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Cod Art 0302 | Rev n.44 del 24 Apr 13 | Data 11 Giu 10 | Autore P. Giovanni

 

   

 

GIORNO PER GIORNO...DAL GOLFO DEL MESSICO

"Siamo ormai di fronte al più grave e drammatico disatro ambientale della storia..."

Golfo del Messico

Il delta del Mississipi il 24 Maggio. Fonte: NASA

Tutti i feed video della British Petroleum sono ora disponibili in un'unica pagina. Per visionarli, clicca qui!

Video girato dal sottomarino Alvin e intervista a Samantha Joye.

28 Giugno 2012
L'inchiesta "An Unsettling Experiment: Dispersants in the Gulf", di Sandy Aylesworth pubblicata da Sage Magazine (vedi qui sotto), parla anche delle conseguenze subite dall'ecosistema. Già nel maggio 2010 l'Huffington Post scrisse di tracce di petrolio presenti in quasi tutte le larve di granchio campionate lungo un tratto di costa di 300 miglia di costa e Susan Shaw, una tossicologa che dirige il Marine Environmental Research Institute, dice che quando i disperdenti rompono il petrolio in minuscole goccioline, queste sono in grado di permeare più facilmente le pareti cellulari degli organismi planctonici e di danneggiarli: "Il disperdente agisce come un sistema di erogazione di petrolio nell'acqua. E il petrolio contiene centinaia di composti che sono tossici per ogni organo del corpo, compresi molti agenti cancerogeni. In questo caso, il petrolio disperso è penetrato nelle pareti larvali dei granchi, distruggendole, con danni potenzialmente gravi per il loro sviluppo".
Ma i disperdenti come il Corexit 9527 e il Corexit 9500 usati nel Golfo non trasportano solo il petrolio agli organi interni, possono anche aumentare la concentrazione di sostanze più tossiche del greggio: i composti policiclici aromatici (IPA). Trasformare le masse di greggio in goccioline minute, come fanno i disperdenti, rende gli IPA più facilmente ingeribile per piccoli pesci, filtratori, e plancton. Secondo l'oceanografo Richard Camilli, gli IPA "Sono spesso associate a effetti biologici nocivi" e i campioni d'acqua dal Golfo raccolte due mesi dopo il disastro della piattaforma offshore della BP hanno rivelato che la presenza di questi composti nocivi "Può essere più abbondante in profondità". Fonte e news integrale su GreenReport.

28 Giugno 2012
Il 20 aprile 2010, la piattaforma petrolifera offshore Deepwater Horizon (qui resoconto completo) esplose ed affondò nel Golfo del Messico, producendo la più grande catastrofe ambientale della storia statunitense. Due anni dopo, l'industria petrolifera offshore in acque profonde è in pieno boom: nel 2012 dovrebbero essere realizzati 8 nuovi impianti di trivellazione, la pesca nel Golfo è stata riaperta e in molti si chiedono per cosa sia stata fatta tutta questa confusione contro i petrolieri. Negli Usa è convinzione comune che il Golfo del Messico si sia completamene ripreso dalla marea nera. Anche il The New Yorker è ottimista: "Molto è stato fatto e per questo il Golfo del Messico è in gran forma"; Lisa Di Pinto, della National Oceanic Atmospheric Administration (NOAA), conferma: "Sulla base di quello che ho visto, avrebbe potuto essere molto peggio".
Ma è davvero così? No, almeno secondo Sage Magazine, l'inchiesta "An Unsettling Experiment: Dispersants in the Gulf", nella quale Sandy Aylesworth, una ricercatrice della Yale School of Forestry & Envirnmental Studies, sottolinea: "Nonostante l'enorme valore del Golfo, sia la BP che le agenzie governative, sono state impreparate a difenderlo. Durante la fuoriuscita, l'Environmental Protection Agency (EPA) ha insistito che era essenziale tenere il greggio lontano dalle coste e dalle zone umide del Golfo, e a ragione: le zone umide del Golfo sono aree di nursey per il 98% degli animali marini che vivono nelle sue acque pelagiche".
Per disperdere il greggio (Louisiana Sweet Crude) fuoriuscito dal pozzo Macondo, la multinazionale ha utilizzato disperdenti chimici (il Coretix - miscela di acidi grassi, glicolesteri ed ossialchilati in solvente paraffinico - vedi qui ulteriori informazioni), che non hanno fatto sparire il petrolio ma lo hanno fatto precipitare, spargendolo su centinaia di km quadrati di fondali. I disperdenti chimici della Bp hanno semplicemente fatto scomparire il greggio dalla superficie portandolo in acque più profonde, spostandolo da un ecosistema all'altro. Il disperdente e il petrolio rappresentano così ancora una minaccia per la vita marina e in particolare per il plancton, alla base della rete alimentare, dai pesci fino alle balenottere azzurre......
.....Diversi scienziati e Ong ambientaliste, affermano che la scelta della Bp di usare il Corexit faccia parte dell' stretto legame della Nalco con le multinazionali petrolifere. La Nalco e la Exxon Mobil nel 1994 hanno costituito una joint venture e la leadership petrolifera, compresa la BP, è fortemente rappresentata nella Nalco. L'utilizzo dell'intera gamma del Corexit è vietato in Gran Bretagna, la patria della BP, ma l'EPA disse che se il Corexit "È nella lista e vogliono usarlo, allora sono pre-autorizzati a farlo". Ma è venuto fuori che è stato direttamente il laboratorio della Nalco a condurre i test di tossicità sul Corexit 9500A, utilizzando "fuel oil Number 2", un tipo di greggio diverso dal Louisiana Sweet Crude, il che significa c'erano zero dati scientifici sugli effetti del mix di Corexit 9500A e il greggio Louisiana Sweet Crude. E Mervin Fingas, uno dei maggiori esperti mondiali di risposta agli sversamenti petroliferi, sottolinea che "La maggior parte dei ricercatori hanno scoperto che il petrolio disperso chimicamente è più tossico del petrolio disperso fisicamente". Questo mette in forte dubbio le ottimistiche conclusioni dell'EPA. Fonte e news integrale su GreenReport.

11 Gennaio 2012
Mentre la British Petroleum, il colosso petrolifero britannico a cui sono state addossate le maggiori responsabilità del disastro nel Golfo del Messico, avvenuto nell'aprile 2010, cerca di far pagare i danni ad altre multinazionali coinvolte in qualche misura nell'incidente alla piattaforma DeepWater Horizon, una ricerca condotta dal National Oceanic and Atmospheric Adimistration (NOAA), pubblicata dalla rivista PNAS, conferma i dati forniti all'epoca, sui volumi di greggio fuoriusciti. Dalla falla creatasi in seguito all'esplosione della piattaforma, si sono sprigionate più di 11 mila tonnellate di idrocarburi al giorno (59 mila barili) per tutti i tre mesi dell'incidente. I dati del NOAA si basano sulle analisi chimiche di acqua e aria fatte nei giorni dell'incidente. "Con questo studio abbiamo usato i dati disponibili per capire meglio cosa è andato dove e perchè - ha dichiarato Thomas Ryerson - un approccio mai usato prima e che potrà essere molto utile in futuro".
Dai dati elaborati nella ricerca, spiegano i ricercatori, è emerso che gas e petrolio si sono separati subito in tre frazioni: un pennacchio sottomarino fatto di minuscole gocce soprattutto di metano e benzene, una macchia visibile in superficie con le sostanze più pesanti e appiccicose e un pennacchio aereo generato dall' evaporazione delle sostanze chimiche, contenente un mix di diversi idrocarburi.
Per la precisione, secondo la ricerca, sono fuoriuscite 11.130 tonnellate di petrolio e gas al giorno, mentre in tutti e tre i mesi la perdita totale è stata vicina ai 5 milioni di barili. Per quanto riguarda la frazione di metano rimasta sott'acqua, un altro studio condotto dalla University of California, Santa Barbara, afferma che questa sostanza ormai, non crea più problemi. Infatti è stata quasi totalmente "mangiata" dai batteri, grazie soprattutto alle correnti circolari dominanti nel Golfo che hanno fatto sì che le colonie di questi microrganismi tornassero più volte nei pressi della falla.
Intanto si continua a lottare per limitare l'impatto sull'ambiente dovuto all'incidente alla nave portacontainer Rena, avvenuto nell'ottobre 2011 a largo delle coste della Nuova Zelanda, vicino alla barriera corallina Astrolabe Reef. Il cargo dopo l'incidente, in seguito al quale sono state riversate in mare oltre un migliaio di tonnellate di carburante, che hanno causato un enorme danno ambientale alla fauna e flora locali, pochi giorni fa si è diviso in due lasciando scivolare nelle acque i 300 container che erano ancora a bordo. Questo nuovo movimento della nave sta facendo riversare in mare altro carburante, anche se le autorità neozelandesi stimano che le quantità siano molto più modeste (nell'ordine delle decine di tonnellate) rispetto a quelle già riversate nel recente passato. Fonte: GreenReport.

11 Gennaio 2012
Battaglia legale fra British Petroleum e l’americana Halliburton. I due colossi petroliferi, ritenuti i principali responsabili del terribile incidente del 2010 presso la piattaforma DeepWater Horizon, da mesi cercano di addossarsi l’un l’altro le responsabilità dell’esplosione che portò anche alla morte di 11 operai. In particolare BP, provata dalle spese dovute alla pulizia dei mari del Golfo del Messico, sta facendo il possibile per rientrare di una parte dei costi. Come? Con indennizzi dalle altre imprese coinvolte nella vicenda e, soprattutto, richiedendo presso la Corte Federale di New Orleans, un risarcimento da 20 miliardi di dollari proprio ad Halliburton. Che, secondo la compagnia britannica, avrebbe addirittura distrutto prove sulla vera causa della tragedia: la scarsa qualità del cemento fornito per costruire il pozzo Macondo.
Dopo le pesanti perdite economiche e finanziarie, legate al disastro ambientale più grave della storia statunitense, BP è sempre meno disposta a prendersi tutte le colpe e gli oneri dell’accaduto. E oltre a un minimo di immagine vuole ora recuperare, come scritto in un documento firmato dal suo legale, Don Haycraft: "i costi e le spese che le sono stati imputati per la pulizia della marea nera". Spese che ammontano finora a 14 miliardi di dollari, necessari appunto per ripulire (parzialmente) l’area e rimborsare alcune vittime della catastrofe, ma che si stima possano raggiungere i 42 miliardi.
Gli sforzi fatti in questo senso hanno già portato BP ad ottenere dei risarcimenti. L’ultimo in ordine di tempo è quello ricevuto il mese scorso dalla Cameron International, ditta americana produttrice del Blowout Preventer (BOP), dispositivo – rivelatosi difettoso già prima dell’incidente, secondo le testimonianze di alcuni operai – con il compito di mettere in sicurezza i pozzi durante la perforazione quando i fluidi del sottosuolo escono accidentalmente all’esterno. Un accordo che ha permesso alle due compagnie di dare fine ai loro contenziosi e a BP di intascare in un colpo solo 250 milioni di dollari.
Ma la svizzera Transocean, proprietaria della piattaforma e soprattutto la texana Halliburton, sono ossi ben più duri delle altre società coinvolte nelle querelle legali in corso e, sin dall’inizio, stanno cercando di tutelarsi e di rivalersi a loro volta sulle inadempienze di BP. I legali della multinazionale di Houston hanno infatti risposto alla richiesta di indennizzo attraverso un rapporto di 854 pagine, in cui non solo si ricorda come per contratto la corporation loro cliente sia esente da ogni responsabilità, ma in cui si accusano proprio i dipendenti BP, non propriamente addestrati dalla loro compagnia, di aver causato l’esplosione sulla piattaforma.
Una tesi che potrebbe essere confermata dal Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti, che proprio in questi giorni sta valutando la possibilità di incriminare alcuni ingegneri BP, presumibilmente rei di avere fornito informazioni errate agli operatori incaricati di perforare il pozzo Macondo. Non solo, anche il governo di Washington, nonostante i tentativi fatti a suo tempo per ridurre la portata dell’allarme, potrebbe sporgere querela contro la ditta petrolifera britannica già entro questi primi mesi dell’anno.
Possibilità tutt’altro che remota, dopo che a dicembre BP è stata accusata di ben cinque nuove violazioni della sicurezza e delle leggi ambientali dal Bureau of Safety and Environmental Enforcement (BSEE), l’ente facente parte del Ministero degli Interni americano che sta conducendo l’investigazione sul disastro del 20 aprile 2010. Secondo il BSEE, infatti, presso la DeepWater Horizon non sono state rispettate diverse regole relative ai cosiddetti pressure integrity test condotti nel pozzo.
Del resto già lo scorso settembre, dopo 17 mesi di indagini, l’agenzia governativa non aveva più dubbi, e accusò BP di impreparazione, negligenza ed avidità, ritenendo valida l’ipotesi per cui la multinazionale, per tagliare costi e tempi, prese consapevolmente i rischi che portarono al più grave disastro petrolifero della storia. Tutte illazioni con cui ovviamente BP non è d’accordo. E che di sicuro non ridurranno l’intensità di una guerra fra squali che, nelle acque del Golfo del Messico, è ben lungi dal terminare. Testo integrale qui.

04 Aprile 2011
A quasi un anno di distanza dall'incidente della DeepWater Horizon del 20 aprile 2010, dove morirono 11 persone, le autorità americane hanno dato il via libera alla compagnia BP per rimettere in funzione i 10 pozzi gia esistenti. Le nuove condizioni garantiranno l’accesso alle piattaforme a rappresentanti governativi durante tutto l’anno e in qualsiasi momento. Saranno inoltre adottate misure di sicurezza più severe. Bob Dudley, nuovo amministratore della BP ed erede del dimissionario Tony Hayward, è l'ideatore del nuovo piano operativo della compagnia, che sino ad oggi ha speso quasi 30 miliardi di euro per le operazioni di bonifica e per risarcire i danni ambientali arrecati. Inoltre si apprende dall'Indipendent che la stessa BP è intenzionata a effettuare nuove trivellazioni in profondità. Fonte: The Indipendent: BP back in business in Gulf of Mexico – a year after 'Deepwater Horizon'.

12 Marzo 2011
Uno studio condotto sui cieli del Golfo del Messico a giugno, mentre il petrolio fuoriusciva dalla piattaforma DeepWater Horizon al ritmo di circa 68.000 barili al giorno, ha dimostrato per la prima volta l’esistenza di un nuovo meccanismo nella formazione dell’inquinamento atmosferico da aerosol. E ha indicato che i principali responsabili in corrispondenza della piattaforma sono gli idrocarburi volatili pesanti (che impiegano molto tempo ad evaporare), non quelli leggeri che evaporano in poche ore, come finora si pensava.
La ricerca, svolta da un team della National Oceanic and Atmospheric Adimistration (NOAA), è stata pubblicata sull’ultimo numero di Science. All’indomani dell’esplosione della piattaforma di proprietà della British Petroleoum, scienziati provenienti da tutto il mondo si sono precipitati sul luogo del disastro per misurarne la portata (vedi Galileo). La NOAA ha inviato il velivolo Lockheed WP-3D Orion, meglio conosciuto come Hurricane Hunter (Cacciatore di Uragani), allo scopo di valutare i livelli di inquinamento dell’aria. L’aereo era equipaggiato per misurare diversi tipi di particelle inquinanti (tra cui il cosiddetto aerosol organico) e le sostanze chimiche che le compongono.
Lo studio, condotto da Joost de Gouw, che si occupa di scienze dell’atmosfera alla Chemical Sciences Division della NOAA, si è focalizzato su un aspetto particolare: la formazione, nello spazio aereo della Deepwater Horizon, di larghe concentrazioni di aerosol organico secondario (SOA), formatosi dall’evaporazione delle componenti volatili del petrolio disperso in mare. "L’aerosol organico (OA) rappresenta circa la metà delle particelle inquinanti che si trovano nei cieli delle nostre città", ha spiegato de Gouw. "E nell’atmosfera inquinata la frazione dominante di OA è di natura secondaria". Aerosol DeepWater Horizon
Sfruttando le particolari condizioni generate dall'esplosione della Deepwater, i ricercatori sono riusciti per la prima volta a dimostrare il ruolo dei composti volatili più pesanti del petrolio nella formazione dell’aerosol organico. Questo fenomeno era già stato ipotizzato quattro anni fa da ricercatori della Carnegie Mellon University di Pittsburgh, ma la sua osservazione empirica era ritenuta pressoché impossibile. "Il problema è che, in circostanze normali, i composti leggeri e quelli più pesanti vengono emessi allo stesso tempo dalle medesime fonti, per cui è praticamente impossibile studiarli separatamente nell’atmosfera", ha aggiunto de Gouw.
Il disastro della DeepWater ha creato uno scenario al tempo stesso drammatico e unico. Non ci sono misurazioni precise, ancora, ma i dati rilevati da WP-3D Orion hanno mostrato chiaramente un’elevata concentrazione di composti volatili organici leggeri nelle immediate vicinanze del punto di fuoriuscita, mentre l'aerosol organico aveva una distribuzione più dispersa, corrispondente alle zone in cui vi era petrolio “invecchiato” in mare. Secondo gli autori, l’unica spiegazione possibile era assumere un forte coinvolgimento delle componenti pesanti del petrolio nella creazione di SOA: impiegando più tempo a evaporare, infatti, queste componenti si diffondono nell'aria solo dopo essersi disperse in mareDe Gouw e colleghi hanno dunque realizzato una serie di modelli per stimare il percorso del greggio fuoriuscito nel Golfo e predire in quanto tempo le sue componenti pesanti, medie e leggere sarebbero evaporate. “Nella maggior parte dei programmi di monitoraggio della qualità dell’aria i composti volatili pesanti non vengono misurati”, hanno spiegato i ricercatori. "Questo perché si è sempre pensato che l’inquinamento atmosferico fosse provocato in massima parte dai composti volatili leggeri. Il nostro studio, invece, ha messo in luce il peso dell’altra faccia del problema". Secondo gli scienziati del NOAA, si tratta di una scoperta fondamentale sia per la comprensione della qualità dell’aria che respiriamo, sia per la messa a punto di eventuali interventi: a emettere composti pesanti, infatti, sono anche le autovetture e altre fonti di combustione. Fonte: GalileoNet.

02 Marzo2011
Negli Stati Uniti, i National Institutes of Health hanno avviato la prima ricerca sulla salute di 50.000 persone coinvolte dalla fuoriuscita di petrolio dopo l’esplosione sulla piattaforma Deepwater Horizon, l’anno scorso.
Il Gulf Long-Term Follow-Up Study, diretto dall’epidemiologa Dale Sandler, è iniziato il 28 febbraio con l'invio dei primi questionari a volontari e lavoratori che hanno partecipato alle operazioni successive all'incidente per limitarne i danni, e ad alcuni residenti sulle coste di Texas, Alabama, Louisiana, Mississippi e Florida, principalmente. Finanziato anche con 6 milioni di dollari da BP, che non ha partecipato alla progettazione e non potrà intervenire nell’analisi dei dati, recluterà 55 mila volontari che  dopo una visita medica e vari esami, verranno seguiti per 5 anni con questionari biennali ed eventualmente altre visite.
Secondo Dale Sander, lo studio intende determinare come le persone sono state esposte al petrolio, se attraverso l’aria inquinata, ustioni, contatto diretto con il petrolio o con le sostanze usate per disperderlo, o mangiando pesce e frutti di mare, e le loro conseguenze cliniche.  L'altra intenzione è di identificare biomarcatori per le varie fonti di contaminazione legate a problemi respiratori, eritemi, livelli elevati di alcune sostanze chimiche nel sangue e ai rischi per i diversi tumori.
In quegli stati però, molti residenti non hanno una cartella clinica perché sono troppo poveri per curarsi e sarà difficile distinguere gli effetti dell’incidente da altri fattori. Il quotidiano finanziario Wall Street Journal fa notare che i dati dello studio saranno sicuramente usati dagli avvocati – che sono oltre un milione, negli Stati Uniti – per far causa a BP e aumentare i risarcimenti che dovrà pagare. I ricercatori degli NIH rispondono che una volta stabiliti i rischi per le squadre di “pulizia”, sarò possibili ridurli e, insieme ad essi, i rischi finanziari delle compagnie petrolifere quando avverranno altri incidenti.
L'annuncio dello studio è arrivato poco dopo il secondo rapporto finale sulle cause dell’incidente, ancora più critico di quello di gennaio nei confronti delle società che hanno costruito e gestito la piattaforma. Fonte: OggiScienza a cura di Sylvie Coyaud.

21 Febbraio 2011
"Ho visto come si presentano quei fondali" ha dichiarato oggi Samantha Joye dell’Università della Georgia "per il 2012 il dramma del Golfo del Messico non sarà affatto risolto". Arriva così immediata la smentita a un report rilasciato dalla compagnia petrolifera BP qualche giorno fa secondo cui "tutto sarà ok entro il 2012". Tutto cosa evidentemente non è dato sapere, in un incidente, come quello dell’esplosione della DeepWater Horizon al largo della costa della Luisiana (USA), che rappresenta il peggior disastro petrolifero della storia. A dicembre 2010, la Joye e i suoi colleghi hanno condotto 5 diverse spedizioni prelevando circa 250 campioni dai fondali di un’area di oltre 6.700 chilometri quadrati, al fine di confrontare lo stato del fondale impattato dal petrolio con quello che aveva trovato la scorsa estate.
Secondo quanto precedentemente affermato da alcuni studi finanziati dalla BP sembrava che i batteri mangia-petrolio (batteri in grado di ridurre chimicamente gli inquinanti in composti semplici quali anidride carbonica, acqua e sali inorganici) avessero svolto un lavoro “abbastanza veloce”; il che lasciava certo intuire una massiccia disgregazione del combustibile fossile sversato sui fondali la scorsa primavera. Non è così. Stando alle stime della Joye, ci sarebbe ad oggi una rimozione solo del 10% circa dei residui petroliferi.
Il petrolio, insomma, è ancora li e ha le stesse caratteristiche chimiche di quello fuoriuscito dal pozzo rimasto aperto dopo l’incidente, un dato importante per dimostrare le responsabilità di BP.
A beneficio dei San Tommaso in buona o cattiva fede, la dottoressa Joey ha anche portato in superficie dalle sue esplorazioni sottomarine le immagini di molti animali morti sul fondale, coperti, soffocati o intossicati dal petrolio e dalla fuliggine generata a suo tempo dalla combustione del petrolio, prima misura di emergenza effettuata a ridosso dell’esplosione. Eppure non si tratta solo di questo e delle sue ripercussioni lungo la catena alimentare, ma di un problema molto più complesso.
In uno studio apparso recentemente sulla rivista Nature Geoscience, Joye e colleghi indicano come l’incidente avenuto nel Golfo del Messico ha scaricato in mare non solo petrolio liquido, ma anche quantità ingenti di gas idrocarburi (ad es. metano), l’effetto dei quali sull’ambiente rimane ad oggi sottostimato. Secondo la ricercatrice e i suoi colleghi sarebbe possibile che l’azione di degradazione dei gas da parte di micro-organismi marini porti a una riduzione di ossigeno tale da creare vere e proprie anossie, situazioni cioè in cui l’ossigeno non è più disponibile per tutti gli organismi marini, che quindi muoiono soffocati.
A detta degli esperti dovremo aspettare ancora una decina d’anni per avere le prove visibili degli effetti del disastro che "non sarebbe mai potuto succedere", in barca alle visioni ottimistiche dei portavoce della BP. Fonte: OggiScienza a cura di Marta Picciulin.

02 Febbraio 2011
L'attenzione dei media sul caso DeepWater Horizon è scemata, ormai, da tempo, e questo, naturalmente piace alla BP impegnata in questo momento a non cedere più campioni di greggio ai gruppi indipendenti che vorrebbero studiare l'ecosistema marino. E il petrolio, sempre secondo la BP, sarebbe miracolosamente e totalmente scomparso.
Ora, però, secondo studi di organizzazioni non governative e quindi, teoricamente, sopra le parti, il petrolio, come più volte accennato, ricoprirebbe circa 270 Km quadrati di fondale marino, mentre in minima parte imbratterebbe ancora 1.800 Km di linea di costa. La quantità raccolta attraverso lo skimming e quella bruciata (insieme a un numero imprecisato di animali marini) sarebbe, invece, minima.
A questo petrolio nascosto va aggiunto quello accumulatosi nei cosiddetti oil plumes (vedi figura nella news del 09 Giugno), ovvero degli agglomerati di composti più densi dell’acqua, che raggiungono anche 20 km di lunghezza, per 6 km di larghezza e uno spessore di 100 metri. Questi plume di petrolio galleggiano a mezz’acqua fino a circa 1000 metri di profondità, privando il delicato ecosistema marino dell’ossigeno necessario alla sopravvivenza, e mettendo in pericolo l’intera catena alimentare. La notizia, confermata anche dal New York Times, lascia intendere che le cifre presentate dalla BP siano ancora frutto di manipolazioni per ridurre l’entità del danno percepito e che, al contrario, il danno reale stia minacciando seriamente la sopravvivenza di quell’ecosistema.
L’amministrazione Obama ha contribuito alla disinformazione, facendo pressione affinché fosse minimizzato il flusso di notizie provenienti dalle zone interessate, avendo a mente il pessimo fallimento di George W Bush durante il disastro dovuto all’uragano Katrina, le cui polemiche non si sono mai spente completamente negli animi degli americani.
La conclusione delle suddette organizzazioni, affermano quindi che la BP maschererebbe la reale entità dei danni, alterando anche la documentazione presentata dai legali della compagnia petrolifera in sede processuale.
Probabilmente, la bonifica delle spiagge, sarà una delle più complesse da affrontare della storia, mentre il fondale marino potrebbe risultare danneggiato per decine e forse per centinaia di anni.

01 Febbraio 2011
8332. Numero di specie animali presenti nell’area del Golfo del Messico interessata dalla marea nera. Tra queste, 1.200 specie di pesci, 200 di uccelli, 1.500 di crostacei, 4 di tartarughe e 29 di mammiferi marini. Oggi è a rischio la sopravvivenza di oltre 400 specie animali.
A fine agosto 2010, erano stati raccolti, sempre nell'area del Golfo, 4.678 animali morti: 4.080 uccelli, 525 tartarughe, 72 tra delfini e altri mammiferi e 1 rettile.

29 Gennaio 2011
Primo studio sul COREXIT ® 9500 (EC9500A) apparsa sul Journal of Environmental Science & Technology, grazie al lavoro degli scienziati del Woods Hole Oceanographic Institution, nel Massachusetts. Ciò che si apprende leggendo l'articolo, tuttavia, non cambia molto in termini di conoscenza. Quello che molti supponevano, è stato confermato. Il greggio fuoriuscito dal pozzo Macondo è ancora li, tutto ammucchiato, appiccicato al disperdente usato in dosi massicce e direttamente sul fondale a 1.500 metri di profondità. Del resto era gia noto che taluni disperdenti non biodegradano affatto il petrolio, piuttosto tendono a farlo precipitare sul fondo, dove in assenza di ossigeno la percentuale di degradazione, come assodato dallo studio ora pubblicato, è del tutto irrilevante.
E continuano a morire i pellicani in Florida, nonché pesci, gamberi e moltissimi animali marini.

19 Gennaio 2011
Il caso della Deepwater Horizon sta assumendo i contorni di un romanzo alla John Grisham. Infatti, secondo quando riportato sulla rivista Nature da alcuni ricercatori indipendenti, la BP non distribuisce ormai da mesi i campioni di petrolio necessari per condurre ricerche sugli effetti del disastro.
Di petrolio, dal pozzo sottomarino, ne sono usciti circa 750 milioni di litri. Sia la compagnia petroliferia sia il governo statunitense hanno raccolto numerosi campioni dell'oro nero. Di questi campioni, pochi sono finiti nella mani dei ricercatori indipendenti, e attualmente la loro distribuzione sembra essere completamente bloccata. Da settembre, infatti, dopo aver tergiversato in diversi modi davanti alle richieste di campioni, la BP ha cominciato a rispondere con una lettera standard in cui spiegava che le domande sarebbero state evase con notevole ritardo, in attesa della messa a punto di un protocollo ad hoc per la distribuzione del materiale. La missiva prometteva, in teoria, che l'azienda avrebbe sviluppato un protocollo entro poche settimane, ma nessuna data è stata mai stabilita.
L'alt è determinato, secondo le parole della portavoce della compagnia, Hejdi Feick, da due fattori, principalmente. Il primo sarebbe l'ordinanza di un giudice federale mirata a impedire la distruzioni di possibili prove in caso di un procedimento legale. Ordinanza che, tuttavia, non parla esplicitamente dei campioni. Il secondo fattore è la necessità della stessa stessa BP di avere petrolio sufficiente per realizzare eventuali analisi da portare in tribunale.
Anche le agenzie governative statunitensi, come la National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA), e le aziende a esse legate, hanno raccolto una notevole quantità di petrolio per valutare il danno ambientale causato dal disastro. Inizialmente queste agenzie avevano risposto positivamente alla richiesta di piccole quantità di petrolio per fini di ricerca, come spiega Greg Baker della NOAA. Anche loro hanno ritenuto opportuno interrompere la distribuzione per assicurarsi che ci fosse petrolio a sufficienza per le analisi legali. "Al momento ci sono circa 2.000 litri di petrolio disponibili per questa necessità", ha spiegato Baker, "e la BP ne ha almeno altrettanto - e probabilmente molto di più". La compagnia, però, si è rifiutata di quantificare precisamente le sue riserve.
Alcuni ricercatori, come Andrew Whitehead, biologo della Louisiana State University in Baton Rouge, vorrebbero a questo punto raccogliere loro stessi i campioni: "La mancanza di materiale di studio potrebbe impedire di portare a termine ricerche importanti", ha spiegato Whitehead. Gli scienziati temono però che quest'azione possa avere qualche limite legale e che, di conseguenza, i risultati delle loro analisi possano essere ritenuti prove non valide in sede di processo. Ira Leifer, della University of California, Santa Barbara e membro della task force governativa che ha stimato il tasso di fuori uscita del petrolio, ha cominciato a chiedere campioni nei giorni immediatamente successivi all'inizio della fuoriuscita senza successo. Il ricercatore ha spiegato che per ottenere i campioni dalla BP avrebbe dovuto firmare un consenso alla non diffusione dei dati che avrebbe impedito il corretto utilizzo dei risultati degli studi. Secondo Leifer, la riluttanza della compagnia petrolifera nel rilasciare i campioni potrebbe essere una tattica tesa a minimizzare le informazioni disponibili sull'impatto del disastro. Fonte: GalieoNet, a cura di Caterina Visco.

16 Dicembre 2010
L’ Attorney Generale degli Stati, Uniti Eric Holder, ha annunciato che il governo citerà il gigante del petrolio britannico BP ed otto altri enti per lo scoppio e l’inquinamento del Golfo del Messico. Oltre a BP, che aveva affittato l'impianto di perforazione in acque profonde esploso il 20 aprile, causando il disastro più grave nella storia degli Stati Uniti, ci sono Transocean Ltd, Anadarko Petroleum Corp, Mitsui & Co Ltd unit MOEX e i Lloyds di Londra. La citazione richiede che le aziende siano giudicate responsabili senza limitazione a norma della legge sull’inquinamento di petrolio per tutti i costi e danni causati dalla marea nera, compresi danneggiamenti delle risorse naturali. La causa inoltre dovrà esaminare le violazioni della legge sulle acque pulite. Holder ha detto che le aziende sono colpevoli di "violazioni di sicurezza e delle norme operative". La citazione sostiene che le regolazioni di funzionamento e di sicurezza sono state violate nel periodo che ha preceduto l'esplosione del 20 aprile. L’inquinamento nel Golfo del Messico è durato tre mesi, con il relativo danno ancora completamente da conoscere, all'habitat della fauna selvatica in tutto il Golfo del Messico.

17 Novembre
In un rapporto di 28 pagine pubblicato il 16 novembre scorso, un comitato indipendente convocato dal National Academy of Engineering ribadisce ancora una volta la responsabilità e la superficialità mostrata dalla BP sia prima che dopo l'incidente del pozzo Macondo. Il presidente della commissione di studio Donald Winter ha ribadito che la compagnia petrolifera ignorò 30 giorni prima dell'incidente tutte le anomalie riscontrate, e non furono indagate a sufficienza le cause che portarono alla perdita delle attrezzature di perforazione, incidente verificatosi nel marzo 2010. Numerosi test indicarono inoltre come il cemento sul fondo del pozzo non sarebbe stato in grado di reggere a pressioni elevate. In sinstesi, secondo il rapporto, furono ignorati tutti i potenziali segnali di pericolo.

24 Ottobre
VENICE (Louisiana). Molti gruppi ambientalisti hanno fatto causa alla BP per l’inquinamento nel Golfo del Messico, in particolare per il grave pedaggio che è stato pagato dalle specie minacciate dell'ecosistema del Golfo.
La causa federale è stata presentata mercoledì a New Orleans da Defenders of Wildlife, Gulf Restoration Network Inc. e Save the Manatee Club: l’accusa è quella di aver violato l’Endagered Species Act del 1973, che protegge le specie in pericolo d’estinzione come una "conseguenza della crescita economica e dello sviluppo non temperati dalla preoccupazione adeguata per la conservazione dell’habitat”. La legge è gestita dalla Fish and Wildlife Service (FWS) e dalla National Oceanic and Atmospheric Adimistration (NOAA).
I gruppi sono alla ricerca di una decisione giudiziario che obblighi la società a impegnarsi nel mitigare l'impatto della fuoriuscita di petrolio sulla fauna selvatica e al ripristino dei loro habitat. Il Golfo ha almeno 27 specie di animali in pericolo o minacciati, quali tartarughe marine, balene e uccelli. Fonte: Aqva News.

11 Ottobre
Abbiamo appreso altre due notizie provenienti dalla BP. Una è più sconcertante e dimostra per l'ennesima volta il menefreghismo della multinazionale nei confronti dell'ambiente, l'altra non ha destato meraviglia in quanto prevedibile.
La notizia sconcertante riguarda il Piano di Intervento della BP in caso di incidente. Ecco uno stralcio: "Nel peggiore dei casi la fuoriuscita stimata ammonterebbe a non più di 162.000* barili al giorno, e la nostra capacità di intervento permette il recupero di 500.000** barili al giorno con tecnologie standard, facendo si che anche la più grave delle perdite producesse danni minimi alle zone di pesca e alla fauna selvatica del Golfo, compresi trichechi, lontre di mare e otarie".
Ebbene, da quanto trichechi, otarie e lontre marine nuotano nel Golfo del Messico?
Ma non finisce qui. Il Piano di intervento citava un consulente biologo marino morto da anni e l'indirizzo web di un sito Giapponese come fornitore di attrezzature di emergenza che on realtà vendeva tutt'altro.
Un copia incolla insomma di pessima fattura, proveniente da vetusti piani preparati per Il Mar Glaciale Artico. Della serie "neanche a copiare sono capaci".
La seconda notizia riguarda la mancata, ma non inaspettata, presenza della BP all'incontro con l'Agenzia per l'Ambiente, che ha discusso il tema relativo ai danni causati dal Coretix 9500. La BP ha impiegato vecchi aerei DC-3 per spruzzare il disperdente dall'alto e in quantità imprecisata, mentre sembra abbia usato ben 17 milioni di litri di Coretix direttamente alla fonte della perdita a quasi 1.600 metri di profondità.

* il flusso reale è stato ben tre volte maggiore
** a Giugno la BP raccoglieva e bruciava poco più di 16.000 barili ogni tre ore.

03 Ottobre
La Arctic Sunrise, la nave di Greenpeace, si trova in questo momento nel Golfo del Messico, per scovare tutto il petrolio che manca all'appello. Quello che in molti si sono affrettati a dire che "è evaporato" oppure "è stato degradato dall'attività microbica".
Noi di biologiamarina.eu abbiamo sempre affermato che il petrolio, la parte insolubile e più pesante, è ancora tutta li e non semplicemente perchè ci andava di dirlo, ma perchè la cosa è nota e viene insegnata in qualsiasi corso di ecotossicologia marina. Grandi quantitativi di greggio insolubile non scompaiono da un giorno all'altro, e non esiste attività microbica tale da degradarlo in tempi brevi. La massa oleosa insolubile , ancora fresca e intrattabile, aggiunta a quella fatta precipitare dall'uso sconsiderato del coretix è tutta li, sul fondo, a far danni ancora per decenni.
Ovviamente la Arctic Sunrise lo ha trovato, sul fondale a 1.500 metri di profondità. Sul blog di Greenpeace è possibile seguire tutta la vicenda.

24 Settembre
A circa cinque mesi dall'esplosione che ha provocato il più grande disastro petrolifero di tutti i tempi, la British Petroleoum ha annunciato questa settimana che il pozzo Macondo è definitivamente chiuso. Il tappo, posizionato il 15 luglio scorso, ha superato i test della pressione, inaugurando così la fase dei bilanci. Per la prima volta una ricerca indipendente dal governo americano e dalla British Petroleoum fornisce una stima del volume di greggio che si è riversato nelle acque del Golfo: almeno 4,4 milioni di barili. Lo studio, condotto da ricercatori dell'Osservatorio Terrestre Lamont-Doherty della Columbia University, è stato pubblicato su Science.
Per valutare la quantità di petrolio disperso in circa 84 giorni, i ricercatori hanno utilizzato due brevi sequenze video (qui il link) ad alta risoluzione riprese da telecamere subacquee collocate in prossimità del punto di fuoriuscita. I video sono stati analizzati tramite una nuova tecnica denominata “optical plume velocimetry”, sviluppata per studiare le fessure idrotermali presenti in natura (fratture e buchi sul fondale marino provocati da attività vulcanica e da cui fuoriescono getti d'acqua calda ricca di minerali). “Il metodo consente di analizzare il movimento di ondate e flussi turbolenti nell'acqua, spezzando l'immagine pixel per pixel. Da questo punto di vista, un flusso idrotermale funziona in maniera simile a una fuoriuscita di greggio”, ha spiegato Timothy Crone, geologo marino della Columbia University. Il testo integrale è pubblicato su Galileo.net!

20 Settembre
È stato chiuso definitivamente con un tappo di cemento il pozzo Macondo della BP che ha provocato un disastro senza precedenti nel Golfo di Messico. L''Alabama annuncia intanto che la BP si è rifiutata di riconoscere 148 milioni di dollari in perdite registrate dal governo statale, e le indagini per accertare cosa ha provocato l'incidente vanno avanti con il colosso petrolifero inglese che non si assume l'intera colpa dell'accaduto. Puntando il dito contro una serie di "fattori tecnici e umani", BP nel suo primo rapporto sull'incidente (vedi news del 10 Settembre), afferma: "La responsabilità è diffusa, ci sono stati una serie di errori ad opera di diverse aziende e gruppi di lavoro".

10 Settembre
Il rapporto interno della BP presentato l’8 settembre fa la lista degli errori umani e meccanici che starebbero all’origine dell’incidente. La compagnia non vuole assumersi tutte le colpe, ma cerca di scaricarne una parte sui suoi partner, soprattutto sulla svizzera Transocean, società multimiliardaria fondata nel 1973 e con sede a Ginevra, la più grande società al mondo per la locazione di piattaforme petrolifere. L’altra società chiamata in causa è la statunitense Halliburton, specializzata nello sfruttamento dei giacimenti petroliferi e ai cui vertici ha operato l’ex vice presidente degli Stati Uniti Dick Cheney. Due società non propriamente 'comuni' dunque e che si batteranno per non essere coinvolte finanziariamente nei guai della British Petroleum. La Transocean ha rimandato al mittente il rapporto interno della BP e lo ha definito un testo unicamente volto a preservare gli interessi della società inglese. Idem per quanto riguarda la Halliburton, accusata dalla BP di aver impedito, a causa dei suoi additivi di cemento e altri prodotti, la chiusura del pozzo in tempi brevi. In un momento in cui il settore petrolifero dovrebbe essere unito e collaborare, ecco che i segnali lasciano invece presagire l’arrivo di una guerra fratricida, combattuta a suon di milioni e a livello giudiziario e che non necessariamente porterà al miglioramento delle norme di sicurezza e ad una maggiore trasparenza.

Intanto da Greenpeace arrivano notizie circa la scoperta di greggio sulle spiagge del paradiso naturalistico di Horn, isola che si trova di fronte alle coste del Missisipi.
Dal sito di Greenpeace: "BP continua a raccontarci che il petrolio è stato completamente ripulito. L'isola di Horn rappresenta un habitat particolarmente importante per uccelli e tartarughe marine. Metodi di pulizia particolarmente invasivi usati dalla BP, come l'utilizzo di ruspe, aggiunti al petrolio e ai disperdenti chimici, rischiano di spingere questi ecosistemi particolarmente sensibili sull'orlo del collasso".

09 Settembre
Un gruppo di ricercatori appartenenti alla University of Central Florida e al NOAA (National Oceanic and Atmospheric Administration), stanno considerando di monitorare i coralli dell'area Portoricana, gia compromessi da anomale crescite algali che soffocano letteralmente i polipi, al fine di misurare l'impatto ambientale causato dallo sversamento della Deepwater Horizon. "Si tratta di un Case Study ideale" afferma John Fauth del NOAA. "Verranno presi in considerazione solamente i coralli dislocati lontano dalle coste, poiché altre aree sono compromesse dalle attività antropiche. In particolare è diminuita la trasparenza delle acque a causa dell'urbanizzazione". La zona di studio sarà quella denominata Vega Baja, e saranno monitorati le attività enzimatiche e altri stressori tipici dei coralli. Sono coinvolti nel progetto, oltre al NOAA e all'University of Central Florida, il National Marine Fisheries Service, l'Haereticus Environmental Lab e infine il Grupo V.I.D.A.S. (Vegabajeños Impulsando Desarrollo Ambiental Sustentable).

08 Settembre
Dopo il gravissimo incidente che ha coinvolto la petroliera britannica Deepwater Horizon nel Golfo del Messico, anche i fisici si sono rimboccati le maniche per far fronte ai disastri ecologici che avvengono in mare. Igor Mezic, ingegnere meccanico alla UC Santa Barbara, Usa, ha sviluppato un modello capace di predire il movimento di fluidi contaminanti come il petrolio sulla superficie degli oceani. Il modello, che garantisce previsioni accurate sino a tre giorni, viene descritto sulle pagine di Science.
Prevedere quando e dove una macchia di petrolio si muoverà sulla superficie di un oceano non è cosa facile. Il problema è sia il grande volume d’acqua coinvolta, sia il vento che muove costantemente la superficie, generando correnti di diversa intensità e direzione. Per superare queste problematiche, Mezic e la sua equipe hanno combinato meccanica dei fluidi e meteorologia. La prima è servita per descrivere il modo in cui una macchia di petrolio tende a dividersi in filamenti sotto l’azione delle diverse forze in gioco; le seconde, mutuate da un modello della marina statunitense, per capire le dinamiche di movimento delle acque oceaniche superficiali.
Le simulazioni "a ripetizione" hanno predetto i tempi e modi di propagazione del petrolio al largo del delta del Mississipi, sulle spiagge della Florida e su Panama City Beach. Di queste previsioni si sono serviti i volontari impegnati nella bonifica delle acque dal petrolio. Un aiuto più che valido, dato che i calcoli, verificati attraverso un survey aereo realizzato dal NOAA (National Oceanic and Atmospheric Administration), si sono dimostrati accurati entro un margine di errore di due miglia.
Per i ricercatori, il modello potrà essere utilizzato per fare previsioni sulla diffusione di altri tipi di contaminanti, ad esempio le ceneri liberate da un’esplosione vulcanica. “Il modello è universale”, conclude Mezic: “Può essere applicato ogniqualvolta un agente contaminante si diffonde attraverso un mezzo liquido o gassoso”. Fonte: Galileonet.it.

Sul sito di Science sono disponibili 6 video in formato .avi liberamente scaricabili, per accedere, cliccare qui.

03 Settembre
L'esplosione dell'altra piattaforma petrolifera, la Vermilion Bay, sembra non abbia provocato alcuna perdita di greggio. Le segnalazioni di greggio in mare dei giorni scorsi non hanno trovato conferma.

25 Agosto
Nuove specie di batteri mangia-petrolio finora sconosciute stanno ''banchettando'' e consumando 'con voracita'' il 'pennacchio' di petrolio che si e' formato a causa del flusso di greggio fuoriuscito dal pozzo della BP nelle acque del Golfo del Messico. Hanno degradato petrolio a ritmi piu' sostenuti dei normali batteri mangia-petrolio finora noti e per di piu' senza consumare ossigeno, quindi salvaguardando le altre specie viventi. Sono i risultati emersi da uno studio che sara' pubblicato questa settimana sulla rivista Science e verranno anticipati oggi dagli scienziati che l'anno condotto nel corso del meeting della International Society for Microbial Ecology, i ricercatori del Lawrence Berkeley National Laboratory. Diretti da Terry Hazen, hanno lavorato con due navi dal 25 maggio al 2 giugno e raccolto 200 campioni da 17 siti, per poi esaminarli con le piu' moderne strumentazioni per l'analisi del Dna. E' emerso che la colonna di greggio del Golfo e' stata mangiata a ritmi mai visti da una serie di batteri degradatori di idrocarburi con l'avanguardia di alcune specie finora ignote che hanno fatto la gran parte del lavoro, somiglianti, spiegano gli esperti, a membri della famiglia 'Oceanospirillales'; si tratta cioe' di batteri abituati a vivere in condizioni estreme di temperatura e pressione. Secondo i biologi questi batteri sono divenuti cosi' efficienti nel mangiare il petrolio adattandosi nel lungo periodo a 'mangiucchiare' idrocarburi naturalmente fuoriusciti attraverso crepe naturali del fondale. Nel loro lavoro di degradatori di greggio, spiegano i ricercatori, i batteri sono probabilmente stati avvantaggiati dagli effetti dello spargimento di una sostanza per ripulire le acque dal greggio che ha ridotto il petrolio in goccioline, facilitando loro il lavoro. ''I risultati mostrano che questi batteri giocano un ruolo significativo nel controllare il destino ultimo della macchia di petrolio dispersa nelle acque'', concludono i ricercatori. Fonte: Ansa.

23 Agosto
Arrivano le prime conferme di ciò che andavamo dicendo da tempo. Una colonna di idrocarburi (plume) lunga oltre 35 chilometri, alta 200 metri e larga fino a due chilometri. È quello che hanno trovato i ricercatori della Woods Hole Oceanographic Institution (Whoi) nelle profondità del Golfo del Messico, a pochi chilometri di distanza dal pozzo che ha riversato nell’oceano almeno quattro milioni di barili di greggio. Su Science si leggono le prime misurazioni certe, quelle effettuate tra il 19 e il 28 giugno. Il quadro che ne emerge è ancora incompleto, ma fa intuire come l’emergenza, là sotto, sia tutt’altro che terminata. Il testo integrale è disponibile su GalileoNet!

21 Agosto
La BP sembra essere riuscita a chiudere il pozzo Macondo nel Golfo del Messico, ma gli scienziati affermano che la grossa quantità di petrolio dispersa nelle acque profonde dell'oceano sia ancora presente, e questo rappresenta una minaccia per la fauna marina per i prossimi mesi e anni. The Study, il giornale scientifico più ambizioso saltato agli occhi dell'opinione pubblica dal giorno della catastrofe, getta qualche dubbio sulle recenti dichiarazioni del governo americano, secondo cui tutto il petrolio fuoriuscito dalla piattaforma DeepWater Horizon si sarebbe dissipato. Lo scienziato di punta della ricerca, Richard Camilli, ha però avvertito che i campioni sono stati prelevati a giugno e le circostanze potrebbero essere cambiate negli ultimi due mesi. La ricerca aggiunge informazioni importanti circa lo stato del Golfo del Messico, gli scienziati sono d'accordo che il rischio di un danno ulteriore alla costa e vicino a riva sia diminuito, ma il dibattito sulle acque profonde è ancora molto acceso. Finora i dettagli sulle condizioni del Golfo sono arrivate da rapporti del governo, ma anche molti scienziati stanno lavorando indipendentemente. Il gruppo di ricerca del dott. Camilli ha studiato la lenta discesa del petrolio nelle acque e ha trovato i campioni di petrolio rivestiti di una patina d'argento. Questo significa che i batteri, cercando di attaccare il petrolio, non sembrano avere consumato una quantità eccessiva di ossigeno in prossimità della marea, alleviando le preoccupazioni che il petrolio fosse potuto penetrare così in profondità da essere una seria minaccia per la vita del mare. Al contrario di quanto hanno sostenuto le fonti governative per settimane. D'altro canto il dott. Camilli ha anche affermato che il petrolio si è disperso in modo talmente lento da essere presente nel Golfo ancora per molti mesi. Mentre i ricercatori del governo tendono a minimizzare questo problema. Fonte: Virgilio.it

15 Agosto
Matthew Simmons è deceduto all'età di 67 anni. Era uno dei massimi esperti petroliferi. Dal 20 aprile ha seguito e ha divulgato notizie sulla vicenda del famigerato pozzo Macondo. Decisamente antipatico all'amministrazione della BP, ha reso note, in più occasioni, dettagli tecnici e previsioni (poi azzeccate) che la stessa BP tendeva a nascondere e a minimizzare. Fonte: Energy Tribune.

08 Agosto
La BP dovrà pagare una penalità finanziaria significativa, per aver provocato una marea nera senza precedenti nel Golfo del Messico. Lo ha detto alla NBC, Carol Browner, responsabile per l'energia ed i cambiamenti climatici alla Casa Bianca, senza precisare se gli Usa porteranno la multinazionale britannica in tribunale. "Non farò commenti sull'inchiesta in corso al Dipartimento della Giustizia", ha precisato la Browner. La legge autorizza una supermulta fino a 17.6 mld di dollari. Fonte: Ansa.

05 Agosto
Le autorità del Governo americano hanno annunciato che il 75% del petrolio è stato degradato dall'attività batterica.
Ma come è possibile? si chiederanno in molti. Ebbene si, la cosa è inverosimile, la maggior parte del petrolio sta in fondo al mare, dove nessuno può vederlo, precipitato grazie alle massicce quantità di Coretix utilizzato. Scommettiamo che appena qualcuno avrà mezzi e permessi per constatare cosa si nasconde laggiù, a 1.500 metri di profondità, lo scenario che ci apparirà sarà desolante. E' indubbio che ogni forma di vita bentonica sarà stata spazzata via dal suo habitat per centinaia di Km quadrati.

Purtroppo come accennato da molti blogger, stiamo entrando nella fase di minimizzazione del danno, allo scopo di salvare la politica americana che si è dimostata assolutamente non all'altezza, ma anche la stessa BP, poiché si tratta di una compagnia troppo grande che non deve assolutamente fallire.

04 Agosto
L’operazione Static kill, avviata per fermare definitivamente la fuoriuscita di petrolio nel Golfo del Messico, è stata portata a termine con successo. Ad annunciarlo è la BP, a 105 giorni dall'inizio del disastro ecologico. "La pressione del pozzo al momento è stata contenuta dalla pressione idrostatica dei fanghi iniettati (killing mud). Questo era il nostro obiettivo" si legge nel comunicato diffuso dalla compagnia petrolifera.

04 Agosto
La BP ha annunciato che l'operazione Staic Kill sta andando avanti senza problemi.

03 Agosto
E' appena iniziata l'operazione Static Kill, grazie alla quale si dovrebbe porre fine alla perdita di greggio che esce dal pozzo in fondo al mare del Golfo da 105 giorni. Il test, ricorda il vicepresidente di BP, Kent Wells, citato dal sito della Cnn, è stato ritardato di un giorno - avrebbe dovuto partire ieri - a causa di un "problema idraulico". Con questa operazione si spera di chiudere definitivamente la perdita principale del pozzo Macondo. Dell'altra perdita, localizzata a sette miglia di distanza, nessuno parla.

02 Agosto
L'Italiota abitudine di ricoprire di ricchezze l'incompetenza è diffusa anche altrove. Tony Hayward, ex direttore generale della BP, è stato premiato con una buonuscita che supera il milione di dollari e una pensione da nababbi. Chi sbaglia, invece di pagare, è premiato e anche profumatamente. Un precedente che potrebbe rivelarsi drammatico, soprattutto nel caso in cui dovessero verificarsi altri drammatici incidenti. Non dimentichiamo che oltre al danno ecologico sono morte anche 13 persone durante questi 104 giorni.

31 Luglio
La rivista l'Espresso svela un precedente disatro della BP in Brasile, presso la baia di Guanabara. L'ambiente dopo 10 anni è ancora privo di vita. Il testo integrale si trova qui.

30 Luglio
Un'altra pessima notizia dagli Stati Uniti, una tubatura che trasporta petrolio appartenente alla compagnia canadese Enbridge si è rotta disperdendo in acqua una quantità di greggio imprecisata lungo il fiume Talmadge, affluente del Kalamazoo che finisce nel grande lago Michigan.

29 Luglio
La marea nera sembra sparita, scomparsa sia dalle immagini radar e satellitari che agli occhi dei reporter e dei piloti che sorvolano la zona del Golfo del Messico.
Ebbene si, la politica dell'apparenza messa in piedi dalla BP ha funzionato. Non far vedere le tar balls di petrolio galleggiare in acqua è fondamentale e la cosa è perfettamente riuscita. Negli ultimi giorni i disperdenti (Coretix) venivano sparati direttamente sul punto di emissione, in modo da far precipitare il greggio sottoforma di aggregati prima che arrivasse in superficie. Ma se all'esterno la situazione sembra quasi normale, è sul fondale che si sta consumando il più grave disastro ecologico della storia. Probabilmente, ma attendiamo le analisi ufficiali, la concentrazione di sostanze tossiche dei sedimenti è a livelli record, come anticipato da due report governativi, e saranno proprio gli organismi bentonici e l'intero ecosistema profondo a risentirne maggiormente.

28 Luglio
Immaginate di essere i responsabili del peggior disastro ambientale della storia americana. Immaginate che uno dei vostri collaboratori, se la stia spassando su uno yacht in compagnia della sua amante mentre si lotta contro il tempo per arginare una fuoriuscita di petrolio che è costata la vita a 11 uomini, morti nell’esplosione della piattaforma Deepwater Horizon. Immaginate di aver messo in ginocchio l’economia incentrata su pesca e turismo di centinaia di località costiere del centro America. Immaginate di aver distrutto l’ecosistema di una delle oasi naturaliste (in Louisiana) di pellicani più preziose al mondo. Immaginate di aver ucciso delfini, pesci, bruciato vive tartarughe perché i soccorsi degli animalisti intralcerebbero gli incendi controllati. Immaginate di essere responsabili dei grumi di petrolio che si annidano sotto i piedi dei bambini che giocano sulle spiagge della Florida. Immaginate di aver stanziato milioni di dollari per una campagna pubblicitaria volta a rifarvi la faccia ingannando il mondo, ritoccando fotografie o vietando la diffusione delle immagini, inviando falsi reporter per diffondere notizie rassicuranti sulle operazioni di soccorso. Tratto da Ecologiae.

27 Luglio
Il direttore generale della BP, Tony Hayward, si è dimesso dal suo incarico. Implorò alla stessa BP di "volersi riprendere la sua vita, e tornare a fare le cose che aveva sempre fatto". Tale gesto ha fruttato a Hayward la cifra di 1 milione e 300.000 euro e una pensione da 700.000 euro all'anno. Ricordiamo che Hayward ha gestito l'emergenza del modo peggiore possibile, senza alcuna logica di trasparenza e fornendo in molte occasioni report e notizie false.

24 Luglio
Bonnie perde forza. La tempesta, da quanto si apprende, si sarebbe trasformata depressione tropicale, diminuendo di intensità. I venti provocati dalla forte perturbazione sono scesi a meno di 64 Km/h.

23 Luglio
L'uragano Bonnie sta per colpire la zona del pozzo Macondo. A dare l'allarme è stato il Centro Nazionale Uragani di Miami, riferendo che la tempesta, che viaggia in questo momento alla velocità di 65 km/h, lambirà prima il sud della Florida, poi si dirigerà verso nord-ovest, ovvero proprio nel Golfo del Messico, per poi colpire infine le coste della Louisiana e del Texas.

22 Luglio
La BP non si smentisce mai, e continua imperterrita ad omettere e a mentire. Ma anche questa volta l'occhio esperto del grande pubblico, in particolare quello della rete, poiché la televisione, soprattutto italiana, risulta costantemente immersa in un sonno profondo. Ora delle foto mal taroccate dai tecnici della BP sono state scoperte da un blogger, come riporta il Washington Post. La notizia è disponibile anche sul sito del Corriere della Sera. Qui sotto, due delle tante immagini taroccate dalla BP:

Fotomontaggio della BPFotomontaggio della BP

Nella prima a sinistra si nota la scritta del monitor sovraimpressa sulla testa dell'operatore, nella seconda a destra si nota oltre l'oblò (in alto a sinistra) la torretta di una nave e inoltre il pilota è impegnato nella gestione del piano di volo. L'elicottero era evidentemente ancora in eliporto. Maggiori dettagli sono disponibili sul sito del Washington Post.
Proseguono anche le foto parodie dedicate, come l'immagine riportata qua sotto. L'ingenuità della BP ha davvero dell'incredibile e, la sua immagine, ne risentirà a lungo.

Foto parodia della BP

21 Luglio
Secondo il Washington Post, la BP, giorni prima dell'esplosione, avrebbe iniettato del materiale non ben identificato, stoccato da tempo dentro centinaia di fusti, allo scopo di disfarsene ed eludendo così le le leggi in materia ambientale. Secondo un testimone, sarebbero due le sostanze iniettate, e prima del pompaggio sarebbero state mescolate preventivamente sul ponte della Deepwater Horizon allo scopo di valutarne la reattività.
Intanto un uragano sembra dirigersi verso l'area della marea nera.
Di positivo, in tutto questo, vi è il cambio di atteggiamento del governo americano, che sembra si sia stancato degli insuccessi e delle troppe bugie della BP.
Il Governo inglese inoltre, ha precisato, che la BP pagherà ogni danno, ma che la compagnia non deve essere destabilizzata dall'amministrazione americana.

20 Luglio
Sono tre le falle da cui esce il greggio da mesi in fondo al Golfo del Messico. Una è quella di cui abbiamo sempre parlato, la seconda è al di sotto del cap e la terza a tre miglia di distanza. Sembrano inoltre esserci fuoriuscite comunque modeste attorno a tutta l'area del pozzo Macondo. Fino all'ultimo la BP ha negato l'esistenza delle altre falle, mentre ha continuato a far proseliti sul falso successo dei giorni scorsi. Insomma le perdite di greggio continuano. Chiaro che l'unico scopo della compagnia era quello di ottenere il rialzo in Borsa delle proprie quote, e ha pure raggiunto l'obiettivo. Chiaro anche che la BP non è per nulla intenzionata a chiudere definitivamente il pozzo (che sembra ormai essere l'unica soluzione), perchè questo significherebbe rinunciare a tantissimo petrolio, che ancora è imprigionato la sotto.
Preoccupa ancora la tenuta del fondale attorno al pozzo Macondo, se dovesse cedere, sarà un disastro senza precedenti.

19 Luglio
Il governo americano ha individuato una perdita di metano sospetta nei pressi del pozzo Macondo e ha imposto alla BP di fornire urgentemente un piano per la riapertura delle valvole nel caso in cui il fenomeno dovesse essere confermato. "Chiedo una procedura scritta per aprire la valvola il prima possibile nel caso in cui la perdita di idrocarburi debba essere confermata", ha scritto Thad Allen, coordinatore federale della risposta alla marea nera, al responsabile della BP, Bob Dudley. La lettera è il primo segno tangibile di un braccio di ferro sotterraneo tra governo federale e BP. Il colosso del greggio vorrebbe continuare a tenere chiuso il pozzo con il 'tappo'' installato tre giorni fa almeno fino all'attivazione di un pozzo alternativo che dovrebbe risolvere definitivamente la perdita della marea nera. Nella lettera a BP, Allen parla anche di "anomalie inspiegate alla bocca del pozzo". L'indicazione degli scienziati del governo complica i colloqui di domani a Washington tra il presidente Barack Obama e il premier britannico David Cameron, alla sua prima visita ufficiale nella capitale Usa da quando si è insediato a Downing Street. Il piano originario era che BP continuasse a risucchiare il petrolio dal fondo del mare dopo il completamento dei test sulla struttura di contenimento per giudicare se era in grado di contenere la pressione del pozzo senza danni. Ma il Chief Operating Officer, Doug Suttle,s aveva auspicato ieri di poter tenere il pozzo tappato: "Chiaramente non vogliamo rianimare il flusso se non è necessario". Già ieri Allen aveva espresso perplessità: "Bisogna capire bene il perché dei valori di pressione più bassi del previsto", aveva detto l'ex ammiraglio in una conferenza stampa suggerendo due ipotesi di lavoro: che il pozzo è in esaurimento come sostiene BP, o che c'é una perdita ancora non individuata: una tragedia nella tragedia che potrebbe portare a "danni irreparabili" se il petrolio dovesse cominciare a tracimare da "molti punti del fondo marino". Che Cameron arrivi da Obama senza che le tv inquadrino a doppio schermo il geyser di greggio assassino è cosa che per la verità farebbe piacere a tutti, britannici e americani, ma per il governo americano la difesa del'ecosistema ferito del Golfo del Messico passa davanti a tutto: "Siamo contenti che non ci sia più petrolio che fuoriesce nel Golfo del Messico - aveva detto Allen - ma tutte le decisioni delle prossime ore devono essere dettate dalla scienza". Fonte Ansa.

18 Luglio
Il test sulla pressione nella struttura di contenimento del pozzo della BP proseguirà fino alle ore 22 di oggi. Lo ha detto il coordinatore della risposta federale alla marea nera, ex amm. Thad Allen, aggiungendo che il test potra’ essere ancora prorogato. Come condizione per la proroga il governo federale ha chiesto a BP una maggiore sorveglianza con tanto di periodica valutazione da parte degli scienziati del governo.
Le ultime notizie ufficiose circolanti riguardano un abbassamento della pressione all'interno della struttura di contenimento, come se il greggio sfogasse la sua enorme pressione da qualche altra parte.

17 Luglio
I test condotti dalla BP sulla tenuta della valvola di chiusura sembrano essere andati a buon fine, secondo Thad Allen. Si pensa comunque che continueranno anche nei prossimi giorni. Viene inoltre costantemente monitorata la tenuta del fondale, il che fa pensare a preoccupazioni relative alla sua tenuta.

15 Luglio
La BP guadagna sette punti percentuali dopo aver comunicato di essere finalmente riuscita a fermare la perdita di petrolio dal famigerato pozzo Macondo. La chiusura verrà continuamente monitorata per le prossime 48 ore. Alcuni report delle televisioni USA dichiarano comunque che a circa sette miglia dal pozzo Macondo continua a uscire greggio.

14 Luglio
Ieri i media, le televisioni in particolare, si sono affrettati a divulgare informazioni palesemente errate affermando che era cessato lo sversamento di greggio dalle profondità del pozzo Macondo. In realtà non è così, come conferma la stessa BP. I tecnici sono ora impegnati in test che si prolungheranno per almeno due giorni sul nuovo cap posizionato nei giorni scorsi. Se tutti i test andranno a buon fine, si comincerà a chiudere tra il 16 e il 18 luglio. Speriamo sia davvero così.
Delle immagini diffuse online mostrano come il Coretix sia iniettato direttamente alla fonte, e dopo la chiusura della falla si teme di dover fronteggiare non solo il problema del petrolio ma soprattutto quello più subdolo e difficile dello stesso Coretix.

12 Luglio
Il nuovo tappo è stato posizionato con successo, secondo le notizie della BP. Trattandosi di un cap, con un foro al centro, per la raccolta del greggio a pieno regime occorre ora il posizionamento del BOP (Blow Out Preventer, una sorta di valvola di sicurezza alta come una casa di due piani e resistente sino a 1000 atmosfere).

11 Luglio
La BP ho avviato la rimozione del riser, ovvero di quello che i media chiamano tappo, per sostituirlo con uno diverso e adatto a raccogliere una maggior quantità di greggio. La compagnia ha annunciato che per terminare le operazioni saranno necessari almeno 10 giorni. Su youtube è possibile visionare il filmato della rimozione del flange. Tuttavia non sono chiare le notizie (sempre a singhiozzo) che la BP fornisce, o meglio non sono state del tutto chiarite le motivazioni della sostituzione. Ufficialmente per raccogliere maggiori quantità di petrolio.

08 Luglio
L'elaborazione attraverso l'Ocean General Circulation Model for the Earth Simulator (OFES) ha permesso di stabilire che almeno il 20% del greggio verrà trasportato dalla corrente del Golfo in pieno Oceano Atlantico e potrebbe raggiungere le coste europee. La quantità di greggio fuoriuscita è talmente importante che nessun processo degradativo ad opera dei batteri sarà in grado di fermarlo. Fonte: the University of Hawai'i System.

Mappa oil spill

08 Luglio
A 20 miglia dalla costa della Louisiana la concentrazine di Coretix è pari a 400 parti per miglione, quantità in grado di uccidere qualsiasi essere vivente. Gli aereosol marini sarebbero altamente tossici anche per la popolazione locale.
Secondo gli esperti, sotto la superficie del mare vi sarebbero centinaia di migliaia di animali morti e in agonia, e solo il tempo permetterà di quantificare e stabilire la reale entità della tragedia che ha spazzato via un intero ecosistema.

08 Luglio
La Fox tv informa che la BP "consiglia" ai propri addetti che si sono ammalati (quasi 130 persone) durannte le operazioni di ripulitura, di ricoverarsi non negli ospedali pubblici bensi nella clinica privata di Grand Isle.

07 Luglio
Sulla spiaggia di Cocoa, la costa atlantica della Florida, sono arrivate le prime tar balls (palle di catrame), secondo le affermazioni dell'Orlando Sentinel. In realtà se la notizia, almeno secondo le fonti da noi trovate, è stata ufficializzata ieri, l'arrivo di gran quantità di catrame sulle spiagge della Florida risale a quasi una settimana fa.
Intanto il catrame arriva per la prima volta anche in Texas, nei pressi di Crystal Beach e Galveston. Le analisi hanno accertato che si tratta di petrolio proveniente dal pozzo della BP. Continuano i test sulla A Whale, la nave aspira-petrolio arrivata da Taiwan che dovrebbe entrare in funzione questa settimana. La Marina americana ha anche predisposto l'impiego di un enorme dirigibile. Si chiama MZ-3A, èlungo 54 metri e avra' il compito di dirigere dall'alto le operazioni di pulizia.

06 Luglio
Il 26 Giugno abbiamo dato notizia del roghi e delle tartarughe bruciate vive. Ora la BP è stata querelata per la violazione della legge sulle specie protette. Così la stessa BP ha autorizzato il salvataggio delle tartarughe dalle burn box.

05 Luglio
Un giornalista francese ha girato un video dove accusa la BP di pulire la spiaggia dal petrolio solo in apparenza. Il video riprende un tratto di spiaggia della Louisiana. In queste spiagge il petrolio, secondo le accuse del giornalista, non sarebbe stato rimosso con le operazioni di pulizia, ma solo coperto con dell’altra sabbia pulita. Le accuse non si sa se sono fondate, ma stanno facendo molto discutere: nel video si vede che la consistenza della sabbia della spiaggia non è quella che dovrebbe essere, è come se fosse stata rivoltata e, sempre secondo il giornalista francese che si chiama C. S. Muncy, il catrame sarebbe stato sotterrato (ulteriori accertamenti sono difficili per i giornalisti perché l’accesso alla spiaggia è impedito dalla stessa BP che sorveglia queste zone). Il video si può vedere qui!

02 Luglio
Intorno all'area della piattaforma Deepwater Horizon, nel Golfo del Messico, si stanno creando delle 'zone morte' dove è impossibile la vita. Lo affermano due ricerche citate dal The Guardian, secondo cui si vedono i primi cambiamenti nelle abitudini di molti animali marini per evitare la zona del disastro.
Intanto giungono altre notizie allarmanti che riguardano l'arresto di tutte le persone non autorizzate a filmare e fotografare i luoghi del disastro. Negli Stati Uniti si parla ormai di blackout mediatico.

01 Luglio
Alex perde potenza e torna ad essere una tempesta tropicale, e fortunatamente ha risparmiato la zona della marea nera.
La BP intanto comunica che il relief well procede senza intoppi.

30 Giugno
Sempre più difficile carpire notizie dal Golfo. Le notizie dalle Agenzie italiane, gia scarne anche all'inizio della vicenda, sono oramai ridotte a dei trafiletti. Evidentemente la notizia non vende più e sicuramente non attira l'attenzione del pubblico italiano. Promettiamo, in ogni caso, di seguire la vicenda nei mesi a venire.

30 Giugno
La tempesta tropicale Alex si è' trasfromata in uragano, il primo della stagione Atlantica 2010: il ciclone dovrebbe toccare terra sulle coste al confine tra Messico e Stati Uniti. Alex si è rafforzato sulle calde acque del Golfo e si è trasformato in un uragano di categoria uno, la più bassa della scala Safr-Simpson. Con venti che soffiano a 120 Km/h, sempre più forti man mano che l'uragano si avvicina a terra, Alex dovrebbe abbattersi al confine tra il Messico e il sud del Texas tra Mercoledì notte e l'alba di Giovedì. Per precauzione sono state evacuate alcune piattaforme del Golfo del Messico e il presidente Usa, Barack Obama, ha dichiarato lo stato di emergenza in Texas. Nonostante questo, la BP non ha comunque interrotto le trivellazioni in altre parti del Golfo.

29 Giugno
Per salvare i piccoli di tartarughe dal pericolo incombente della marea nera, è stato avviato nei giorni scorsi un progetto che prevede il trasferimento delle uova in una località protetta della Florida. Henry Cabbage, della Commissione per la Tutela della Flora e della Fauna in Florida, ha spiegato che ricercatori hanno già cominciato a dissotterrare le uova che si trovano sulle isole Panhandle. Da lì le uova saranno portate a Cape Canaveral. Una volta nati, i piccoli saranno lasciati liberi nell'oceano Atlantico. Secondo Cabbage, se le uova dovessero essere lasciate nel Golfo del Messico "il rischio è che i piccoli di tartaruga possano essere trascinati dalla corrente verso la macchia di petrolio" sarebbe altissimo. Le uova saranno raccolte tre volte a settimana fino a novembre.

28 Giugno
La tempesta tropicale Alex ha perso potenza, dopo aver causato danni al suo passaggio sulle città turistiche del Belize, in America Centrale. Nei prossimi giorni, però, potrebbe rafforzarsi e diventare un uragano, quando passerà sul Golfo del Messico. Quando Alex raggiungerà il Golfo, le operazioni di bonifica della marea nera causata dall'esplosione della piattaforma della BP potrebbero essere sospese per almeno una settimana.

27 Giugno
La BP ha cominciato l'evacuazione di parte del personale non essenziale in tre dei suoi impianti nell'estremità sud del Golfo del Messico, come misura precauzionale in vista dell'arrivo della tempesta tropicale Alex, questa sera secondo le previsioni. Lo riferisce la CNN sul suo sito online citando il portavoce di BP. L'evacuazione, cominciata ieri sera e che prosegue oggi, non riguarda le strutture utilizzate per il contenimento della marea nera provocata all'incidente della piattaforma DeepWater Horizon, ha precisato il portavoce Neil Chapman aggiungendo che la misura precauzionale non avrà alcuna conseguenza sulla produzione. Alex, la prima tempesta tropicale della stagione, è arrivata ieri sera in Belize, in American centrale, e secondo le previsioni toccherà il Golfo del Messico nella serata di oggi dopo aver attraversato la penisola dello Yucatan, in Messico. Dovrebbe tuttavia passare decisamente ad ovest della macchia di greggio, ma qualche conseguenza ci sarà comunque se risalirà lungo le coste del Messico e del Texas. Fonte: ANSA

26 Giugno
TARTARUGHE INTRAPPOLATE E BRUCIATE VIVE. Il quotidiano britannico The Guardian denuncia l'uccisione dei poveri animali da parte della BP che continua a bruciare petrolio, metodo inutile e sbrigativo, poiché gli incendi permettono di eliminare solo la frazione più leggera del greggio. Alcuni rettili hanno avuto la sfortuna di emergere proprio all'interno della chiazza poi incendiata dai contractor della BP, provocando la morte dei poveri animali. Nel Golfo del Messico vivono specie rare e a rischio estinzione, come la tartaruga marina di Kemp’s Ridley (Lepidochelys kempii) e nonostante il governo USA abbia esplicitamente rischiesto alla compagnia di risparmiare gli animali, la stessa compagnia ha subito disatteso gli accordi. Scrive Carole Allen, uno dei responsabili delSea Turtle Retoration Project: "E’ un modo di fare criminale e crudele per il quale i responsabili devono essere perseguiti".
Il 25 Giugno anche l’amministrazione USA ha ammesso che ci sono tartarughe bruciate vive e ha detto, come gia accennato, di aver ingiunto la BP di risparmiare i rettili marini: "A quanto mi risulta, i protocolli prevedono che si cerchino gli animali selvatici prima di dare fuoco al petrolio. Noi trattiamo queste cose molto seriamente", ha dichiarato, citato dal giornale, un portavoce della National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA), agenzia federale che si occupa di clima e oceani, secondo il cui conto finora dal 30 aprile le tartarughe morte a causa della marea nera sono 425.
Inoltre nei giorni scorsi sono stati catturati e uccisi un numero imprecisato di delfini, tartarughe e altri animali marini rimasti intrappolati nelle reti dei pescatori di gamberi, che hanno fatto una sorta di pesca-mattanza poco prima che la marea nera arrivasse lungo le coste della Louisiana. Delfini e altri animali sono stati catturati perchè le reti che normalmente dispongono di un'apertura per permettere la fuga ai grandi animali, in quest'occasione erano state volutamente private di tale scappatoia, al fine di catturare quanti più gamberi possibile.

25 Giugno
Un video disponibile su Yuotube mostra le spiagge di Pensacola, in Florida, considerate le più grandi del mondo, coperta da una distesa di catrame. Sulla riva poi, si infrangono onde che mostrano uno strano ribollire dell'acqua. Probabilmente l'acqua, satura di gas metano, si libera del suo contenuto appena avviene il rimescolamento sulla riva.

25 Giugno
La BP ha annunciato di aver riposizionato mercoledì sera "con successo" il 'tappo' sul pozzo del Golfo del Messico che i tecnici della compagnia petrolifera avevano dovuto rimuovere dopo un incidente causato da un robot sottomarino. "Il sistema - ha aggiunto BP in un comunicato - ha ripreso a pompare petrolio e gas". A seguito della rimozione del coperchio il flusso del petrolio era notevolmente aumentato.

24 Giugno
Su Youtube l'andamento della marea nera dal 20 Aprile al 13 Giugno scorso. Le immagini sottostanti mostrano come la chiazza (in nero) sia stata catturata dalla corrente del Golfo e trasportata sino alle coste atlantiche della Florida. In rosso le zone più calde della corrente del Golfo.

21 Aprile 28 Maggio

08 Giugno 13 Giugno

L'animazione completa si trova qui! Sul sito www.Floridaoilspill.com si trovano altri interessanti video.

23 Giugno
Dopo il siluramento di Tony Hayward, il responsabile della BP (peraltro promosso ad incarichi di maggior rilievo, sarà lui infatti a volare in Russia a rassicurare il Presidente Medvedev sulle sorti della BP), il suo sostituto, Bob Dudley, affronta nel peggior dei modi il primo giorno del suo nuovo incarico. Un capitano di 55 anni, assoldato dalla BP per operazioni legate al contenimento della marea, si è tolto la vita. Secondo indiscrezioni, ma nessuno ha ufficializzato, il disastro del Golfo del Messico sta incutendo timori rilevantissimi tra chi ha passato la vita a lavorare in mare, in particolare tra i pescatori, assolutamente incapaci di fare altri mestieri, poiché la pesca nelle regioni coinvolte potrebbe essere compromessa per molti anni. Molte di queste persone, abbandonate a se stesse, potrebbero appunto arrivare al suicidio. Inoltre un'altra persona è deceduta in un incidente legato alle operazioni nel Golfo del Messico.

23 Giugno
Un incidente causato da un robot sottomarino, secondo la versione della BP, ha indotto i tecnici al lavoro nel pozzo a rimuovere il «coperchio» danneggiato e a sostituirlo a breve. Intanto la stessa BP, che sta perdendo credibilità giorno dopo giorno, ha tentato di rassicurare l'opinione pubblica affermando che il greggio che sta uscendo viene bruciato in superficie. Dopo molti giorni i limiti tecnologici e di gestione dell'emergenza proposti dalla compagnia petrolifera, stanno palesandosi in tutta la loro drammaticità.

22 Giugno
Già settimane prima che la piattaforma petrolifera Deepwater Horizon esplodesse, causando il disastro ambientale nel Golfo del Messico, la BP sapeva che c'erano delle falle nel sistema di sicurezza. Lo ha rivelato ieri un operaio della struttura sopravvissuto all'incidente, raccontando alla BBC che il sistema difettoso non fu riparato ma chiuso, facendo affidamento su un secondo sistema. Il motivo? Riparare il contenitore di controllo avrebbe significato sospendere temporaneamente l'estrazione dal pozzo, in un momento in cui al colosso petrolifero britannico tenere in piedi l'impianto costava 500mila dollari al giorno. A tragedia avvenuta, però, la British Petroleum ha speso fino ad oggi 2 miliardi di dollari per ripulire la marea nera. Lo rendono noto i vertici della compagnia in un comunicato alla Borsa di Londra, nel quale sottolineano come parte dei costi di bonifica del Golfo dovrebbe essere sostenuti dalle società partner. Per ora sono stati recuperati o bruciati oltre 23mila barili di greggio, poco più di un terzo della perdita. Il sistema posizionato il 3 giugno ha raccolto 14.570 barili, mentre il secondo, installato il 16 giugno, ne ha bruciati 8.720. Fonte: metronews.it.

Intanto i legali della BP per racimolare più liquidi potrebbero anche considerare di coinvolgere Anadarko, una compagnia estrattiva con sede in Texas che detiene il 25% del progetto Deepwater Horizon, e Mitsui, un’importante firma di trading giapponese che, attraverso una consociata, detiene il 10%. D’accordo anche Markey. «Le due compagnie non possono fuggire dalle loro responsabilità - ha dichiarato il congressman-. Entrambe devono contribuire a qualsiasi fondo verrà costituito per ripagare la ricostruzione». Al momento 100 chilometri di coste tra Louisiana, Alabama e Missouri sono state contaminate dalla macchia bituminosa.

22 Giugno
Il giudice della Louisiana, Martin Feldman, ha ordinato lo stop della moratoria disposta dall’amministrazione Obama. Il governo USA ha immediatamente fatto ricorso, e il ministro dell’Interno, Ken Salazar, ha reso noto che a breve sarà varata una nuova moratoria. E' inoltre emerso che il giudice Feldman avrebbe interessi azionari in molte società che operano nel Golfo, tra cui anche la Transocean, che è proprietaraia della defunta piattaforma Deepwater Horizon. Sono molti in Louisiana e Florida i giudici che hanno investito nelle compagnie petrolifere, ma è altrettanto vero che coloro che hanno avuto a che fare con casi legati all'emergenza, hanno venduto le loro azioni, eccetto appunto il giudice Martin Feldman. «Se il giudice Feldman ha investito in società petrolifere che operano nel Golfo è in flagrante conflitto di interessi» ha dichiarato il direttore di Pew Environment Group, Josh Reichert.

21 Giugno
Sino ad oggi, secondo la CNN il disastro ecologico provocato da oltre due mesi di fuoriuscita di petrolio ha ucciso 943 uccelli, 380 tartarughe e 46 mammiferi marini. Cifre al ribasso ovviamente.
Il petrolio intanto è arrivato sulle coste della Florida e probabilmente entro il 4 luglio arriverà sulle coste di Miami.
Infine, Tony Hayward, il responsabile delle operazioni nel Golfo della BP è stato rimosso dal suo incarico.

20 Giugno
Un ricercatore americano ha messo a punto una tecnologia semplice ed economica per dare un volto alla marea nera che sta colpendo le coste americane. Il progetto si chiama Grassroots Mapping e consiste nel far volare sopra la zona colpita tanti aquiloni con installata una fotocamera

19 Giugno
Tony Hayward, della British Petroleum, viene processato per quasi cinque ore dalla commissione Energia e Commercio della Camera di Washington esponendosi a una gogna resa pubblica dalla diretta tv accompagnata dalla cifra del suo stipendio in sovraimpressione, 4.6 milioni di dollari nel 2009. Bart Stupak, presidente democratico della commissione, lo accoglie facendogli ascoltare per 60 minuti la raffica di accuse, spesso al limite dell’insulto, che esprimono la rabbia di milioni di cittadini. Hayward assiste immobile alla ricostruzione del disastro e guarda nel vuoto quando un megaschermo proietta le lacrime di mogli e figli degli 11 operai morti. E lo fa anche mentre dal pubblico, una donna con le mani sporche di petrolio grida Vergogna. Fonte: AffariItaliani.it

18 Giugno
Bloomberg pubblica un articolo ove si racconta come la BP, sin da febbraio, sapeva dei problemi e dei rischi a cui sottoponeva i suoi dipendenti per pompare il greggio dal pozzo Macondo. Gia a Marzo, secondo Bloomberg, la BP ebbe dei problemi per contenere la fuoriuscita di gas metano e numerose crepe si aprirono nei dintorni del pozzo, e per questo (ma la cosa si sopettava da tempo) la stessa BP acquistò molto prima del disastro enormi quantità del disperdente Coretix e mise in vendita le proprie azioni.
Intanto si calcola che la percentuale di metano che fuoriesce dal fondo del Golfo del Messico è del 40% e non il 5% come affermato nei primissimi giorni dopo il disastro. Nei due plume (vedere al 09 Giugno) la concentrazione di ossigeno è del 40% più bassa della norma mentre la concentrazione di metano è elevatissima.

17 Giugno
La nave oceanografica Thomas Jefferson del NOAA, salpata da Galveston, Texas, il 15 giugno scorso, monitorerà per tre settimane le acque del Golfo del Messico utilizzando sofisticate apparecchiature, allo scopo di stabilire l'impatto del greggio sia lungo le coste e soprattutto sul fondo e la fauna bentonica. A bordo vi sono scienziati, universitari, rappresentanti di varie Istituzioni e anche rappresentanti di Agenzie Federali. Attualmente si trova presso il Flower Garden Banks National Marine Sanctuary, e affianca nella ricerca altre imbarcazioni del NOAA, ovvero la Gordon Gunter e la Pisces, moderna imbarcazione da ricerca che si occupa dello studio della fauna marina. A giorni le imbracazioni saranno affiancate dalla Oregon II.

17 Giugno
Il presidente della BP, Carl Svanberg è stato costretto a chiedere scusa per aver parlato di "gente di poco conto" riferendosi alle popolazioni colpite dalla marea nera provocata dalla sua azienda nel Golfo del Messico. "Mi sono espresso goffamente e sono davvero dispiaciuto", ha detto in un comunicato, fatto seguire alle osservazioni espresse dopo l'incontro alla Casa Bianca con il presidente Usa, Barack Obama.
"Quello che stavo tentando di dire -cioè che BP comprende come tocchi profondamente la vita delle persone che vivono sul Golfo e che dipendono da esso per la loro sopravvivenza- sarà meglio non tradurlo con le parole ma con il lavoro che stiamo facendo per rimettere le cose a posto per le famiglie e le aziende danneggiate".

17 Giugno
FUNZIONA IL NUOVO METODO PER TIRARE IL PETROLIO
. La BP ha comunicato che pare funzionare come previsto il nuovo sistema messo a punto per eliminare petrolio dal Golfo del Messico. In aggiunta al nuovo dispositivo che ha già raccolto nella prime 12 ore della giornata di mercoledì 7.040 barili di petrolio, nel tardo pomeriggio è entrato in funzione anche un nuovo dispositivo capace di bruciare completamente il petrolio. Nelle prime 11 ore da quando è entrato in funzione ha già eliminato l'equivalente di 1.250 barili di petrolio. I tecnici stimano che entrambi i sistemi, quando saranno a regime, saranno in grado di 'lavorarè fino a 28 mila barili al giorno.

15 Giugno
Aggiorniamo le stime del Professore James J. Corbett della University of Delaware (le prime risalgono al 10 di Giugno). La quantità di greggio dispersa in mare sino ad ora sarebbe sufficiente ad alimentare per un anno intero 107.000 automobili, 8.900 autoarticolati, e 149 navi portacontainer. Fonte: Univerity of Delaware.

15 Giugno
Notizia curiosa. Dopo aver rifiutato l'aiuto del regista James Cameron, la BP fa appello a Kevin Costner. Gli esperti della compagnia petrolifera hanno riconosciuto che i macchinari dell'attore sono i più efficaci a ripulire l'acqua nera di petrolio e hanno piazzato un primo ordinativo per l'acquisto di 32 «centrifughe del mare». Si chiamano Ocean Therapy Solutions e l'attore ha impiegato circa 15 anni e 20 milioni di dollari per farle mettere a punto. Hanno la capacità di aspirare l'acqua, centrifugarla, e separare al 99% le sostanze inquinanti, senza produrre ulteriore inquinamento. Il protagonista di Waterworld, che ha un fratello scienziato specializzato in questo genere di tecnologie, finanziò a suo tempo il progetto che, 15 anni fa, sembrava avveniristico, ma che oggi pare essere il sistema più all'avanguardia per affrontare la marea nera. Le macchine hanno la capacità di separare il petrolio dall'acqua e possono filtrare fino a 750 litri di acqua al minuto.
Intanto, sono diciassette i Paesi che hanno offerto il proprio contributo agli Stati Uniti. Lo ha annunciato il dipartimento di Stato Usa, che ha reso noto l’elenco dei Paesi contributori: Corea del Sud, Croazia, Francia, Germania, Irlanda, Giappone, Paesi Bassi, Norvegia, Romania, Russia, Svezia, Emirati Arabi Uniti, Regno Unito, Vietnam Spagna, Canada e Messico. Assente, almeno per il momento, l’Italia. Oltre all’impegno dei singoli Stati, hanno offerto un contributo anche l’Agenzia europea per la sicurezza marittima, il Centro di informazione e monitoraggio della Commissione europea, l’Organizzazione marittima internazionale, l’Unità per l’ambiente dell’Agenzia delle Nazioni Unite per il coordinamento degli aiuti umanitari e il Programma per l’ambiente dell’Onu. Fonte: Corriere.it

15 Giugno
A più di 50 giorni dall'inizio del disastro, un panel di esperti riuniti a Washington discute sui danni provocati dalla mare nera. Dal plancton al tonno rosso del Mediterraneo, gli effetti sono praticamente indescrivibili e tanto meno pronosticabili. L'unica cosa certa è che i danni maggiori sono quelli che non possiamo vedere dalla superficie. I disperdenti, utilizzati senza cognizione di causa, hanno permesso alla parte più pesante e insolubile del greggio di precipitare sul fondo, coprendo come un velo nero l'intero ecosistema bentonico.
Secondo Thomas Shirley,  professore della Texas A&M University, le sostanze utilizzate (come il Coretix, i cui effetti tossici sono stati denunciati anche dalla rivista Nature) potrebbero causare ulteriori danni agli animali, facilitando l'ingresso della componente tossica nella catena alimentare. Uno dei timori principali, infatti, è rappresentato dal fatto che le micro-gocce generate dall'interazione petrolio-agenti disperdenti possano avere un effetto altamente tossico per il gradino più basso della rete alimentare, vale a dire il plancton. Le sostanze tossiche così si potrebbero accumulare nei vari animali, dalle larve dei pesci e dei crostacei, fino ad arrivare alle tartarughe e ai grandi mammiferi, attraverso un processo noto come biomagnificazione. “E in questo caso – ha sottolineato Shirley – la perdita sarebbe incalcolabile, vista la lentezza del ciclo riproduttivo di animali come il capodoglio e la tartaruga di Kemp, che inizia a riprodursi verso il nono anno di età” (per una panoramica sulla biodiversità nel Golfo del Messico si veda il sito dell'Harte Research Institute Gulf of Mexico Studies).
L'unica nota positiva viene dal fatto che l'ecosistema del Golfo del Messico è in parte abituato al petrolio. Nella zona si verifica una dispersione di greggio continua, come ha ricordato Twilley: “Ogni anno si riversano nel Golfo decine di milioni di litri di petrolio e, per questo, esistono batteri specializzati nel metabolizzarlo”. Sebbene non possano azzerarne gli effetti, questi batteri potrebbero accelerare la convalescenza degli ecosistemi. È però estremamente difficile fare previsioni. A ventuno anni dalla tragedia dellaExxon Valdez in Alaska (in cui da una petroliera finirono in mare 40 milioni di greggio), i danni si fanno ancora sentire e gli animali continuano a morire.

Fonte: Galileo

14 Giugno
La BP afferma di aver speso sono ad oggi 1.6 miliardi di dollari, di aver ricevuto 51.000 richieste di risarcimento e di aver gia dato risposta a 26.500.

13 Giugno
Alcune notizie relative alla fuoriuscita di greggio da spaccature della roccia, un pò ovunque sul fondo del Golfo del Messico, si difondono online. Ricordiamo però che nell'area esistono immissioni naturali di petrolio, documentate da oltre un secolo. Quindi su tale notizia si attendono approfondimenti.

11 Giugno
Vista dall'alto, la grande macchia di greggio sulle acque del Golfo del Messico appare surreale. Non si vedono che pochi natanti intente nella pulizia. Anche le spiagge sono vuote, che siano state davvero militarizzate e chiuse ad occhi indiscreti, come si vicifera sul web?

Altre immagini riprese da un elicottero si trovano su YouReport!

10 Giugno
Giungono le prime e gravi preoccupazioni sugli effetti dei prossimi uragani. Secondo il NOAA, da Giugno a Dicembre almeno una decina di uragani interesseranno l'area del Golfo.
ULTIMATUM - L'amministrazione del presidente degli Stati Uniti ha intanto un ultimatum alla BP, nel timore che l'inquinamento del Golfo del Messico sia decisamente peggiore rispetto alle più catastrofiche delle previsioni, con perdite che potrebbero raggiungere addirittura i 30 mila barili al giorno. Il colosso petrolifero britannico dovrà svelare entro 72 ore i suoi piani per fermare la perdita nel Golfo, secondo una lettera ufficiale del coordinatore federale Thad Allen all' amministratore delegato della BP Tony Hayward.

10 Giugno
Secondo alcune stime del Professore James J. Corbett della University of Delaware, la quantità di greggio dispersa in mare è sufficiente ad alimentare per un anno intero 38.000 automobili, 6.400 autoarticolati, e 1.800 imbarcazioni di medie dimensioni.

09 Giugno
Confermata la scoperta di un secondo pozzo (Ocean Saratoga) da cui fuoriesce petrolio, forse dal 30 aprile, secondo una nota del NOAA.
Sempre secondo gli scienziati del NOAA, vi sarebbero due plume di greggio subsuperficiali. Il primo dislocato tra i 1000 e i 1400 metri di profondità, spesso circa 30 metri che si estenderebbe per 45 miglia nautiche a nord-est dal sito di affondamento della Deepwater Horizon. Il secondo sarebbe dislocato a circa 400 metri e sarebbe spesso circa 30 metri ma esteso per 24 miglia nautiche verso sud rispetto al sito di affondamento. Infine, l'analisi in gascromatografia ha evidenziato la quasi assenza di idrocarburi a basso peso molecolare, e secondo i ricercatori sareebbe un ottimo segnale, rivelerebbe infatti la presenza di batteri consumatori "al lavoro", comuni nell'area perchè da sempre nel Golfo del Messico si hanno emissioni naturali di greggio.

Plume

Inizialmente si ipotizzava un solo plume dislocato tra i 600 e i 1500 metri. In realtà i plume sono due (spiegazione sopra)

07 Giugno
Matthew Simmons, esperto petrolifero, ed ex consulente dell’amministrazione americana, afferma in un’intervista alla MSNBC, che non si tratta di un solo pozzo che perde, ma dell’intera area circostante, e che sotto il sedimento vi sarebbe un enorme cratere da cui uscirebbero ogni giorno, ameno 100 mila barili di petrolio. Il pennacchio che mostrerebbero le tante webcam sottomarine evidenzierebbe solo una fuoriuscita secondaria.

06 Giugno
Secondo la BP, una conduttura piazzata sopra la falla intercetterebbe, il condizionale è d’obbligo, dai 6.000 ai 10.000 barili di greggio al giorno.

Raccolta del greggio

Alcuni battelli per la pesca dei gamberi impegnati nella raccolta del greggio.

01 Giugno
L’ultimo tentativo di chiudere la falla principale, l'operazione top kill, messo in atto dalla BP attraverso il pompaggio di 30.000 barili di fango, fallisce. La BP annuncia che nei prossimi giorni tenterà un piano chiamato Lower Marine Riser Package. In un primo tempo taglierà il tubo danneggiato cercando poi di isolarlo con una specie di cappuccio dal quale aspirare il petrolio e portarlo alle navi in superficie. Un’operazione rischiosa, il fallimento potrebbe persino far aumentare le perdite del 20%, ammette la stessa BP.

29 Maggio
Quarantesimo giorno. Il disastro della DeepWater Horizon è ormai il più grande e drammatico della storia. Ogni 4 giorni esce dal fondo del Golfo del Messico più petrolio di quello disperso dall’affondamento della Exxon Valdez del 1989. Denuncie per la mancata diffusione delle immagini di delfini, squali e uccelli marini rimasti uccisi dal petrolio.

24 Maggio
Interviene l’Iran, che offre, invano e senza spiegare nulla, aiuto agli statunitensi.
Ken Salazar, Ministro dell’Interno USA, afferma di essere estremamente arrabbiato con la BP per le mancate promesse.
Si contraddice l'amministrazione Obama, che aveva, nei giorni precedenti, dapprima annunciato il divieto totale di perforazione, una sorta di moratoria delle trivellazioni, ma verranno poi autorizzati sette nuovo pozzi petroliferi e concesse cinque deroghe ambientali, secondo il New York Times. I funzionari del Dipartimento degli Interni si giustificano sostenendo che la moratoria riguarda solo i permessi per nuovi pozzi e che non intendeva, dunque, bloccare i permessi per nuovi lavori su progetti di perforazioni già esistenti, come nel caso della DeepWater Horizon.

17 Maggio
Il professor Steven Wereley, intervistato dalla radio americana NPR, ha usato delle tecniche computerizzate per analizzare il flusso di gregio e metano che esce da una delle falle in fondo al mare, a circa 1.500 metri di profondità. Secondo le prime indiscrezioni, la perdita ammonterebbe a 70.000 barili equivalenti al giorno, cioè 12 volte di più delle stime ufficiali. Utilizziamo la dicitura barili equivalemti per sottolineare che si tratta di un mix di petrolio e metano, come si può vedere dal filamto diffuso dalla BP. Le stime condotte da altri esperti variano da quella di Wereley ma confermano tutte che la BP ha sottostimato le perdite dalle due falle, e che quella della DeepWater Horizon è oramai la peggior catastrofe petrolifera della storia. La Exxon Valdez ha riversato in mare circa 250.000 barili di petrolio, il che equivale a 4 giorni di sversamento della DeepWater Horizon.
Intanto Silvio Greco, direttore dell'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), sottolinea che in 20 anni gli incidenti che hanno visto coinvolte delle piattaforme petrolifere, sono stati 20, in media uno ogni anno.

16 Maggio
La BP si preoccupa della possibile sospensioni delle trivellazioni, e Hayward, amministratore della BP afferma: "L'incidente dell'Apollo 13 non fermò l'esplorazione dello spazio".
Dalla Pravda arriva l’idea delle esplosioni nucleari, ma la differenza tra i pozzi dell'Urt Bulak e quello del Golfo del Messico, è che sopra quest'ultimo vi sono 1525 metri di acqua.

14 Maggio
La BP ha abbandonato l’idea di posare sul fondo marino la seconda cappa aspirante, più piccola della prima e teoricamente più facile da posizionare. Nel frattempo arriva l’originale ma impraticabile soluzione proposta da un gigante della divulgazione scientifica come il National Geographic, che suggesce di utilizzare spugne per assorbire il petrolio. Si tratta delle AeroClay, "spugne" di materiale plastico e gessoso in grado di assorbire sostanze oleose, ma non l’acqua.

13 Maggio
Si diffonde l’idea di utlizzare batteri “mangiapetrolio” per mettere in atto la biorimediazione o biorimediation. La tesi, alquanto superficiale perchè inapplicabile, viene appunto subito accantonata.

10 Maggio
Comincia l’inchiesta condotta dal Minerals Management Service (MMS) e dalla US Coast Guard (USCG), per ricostruire i fatti e determinare le responsabilità. La BP che detiene il 65% della licenza areale denominata Mississippi Canyon Block 252, afferma di spendere 6 milioni di dollari al giorno per l’impiego dei disperdenti. Le autorità americane hanno confermato l’utilizzo del Corexit (una miscela di acidi grassi, glicolesteri ed ossialchilati in solvente paraffinico), ovvero un surfactante (o surfattante) notoriamente tossico per la fauna marina. Per le caratteristiche dei solventi, vedere la news del 10 Maggio.

07 Maggio
Si continua nell’uso dei disperdenti (Coretix, il suo uso sarà confermato il giorno dopo), con quello che il The Guardian definisce uno dei più grandi e aggressivi esperimenti sui solventi della storia.
La macchia di petrolio nel Golfo del Messico giunge presso le Isole Chandeleur, un paradiso ambientale al largo della Louisiana. Nello stesso giorno arriva la a gigantesca struttura in cemento e acciaio anti-greggio denominata “cupola” dalla BP. Il suo posizionamento non risolverà praticamente nulla.

05 Maggio
Bob Fryar, coordinatore degli interventi per conto della BP, afferma che nessun dispositivo per arginare la perdita del pozzo ha funzionato. Nei giorni a seguire afferma inoltre che verrà sperimentata la “cupola” per catturare il greggio che fuoriesce senza sosta.

04 Maggio
La BP ha spiegato cosa è e come funziona il Subsea Oil Recovery System, che utilizzerà nel tentativo di tamponare la gigantesca falla che la piattaforma offshore ha aperto nei fondali del Golfo del Messico: "E' una grande struttura che può essere collocato sopra la principale fonte delle perdite nel DeepWater Transocean Horizon Rig. Il sistema è progettato per raccogliere gli idrocarburi dal pozzo e pomparli in una petroliera in superficie, dove verranno stoccati in modo sicuro e spediti a terra. Tempo permettendo, la messa in opera del sistema è prevista entro i prossimi sei - otto giorni».

28 Aprile
Di fronte all’espansione della marea nera, alcune chiazze vengono incendiate.

23 Aprile
Un robot sottomarino tenta di attivare un dispositivo chiamato BlowOut Preventer (BOP, una sorta di enorme valvola di sicurezza), per chiudere la falla, ma non funzionerà.

23 Aprile
Viene avvistata una chiazza di 30 Km quadrati a soli 60 Km dalle coste della Louisiana, la conferma che dal fondo del Golfo del Messico fuoriesce petrolio a getto continuo.

20 Aprile
09:30. Viene sospeso per l’ennesima e ultima volta il pompaggio del greggio, a 1525 metri di profondità.
09:30 – 09:42. Nonostante la sospensione, la pressione all’interno del condotto fluttua diverse volte, subendo decrementi e incrementi discontinui, a causa delle infiltrazioni di gas, dovute alla scarsa quantità di barre di cemento utilizzate sulla testa del pozzo.
09:47. La pressione all’interno del condotto raggiunge valori non misurabili dalla strumentazione. E’ l’inizio del blowout e il gas raggiunge la superficie.
09:47. La piattaforma petrolifera (o meglio cantiere di perforazione) Deepwater Horizon (ribattezzala ferrovecchio da alcuni), esplode, causando la morte di 11 uomini. I loro corpi non sono stati trovati. Altri 115 operai saranno tratti in salvo dagli elicotteri della Guardia Costiera statunitense. L'esplosione provoca lo spostamento dell'intera struttura e il cedimento per trazione e torsione delle condotte, dalle quali comincerà a fuoriuscire ininterrottamente il petrolio.