a Golden Bay, all'estremo nord dell'Isola del Sud, in Nuova Zelanda, sono tutti morti. Sedici di questi cetacei erano deceduti già ieri e oggi, John Mason, responsabile del Dipartimento per la Conservazione dell'Ambiente (DOC) dell'area di Golden Bay, ha spiegato che "il personale del Dipartimento della Conservazione della Nuova Zelanda ha praticato l'eutanasia sugli altri 18 esemplari per mettere fine alle loro sofferenze".
Questi ultimi decessi portano a 65 il numero di cetacei morti durante questo spiaggiamento di massa sulle coste neozelandesi. Mason, in un comunicato, ha sottolineato: "Volevamo dare a questi cetacei la possibilità di essere sommersi dal mare al momento dell'alta marea di ieri e, la notte scorsa, speravamo che potessero raggiungere il largo. Ma ogni volta sono ritornati a spiaggiarsi e molti di loro sono morti. I globicefali sembravano venire ogni volta un pò più in alto sulla spiaggia ogni volta che tornavano ad arenarsi. I coefficienti della marea attualmente diminuiscono ed era quindi molto poco probabile che i cetacei riuscissero a riguadagnare il largo. Piuttosto che continuare a lasciarli soffrire. Abbiamo deciso di praticare l'eutanasia ai 18 globicefali sopravvissuti stamattina". Fonte: GreenReport.it.
CHEVRON: SI AGGRAVA IL BILANCIO DELLA PERDITA DI GREGGIO IN BRASILE
Torniamo ad occuparci della marea nera in Brasile, nel giacimento petrolifero di Frade, a largo delle coste di Rio de Janeiro. La Chevron, in un primo momento, aveva escluso responsabilità nella perdita di greggio per poi ammettere che qualcosa era andato storto. La compagnia ha stimato la fuoriuscita in 200 - 330 barili al giorno.
L’immagine del satellite della NASA Modis/Aqua del 12 novembre, secondo quanto riporta SkyTruth, documenterebbe invece una perdita dieci volte maggiore, ossia 3.738 barili al giorno.
Leandra Gonçalves, responsabile della campagna energia di Greenpeace Brasil, sottolinea che "dopo essere stata accusata di danni ambientali e violazioni dei diritti umani per sversamento di petrolio in Ecuador, finanziamento del terrorismo in Angola, violazione del Clan Air Act negli Usa e distruzione delle foreste in Bangladesh, la multinazionale petrolifera nordamericana Chevron imprime ora il suo marchio caratteristico in Brasile. È la protagonista del primo sversamento in alto mare del Paese, che sta avvenendo nella Bacia de Campos, nel litorale fluminense".
La Gonçalves rivela i retroscena di questo ennesimo disastro delle Big Oil: "da una settimana stanno tentando di controllare l'incidente; la Chevron è stata soccorsa da altre imprese petrolifere, ma non possiede l'equipaggiamento necessario per gestirlo. Intanto, non ha dato alla popolazione un'informazione chiara sul caso e sulle sue possibili conseguenze. L'Agência Nacional de Petróleo che dovrebbe controllare le operazioni petrolifere in Brasile, non aveva nemmeno notato lo sversamento nel suo sito. Nella notte di venerdi, l'impresa calcolava che 60 barili di petrolio avessero raggiunto la superficie. Già sabato l'impresa informava che lo sversamento si aggirava tra i 400 e i 650 barili. Vale a dire che, in 24 ore, uno sversamento che era considerato 'modesto' era cresciuto più di 10 volte. La Chevron afferma che la causa sarebbe una "falla naturale" nella superficie del fondale marino, ma questa stessa falla non appariva nello studio di impatto ambientale del campo petrolifero di Frade".
La Chevron ha mantenuto, contro tutte le evidenze, la tesi della "falla naturale" fino al 14 novembre, fino a quando le prove del contrario non sono state così schiaccianti da consigliarle di cambiare strada. Ora la Chevron è sotto pressione per fare chiarezza sulla reale quantità di petrolio sversato, secondo la multinazionale sarebbe tra 27 e 45 tonnellate al giorno, ma SkyTruth calcola, in base alle dimensioni della marea nera, che sia 10 volte superiore: circa 512 tonnellate al giorno, questo vuol dire che fino ad ora sarebbero finite nell'oceano Atlantico almeno 4.000 tonnellate di greggio pesante. Proprio come ha fatto la BP nel Golfo del Messico con la Deepwater Horizon, la Chevron sta tentando di riempire il pozzo esploso con fango a pressione e cemento, ma il petrolio continua a fuoriuscire dalle fessure apertesi sul fondale dell'oceano.
Immagine Skytruth. Fonti varie (GreenReport.it).
MAPPATO IL FALLOUT RADIOATTIVO IN GIAPPONE
La distribuzione del fallout dell'impianto nucleare di Fukushima Daiichi danneggiato, è stata mappata da due gruppi di lavoro indipendenti, che ne riferiscono sul Proceedings of National Acadamy of Sciences, riducendo l'incertezza che circonda ancora la reale entità della contaminazione nel territorio giapponese, contribuendo a individuare le zone in cui è possibile riprendere le coltivazioni in sicurezza.
Com'è noto, l'incidente di Fukushima si è verificato a causa di un terremoto di magnitudo 9 e del successivo tsunami che hanno colpito il Giappone nordorientale l'11 marzo scorso. I due eventi hanno messo fuori uso il sistema di raffreddamento dell'impianto determinando la fusione di diversi reattori e l'emissione di una enorme quantità di materiale radioattivo.
Uno dei radionuclidi rilasciati era cesio-137, che ha un'emivita di 30 anni e presenta rischi per la salute a lungo termine se viene assorbito dal suolo in grandi quantità. Alla fine di agosto, il ministero dell'Educazione, della Cultura, dello Sport, della Scienza e della Tecnologia (MEXT), ha prodotto una mappa delle concentrazioni di cesio-137 nel suolo realizzata attraverso misurazioni in più di 2000 punti nel sito di Fukushima e nei suoi dintorni. La mappa sta aiutando il governo a determinare quali aree possano ritornare a essere coltivate, quali hanno bisogno della rimozione degli strati di terreno più superficiali e quali debbano essere dichiarate inadatte alla produzione o addirittura rimanere disabitate. Testo integrale su Le Scienze.
15 NOVEMBRE
L'EROSIONE DELLE COSTE ITALIANE
Coltivare la Posidonia oceanica in cattività e poi reinserirla in ambiente marittimo. È questa l’idea di un gruppo di ricercatori pugliesi per proteggere le fragili coste del Mediterraneo dal rischio erosione. La pianta, endemica nel Mare Nostrum, ha un ruolo fondamentale nella difesa delle coste grazie alla sua opera di stabilizzazione e consolidamento dei fondali. Perché allora non pensare di coltivarla artificialmente? Per farlo la TCT srl di Brindisi, in collaborazione con Legambiente Puglia, ha avviato il progetto S.T.A.R.T. (Sviluppo di una Tecnologia Ambientale per la Ricostruzione, la Tutela delle praterie sottomarine di Posidonia e il miglioramento della sostenibilità ambientale delle operazioni su fondali), finanziato con fondi europei e regionali e i cui risultati sono stati presentati oggi a Bari. News integrale su Galileonet.it.
ENNESIMO INCIDENTE PETROLIFERO
L’ennesimo incidente petrolifero in una piattaforma offshore sta causando in queste ore non poca apprensione alle autorità carioca. La perdita di petrolio, verificatasi nel giacimento petrolifero di Frade, è infatti arrivata a 120 km dalle coste brasiliane, a largo di Rio de Janeiro, ed ha già raggiunto un’estensione di 160 chilometri quadrati. La perforazione di un pozzo sperimentale è probabilmente tra le cause della marea nera in Brasile ma la dinamica dell’incidente non è ancora molto chiara. A dirlo all’ANP, l’Agenzia Nazionale del Petrolio Brasiliana, la Chevron, proprietaria del pozzo, al lavoro in queste ore per arginare i danni. La stessa compagnia petrolifera fa sapere che ci vorranno alcuni giorni per chiudere il pozzo con una colata di cemento. Fonte: Ecoblog.
IL GAMBERETTO CHE FILA LA SETA COME I RAGNI
Naturwissenschaften, pubblica la ricerca "A novel marine silk" nella quale Katrin Kronenberger, Cedric Dicko e Fritz Vollrath, della Oxford University, rivelano un altro sorprendente aspetto della vita marina: "La scoperta di un sistema di produzione della seta in un anfipode marino".
Il gamberetto emette la secrezione filamentosa da una ghiandola, attraverso un poro vicino alla punta della zampa secretoria, proveniente da un condotto che termina in una camera a forma di fuso. "Questa camera - spiegano i ricercatori - comunica con l'esterno e può essere considerata il serbatoio per la lavorazione della seta".
Anche se si sapeva che il Crassicorophium corophiidea produceva dalle zampe una sostanza appiccicosa, nessuno pensava che si trattasse di seta simile a quella degli aracnidi.
14 NOVEMBRE
LA STRAGE DEI TONNI IN ADRIATICO FINISCE IN PARLAMENTO - articolo completo -
La strage di tonni compiuta nel mar Adriatico finisce in Parlamento. Alcuni deputati, tra i quali i pugliesi Giusi Servodio e Dario Ginefra (Pd) hanno presentato una interrogazione al Ministro delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, per bloccare questa mattanza che tra l’altro danneggia la crescita dei piccoli pescispada che nascono proprio in questi mesi, con conseguenze negative per i pescatori locali. Proprio dalla marineria di Monopoli è nata l’istanza che ha portato all’interrogazione, che riportiamo: "Premesso che circa 7 anni fa i pescatori di Monopoli hanno dimostrato che le battute di pesca del tonno alalunga praticate nei mesi di ottobre e novembre danneggiano la proliferazione dei pescispada, perché causano una strage di novellame di pescispada neonati;
I suddetti pescatori, alla presenza di rappresentanti della polizia marittima e di biologi, hanno effettuato le riprese della battuta di pesca del tonno alalunga nei citati mesi ed hanno documentato in un DVD a disposizione degli interessati, la strage di novellame di pescispada;
l’effetto "dell’autodenuncia" dei pescatori non ha prodotto fino ad ora alcun risultato apprezzabile ed utile; infatti è stata disposta la sospensione della pesca del pescespada nei mesi di ottobre e novembre, ma non quella, nei medesimi mesi, del tonno alalunga, che viene praticata con ami che, come documentato, adescano un numero inverosimile di piccoli di pescespada; la sospensione della pesca di pescespada dovrebbe, invece, essere imposta nei mesi di maggio e giugno, quando il pescespada si riproduce; è quello il periodo in cui si dovrebbe tutelare la riproduzione ed evitare di pescare le femmine gravide, con una recente tecnica "americana", che li adesca in profondità, dove si collocano in attesa del parto;
considerato che il fermo biologico imposto per il periodo di due mesi prevede una retribuzione compensativa solo per i pescherecci che pescano "a strascico" e non anche per la pesca con il palangaro o il palmito, tecnica utilizzata per la pesca del pesce spescespada;
Le esigenze di tutela del pescespada stanno orientando il legislatore verso la soluzione delle "quote" che affiderebbe ad ogni peschereccio una quota massima di pescespada pescabile; tale quota verrebbe calcolato sulla base dello "storico" pescato determinando, di fatto, una chiusura del mercato, un consolidamento di posizioni dominanti in essere con ingiustificate barriere all’ingresso per quei pescatori che nel corso degli ultimi anni non si siano dedicati alla pesca del pescespada.
Per sapere: se non ritenga urgente procedere ad una revisione del fermo biologico differenziato per specie di pesce e scaglionato in mesi diversi in relazione alle caratteristiche biologiche delle specie stesse; se non ritenga necessario coinvolgere la comunità scientifica e dedicare adeguati finanziamenti alla ricerca del settore della pesca al fine delineare un programma di ripopolamento dei pesci e di interruzioni tecniche della pesca efficace e sostenibile;
se sia sua intenzione estendere il fermo biologico a tutti i tipi di pesca e non limitarlo più solo alle tecniche di pesca definite "a strascico". Tratto da Sudestnews.
I PROFESSIONISTI DEL CAMUFFAMENTO
Per molte specie rendersi invisibili è una delle strategie più efficaci per sopravvivere e, per fare questo, molti animali sviluppano le più incredibili tecniche di camuffamento. Ma in alcuni habitat, per sfuggire agli occhi dei predatori, mimetizzarsi non basta, bisogna farlo in modo dinamico. A spiegare come sono Sarah Zylinski e Sönke Johnsen, biologi alla Duke University, autori di uno studio appena pubblicato su Current Biology.
I ricercatori hanno osservato un polpo e un calamaro (due cefalopodi) - Japetella heathi e Onychoteuthis banksii – che vivono a una profondità di 600 - 1000 metri (zona mesopelagica). Si tratta di un ambiente in cui l'intensità della luce è bassa, quasi assente sul fondale. Alcuni fattori, come l’ora del giorno, le condizioni atmosferiche e la maggiore o minore torbidità, contribuiscono a continui cambiamenti di luminosità. Le specie animali che popolano queste acque mostrano due principali strategie di mimetismo: la trasparenza e la pigmentazione scura, nera o rossa.
La prima consente agli animali più esposti alla luce di ridurre notevolmente la loro la visibilità; viceversa, una pigmentazione scura è più efficace per quelli che vivono in profondità, dove i raggi del sole non arrivano e la bioluminescenza, propria di alcuni predatori, è la principale fonte di luce. Ma il confine tra gli ambienti, in cui l’una o l’altra strategia è più conveniente, non è così rigido. La trasparenza di alcuni animali potrebbe riflettere la luce diretta emanata dai fotofori di un predatore e la pigmentazione, se esposta alla luce ambientale, potrebbe svelare la sagoma dell’animale.
I due cefalopodi studiati da Zylinski e Johnsen, però, sembrano avere la soluzione a questo tipo di inconvenienti. Gli studiosi hanno osservato che, attraverso l’espansione e la contrazione dei loro cromatofori (cellule pigmentate contenenti granuli di pigmento), entrambi sono in grado di modificare rapidamente il loro aspetto, passando dalla trasparenza alla pigmentazione, a seconda del tipo di luce alla quale sono esposti.
Gli esemplari, catturati lungo la fossa Perù - Cile e nel Mare di Cortez, sono stati studiati in condizioni di scarsa luminosità ambientale e poi sottoposti a fasci di luce diretta blu. Dalla iniziale trasparenza, rapidamente sono passati a una pigmentazione rossa scura. Fonte: GalileoNet.it.
13 NOVEMBRE
L'INVASIONE DEL PESCE DI ALLEVAMENTO. ARRIVA DA TUTTO IL MONDO E UN PO' ANCHE DALL'ITALIA
Sabato pomeriggio davanti al banco del pesce situato all’interno del supermercato si trova di tutto: branzini, salmoni, pesce spada, pesce azzurro, frutti di mare e gamberoni provenienti dal nord Africa. Osservando la provenienza sull’etichetta, si scopre che il pesce catturato nel mar Mediterraneo è davvero poco. Sul banco prevalgono sgombri, alici, sarde e qualche triglia, poi ci sono filetti di rana pescatrice e scorfani provenienti dall’oceano Atlantico.
"Il mercato ittico è sempre più globalizzato - spiega Valentina Tepedino veterinaria e direttore di Eurofishmarket - per questo la normativa europea qualche anno fa ha introdotto nuove indicazioni sull'etichetta con precisi riferimenti alla tracciabilità. Per rendersi conto basta dire che il pesce catturato alle Maldive arriva a Milano in aereo dopo 24-48 ore in ottime condizioni. Tutto ciò è possibile grazie all’organizzazione, al buon collegamento con gli aeroporti e a sistemi di confezionamento in grado di mantenere la temperatura a tra 0 e 4°C".
Osservando con attenzione i cartellini si nota che la maggior parte del pescato è di allevamento. In primo piano troviamo branzini e orate cresciute in Grecia, vendute a un prezzo variabile da 10 a 11€/Kg, con riduzioni del 20-30% nel corso delle numerose offerte speciali che si susseguono durante l’anno. Il listino così basso è favorito dai minori costi di gestione e dagli incentivi devoluti dal governo greco alle imprese del settore. A fianco troviamo gli stessi pesci allevati in Italia che costano il 50% di più provenienti da filiere certificate come quelle delle catene di supermercati Coop ed Esselunga che, attraverso capitolati, garantiscono una crescita lenta, simile a quelle dei pesci catturati in mare, un’alimentazione bilanciata e un ridotto affollamento delle vasche. La differenza si nota anche a tavola perchè la carne è meno grassa e il sapore risulta più delicato. Chi però non ha problemi di budget sceglie le orate e i branzini catturati nel Mare del Nord che, quando sono disponibili, si vendono a 25,00 €/kg.
Un altro pesce sempre presente è il salmone allevato in Norvegia, dove cresce in vasche posizionate nei fiordi. Dopo la cattura i salmoni vengono lavorati e arrivano sui banchi del supermercato dopo 3-4 giorni. Il prezzo è buono (15-17 €/kg) ma anche il tenore di grasso risulta elevato, soprattutto quando il prodotto non è di filiera controllata. Nell’elenco dei pesci allevati esposti troviamo il rombo, importato dalla Francia e dal Portogallo, l’ombrina allevata in Italia e in Spagna, la sogliola atlantica proveniente dalla Spagna e dal Portogallo. Le ultime novità riguardano specie come dentice, pagro e persino il pagello cresciuti in allevamenti situati in Turchia. Tra i pesci di acqua dolce ricordiamo la trota iridea, il persico spigola e lo storione oltre al pangasio che arriva dal Vietnam. Fonte: IlFattoAlimentare a cura di Roberto La Pira.
LE PROPOSTE DELL'ICCAT PER LA SALVAGUARDIA DEL TONNO ROSSO
Dall'11 e fino al 19 novembre, si terrà ad Istanbul, in Turchia, il Regular Meeting of the International Commission for the Conservation of Atlantic Tunas e l'Unione Europea punta ad un accordo con le altre Parti contraenti "sulle misure di gestione e di controllo da adottare per la protezione sostenibile dei tonni e delle specie affini nell'Atlantico e nel Mediterraneo - si legge in un comunicato della Commissione Europea - Tali misure saranno basate sul parere scientifico pubblicato lo scorso 17 ottobre 2011 e comprenderanno la fissazione del Totale Ammissibile di Cattura (Tac) nei casi raccomandati dal Comitato Scientifico dell'Iccat, ad esempio per il tonno obeso e il tonno alalunga dell'Atlantico del Nord e del Sud".
Inoltre la Commissione UE ha annunciato che presenterà "Proposte ambiziose per la conservazione del pesce spada del Mediterraneo nonché del tonno e degli squali, conformemente alle raccomandazioni del Comitato Scientifico. L'UE promuoverà altresì misure intese a limitare la cattura accidentale di uccelli marini".
L'obiettivo dell'Iccat, le cui scelte sono di solito molto criticate da ambientalisti e scienziati, dovrebbe essere quello di mantenere gli stock di tonni e di specie affini nell'Oceano atlantico e nel Mediterraneo a livelli sostenibili. L'UE è membro di pieno diritto dell'Iccat, all'interno della quale svolge un ruolo di primo piano.
Per il 2012 il Tac del tonno rosso è stato fissato a 12.900 tonnellate e secondo l'UE "Dovrebbe mantenersi a questo livello dato che da allora non sono stati pubblicati altri pareri". La Commissione assicura che ad Istanbul "Presterà la massima attenzione a verificare che tutte le parti contraenti rispettino le vigenti norme di conservazione e di applicazione, segnatamente per quanto riguarda il tonno rosso e il tonno tropicale, onde garantire parità di condizioni a tutte le parti e potenziare l'efficacia delle misure". Testo integrale su GreenReport.it.
CINA: PINNE DI SQUALO VERSO IL BANDO DAI MENU' MATRIMONIALI
In Cina, grazie all’impegno di alcuni gruppi ambientalisti tra cui la Bloom Association, la zuppa di pinne di squalo potrebbe gradualmente sparire dai menu dei matrimoni. Certo, ci sono ancora molte resistenze da vincere, in particolare da parte degli anziani che considerano un’usanza importante dell’identità cinese consumare questo piatto, ma gli sconti che hotel e ristoranti propongono alle coppie che rinunciano alla zuppa costituiscono certamente un buon incentivo.
Hong Kong gestisce l’80% del mercato delle pinne di squalo, le importa da oltre cento Paesi. Ammetto che non ne ero a conoscenza e la cosa mi ha stupito molto: il principale fornitore è la Spagna.
Le pinne pescate con la barbara pratica del finning vengono trattate con ammoniaca e non è facile individuare la specie cui appartengono o la provenienza. Le analisi del DNA hanno però rivelato che il 40% delle importazioni proviene da ben 14 specie diverse, tutte presenti nella categoria delle specie minacciate di estinzione nella lista rossa dell’IUCN. Fonte: EcoBlog.
11 NOVEMBRE
LA NUOVA CARTA ITTICA DELLA PROVINCIA DI FIRENZE
Sono stati presentati oggi nel corso del convegno scientifico "Le interazioni tra cambiamento climatico e specie invasive: rischi e opportunità", tenuto al Museo di Storia Naturale ed organizzato dall'Università di Firenze, i risultati dell'indagine avviata dall'Assessorato provinciale alla Pesca sui corsi d'acqua fiorentini.
"La nuova Carta Ittica realizzata dalla provincia di Firenze, ci offre una fotografia esatta dello stato di conservazione dell'ittiofauna nel territorio fiorentino - ha dichiarato Laura Cantini, vice presidente della provincia e assessore alla Pesca - Un risultato importante, con un livello di dettaglio che non ha precedenti, ottenuto grazie ad una rete di monitoraggio di ben 120 stazioni e alla collaborazione dell'Università degli Studi di Bologna".
I risultati dello studio che sarà oggetto di pubblicazione da parte dell'amministrazione provinciale nel corso del 2012, sono stati sintetizzati da Andrea Lenuzza, dell'ufficio pesca. "Lo studio ha evidenziato che i massimi livelli di xenodiversità ittica sono stati rinvenuti nelle acque correnti del bacino dell'Arno, dove a fronte di 10 specie ittiche autoctone sono presenti almeno 6 forme padano - venete e 14 specie alloctone. Meno preoccupante lo stato delle acque correnti del versante adriatico dove è stata rinvenuta un'unica specie transfaunata (di origine tosco - laziale/italico peninsulare) e non sono risultate presenti specie alloctone".
Durante il convegno, incentrato sulle problematiche delle specie aliene, sono anche stati presentati i risultati della prima campagna di controllo del siluro e pesce gatto punteggiato, realizzato dalla provincia in collaborazione con Arci Pesca e Museo di Storia Naturale, nel corso della quale sono stati prelevati dall'Arno fiorentino circa 140 esemplari delle due specie. Gli esemplari, catturati con reti ed elettrostorditore, sono stati traslocati in appositi bacini di stoccaggio ed isolati dal reticolo idrico superficiale. E' questa la procedura prevista dal Piano di controllo del siluro (Silurus glanis) e del pesce gatto punteggiato (Ictalurus punctatus) nell'Arno fiorentino, attuato dalla provincia nel 2011 per ridurre la densità delle due specie ittiche alloctone e i conseguenti impatti sulla restante componente ittica. Fonte: GreenReport.it.
09 NOVEMBRE
ITALIA E LIBIA: ACCORDI RISERVATI SUL PRELIEVO (ILLEGALE) DI TONNO ROSSO
Chi comanda in Libia? E chi tiene, soprattutto in questo periodo, sotto controllo i pescatori libici? Ovviamente nessuno ed in questi mesi di caos generale, i media internazionali hanno più volte documentato il ricorrente uso di dinamite da parte delle marinerie libiche.
Poi c’è il problema del tonno rosso. Per via della no-fly zone, imposta a seguito dei movimenti bellicci, gli osservatori internazionali incaricati di vigilare sul corretto prelievo dei quantitativi fissati per la marinerie EU, sono rimasti a casa.
Chi invece è andato in mare, sono proprio i pescatori, con forti sospetti per quelli francesi, maltesi e italiani. I tracciati radar hanno rilevato un intenso via vai di motopesca verosimilmente dediti al prelievo di tonno rosso. Le marinarie libiche, peraltro, collaborano attivamente con quelle dei paesi EU. Quando Sea Shepherd l’anno scorso andò a liberare 800 tonni rimasti intrappolati in una grande rete di circuizione, trattavasi proprio di una collaborazione in atto tra le due marinerie.
Ora il Commissario Europeo, Maria Damanaki, in vista della prossima riunione dell’ICCAT (l’organismo internazionale che dovrebbe occuparsi della salvaguardia dei tonni), che si inaugurerà venerdì prossimo in Turchia, punta il dito contro L’Italia. Secondo il Commissario Europeo, che non ha voluto dichiarare altro sull’esistenza di una investigazione che riguarderebbe il nostro paese, le autorità italiane stanno mettendo in atto più occasioni di accordi con i libici. Oggetto delle ipotesi di partnership, sarebbe proprio il tonno rosso. Accordi, sempre secondo il Commissario Damanaki, che non sono consentiti dai regolamenti UE. Fonte: GeaPress.
LA UE HA ESTESO LA PROTEZIONE ALLO SQUALO SMERIGLIO
L’Unione Europea ha ufficialmente esteso le misure per la protezione dello squalo smeriglio. La UE ha riconosciuto che i precedenti livelli di protezione erano insufficienti perché non venivano applicati in tutte le acque europee.
Con la Regolamentazione emendata, la pesca dello smeriglio è adesso vietata in tutte le acque europee, compreso il Mediterraneo e per tutte le imbarcazioni europee che pescano in acque internazionali. Inoltre gli smerigli catturati accidentalmente devono adesso essere immediatamente rilasciati.
Il Dr. Allison Perry, ricercatore per Oceana Europe, ha dichiarato: "La protezione dello smeriglio da parte della Unione Europea rappresenta un importante passo per la tutela di questa specie. Tuttavia, a causa della sua natura altamente migratoria, se lo smeriglio deve riprendersi, simili misure devono essere adottate a livello internazionale".
Le istituzioni che giocano un ruolo chiave per la tutela internazionale dello smeriglio, sono la International Commission for the Conservation of Atlantic Tunas (ICCAT) e la Barcelona Convention. Sia ICCAT che la Barcelona Convention terranno degli incontri nel novembre 2011, che daranno opportunità critiche per il futuro di questa specie nell’Oceano Atlantico e nel Mediterraneo.
Una valutazione dello stock di smeriglio realizzato nel 2009, congiuntamente da ricercatori della ICCAT e dallo International Council for the Exploration of the Sea (ICES), ha concluso che non devono essere autorizzati lo sbarco e la pesca mirata di questi squali e che anche senza pesca, la popolazione di smeriglio dell’Atlantico nord orientale richiederà fino a 34 anni per ristabilirsi. Fonte: APR.
CAMPAGNA CHE PESCI PIGLIARE?
Riceviamo e volentieri pubblichiamo le informazioni sulla campagna Che Pesci Pigliare. Si tratta di una campagna condotta dalla Commissione Europea, al fine di porre rimedio al costante calo del numero di pesci negli mari europei. È un'azione svolta a livello di Unione Europea che sarà presentata online, alla televisione e sulla stampa. Un aspetto fondamentale della campagna è quello di incoraggiare i consumatori ad agire personalmente per sostenere i mari europei scegliendo specie ittiche sostenibili. Possono farlo anche leggendo le etichette, informandosi su quando e dove il pesce è stato pescato e se proviene da una fonte sostenibile. Per conseguire l'obiettivo di riportare la vita nei mari, occorre ricordare ai consumatori il problema dell'esaurimento degli stock ittici e dare loro informazioni su come possono agire sin da ora e usare il loro potere d'acquisto per ridurre la pressione esercitata su specie eccessivamente sfruttate. Infatti, poiché l'88% degli europei dichiara di voler mangiare pesce proveniente da una fonte sostenibile, questa campagna sta rispondendo al desiderio dei cittadini di scegliere le giuste varietà in modo da mantenere in salute i nostri mari. Fonte: ADUC. Qui la guida Come Scegli il Pesce Giusto? - Qui il video Una Nuova Visione per i Mari Europei.
08 NOVEMBRE
LA GUERRA DELLO SGOMBRO
La pesca del pesce pelagico ha bisogno di regole che tutti devono rispettare per la tutela della risorsa ittica. In particolare gli Stati devono rispettare le quote di pesca assegnate al fine di poter gestire in maniera sostenibile l’attività di pesca.
I protagonisti di questa "guerra" per l’assegnazione delle quote di pesca per lo sgombro Atlantic mackerel nella area dell’Atlantico Nord Orientale, sono l’Unione Europea, la Norvegia, l’Islanda e le Isole Fær Øer. Negli ultimi due anni l’Islanda e le Isole Fær Øer, hanno unilateralmente deciso di superare la quota assegnata. In particolare nel 2011 il mondo scientifico aveva proposto una quota (TAC: Total Allowable Catch) pari a 640.000 tonnellate che è stata superata di circa un terzo. Se si continuerà a pescare con i livelli attuali gli stock saranno in grave pericolo dal 2014. Fonte: Eurofishmarket.
PROTEINA FLUORESCENTE ISOLATA DAI PESCI: SARANNO USATE PER ISOLARE STAMINALI CARDIACHE
Ricercatori della Monash University, in Australia, hanno sviluppato un metodo per isolare le staminali cardiache a partire da cellule embrionali, per riprodurre in laboratorio modelli di malattie contro le quali sperimentare nuovi farmaci.
Lo studio è pubblicato su Nature Methods e si basa sull’applicazione di una proteina fluorescente, ricavata dai pesci, che consente di illuminare di verde solo le cellule interessanti per le ricerche senza ricorrere a complicate tecniche di tracciamento genetico. Fonte: Liquidaea.
ZOONOSI VIRALI DA MOLLUSCHI
Si terrà a Parigi un incontro per fare il punto della situazione sulle zoonosi virali da consumo di molluschi. I virus a trasmissione alimentare rappresentano la seconda causa principale di focolai di origine alimentare nell’Unione europea dopo la Salmonella. Nel luglio del 2011 l’EFSA ha pubblicato un’analisi relativa alle conoscenze scientifiche più recenti su questi virus, che fornisce consigli su eventuali misure per controllare e prevenirne la diffusione nell’UE. Fonte: Eurofishmarket.
07 NOVEMBRE
DOLPHIN TALE: LA VERA STORIA DI WINTER
Quanto c'è di vero nella storia del delfino che ha perso la coda raccontata nel film Dolphin Tale, campione di incassi in Usa? Lo rivela questa intervista esclusiva a uno dei salvatori di Winter.
Dolphin Tale narra la toccante storia di una giovane femmina di delfino di nome Winter che perde la coda e riesce a sopravvivere grazie a una protesi caudale. È tratto da una storia vera - Winter nel film interpreta se stessa - ma alcune parti del film sono state inventate per rendere la visione del film più adatta ai giovani. Cosa c'è di vero allora? Erin Durkin di National Geographic lo ha chiesto a uno dei salvatori (quelli veri) di Winter: Teresa Mazza dell'Hubbs-Seaworld Research Institute di Melbourne Beach, in Florida. Testo integrale dell'intervista.
ALLUVIONE GENOVA: TRA DISINFORMAZIONE, ALLA RICERCA DEI COLPEVOLI
Di cosa ci lamentiamo? Di un territorio che rigurgita le nostre miserie? by sheldon nuke
Purtroppo, come sempre accade, tragedie come quella di Genova e delle Cinque Terre sono state ampliamente strumentalizzate e politicizzate, sia dalle numerose trasmissioni televisive, radiofoniche e dagli stessi cittadini. La contestazione al sindaco di Genova, messa in piedi ieri da un gruppo di cittadini, era più che altro una mal organizzata protesta nei confronti di una parte politica che, senza dubbio ha delle responsabilità, ma decisamente fuori luogo, in un momento in cui è necessaria coesione politica, sociale ed umana.
Ma veniamo al dunque. Una trasmissione radiofonica di questa mattina (indignato Speciale) ha accusato gli ambientalisti di inettitudine, poiché l'eccesso di protezione impedisce qualsiasi intervento sull'alveo e qualsiasi operazione di pulizia non autorizzata, pena salate multe a chi interviene senza esplicita autorizzazione. Le accuse di questo tipo, superficiali e senza alcun fondamento scientifico, sono sempre più spesso tirate in ballo anche da tecnici e ingegneri idraulici e non solo da quella parte di popolazione giustamente priva delle necessarie risorse culturali che permetterebbero, invece, di avere una visione più ampia e articolata delle problematiche ambientali e idrogeologiche, che affliggono l'intera penisola italiana.
Sono pochi, invece, coloro che non si accorgono che case, strutture e argini, edificati direttamente dentro l'alveo di torrenti di modeste dimensioni che, però, si mostrano altamente pericolosi in casi di piogge neanche eccezionali. I torrenti di Genova non erano pieni di sedimenti e immondizia, come confermano molti colleghi geologi e, sicuramente, un albero morto dislocato nell'alveo, non è un problema se paragonato alle opere di arginatura, rettificazione e parziale chiusura (fiume tombato) che interessano pressoché l'intero sistema fluviale Ligure.
Purtroppo Genova è urbanisticamente compromessa da tanto tempo e per salvarsi dovrebbe in primo luogo affidarsi a geologi e ingegneri specializzati in interventi di riqualificazione fluviale, dovrebbe procedere con l'abbattimento di tutte o parte di quelle strutture realizzate in prossimità dei corsi d'acqua (sino ad ora sono stati abbattutti quattro edifici, per un totale di spesa di sei milioni di euro), dovrebbe rivalutare il progetto di riportare alla luce l'intero corso del Bisagno, sino alla foce, senza tuttavia scomodare faraonici progetti come quelli dell'architetto Spalla. Anche il canale scolmatore, secondo molti, dal costo di oltre 300 milioni di euro, non risolverebbe il problema. Con gli stessi soldi, anzi molto meno, si potrebbero facilmente rinaturalizzare i corsi d'acqua dell'intera provincia genovese.
Il primo intervento preventivo, che potrebbe essere facilmente realizzato è il rimboschimeto a monte, l'acqua piena di fango e detriti non sarebbe tale se non avesse eroso argini spogli del naturale manto vegetale. La vegetazione rallenta notevolemtne l'erosione con conseguente e significativa riduzione del sedimento fangoso. LEGGI TUTTO.
05 NOVEMBRE
ALLUVIONE GENOVA: STATO DI ALLERTA SINO A DOMENICA - CONSIDERAZIONI
Sono molti gli interventi che vorremmo pubblicare, ma siamo costretti per forza di cose a fare delle scelte. Le polemiche, come sempre avviene, si sovrappongono a quelle non sopite di qualche giorno fa. La rabbia è tanta, ma c'è ancora moto da fare per raggiungere una maturità politica che da troppo tempo è inchiodata su posizioni incompatibili con qualsiasi intervento di pevenzione.
Spiega Andrea Agapito, Responsabile Acque del WWF Italia "Queste tragedie sono e saranno sempre più frequenti. In città, a Genova, i corsi d’acqua sono stati cementificati, canalizzati e 'tombati', cioè coperti, nascosti. Tra i punti più critici c’è il Ferreggiano che è stato deviato artificialmente nel torrente Sturla dove, tra le altre cose, i piloni che sorreggono la Facoltà universitaria di Farmacia si trovano nel bel mezzo dell’alveo. Recentemente è stata rifatta la copertura del torrente Bisagno nella speranza di far passare l’onda di massima piena: peccato che l’intervento sia insufficiente anche a causa della cementificazione ed impermeabilizzazione dei quartieri più a monte".
"I fiumi in genere e in particolare quelli liguri – prosegue Agapito – non sono più gli stessi da parecchi decenni. Si è costruito a ridosso e dentro gli alvei. Alla foce del Magra, i centri abitati di Bocca di Magra e Fiumaretta che si affacciano al fiume, l’uno di fronte all’altro, hanno occupato l’occupabile. Ad Aulla, devastata dal fango pochi giorni fa, nel 1959 veniva costruito un argine a ridosso del fiume, consentendo, in questi ultimi 50 anni, di edificare ovunque praticamente fin dentro il fiume. L’argine, sinonimo di sicurezza, ha falsamente tranquillizzato tutti, facendo dimenticare che si stava costruendo dentro il Magra. In alcuni tratti del Vara, l’altro fiume 'impazzito' il 25 ottobre, nel 1857 l’alveo attivo era largo 820 metri, nel 1954 si era ridotto a 370 e oggi è circa 140 metri".
È vero – prosegue la nota dell’associazione – che in Liguria e Toscana il 25 ottobre è piovuto molto e molto sta piovendo ora su Genova e provincia, più della norma, ma è altrettanto vero che si tratta, purtroppo, di una tendenza in atto da almeno vent’anni, come testimonia un’indagine conoscitiva del Senato nel 2005 nella quale si sosteneva che ‘negli ultimi 10-15 anni vi è stato un aumento degli episodi di precipitazione a carattere intenso, ma di breve durata, mentre in precedenza esisteva una prevalenza di episodi a bassa intensità ma prolungati nel tempo".
Leggendo blog, interventi e forum, emergono in molti casi, due differenti schieramenti: chi parla ancora di dragaggio, pulizia, rettificazione dei corsi d'acqua, non rendendosi conto che in questo modo, come del resto dimostrano eventi recenti e meno recenti, si velocizza la massa d'acqua rendendola maggiormente distruttiva (senza considerare che la dinamica del fiume renderà vana ogni opera di escavazione alla prima piena della stagione, colmando ogni opera e rendendo inutili i soldi spesi) e chi, invece, opta per interventi moderni, basati sulla riqualificazione fluviale e sul rispetTo dell'ambiente naturale.
Certo che il percorso è lungo. Emerge rammarico, per esempio, dalla voce di Luca Corso, assessore al Comune di Genova: "Purtroppo era stato detto, ma la gente ha invaso lo stesso la città con le proprie auto". Emerge rammarico anche dalle scritture di molti internauti. Ecco un commento tra i tanti preso da un noto blog: "Comincio a rassegnarmi se lottiamo con una catena di imbecilli incapaci anche ( presidente regione - sindaco - giunta - prefetto - protezione civile - meteopatici e fatiscenti commissioni regionali-provinciali e....) della loro sicurezza".
04 NOVEMBRE
ALLUVIONE GENOVA: SETTE LE VITTIME ACCERTATE - NUMERO VERDE 800 177797
Sono purtroppo salite a sette le vittime dell'alluvione di Genova. Cinque salme sono state recuperate nella zona di via Fereggiano, tra i quartieri di Marassi e Quezzi, e sono state trasferite alle camere mortuarie dell’ospedale San Martino. Una sesta salma è stata trasferita alle camere mortuarie dell’ospedale pediatrico Gaslini. Non si hanno notizie sulla settima vittima da poco recuperata.
Marta Vincenzi, sindaco della città afferma "era assolutamente imprevedibile in questa forma". Da anni ormai Genova è regolarmente inondata, per cui affermazioni del genere non possono far altro che aumentare rabbia e malcontento. Fonti varie.
ALLUVIONE GENOVA: SALE IL NUMERO DELLE VITTIME - NUMERO VERDE 800 177797
In due istituti scolastici di Genova (Giovanni XXIII e Parini-Merello), a causa del maltempo alcuni ragazzi sono rimasti bloccati all’interno e spostati ai piani alti, per motivi di sicurezza. Lo comunica il Comune di Genova.
Intanto salgono a sei le vittime accertate: il vicecomandante dei vigili delfuoco di Genova, ingegner Emanuele Gissi, ha riferito che in via Fereggiano sono stati recuperati cinque corpi, quattro adulti e un bambino "Stiamo cercando di recuperare il sesto, quello di un altro bambino" ha dichiarato all’Ansa.
Attesa ondata di piena sul Chiaravagna. La Regione Liguria prevede un’ondata di piena sul Chiaravagna tra le 17.00 e le 17.30. Fonti varie.
ALLUVIONE GENOVA: OLTRE 500 MM DI PIOGGIA: 4 MORTI, 2 DISPERSI E TRE FERITI GRAVI - NUMERO VERDE 800 17779
Nubifragio di proporzioni enormi a Genova: all’altezza di piazzale Adriatico, è esondato il torrente Bisagno, causando seri danni al cantiere di via Brigate partigiane. Simile il discorso per i torrenti Sturla e Ferreggiano, che è uscito dagli argini, con via Monticelli completamente sott’acqua e con le auto trascinate via dalla forza della corrente. Allagate, inoltre, la zona della questura e il quartiere Foce, mentre sono inagibili corso Torino, i quartieri San Fruttoso e San Martino e corso Sardegna, dove sono state chiuse le scuole delle suore di Sant’Agata (i bambini sono stati portati all’ultimo piano).
Si teme una seconda piena del Bisagno entro le 16.30.
Drammatiche le testimonianze dei soccoritori e dei testimoni: Rosario Gioia, 38 anni, operaio disoccupato di Genova, è un eroe mancato: in via Fereggiano ha visto una donna e due bambini scomparire nella piena. Lui si è gettato nel fango, è riuscito ad afferrare il bimbo di un anno. Ma quando lo ha estratto dal fango, il bimbo era già morto. È stato lui stesso a raccontarlo all’Ansa.
Moltissime le persone che non riescono a contattare la protezione civile. Fonti varie.
ELEVATO RISCHIO DI ALLUVIONE SUL PIEMONTE E SUL PONENTE LIGURE - NUMERO VERDE 800 17779
Entriamo nel vivo di un serio peggioramento autunnale, a poco più di una settimana dall’alluvione che ha disastrato i territori dello spezzino e della Lunigiana. Purtroppo, almeno per le prossime 72 ore, gli scenari meteorologici previsti dai modelli fisico-matematici inquadrano una situazione che, ora dopo ora, potrebbe acquistare un livello di criticità sempre più elevato e sfociare in un evento alluvionale. La persistenza di abbondanti precipitazioni, a causa del fenomeno dello stau sulle Alpi Occidentali e sull’Appennino ligure, riverserà infatti sulla pianura piemontese e sulla costa tra Savona e Ventimiglia un ingente quantitativo di pioggia che potrebbe creare dei problemi per quanto riguarda il regolare deflusso delle acque su fiumi e torrenti della zona.
Si invita alla massima vigilanza ed a prestare attenzione ai comunicati della Protezione Civile! Testo integrale su Meteorologica.it.
NITRATI: DEROGA A EMILIA ROMAGNA, LOMBARDIA, PIEMONTE E VENETO
In Emilia Romagna, Lombardia, Piemonte e Veneto potrà essere utilizzato l'azoto per l'allevamento, ovviamente in ridotti quantitativi. L'UE ha concesso alcune settimane fa all'Italia la deroga alla direttiva sulla protezione delle acque dall'inquinamento, provocato dai nitrati provenienti da fonti agricole.
La deroga richiesta riguarda l'intenzione dell'Italia di consentire, nelle regioni Emilia Romagna, Lombardia, Piemonte e Veneto, l'applicazione fino a 250 kg di azoto per ettaro per anno, da effluenti bovini e da effluenti suini trattati in aziende agricole con almeno il 70 % di colture con stagioni di crescita prolungate e con grado elevato di assorbimento di azoto.
Si stima che in tali regioni vi siano circa 10.313 allevamenti di bovini e 1.241 allevamenti di suini potenziali beneficiari della deroga, corrispondenti rispettivamente al 15.9 % e 9.7 % degli allevamenti complessivi di bovini e suini nelle stesse regioni, al 10.7 % della superficie agricola utilizzata, al 29.1 % dei bovini da latte e al 49.3 % dei suini nelle medesime regioni. News integrale su GreenReport.it.
03 NOVEMBRE
AIUTIAMO LE ORCHE DEL SEAWORLD DI ORLANDO
L'associazione PETA smaschera ancora una volta il gruppo SeaWorld di San Diego; le immagini aeree mostrano una delle 3 orche detenute presso la struttura di Orlando. Nel cerchio rosso è evidenziata l'orca Tilikum che, come le altre, è stata catturata in giovane età. La detenzione in spazi angusti è terribile per questi splendidi cetacei, che in natura coprono distanze di oltre 100 miglia al giorno. Per contribuire con PETA basta scrivere al The Blackstone Group, attraverso il portale dell'associazione; per ulteriori informazioni e per leggere il testo completo cliccare qui.
Sopra, nel cerchietto rosso, l'orca Tilikum.
LO START UP DELLA BAIA DI SOVERATO
Si è tenuto il 29 ottobre scorso, presso la sala dell'Acquario Comunale di Soverato, il primo incontro per individuare esigenze, finalità e strategie legate alla salvaguardia e allo sviluppo del Parco Marino nel rispetto di quanto stabilito dalla L.R. 14 luglio 2003 n. 10 "Norme in materia di Aree Protette".
Istituita con L.R. Del 21 Aprile del 2008, la Baia di Soverato rappresenta uno dei pochi tratti di costa italiani in cui è abitualmente rilevata la presenza di ben due specie di cavallucci marini: Hippocampus hippocampus e Hippocampus guttulatus.
Alla riunione, presieduta dal neo eletto Presidente Salvatore Mazzotta, hanno partecipato il Direttore F.F. Silvano Chiaravalloti, Stefania Giglio, esperta in Biologia Marina, Andrea Abramo, Presidente dei Giovani Imprenditori di Confindustria della Provincia di Catanzaro, Camillo Viscomi e Nicola Mari rispettivamente Presidente e Vicepresidente di Calabriapnea, Paolo Palladino, Presidente di Thalassoma Diving Center, Oreste Montebello e Francesco Lo Giudice, istruttori di Almost Blu Diving Center, Danilo Silipo e Tringali Rosario di A.S.D. Amici dell'Ippocampo, Antonio Lombardo responsabile web, Antonella Grasso Ufficio Stampa ed Eventi.
La prima sfida del neo Presidente del Parco Marino, rappresentata dalla volontà di individuare persone collaborative ed ottimiste che potessero fare sistema, è stata ampiamente superata. Il fil rouge che ha accomunato le persone riunite è essenzialmente l'amore per il mare che ognuno ha tradotto, secondo le proprie competenze, in spunti progettuali.
La descrizione dettagliata dell'area in questione, dal punto di vista scientifico biologico e ambientale fornita dalla dott.ssa Giglio, da Paolo Palladino, autore fra l'altro del libro "Soverato e la baia dell'ippocampo" e dai subacquei profondisti presenti, ha permesso di individuare una serie di interventi prioritari per il mantenimento dell'eco sistema favorevole alla vita ed alla riproduzione dei cavallucci marini in via di estinzione.
Pulizia dei fondali, quindi, delimitazione dell'area protetta e monitoraggio costante. Preservare l'ambiente marino significa anche, secondo Andrea Abramo, un'ottima opportunità per lo sviluppo del territorio, del turismo e delle aziende che operano nel settore.
La programmazione si è conclusa con la relazione di Antonio Lombardo relativamente alla costruzione del web site e con l'individuazione, da parte di Antonella Grasso, di strategie di comunicazione mirate e di progetti di educazione ambientale rivolti alle scuole di prossima attuazione. Fonte: CorriereInformazione.it.
FERMO PESCA PESCHERECCI DI SAN REMO
Dal 1° novembre è iniziato il fermo pesca per i quattro pescherecci sanremesi che hanno esercitato la pesca del gambero di profondità, mentre altri sei hanno ripreso il mare dopo un mese di fermo, ad ottobre. La possibilità di deroga per la pesca dei gamberi di profondità al periodo di interruzione temporanea obbligatoria delle attività di pesca a strascico, è stata concessa a partire dal 2006, grazie all’impegno e alla caparbietà del Presidente Nazionale di Legacoop Lega Pesca, Ettore Ianì.
Per il primo anno però le barche a strascico sanremesi hanno attuato una diversa strategia e, non tutte le imbarcazioni si sono avvalse della deroga, come invece è sempre accaduto dal 2006. L’attuale campagna di pesca e i dati parziali del 2011 sulle catture dei gamberi rossi hanno evidenziato un calo significativo del fatturato, tale da indurre gli imprenditori ittici sanremesi a sedersi ad un tavolo per valutare insieme la strada da intraprendere.
All’unanimità i dieci Comandanti dei pescherecci hanno deciso di dare un inedito esempio di autogestione responsabile finalizzato alla raccolta di dati statistici sulle catture anche per il 2011. Afferma Volpe Calogero, presidente della Gambero Rosso Soc. coop.: "Il Regolamento CE 1957/2006 prevede la possibilità che siano attivati piani di gestione regionali per lo sfruttamento sostenibile delle risorse della pesca. È dal 2006 che raccogliamo dati sulle catture; non avvalerci per il primo anno della deroga alla pesca del gambero con conseguente mancanza di dati ci è parso un errore, soprattutto al fine di un'implementazione di un futuro piano regionale. Dopo attente valutazioni sulle caratteristiche tecniche quattro pescherecci hanno deciso di continuare l’attività effettuando la deroga così da permettere un raffronto dei dati sulle catture per i due differenti periodi del 2011".
Continua Di Gerlando Alfonso, Comandante della m.b. PATRIZIA: "Scriveremo una nota alla Regione Liguria sia per informare il Governatore della mancata pesca del gambero rosso sia per far conoscere le nostre scelte gestionali". Gli fa eco Sinisi Giorgio: "Non vogliamo sussidi ma chiediamo con forza alla Regione l’attivazione di un tavolo regionale propedeutico alla redazione di un piano di gestione locale e all’Associazione la disponibilità di una struttura tecnico scientifica che ci supporti tramite la raccolta, il monitoraggio e l’elaborazione dei dati raccolti". Fonte: LegaPesca.
PORTACONTAINER RENA: QUASI COMPLETATO LO SVUOTAMENTO
Prosegue l'emergenza sulle coste neozelandesi nella zona di Tauranga, nel nord del Paese, dove lo scorso 5 ottobre si è incagliata la portacontainer Ren. La situazione della nave peggiora di giorno in giorno e i soccorsi si preparano al peggio, per una nuova tempesta prevista in arrivo per oggi. La Rena è prossima a spezzarsi in due tronconi.
La portacontainer è stata comunque svuotata quasi completamente del suo combustibile e i suoi serbatoi non dovrebbero contenerne più di 300 tonnellate, contro le 1.673 al momento del sinistro.
LA CURA DI BELLEZZA DELLE ORCHE
Diecimila chilometri per un trattamento di 'bellezza'. A tanto sarebbero disposte le orche che sono state monitorate per due anni dai ricercatori del National Marine Fisheries Service (NOAA) degli Stati Uniti.
Secondo la loro ricerca pubblicata di recente sulla rivista specializzata Biology Letters, alcune orche dotate di tag per la localizzazione satellitare, avrebbero nuotato dall'Antartide alle acque del Brasile meridionale e poi fatto dietrofront in appena 42 giorni. Il loro scopo sarebbe stato quello di sfruttare le calde acque subtropicali per liberarsi dello spesso strato giallastro, composto di alghe e diatomee, che ne rivestiva la pelle. Solo con temperature sufficientemente alte, infatti, i cetacei possono concedersi un 'trattamento' esfoliante e rigenerare la pelle senza rischiare un'eccessiva perdita di calore. La velocità e la durata degli spostamenti registrati fa escludere agli esperti che si tratti di una classica migrazione per la ricerca di cibo. Allo stesso modo escludono necessità riproduttive: un piccolo appena nato, infatti, non avrebbe potuto viaggiare così rapidamente per fare ritorno in Antartide. Fonte: Natura.
PRIME IPOTESI SULLA PROSSIMA ONDATA DI MALTEMPO
Secondo le ultime elaborazioni, le cumulate di pioggia potrebbero ancora una volta essere abbondanti, ma la distanza temporale che ci separa ancora dalla fase di probabile maltempo previsto obbliga alla prudenza, per evitare inutili e dannosi allarmismi ingiustificati che, purtroppo, pullulano già nei siti meteo presenti in rete, per la gran parte inqualificati. Possiamo affermare con un buon margine di sicurezza che l’arrivo della perturbazione sarà accompagnato da un’intensificazione dei venti di scirocco che soffieranno fino a moderati o forti sul bacino ligure del levante e che, lasciato il Nord Africa, attraverseranno il Mar Tirreno arricchendosi di parecchia umidità. L’impatto dei venti meridionali con il nostro arco appenninico determinerà il sollevamento dell’aria umida, favorendo così le precipitazioni. Volendo abbozzare una prima stima, per il momento del tutto aleatoria, è possibile che tra venerdì 4 e domenica 6 novembre, sul territorio spezzino cadano tra i 200 ed i 300 mm di pioggia in 72 ore, soprattutto sulle aree interne: si tratta di una cifra che sarà però destinata a mutare, anche in meglio, con i continui aggiornamenti che giungeranno giorno dopo giorno dai modelli di previsione. Per avere un quadro più preciso del quantitativo di pioggia che potrebbe cadere sul nostro territorio, bisognerà aspettare fino alla serata di oggi, quando, con l’evento ormai prossimo, le incertezze diminuiranno e sarà allora possibile sciogliere definitivamente la prognosi: non dimentichiamoci, infatti, che sono molti i fattori a scala regionale che incidono sulla distribuzione e sull’intensità delle precipitazioni e che, per l’imprevedibilità di questi fattori, non è possibile ad ora fornire risposte certe. Fonte: Meteorologica.
02 NOVEMBRE
USA: DEMOLITA UN'ALTRA DIGA
Prosegue, negli Stati Uniti, l'opera di demolizione che prevede l'abbattimento di migliaia di dighe che sbarranno da decenni i numerosi corsi d'acqua del paese. Questa volta a farne le spese è stata la diga del ex lago di Condit, ora completamente svuotato.
Una carica è stata fatta brillare alla base della diga e, in poco tempo, il lago si è completamente svuotato.
Con l'abbattimento delle dighe (programma messo in piedi dagli Stati Uniti e in parte dalla Francia), i corsi d'acqua riacquistano in breve tempo il loro status e nel giro di pochi anni la fauna ittica riprende a popolare zone rimaste praticamente vuote. Nel caso del fiume Condit si spera che il salmone possa tornarvi a deporre, poiché assente dal corso d'acqua da decenni.
Qui sotto il video con la storia e la demolizione della diga del lago Condit.
TUTTI I MOLLUSCHI AL LORO POSTO
Uno dei phylum di animali più diffuso e diversificato è senza dubbio quello dei molluschi (Molluca). Da oltre 500 milioni di anni, questi organismi dominano sia gli ambienti terrestri che quelli acquatici e presentano le più disparate organizzazioni corporee: alcuni gruppi, infatti, presentano una conchiglia esterna, altri sono una conchiglia interna, mentre altri ancora ne sono privi. Ma quali sono le relazioni filogenetiche tra questi gruppi così diversi tra loro?
Alla domanda ha risposto un gruppo di ricercatori sulle pagine di Nature che ha condotto il più grande ed approfondito studio filogenetico mai condotto sui molluschi. E le sorprese non mancano affatto. Grazie al sequenziamento di 216.402 loci di 1.185 geni appartenenti a 15 specie, rappresentanti i principali gruppi di molluschi, lo studio conferma la 'classica' suddivisione in due cladi principali: gli Aculifera, rappresentati dai molluschi filogeneticamente più antici, organismi privi di una vera e propria conchiglia (Solenogastri, Caudofoveati e Poliplacofori), e i Conchifera, i molluschi più noti quali Bivalvi, Gasteropodi e Cefalopodi.
Diversamente a quanto ritenuto finora, invece, il gruppo dei Monoplacofori, composto esclusivamente da specie che vivono nelle profondità marine, sembra essere il sister group dei cefalopodi. La parentela tra due questi due gruppi molto diversi tra loro è una sorpresa, anche se negli anni '70 del secolo scorso un ritrovamento fossile aveva fatto ipotizzare ad alcuni paleontologi una relazione filogenetica stretta. La mancanza di conferme, almeno fino ad oggi, aveva fatto accantonare questa ipotesi, che ora torna prepotentemente in auge.
In conclusione, la storia evolutiva dei molluschi, almeno per quanto concerne i due principali cladi, è ora meglio nota: gli Aculifera presero una via evolutiva indipendente prima dell'origine della conchiglia, un'invenzione che sembra essere avvenuta un'unica volta ma che ha garantito a tutti i suoi portatori, il gruppo monofiletico dei Conchifera, un grandissimo successo ecologico. Fonte: Pikaia a cura di Andrea Romano.
PESCA: NO AL 'GIRO DI VITE' SULLE QUOTE TONNO E PESCE SPADA
Secco no dei rappresentanti di categoria italiani, spagnoli e francesi alle proposte della Commissione Europea circa l’introduzione di nuove misure di gestione più restrittive sul pesce spada da proporre, come Unione Europea, all'assemblea Iccat - la Commissione internazionale per la conservazione dei grandi pelagici - in programma dall’11 al 19 novembre ad Istanbul, in Turchia. Lo rende noto la Federcoopesca-Confcooperative che ha preso parte con il direttore Gilberto Ferrari, a Bruxelles, ad un meeting di categoria per discutere proprio di questi temi.
L’associazione evidenzia come il dissenso si focalizzi in particolare sulla proposta di allungamento del periodo di fermo dagli attuali due a tre mesi. Non piacciono neanche le ipotesi di un sistema di quote per il Mediterraneo, così come le altre misure tecniche proposte, per di più, senza alcuna idea per fronteggiare le inevitabili conseguenze socioeconomiche. Sul tema tonno, alla luce della forte riduzione della flotta tonniera , del superamento del problema della sovracapacità, ottenuto grazie al forte impegno di UE, Stati membri, imprese ed equipaggi, ma, soprattutto, dei dati confortanti che giungono dall'Iccat sullo stato della risorsa: "abbiamo riproposto con forza - sottolinea Ferrari - la richiesta di cambiamento del periodo di pesca, peraltro già avanzata dallo stesso Rac Mediterraneo nella recente riunione di Malta. È stato chiesto, in particolare, di spostare al 1 giugno l’inizio della campagna di pesca invece che , come avviene adesso, farla partire il 16 maggio. Uno slittamento che consentirebbe di ottimizzare al meglio i pochi giorni di pesca a disposizione, anche in virtù di condizioni meteo marine più idonee alla cattura del tonno".
La Federcoopesca sottolinea come ancora una volta sia stata registrata una posizione rigida, se non addirittura di chiusura, della Commissione Europea. La parola ora passa ai 'negoziatori' del Coreper (Comitato dei rappresentanti permanenti, composto da esponenti delle rappresentanze diplomatiche presso l'Unione europea e da un alto numero di comitati e gruppi di lavoro ad esso subordinati), che nelle prossime ore dovranno definire la posizione europea da tenere tra due settimane in Turchia. Fonte: Fedrcoopesca [La notizia giunge al termine dell'intervento nell'ambito del quadro della Riforma della Politica Comune della Pesca al Fishmongers' Company a Londra, ove emerge la scarsa collaborazione dei paese terzi, Italia compresa, che ostacolano con deroghe ed ostruzionismo continui, qualsiasi intervento mirato alla sostenibilità della pesca. Noi di biologiamarina.eu invitiamo le associazioni di categoria italiane ad assumere atteggiamenti orientati maggiormente alla gestione a lungo termine delle risorse ittiche, piuttosto che continuare con vetuste posizioni poco scientifiche ed ostruzionistiche]. L'interevnto della Damanaki, dal titolo Gli stock ittici non tollerano i cattivi compromessi, è disponibile qui.
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