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31 OTTOBRE
IL TERRORE COLOR ARCOBALENO DEL VERME BOBBIT
Se l'inferno è un party multicolore di scintillante terrore, questo è un ospite che avrà un ruolo di primo piano. Si tratta di Eunice aphroditois, altrimenti noto come "verme Bobbit", un soprannome che, si dice, risalga a un fotografo subacqueo che una ventina di anni fa pensò che questa e altre specie del genere Eunice richiamassero alla memoria "l'incidente" avvenuto nel 1993, quando Lorena Bobbitt asportò quasi metà del pene del marito. Secondo il biologo Sergio Salazar-Vallejo, E. aphroditois evocherebbe la vicenda "forse perché le mascelle molto aperte somigliano a forbici, o forse perché la parte esposta somiglia a un pene eretto": questi vermi marini, infatti, si seppelliscono nel fondale lasciando esposta per cacciare solo una frazione del loro lunghissimo corpo. Un'altra possibilità è che i vermi debbano il loro soprannome al mito secondo cui dopo l'accoppiamento la femmina taglierebbe il pene al maschio per nutrire i suoi piccoli. Ma E. aphroditois non ha il pene, e il livello delle sue cure parentali è a dir poco minimale. E in effetti, poco importa da dove abbia preso il soprannome, perché si tratta di un animale affascinante a prescindere dalla mitologia della castrazione.
Il "verme Bobbitt" vive sul fondo del mare a una profondità fra i 10 e i 40 metri, e ha cinque antenne in grado di percepire le prede, piccoli vermi e pesci che cattura con un complesso apparato per l'alimentazione, chiamato faringe. La faringe è estroflessibile come le dita di un guanto, ed è dotata di forti "mascelle", taglienti alle estremità. A volte la velocità e la forza degli attacchi di E. aphroditois sono tali da tagliare addirittura la preda a metà, e il suo morso può essere sgradevole anche all'uomo, a cui le migliaia di setole di cui è coperto il suo corpo possono infliggere punture che provocano un intorpidimento permanente. Fonte e news integrale su LeScienze.
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AUTORIZZATA LA PESCA IN DEROGA PER IL 1° NOVEMBRE
La Direzione Generale della Pesca e dell'Acquacoltura, ha autorizzato l'esercizio opzionale dell'attività di pesca nella giornata festiva del 1° novembre 2012. La Direzione ha specificato che, nell'intento di razionalizzare le uscite in mare e di contenere i costi di gestione delle imprese di pesca, la giornata festiva del 1° novembre può essere considerata, a scelta dell'armatore, giornata lavorativa o di fermo aggiuntivo (giorno di fermo settimanale aggiuntivo a scelta dell'armatore). La giornata festiva dovrà comunque essere recuperata, come negli anni precedenti, in un giorno lavorativo a scelta dell'armatore. Fonte: Assopesca. Circolare in formato pdf.
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TAIJI, CATTURATI ALTRI 60 GLOBICEFALI
Dopo giorni di maltempo ed uscite infruttuose delle barche killer, un gruppo di una sessantina di globicefai è stato catturato dai pescatori di Taiji, nel Giappone sud orientale. Le barche erano uscite in mare la scorsa notte e purtroppo, riferiscono da Sea Shepherd, sono riuscite ad intercettare i cetacei.
Sono ora tutti bloccati nella baia di Taiji dove, nelle prossime ore, verrà deciso il loro destino. Fino a quattro – cinque giorni consecutivi senza mangiare, come successo per le catture nello scorso mese di settembre, prima di essere uccisi oppure catturati per i delfinari. In alcuni casi, per gli animali evidentemente ritenuti inutili ad entrambi gli scopi, una volta lasciati liberi, sono morti a causa dello stress subito. Agli inizi di settembre, venne imprigionata pure una femmina con il proprio piccolo. La madre morì dopo giorni di agonia, passati in massima parte esponendo il fianco al sole. Una posizione anomala, frutto di una patologia in corso. il piccolo venne poi trasferito in un delfinario. Fonte: GeaPress.
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PESCA, CONTROLLI E SEQUESTI A PESCARA E CORIGLIANO CALABRO
La Direzione Marittima di Pescara ha coordinato, durante l’intera settimana appena trascorsa, un’operazione complessa di Polizia Marittima durante la quale sono stati effettuati accurati controlli sulla filiera della pesca su tutto il territorio di giurisdizione, che comprende l’Abruzzo ed il Molise, fino alle Isole Tremiti comprese.
L’attività ha coinvolto 123 uomini e donne in servizio presso i diversi Uffici dislocati lungo le nostre coste, 298 i controlli effettuati, 52 le sanzioni amministrative elevate, per un importo complessivo di € 96.978,00. Redatta anche una comunicazione di Notizia di Reato (illecito penale) nei confronti di un centro di distribuzione che deteneva 3 esemplari di tonno rosso (prodotto ittico per il quale è attualmente sospesa la pesca), di dimensioni notevolmente inferiori al minimo consentito dalla normativa vigente.
A Corigliano Calabro (CS) hanno invece operato 57 militari del locale Compartimento Marittimo, coordinati dal Capitano di Fregata (CP) Antonio D’Amore. Ad essere perlustrate sia le acque che gli stessi litorali dei Comuni costieri dell’alto jonio cosentino. Poi anche esercizi commerciali, pescherie, ristoranti, mercati ittici. In totale, nell’ambito territoriale della Capitaneria di Porto di Corigliano, sono stati eseguiti 66 controlli che hanno tra l’altro coinvolto 17 unità a mare e 39 tra pescherie, ambulanti, grossisti e supermercati. Dieci, in tutto, i locali di ristorazione. Fonte: GeaPress.
29 OTTOBRE
PETIZIONE EUROPEA CONTRO LA PESCA ECCESSIVA 29 Ott 2012
Il WWF lancia una grande petizione europea per la salvaguardia dei mari contro la pesca eccessiva: Impediamo la bancarotta degli Oceani lo slogan scelto dall’associazione ambientalista, che ha creato un sito apposito con un form precompilato (ma modificabile a piacimento) che verrà recapitato al parlamentare europeo relativo dello stato di appartenenza del sottoscrittore. Una petizione dal chiaro intento di mantenere l’attenzione sul drammatico problema del sovrasfruttamento delle risorse ittiche europee. Il WWF organizza una petizione su scala europea per la salvaguardia della fauna marina, falcidiata dalla pesca irresponsabile ed eccessiva, ben lungi dall’essere controllata entro il territorio europeo (e ovviamente non solo). Come sottolinea l’associazione ambientalista:"Per trent’anni i ministri europei della pesca hanno preso delle decisioni che hanno portato solamente a pescare in maniera eccessiva, con la conseguenza di aver finite I pesci e mandare in crisi l’industria della pesca. Se proseguiranno così le cose gli ecosistemi si destabilizzeranno e l’economia della pesca fallirà". Il WWF spinge opportunamente (date le circostanze), sui fattori economici legati al sovrasfruttamento dei mari europei: poiché come è noto a tutti, non solo la pesca eccessiva impoverisce e debilita i mari (si pensi anche al grave problema delle prede accessorie) ma mette le basi per il tracollo a breve termine delle stesse attività di pesca, grande fonte di introiti per svariate nazioni del continente, Italia compresa. Come si legge nel form della petizione, il WWF ricorda che:"Studi recenti dimostrano che con una Riforma della PCP ambiziosa, i pescatori della Comunità Europea potranno sbarcare ulteriori 2.8 milioni di tonnellate rispetto alla situazione attuale, guadagnando 2,1 miliardi di euro l’anno". Non c’è alcun dubbio che il problema dello svuotamento dei mari è uno dei più urgenti con cui ci si trova a dover fare i conti; conti che devono essere fatti, pena gravissimi danni non solo ecologici, ma anche economici. Arresta la bancarotta dei nostri oceani - Form Petizione. Testo tratto da Ecologiae.com.
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FUKUSHIMA, PESCE ANCORA RADIOATTIVO
Diciotto mesi dopo l'incidente alla centrale nucleare di Fukushima, in seguito al terremoto-tsunami dell'11 marzo 2011, in Giappone continua la conta dei danni. Conta che, nel paese tra i maggiori consumatori di pesce al mondo, è fatta in buona parte in mare. Il disastro alla centrale Dai-ichi ha infatti determinato il più grande rilascio accidentale di radioattività negli oceani. Una contaminazione che ancora oggi si ritrova nei pesci, come riporta oggi uno studio su Science.
Il Ministero giapponese dell'Agricoltura, delle Foreste e della Pesca ha cominciato a tener traccia dei livelli di contaminazione radioattiva in pesci, crostacei ed alghe da subito, sin dal 23 marzo 2011, all'interno e nei dintorni della prefettura di Fukushima. Dati pubblicamente disponibili e che ora Ken O. Buesseler, chimico marino della Woods Hole Oceanographic Institution, ha analizzato, osservando come i livelli di radionuclidi, in alcuni casi, siano ancora alti nei 9mila campioni presi in considerazione.
Se infatti per la maggior parte dei casi pesci, crostacei e alghe mantengono livelli di contaminazione radioattiva ben sotto i limiti fissati per giudicarne sicuro il loro consumo alimentare (anche considerato che lo scorso aprile il governo giapponese aveva abbassato i livelli per il cesio-134 e il cesio-137, da 500 a 100 becquerels per chilogrammo di peso fresco, Bq/Kg), il mare nei dintorni di Fukushima presenta ancora concentrazioni di radionuclidi non trascurabili. Lo dimostrano gli elevati livelli degli isotopi radioattivi di cesio riscontrati soprattutto nel pesce che vive in prossimità dei fondali. Il 40 per cento circa di questo tipo di pesci nelle acque al largo di Fukushima supera i 100 Bq/kg di peso fissati come limite. Un caso simile a quello dei tonni migrati dal Giappone alla California, in cui erano stati riscontrati livelli di cesio più elevati, ma comunque sicuri, lo scorso maggio.
Ma non solo. La situazione infatti nelle acque giapponesi è più complicata, a mosaico. Se infatti alcune specie non mostrano livelli apprezzabili di radionuclidi, per altre i livelli non sono mai scesi, e solo lo scorso agosto sono stati catturati due pesci greenling con più di 25mila Bq/Kg di cesio. Dati che significano almeno due cose: primo che non tutti i pesci si comportano allo stesso modo in termini di assorbimento e rilascio di radionuclidi, e in secondo luogo che, come racconta Buesseler, esiste forse ancora una fonte di radionuclidi attiva nell'oceano, probabilmente sotto forma di sedimenti contaminati. Se questo fosse vero, considerato che il Cesio 137 ha un'emivita di circa 30 anni, questo significherebbe avere a che fare con siti contaminati per altre decine di anni.
Inoltre i livello di cesio radioattivo riscontrati nelle specie marine è piuttosto variabile anche in termini di tempo, rendendo ancora più complicato prendere decisioni su quando aprire e chiudere certi tipi di pesca. Rendendo quindi necessario, conclude Buesseler, far luce sulle fonti di radionuclidi che stanno ancora inquinando il mare al largo di Fukushima. Fonte: GalileoNet.
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SCOMPARE LENTAMENTE IL LAGO POYANG
Oggi l'agenzia ufficiale cinese Xinhua, pubblica delle impressionanti foto del lago Poyang scattate nella zone dell'isola di Yinshan, nel distretto di Duchang, nella provincia orientale del Jiangxi, che mostrano la drammatica ritirata dell'acqua dolce tra il 28 luglio ed il 25 ottobre. La superficie del Poyang, il più grande lago di acqua dolce della Cina, si è ridotta a soli 1.060 km quadrati, dopo che quest'anno aveva addirittura toccato un'estensione record di 3.990 km quadrati. La pittoresca e famosissima isoletta di Yinshan è ormai una collinetta che guarda su fondali riarsi. Il 23 ottobre, durante un seminario sino-francese di due giorni sullo sviluppo del lago Poyang, è stato annunciato che "sarà istituito un laboratorio scientifico per proteggere l'ambiente biologico del più grande lago di acqua dolce della Cina".
Secondo Dao Nianhua, direttore aggiunto del Centro di Ricerca sul Lago Poyang dell'Accademia di Scienze Sociali di Jiangxi, il laboratorio franco-cinese "sarà destinato alla ricerca idrogeologica, biologica ed ecologica. I Paesi sviluppati tentano attualmente di rimediare all'inquinamento dell'ambiente. Noi possiamo trarre delle lezioni e condividere le nostre esperienze nel corso della nostra cooperazione con la Francia".
La crisi ecologica ed ambientale del Poyang è molto preoccupante: il lago è noto per le sue zone umide e come importantissimo habitat per l'avifauna: è la principale la principale destinazione invernale per gli uccelli migratori asiatici. Circa il 95% delle gru siberiane, il 50% delle gru collo bianco e il 60% delle oche cignoidi del mondo svernano in questo lago cinese. Il disastro ecologico ha allarmato anche il governo nazionale e quello locale, tanto che il 17 ottobre la provincia dello Jiangxi ha annunciato che "più di 1,3 milioni di ettari di zone umide saranno trasformate quest'anno in habitat al fine di proteggere la biodiversità del Lago Poyang".
Sono stati stanziati 15 milioni di yuan (2.4 milioni di dollari) per un progetto che prevede il ritorno della vegetazione nelle zone umide, il dragaggio di acquiferi, l'installazione di boe e segnali di delimitazione, la realizzazione di piste per il pattugliamento e l'installazione della sorveglianza meteorologica nel distretto di Duchang. Altri 50 milioni di yuan sono già stati investiti nella protezione delle zone umide del Poyang "permettendo la valutazione della radioattività ed il miglioramento della qualità dell'acqua", spiega un funzionario provinciale a Xinhua. E, a proposito di radioattività e nucleare, la Cina sembra intenzionata a bloccare la costruzione della nuova centrale di Pengze che doveva sorgere proprio nello Jiangxi. Fonte: GreenReport.
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IL FONDALE DELL'ARTICO PIENO DI PLASTICA?
Il fondale del Mare Artico si ritrova vittima di un’invasione, di un’invasione della plastica. Da quanto rilevato dai ricercatori tedeschi dell'Alfred Wegener Institute for Polar and Marine Research, è estremamente allarmante: la quantità di rifiuti plastici (sacchetti di plastica in primis) sul fondale del mare Artico è raddoppiato nell’arco di un decennio, dal 2001 al 2011, con picchi negli ultimi anni che fanno tutt’altro che ben sperare per l’immediato futuro.
Gli studiosi dell’Alfred Wegener Institute for Polar and Marine Research hanno potuto analizzare le condizioni del fondale artico a Hausgarten, un osservatorio in loco, tra lo stretto di Fram, l’arcipelago delle Svalbard e la Groenlandia, utilizzando una sofistica apparecchiatura denominata Ocean Floor Observation System. Fonte. Ecologiae [modificato].
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SCHIUMA SULL'ELSA, NUOVI INCONTRI ARPAT
Nei giorni scorsi, si sono tenuti incontri sulla problematica delle schiume dell'Elsa presso il Comune di San Gimignano e presso il Circondario Empolese Valdelsa, durante i quali ARPAT ha fatto il punto sugli accertamenti svolti in merito al fenomeno delle schiume dell'Elsa, e sono state definite le prossime azioni.
Appare altamente improbabile che la causa dei fenomeni osservati sul fiume Elsa sia "l'inquinamento" se con tale termine ci si riferisce all'esistenza di una o più cause specifiche, quali scarichi industriali, scarichi abusivi, scarichi dei depuratori centralizzati. Non esistono attività industriali con scarichi idrici che possano essere la causa di un simile fenomeno (ad esempio cartiere o concerie) e va tenuto conto che le schiume originate da scarichi industriali appaiono in genere in prossimità del punto di immissione e spariscono allontanandosi dalla sorgente, per la diluizione delle acque di scarico nel fiume. Non ci sono indizi di scarichi abusivi e gli impianti di depurazione centralizzati hanno una adeguata efficienza depurativa e rispettano i limiti di legge.
Significativo come le schiume si presentino anche con portate molto elevate, mentre eventuali scarichi avrebbero effetti negativi nelle situazioni di portata minima. Inoltre le analisi effettuate sul fiume non hanno mai riscontrato particolari criticità e sarebbero necessari scarichi inquinanti di particolare rilevanza per avere effetti sulla qualità delle acque del fiume, con le elevate portate a cui si presentano le schiume. Questo non significa che non vi sia un contributo antropico alla formazione delle schiume, se ci si riferisce al contributo che può derivare dagli scaricatori di piena delle fognature, dal dilavamento di strade, piazzali, fossi in cui trovano recapito scarichi civili. Fonte e news integrale: GreenReport.
27 OTTOBRE
CATANIA, SEQUESTRO DI PESCE SPADA
Ancora giovani di pesca spada sequestrati a Catania. Gli interventi della Capitaneria di Porto, già iniziati nei giorni scorsi, proseguono di fatto senza sosta. Questa volta il sequestro è stato operato all’interno del porto etneo, in occasione delle attività predisposte dall’ 11° Centro Controllo Area Pesca della Direzione Marittima della Sicilia Orientale. Un diportista, che in maniera del tutto abusiva e con attrezzi non consentiti, aveva catturato ben venti pesce spada allo stadio giovanile. Tutti i venti animali pesavano complessivamente appena trenta chilogrammi. Un adulto di pesce spada, invece, può arrivare a superare i 400 chilogrammi di pesco. I controlli dei militari delle Capitanerie di Porto, che per tali materie operano su precise direttive del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, continueranno anche nei prossimi giorni con il preciso scopo di tutelare la salute dei consumatori e le risorse ittiche. Proprio ieri si era avuta notizia di un altro importante intervento operato questa volta dalla Squadra Operativa Navale della Guardia di Finanza di Salerno. Più controlli, eseguiti anche da personale di terra, che hanno portato al sequestro di una tonnellata e mezza tra tonno e pesce spada novello. Il pescato è stato sequestrato sia a diportisti che a pescatori professionisti. Fonte: GeaPress.
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DEFINITA LA (PSEUDO)GESTIONE PER LA PESCA NEL MAR BALTICO
"Un elemento importante di questo accordo è stato lo spirito costruttivo dimostrato dagli organi preparatori del Consiglio, che hanno collaborato strettamente con i paesi più direttamente interessati e con la Commissione. È un esempio da seguire per i negoziati futuri", ha dichiarato il presidente del Consiglio, il ministro cipriota Aletraris. Le misure adottate riguardano i quantitativi massimi di pesci che possono essere catturati per ciascuna specie, i cosiddetti totali ammissibili di catture (TAC), e la relativa distribuzione tra gli Stati membri (contingenti), nonché la limitazione dello sforzo di pesca in termini di numero di giorni in mare. Le disposizioni mirano ad una gestione delle risorse della pesca sostenibile sotto il profilo ambientale ed economico. L'obiettivo è quello di assicurare la conservazione degli stock garantendo al tempo stesso la sopravvivenza dell'industria della pesca. I limiti di cattura per i pescherecci dell'UE nel Mar Baltico riguardano cinque specie: aringa, merluzzo bianco, passera di mare, salmone e spratto.
Gli stock sono gestiti in modo da raggiungere i livelli di rendimento massimo sostenibile (MSY), ossia il quantitativo ottimale di catture di uno stock ittico che possono essere effettuate anno dopo anno senza metterne a repentaglio la capacità di rigenerazione in futuro. Le catture sono ridotte progressivamente a livelli sostenibili a lungo termine per evitare di danneggiare l'industria. Le proposte della Commissione relative a TAC e contingenti si basano sui pareri scientifici disponibili, i quali indicano che il numero di stock a livelli di rendimento massimo sostenibile nel Mar Baltico potrebbe essere in aumento e che le riduzioni dei TAC negli anni precedenti sono state efficaci. Il TAC adottato per lo stock di merluzzo bianco nel Baltico occidentale si situa ad un livello inferiore a quello inizialmente proposto dalla Commissione, nell'ottica di raggiungere livelli sostenibili prima di quanto previsto nel piano di gestione.
Il Consiglio ha così approvato una riduzione del 9% dei TAC per il Baltico orientale. Per quanto riguarda l'aringa (Clupea harengus), è stato deciso di aumentare notevolmente il TAC per il Baltico occidentale (+23%) e il Baltico orientale (+15%) in considerazione dei sensibili miglioramenti dei livelli dello stock. Inoltre, gli attuali TAC per il Golfo di Botnia e il Golfo di Riga sono stati mantenuti. Per lo spratto (Sprattus sprattus) è stato deciso un aumento dell'11% dei TAC. Secondo la decisione adottata, tre degli stock baltici continueranno ad essere pescati ai livelli di rendimento massimo sostenibile (aringa occidentale, merluzzo bianco orientale, spratto), mentre tre altri stock continueranno a progredire verso il raggiungimento di tale obiettivo entro il 2015 (aringa nella zona centrale, aringa nel Golfo di Riga e aringa nel Golfo di Botnia). Per il salmone atlantico (Salmo salar) è stata concordata una riduzione tranne per una sottodivisione per cui si è deciso un roll-over (rinnovo del TAC degli ultimi anni); per la passera di mare (Pleuronectes platessa) i ministri hanno approvato la proposta della Commissione relativa ad un aumento del 18% del TAC. Secondo il trattato di Lisbona, è il solo Consiglio che adotta le misure relative alla fissazione e alla ripartizione delle possibilità di pesca nel quadro della politica comune della pesca. Fonte: Consiglio Unione Europea [nota di BiologiaMarina.eu: notare come tale pseudogestione miri ancora una volta a salvaguardare l'industria della pesca e a rimandare la gestione - reale - degli stock ittici].
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TARANTO, DENUNCIATI DATTERARI E PESCATORI
Non solo pescavano con le bombole e di notte, attività vietata dalla legge, ma estirpavano dal fondo roccioso datteri di mare. Sono stati fermati stanotte dalla Capitaneria di Porto di Taranto in località San Vito. L’intervento, che si è avvalso anche della Squadra Nautica della Questura, ha portato alla denuncia di due pescatori di frodo. Per il prelievo, non hanno esitato a devastare il fondo con picconi e martelli. Il dattero di mare, infatti, è un mollusco che, molto lentamente, scava nella roccia un canalicolo ove si installa. I due bracconieri del mare sono stati fermati sulla via del rientro, una volta che si apprestavano a raggiungere l’automobile posteggiata nei pressi della costa di San Vito. In tutto dieci chilogrammi di datteri di mare, subito posti sotto sequestro. La denuncia riguarda il deturpamento di bellezze naturali e gli specifici illeciti tra i quali la pesca del dattero di mare, specie protetta dalla legge. Purtroppo i due erano riusciti a distruggere un ampio tratto della costa di San Vito, che si trova all’estremità meridionale della rada del porto di Taranto.
Appena due giorni prima un altro importante intervento era stato portato a compimento proprio all’imboccatura del porto. In questo caso trattavasi di un motopesca regolarmente iscritto presso il registro della Capitaneria di Porto di Taranto. Di fatto stava esercitando l’attività di pesca a strascico nella direttrice di entrata al porto. Al fermo si è scoperto che il peschereccio era autorizzato per la pesca da posta. Le strutture dell’imbarcazione, però, erano state modificate al fine di consentire quella a strascico. Non solo i tre componenti dell’equipaggio hanno fatto resistenza al controllo, ma hanno pure minacciato i militari della Guardia Costiera. Condotto il motopesca in porto, l’equipaggio ha addirittura chiuso i gavoni con dei lucchetti. Si è reso pertanto necessario l’intervento dell’Autorità Giudiziaria per procedere all’apertura forzata degli stessi. All’interno le cassette di pescato. Contestata una pesante sanzione, oltre che la denuncia per resistenza e minacce a pubblico ufficiale. Fonte: GeaPress [modificato].
26 OTTOBRE
SVELATI I SEGRETI DEL PESCE ARPIERE
PlosOne ha pubblicato uno studio di due ricercatori del'Università di Milano, Alberto Vailati, del Dipartimento di Fisica, e Roberto Cerbino, del Dipartimento di Biotecnologie Mediche e Medicina Traslazionale, che "svela" il mistero dei potenti dardi d'acqua lanciati dal pesce arciere. Vailati e Cerbino spiegano che "superpoteri quali la capacità di incrementare a piacimento la propria potenza muscolare, vengono usualmente associati a creature immaginarie, come i supereroi. Sorprendentemente, alcuni esseri viventi sono dotati di poteri molto simili".
Il pesce arciere vive nelle acque salmastre degli estuari di alcuni fiumi dell'Asia e dell'Australia e possiede una tecnica di caccia molto caratteristica: cattura gli insetti che popolano la vegetazione che sovrasta tali zone acquitrinose, colpendoli con un getto d'acqua molto preciso, in modo che questi cadano nell'acqua dove vengono prontamente divorati. L'analisi di riprese ad alta velocità, mostra come l'impatto del getto con le prede sia molto più potente rispetto alla forza consentita dall'intervento muscolare diretto del pesce. Apparentemente, quindi, una vera e propria sfida alle leggi della fisica. L'origine dell'efficacia del getto del pesce arciere è un problema dibattuto per quasi 250 anni. Le ricerche precedenti hanno cercato di individuare strutture interne dedicate all'amplificazione della potenza muscolare, che permettessero al pesce di sovrastare le intense forze di ancoraggio degli insetti alla vegetazione, ma in effetti tali strutture non sono mai state individuate".
Lo studio italiano è finalmente riuscito a svelare il segreto di questi superpoteri "mostrando come un meccanismo di amplificazione sia sì presente ma, inaspettatamente, sia localizzato al di fuori del pesce e non dipenda dalla presenza di strutture interne dedicate all'immagazzinamento di energia meccanica". Vailati e Cerbino sottolineano che "il 'trucco' sta in un'instabilità idrodinamica del getto d'acqua spruzzato dal pesce, che promuove l'accumulo progressivo di quantità di moto all'estremità del getto, in modo che la forza e la potenza rilasciate all'impatto siano molto più grandi rispetto a quelle sviluppabili tramite azione muscolare diretta. Il pesce arciere, in sostanza, utilizza le leggi della fluidodinamica per ottenere una specie di "proiettile liquido" la cui dimensione cresce nel tragitto verso la preda".
Quindi se dovesse essere paragonato ad un supereroe, il pesce arciere sarebbe come Occhio di Falco dei Vendicatori della Marvel: "il pesce arciere rappresenta un esempio notevole di animale che fa uso di un "utensile" esterno altamente sofisticato, in questo caso una leva idrodinamica, per amplificare la sua potenza muscolare, in maniera simile a quanto fa un arciere con il suo arco. Retrospettivamente, il nome della specie (Toxotes, termine greco per arciere), originato dalla sua abilità di sparare dardi d'acqua, appare lungimirante e più che meritato!". Fonte: GreenReport.
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FEDERCOOPESCA CHIEDE POSTICIPO APERTURA PESCA TONNO ROSSO
"Far slittare di qualche giorno l’avvio della campagna di pesca del tonno rosso, attualmente fissata dal 15 maggio al 15 giugno 2013, è il vero nodo cruciale da sciogliere per gli operatori del settore". Lo afferma la Federcoopesca-Confcooperative, commentando quanto emerso nel corso del Consiglio dei Ministri Europei di Agricoltura e Pesca. "Apprezziamo l’intervento del ministro Catania teso a perorare la causa delle imprese ittiche che, da tempo, chiedono di veder modificato il calendario di pesca" dichiara l’Associazione. Spostare in avanti, almeno di dieci giorni, l’avvio del periodo di cattura, consentirebbe, secondo Federcoopesca, di lavorare con migliori condizioni meteo-marine, e quindi in maggior sicurezza, rispettando "meglio" il ciclo riproduttivo del gli stock. Fonte: Federcoopesca.
25 OTTOBRE
1.600 KG DI MOLLUSCHI BIVALVI SEQUESTRATI A BRINDISI
Erano stipati in differenti sacchi i 1.600 kg di diverse specie di molluschi bivalvi sequestrati ad un cittadino italiano, sbarcato al porto di Brindisi con un furgone proveniente dalla Grecia.
Mitili importati illegalmente e di provenienza ignota, sono così tornati in mare grazie all’intervento dell’Ufficio delle Dogane di Brindisi. A collaborare nell’intervento di polizia anche la Guardia di Finanza e la Guardia Costiera. Una volta appurato che gli animali erano ancora vivi, è stata così avvisata la Guardia Costiera di Brindisi che ha messo a disposizione un suo mezzo navale per la liberazione in mare delle molte migliaia di utili abitatori del mondo marino. I mitili, in buona parte, sono infatti dei filtratori, oltre che essere alla base della catena alimentare che coinvolge numerosi altri animali. Non è, comunque, la prima volta che dalla Grecia arrivano carichi illegali di tal genere. Datteri di mare provenienti proprio da quel paese vennero sequestrati dalla Capitaneria di Porto di Bari nel gennaio 2011. A Brindisi, nell’ottobre 2010, vennero invece sequestrati 40 chilogrammi di datteri. Curioso, invece, il sequestro delle anguille arrivate a Napoli dalla Grecia. Erano importate legalmente ma il loro ritrovamento avvenne in un magazzino abusivo del capoluogo partenopeo. Le anguille non vennero inizialmente notate, talmente fangosa era l’acqua ove erano costrette. L’attenzione della Corpo Forestale e della Capitaneria di Porto era stata infatti inizialmente attirata, tra il sudiciume generale di quel posto, da un grosso squalo anch’esso destinato alla vendita illegale. Fonte: GeaPress.
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Compagopiscis E L'ORIGINE DEI DENTI
Lo sviluppo dei denti ha sicuramente rappresentato un punto focale nell’evoluzione dei vertebrati. Il possesso di mascelle ben sviluppate e di denti, ha infatti permesso ai vertebrati di ampliare notevolmente la loro distribuzione ecologica: oggi esistono vertebrati insettivori, carnivori, granivori, frugivori, erbivori e tutta una serie di microspecializzazioni legate all’apparato masticatorio. Tuttavia, il mondo non è sempre stato dominato da creature con le mascelle: nei primi periodi del Paleozoico, in particolare dall’Ordoviciano medio al Devoniano inferiore (470 – 397 milioni di anni fa), i vertebrati più comuni erano pesci privi di mascelle (agnati, come le attuali lamprede), filtratori o micropredatori, il cui apparato boccale era costituito prevalentemente da piastre orali mobili. Nonostante la loro grande diffusione, gli agnati rappresentavano però solo una parte limitata della rete trofica, specialmente legata al fondale marino. Il vero cambio di marcia dei vertebrati avvenne con lo sviluppo di mascelle e denti, che diede la possibilità a questi animali di radiarsi in nicchie ecologiche prima a loro precluse. In breve tempo, a partire dal Devoniano, i pesci con mascelle divennero i predatori di vertice degli ambienti acquatici, si radiarono a livello globale in tutti gli ambienti e conquistarono le terre emerse. Gli agnati si estinsero quasi completamente.
Come però i vertebrati acquisirono questo importante tratto anatomico resta ancora un mistero e, da molto tempo, questo argomento impegna le ore dei paleontologi. I più primitivi vertebrati con mascelle (= gnatostomi) noti, i Placodermi (gruppo che però potrebbe essere parafiletico, con forme più vicine ai vertebrati con mascelle attuali e altre meno), presentano infatti delle mascelle formate da piastre gnatali, in cui la funzione di taglio tipica dei denti è esercitata dai margini di queste piastre dentali. Insomma, le mascelle fanno quello che dovrebbero fare i denti, senza che quest’ultimi siano presenti.
Fino a poco tempo fa si pensava dunque che l’evoluzione dei denti e delle mascelle fosse asincrona, con i primi vertebrati con mascelle che avrebbero avuto un apparato masticatore formato si da mascelle vere e proprie, ma senza denti. Un nuovo studio, pubblicato su Nature, ha recentemente svelato nuove importanti informazioni su questo aspetto dell’evoluzione dei vertebrati. Sottoponendo vari esemplari del placoderma Compagopiscis croucheri, di cui si sono preservati un gran numero di fossili in ottime condizioni di conservazione, ai raggi X e studiandoli mediante sofisticate apparecchiature elettroniche, i ricercatori hanno potuto esaminare non solo l’anatomia interna dell’apparato masticatore di questa specie, ma anche ricavare dati riguardo alle fasi di sviluppo di questa complessa parte anatomica.
Uno dei più grandi problemi nel capire se i placodermi avessero o meno veri denti era l’impossibilità di verificare il loro sviluppo e la loro omologia con i denti degli altri vertebrati con mascelle. Grazie a queste apparecchiature, si è potuto constatare come la serie di sviluppo dei denti di Compagopiscis è compatibile con quella osservabile in vari pesci ossei. Studiando esemplari di varie dimensioni ascrivibili a diversi stadi di crescita, essi hanno verificato come le piastre gnatali siano in possesso di veri e propri denti, presenti già nelle prime fasi di sviluppo di questo taxon. La morfologia boccale di Compagopiscis rispecchia quella di altri placodermi, dunque è possibile che i denti si siano originati contemporaneamente o al limite subito dopo l’innovazione delle mascelle, rigettando le ipotesi precedenti. Inoltre, essi hanno potuto constatare come la principale differenza tra i denti di questo placoderma e quella degli gnatostomi attuali consiste nel fatto che i denti qui non sono sostituibili, come invece nella maggior parte degli altri vertebrati dotati di mascelle. Dunque, è stato possibile anche studiare la possibile evoluzione dei denti, con quest’ultimi che si sarebbero originati in contemporanea con la formazione delle mascelle e che poi durante il corso dell’evoluzione avrebbero acquisito pian piano le caratteristiche (possibilità di essere sostituiti, differente morfologia, eterodonzia, etc.) che avrebbero portato i loro possessori ad avere una marcia in più rispetto agli altri vertebrati.
Fonte Pikaia, a cura di Marco Castiello.
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MORTO SURFISTA ATTACCATO DA UNO SQUALO
Morto il giovane surfista Francisco Javier Solorio, 38 anni, dopo l’attacco di uno squalo a largo di una spiaggia di San Diego, in California. Il surfista è stato subito soccorso e portato a riva, ma è deceduto poco dopo per le gravi ferite riportate. Chiuso un ampio tratto della spiaggia di Surf Beach, nei pressi della base aeronautica di Vanderberg, anche se notizie recenti indicano un diverso luogo dell'attacco, molto più a nord di quanto riportato inizialmente. L'incidente è avvenuto il 22 ottobre tra le 9.00 e 9.30 del mattino. Due anni fa, nei pressi della stessa base aeronautica, perse la vita in un analogo incidente, un giovane studente di 19 anni.
24 OTTOBRE
FIRMA LA PETIZIONE DI AVAAZ PER CREARE LA GRANDE RISERVA MARINA DELL'ANTARTICO
AVAAZ, l’organizzazione non governativa internazionale attiva per contrastare i cambiamenti climatici e salvaguardare i diritti umani e l’ambiente, si mobilita e chiede la tua firma per una nuova petizione: salvare l’Oceano Antartico dalle flotte di pescherecci industriali. C’è solo un modo per tutelare l’ecosistema marino e l'habitat di migliaia di specie di animali e vegetali che popolano le fredde acque del Polo Sud: creare un'area marina protetta e proteggere la biodiversità. Sono in tanti, ma non ancora troppi, ad aver firmato la petizione di AVAAZ per promuovere la creazione della più grande riserva marina al mondo nell’Oceano Antartico. Tra le ecocelebrities vi è anche Leonardo Di Caprio, non certo nuovo nelle azioni di sensibilità per l’ambiente e l’ecologia. Lui come moltissimi altri vip, è sceso in campo a sostegno della biodiversità e della tutela dell’habitat di balene, pinguini e migliaia di altre specie che popolano il Polo Sud. Il loro impegno è nella richiesta promossa da AVAAZ per fermare le flotte di pescherecci industriali che mettono a rischio l’intero ecosistema dei mari dell’Oceano. Anche i governi di molti Paesi sostengono la causa, a differenza della Russia e della Corea del Sud che minacciano di votare contro la nascita della riserva marina che proteggerebbe oltre 6 milioni di chilometri quadrati dell’Oceano Antartico, dal Mare di Ross all’Antartico orientale, luoghi fondamentali per la biodiversità: solo il Mare di Ross ospita oltre 40 specie endemiche tra balenottere minori e orche, foche di Weddel, pinguini di Adelia, pinguini imperatore e krill. Ecco il testo della petizione rivolta ai delegati della Commissione Antartico (CCAMLR): "In qualità di cittadini preoccupati da tutto il mondo, vi chiediamo di agire con fermezza per mettere al sicuro il prezioso habitat di balene e altre specie polari quando vi incontrerete a Hobart, in Australia. Vi chiediamo di chiudere un accordo ambizioso che crei la più grande riserva marina al mondo nell’Oceano del Sud, dal Mare di Ross all’Antartico orientale". Fonte: Ecologiae. [Fonte originale: AVAAZ].
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IMPORTANTI SEQUESTRI DI TONNI E SPADA IN SICILIA
Gli interventi, diretti dalle rispettive Capitanerie di Porto, hanno riguardo ambulanti di pesce di Catania e Palermo. Il personale della Guardia Costiera è intervenuto stamani a Catania, in piazza Caduti del Mare, e nel cuore della notte a Palermo, direttamente nei pressi del mercato ittico del porto vecchio del capoluogo siciliano. A Catania sono stati sequestrati due tonni rossi e ben quattro pesci spada, tutti allo stadio giovanile. Il venditore è stato deferito all’Autorità Giudiziaria. Il pescato, inoltre, è risultato inidoneo al consumo e per questo è stato distrutto. Controlli, quelli della Capitaneria di Porto di Catania, che continueranno anche nei prossimi giorni, sia in terra che in mare. A Palermo, invece, ad essere sequestrati sono stati ben undici pesce spada, anch’essi tutti allo stadio giovanile. Erano esposto alla vendita all’interno di un furgone appena fuori il mercato ittico. Numerose le sanzioni elevate anche perché, sempre nello stesso luogo, altri venditori vendevano illegalmente pescato di altro tipo. Fonte:GeaPress.
23 OTTOBRE
CALGARY, STOP AL SHARK FINNING E ALLA SHARK FIN SOUP
Il Concilio di Calgary, ha ufficialmente approvato in data 16 ottobre, la proposta di legge del 16 luglio 2012, con 11 voti a favore contro 3 contrari. La legge vieta il possesso, la distribuzione, la vendita e il consumo di pinne di squalo in qualsiasi forma.
Il Concilio si è espresso consultando preventivamente la comunità cinese e dopo numerosi report e oltre 35.000 firme raccolte in una petizione contro il finning. La legge entrerà in vigore dal luglio 2013. Qui sotto il testo completo della legge n. 45M2012.
BYLAW NUMBER 45M2012
NOW, THEREFORE, THE COUNCIL OF THE CITY OF CALGARY ENACTS AS FOLLOWS: |
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NOC, IL BELUGA CHE IMITA LA VOCE UMANA
Secondo una recente ricerca del National Marine Mammal Foundation pubblicata sulla rivista scientifica Current Biology, alcuni cetacei sono in grado di imitare la voce umana, dimostrando doti vocali del tutto insospettabili da parte di un animale marino. Il mammifero marino coinvolto nella ricerca, un beluga di nome NOC, non è il primo a mostrare questa particolare dote, e si è dimostrato capace di imitare la voce di una persona dopo un solo ascolto; e lo ha fatto così bene che i ricercatori, in un primo momento, hanno pensato che si trattasse di una conversazione tra due essere umani in lontananza. "Sono animali che vocalizzano di continuo" spiega Sam Ridgway, membro del team di ricerca. "Un esempio si è verificato al Vancouver Aquarium nel 1979. In quel caso, le persone credevano che il beluga avesse pronunciato il suo nome ("Lagosi") e altri suoni simili al tedesco o al russo. Il nostro esemplare è stato il secondo esempio, ma la prima vera dimostrazione eseguita utilizzando le analisi acustiche".
I beluga (Delphinapterus leucas) sono grandi mammiferi marini diffusi nei mari freddi dell'emisfero settentrionale, e sono tra i pochi cetacei a poter essere allevati in cattività. Come quasi tutti i cetacei, anche i beluga sono animali sociali, e comunicano tra loro attraverso sequenze di suoni (o "dialetti") che possono essere utilizzate per identificare uno specifico gruppo sociale. Il fatto che i beluga riescano ad imitare la nostra voce non è un evento puramente casuale: le vocalizzazioni registrate dai ricercatori del National Marine Mammal Foundation rientravano nello spettro della voce umana, diverse ottave più basse delle normali frequenze utilizzate dai questi mammiferi marini. Fonte e news integrale: DitaDiFulmine. Vedi anche LeScienze.
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COME TI PULISCO IL..DELFINARIO
Come vengono pulite le vasche dei delfinari? Forse qualcuno può immaginare il semplice ricambio d’acqua ma, in effetti, come in una piscina (umana), le pareti di tanto in tanto vanno pulite. Una o due volte al mese, riferisce Richard O’Barry.
O’Barry è un ex addestratore di delfini americano, che ha ora dedicato totalmente la sua vita alla salvaguardia dei cetacei. Per chi ormai non è più giovanissimo, può essere facile ricordarsi del telefilm del delfino flipper. Si trattava in realtà di più animali addestrati nei delfinari. Quando uno di questi cetacei morì tra le braccia di O’Barry, questo decise non solo di mandare all’aria il suo lavoro ma anche di dedicare la sua vita alla salvaguardia dei cetacei. È merito di O’Barry, ad esempio, se il mondo ha saputo della strage dei delfini giapponesi. Catturati per essere macellati così come destinati ad un circo d’acqua.
La foto diffusa da O’Barry sarebbe riferita ad un delfinario giapponese e, secondo quanto riportato dallo stesso O’Barry, sono state scattate dal fotografo cinese Huang-ju Chuan. Vasche inevitabilmente svuotate finché, pareti e fondo, sono completamente puliti. Nel frattempo, i delfini, aspettano. Non in tutti i delfinari del mondo, tiene a precisare O’Barry, ma almeno per quelli privi di vasche secondarie ove spostare gli animali, le cose andrebbero in tal maniera. In fin dei conti, spiega sempre O’Barry, si vede così il vero "ambiente", ovvero quello artificiale, dove i poveri animali sono costretti tutta la vita. Un mondo fatto solo di pareti di cemento e guaine in gomma.
Il delfino è un animale sociale. Intrattiene rapporti complessi con i suoi simili e tra le tante caratteristiche che tipicizzano la sua etologia, c’è ad esempio quello di trascinare sul fondo sabbioso alcuni invertebrati come le spugne. Le popolazioni selvatiche di parecchie specie, eseguono inoltre migrazioni stagionali, che riguardano spesso il passaggio da un emisfero all’altro. Purtroppo, durante tali spostamenti, vengono in taluni luoghi catturati, come nel caso del Giappone, per finire macellati o richiusi per sempre in una vasca di cemento. Non solo in Giappone, ovviamente, ma anche in Europa. In questo caso, però, lo scopo è alimentare. Fonte: GeaPress.
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PESCI BRILLANTI...
La pelle dei pesci, per la stessa natura e struttura dei materiali di cui è composta, dovrebbe far loro perdere in lucentezza. La pelle è infatti composta da strati di materiale semitrasparente che tende a polarizzare la luce (e cioè riflettere selettivamente solo una parte della luce che colpisce il materiale, trattenendo il resto). Questo però potrebbe risultare svantaggioso per sardine e aringhe (e non solo): la lucentezza è infatti uno dei modi in cui questi animali confondono l’occhio dei possibili predatori. Uno studio pubblicato su Nature Photonics svela che questi pesci hanno adottato un trucchetto per mantenersi brillanti. La pelle di questi pesci contiene non uno ma due tipi di cristalli di guanina, ognuno con proprietà diversa. Il mix di questi due cristalli, spiegano Julian Partridge e Nicholas Roberts della Bristol’s School of Biological Sciences, riflette molta più luce di quanto ciascuno preso singolarmente. Il trucchetto è probabilmente il risultato di pressioni selettive che massimizzano la riflettività dell’animale per sfuggire ai predatori. La scoperta può avere applicazioni tecnologiche, perché molti dispositivi ottici cercano di massimizzare la riflessione della luce in modo da avere un efficienza maggiore, tuttavia molti dei materiali che si debbonono usare hanno proprietà polarizzanti e dunque, abbassano la quantità di luce ritrasmessa. Il sistema usato dai pesci potrebbe essere d’aiuto per migliorarne l’efficienza. Fonte: OggiScienza.
22 OTTOBRE
LIGURIA, COSA È CAMBIATO DOPO UN ANNO?
È di qualche giorno fa la notizia degli arresti domiciliari per Sandro Gambelli, capo della Protezione Civile a Genova nell'ambito dell'inchiesta sull'alluvione del 4 ottobre 2011, durante la quale morirono sei persone. Gambelli è accusato di falso aggravato. Indagati anche Gianfranco Del Ponte, "braccio operativo" della Protezione Civile, e Pierpaolo Cha, dirigente dell'ufficio Città Sicura e "hazard manager" del comune. Secondo l'accusa, gli indagati avrebbero falsificato l'orario di emissione di alcuni comunicati.
Se quindi le inchieste proseguono tra alti e bassi, proseguono tra molte perplessità pure i lavori di "messa in sicurezza" del territorio, termine molto amato e usato dagli amministratori liguri. Tuttavia come sempre accade, l'esperienza non insegna e, infatti, si continua con la costosa e disatrosa, quanto inutile, opera di abbassamento degli alvei incriminati (Brugnato, Vernazza ecc..). Non è difficile in questo caso far previsioni; alle prime abbondanti piogge, l'alveo sarà di nuovo colmato e livellato. Non solo, ma alcune voci continuano pure ad insistere con la famigerata pulizia del sottobosco (alcuni produttori di pellet per intenderci, con i quali chi scrive ha avuto modo di dialogare), quando ormai dovrebbe essere chiaro che la Liguria ha urgente necessità di ripristinare boschi sani, in grado di attenuare, almeno in parte, le sempre più frequenti 'bombe d'acqua' come quella dell'ottobre 2011.
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DELTA DEL NIGER, QUATTRO CONTADINI CONTRO LA SHELL
Quattro contadini della regione del Delta del Niger, potrebbero costare molto caro alla Royal Dutch Shell. Il prossimo 30 gennaio, infatti, un tribunale dell'Aja emetterà la sentenza per la causa intentata nei confronti della multinazionale petrolifera dai cittadini nigeriani, originari dell'Ogoniland, con l'aiuto dell'associazione ambientalista Friends of the Earth.
A consentire l'avvio del processo è stata una decisione della magistratura olandese, che nel 2008 si era dichiarata competente sul caso nonostante la oil corporation sostenesse che le responsabilità ricadessero unicamente sulla sua sussidiaria locale. La Shell è accusata di aver inquinato campi coltivati e corsi d'acqua presso i villaggi ogoni di Goi, Oruma e Ikot Ada Udo, a causa di una serie di fuoriuscite avvenute fra il 2004 e il 2007. Qualora fosse dichiarata colpevole, si stabilirebbe un importante precedente per molti altri casi analoghi. Fonte e news integrale: GreenReport.
20 OTTOBRE
COME TI RENDO BUONO IL FINNING
Metti l’etichetta pesce sostenibile (ristretta all’accezione non in via d’estinzione) e vedrai un boom di consumi negli ipermercati ed un calo di quella specie nei mari. Gli ipermercati che si vantano della loro buona condotta ed i consumatori che si sentono meno cattivi, legittimati a comprarne ancora e ancora, in barba a sprechi, metodi di pesca, stagioni, filiera corta, privilegio delle specie locali.
Quello che era un pesce sostenibile si trasforma in un pesce sempre più richiesto e ben pagato, e i pescatori ricominciano ad utilizzare metodi per pescarne sempre di più, ancora e ancora, per rispondere alla richiesta. L’altra faccia della certificazione sostenibile ha colpito il tonno (tutte le specie oggi rischiano l’estinzione, colore della pinna a parte!), le nostre sardine, le trote, gli scombri.
L’assurdità è che mentre il Costa Rica mette a bando l’atroce pratica del finning ed il commercio delle pinne stesse (in sintesi lo spinnamento degli squali, condannati a morire dissanguati dopo essere stati privati delle pinne, la parte pagata meglio dagli asiatici e più pregiata), l’Australia pensa addirittura di poterci appioppare una bella etichetta di sostenibilità. Il Ministro della Pesca, Norman Moore, ha chiesto al Marine Stewardship Council di rinverdire un po' l’immagine di questa pratica. E lo ha fatto durante una visita in Cina: è da lì che proviene la richiesta di pinne di squalo, soddisfatta con lauti guadagni dai pescatori australiani.
Le pinne verrebbero tracciate dalla barca alla tavola, contrastando, secondo il Ministro, le pratiche di pesca illegali ovvero quelle che si limitano a prelevare la parte utile, gettando il via il resto del corpo agonizzante in mare. Ma gli ambientalisti insorgono: The Black Fish accusa la MSC di aver già reso pseudosostenibili con le sue certificazioni, decine di specie pescate con metodi distruttivi. Il rischio è che anche questa volta vada a finire così con il greenwashing servito su un piatto d’argento.
Il Marine Stewardship Council, ricorda Black Fish, è l'ente che ha reso sostenibile la pesca del krill (un crostaceo, cibo di balene, uccelli, squali) in Antartide, per citare solo un esempio, malgrado fosse impensabile un qualsiasi tipo di pesca industriale per un elemento così fondamentale per gli ecosistemi. Secondo la Black Fish le associazioni che illudono i consumatori di comprare pesce sostenibile legittimano le pratiche di pesca distruttiva contro cui gli altri gruppi, gli ambientalisti veri, si battono da tempo. Gli squali rischiano l’estinzione, bisogna promuovere sforzi per la conservazione, non per certificare il loro sovrasfruttamento. Servono misure come quella della California che ha messo al bando da tempo la zuppa di pinne di squalo. Fonte: Ecoblog [modificato]. Sulla pseudosostenibilità degli enti di certificazione, vedi qui.
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VERSO LA PROTEZIONE DEGLI HOT SPOT DELLE PROFONDITA' OCEANICHE
Le nuove scoperte sulla vita delle profondità marine consentirà agli scienziati di individuare alcune delle più importanti "Ecologically and Biologically Significant Areas (Ebsa) degli oceani, nei luoghi più remoti ed inaccessibili del nostro pianeta; all' 11esima Conferenza della Parti della Convention on Biological Diversity (CBD), in corso in India, l'International Union for Conservation of Nature (Iucn) ha invitato la comunità internazionale a proteggerli. E' la prima volta che gli oceani del mondo, comprese le sue acque internazionali, sono sotto esame scientifico: mettendo insieme le nuove scoperte sulla distribuzione, le rotte migratorie e le zone di riproduzione di nidificazione e di allevamento di molte specie minacciate, come i tonni, gli squali, le tartarughe e le balene. I nuovi dati sono stati raccolti grazie alla cooperazione internazionale di esperti iniziata alla Cop10 Cbd di Nagoya del 2010, e sono stati rivisti nel maggio 2012 dall'organismo scientifico della Cbd. La Global Ocean Biodiversity Initiative è impegnata nella raccolta e nella elaborazione di ulteriori dati.
Kristina Gjerde, senior high seas advisor dell'Iucn, ha spiegato che "molte di queste importanti aree si trovano al di fuori della giurisdizione nazionale e quindi possono essere trascurati o scarsamente protetti. Abbiamo bisogno di portare questi luoghi remoti al centro dell'attenzione dei governi". Fonte e news integrale: GreenReport.
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MARINA DI MONTEMARCIANO (AN) - SEQUESTRATI 5.000 METRI QUADRI DI MARE
Si allarga l'inchiesta per disastro ambientale condotta dalla procura di Ancona e affidata ai carabinieri del NOE, sullo smaltimento illegale in mare di centinaia di tonnellate di inerti, cemento e ferro avvenuto durante la realizzazione di scogliere frangiflutto a largo di Marina di Montemarciano (AN). Oggi, dopo le ultime perlustrazioni dei fondali condotte dai sub del NOE, è stato disposto il sequestro di altre sei scogliere, e di un tratto di mare di 5.000 metri quadrati. Secondo le prime risultanze investigative, l'azienda che nel 2010 si aggiudicò l'appalto delle scogliere, la Simaco di Roma, avrebbe gettato in mare i materiali precedentemente impiegati per costruire una strada provvisoria di accesso al litorale, o, addirittura, avrebbe eretto le scogliere poggiandole un 'tappeto' di inerti, rifiuti speciali che per legge vanno smaltiti con procedure ad hoc. L'inchiesta - 15 le persone coinvolte, compresi due funzionari regionali - è partita dalle ipotesi di associazione per delinquere finalizzata alla turbativa d'asta e alla corruzione negli appalti, gare indette per il ripristino di varie spiagge delle Marche, con fondi regionali. Poi, dopo la scoperta del cemento e delle travi sommerse, si è allargata ai reati di disastro ambientale e smaltimento illecito di rifiuti speciali. Fra gli indagati, il direttore dei lavori per conto della Regione Marche, l'ing. Mauro Petraccini. Fonte: Ansa.
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TAIJI, UCCISI ALTRI CEACEI
Dopo giorni di interminabile tempesta, il tempo a Taiji è, purtroppo, volto al bello. Così commentano i militanti ambientalisti che ormai da più di un mese stanno presidiando il porto giapponese ove si uccidono i delfini. Macellati o destinati ai delfinari. Subito le dodici barche della morte hanno preso il largo. Giunto al largo della cittadina giapponese un gruppo di dieci delfini, lo hanno spinto, con i segnali sonori lanciati in acqua, verso la baia di Taiji. Tre di loro, tra cui un giovane sono stati indirizzati verso le vasche di contenimento ove avverrà una prima ambientazione finalizzata, poi, al trasferimento nel delfinario. Gli altri sette, invece, sono stati macellati in loco. Finiranno a fettine nei supermercati giapponesi nonostante il serio pericolo per la possibile contaminazione da metalli pesanti. A documentare l’arrivo delle barche, sono stati i militanti di Sea Shepherd. Fonte: GeaPress.
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DIRETTIVA TRATTAMENTO ACQUE, LA EU CONDANNA IL REGNO UNITO
Il Regno Unito è stato condannato dalla Corte di Giustizia Europea per non aver garantito una raccolta appropriata delle acque reflue urbane degli agglomerati di oltre 15.000 abitanti equivalenti di Sunderland (Whitburn) e di Londra (reti fognarie di Beckton e Crossness). E anche per non aver garantito un trattamento appropriato delle acque reflue urbane a Londra (impianti di trattamento di Beckton, di Crossness e di Mogden). Lo Stato, dunque è venuto meno agli obblighi a esso incombenti in forza della direttiva sul trattamento delle acque reflue urbane (91/271). Fonte e news integrale: GreenReport.
19 OTTOBRE
EUTROFICHE LE PALUDI SALMASTRE COSTIERE
Le zone umide salmastre sono habitat altamente produttivi che forniscono servizi ecosistemici importanti, ma nonostante l'incremento delle misure di protezione, negli ultimi decenni il degrado e la scomparsa di questi ecosistemi stanno accelerando. Uno studio intitolato "Coastal eutrophication as a driver of salt marsh loss", pubblicato su Nature, presenta i dati di una ricerca durata ben 9 anni sull'impatto dei nutrienti sulle acque salmastre, che dimostra come l'eutrofizzazione, un problema globale per gli ecosistemi costieri, può essere un fattore di perdita delle paludi di acqua salata". Un team di ricercatori americani ha dimostrato che i livelli di nutrienti comunemente associati all'aumento dell'eutrofizzazione costiera hanno effetti anche sulla biomassa terrestre e sulla stabilizzazione delle radici della flora, con una maggiore decomposizione microbica della materia organica. Fonte e news integrale: GreenReport.
17 OTTOBRE
L'OCEANO VISTO DA HYDERABAD
Nel mio primo giorno qui a Hyderabad, in India, mi sono avventurata a visitare il forte di Golkonda, vecchio 500 anni. Questa enorme fortezza in cima alla collina ha una caratteristica meravigliosa: un applauso ai piedi del forte è udibile ad una altezza di 61 metri e in profondità all'interno della cittadella. Questa meraviglia acustica ha permesso alle guardie di comunicare istantaneamente l'arrivo di amici e nemici al re, nelle sue stanze in alto. Internet ha ora permesso di comunicare le notizie ed una simile rapida velocità. Così ho colto al volo l'occasione di scrivere questo (il mio primo) blog per parlare dell'importanza delle zone marine protette (AMP) sulla base di una sessione speciale qui all'11esima Conferenza delle parti della Convention on Biological Diversity (Cbd Cop11), durante il Protected Areas Day al Padiglione Convenzioni di Rio.
I vantaggi di un oceano sano e il contributo delle aree marine protette ben progettate e gestite sono chiari. Questi includono ripristino e la ricostituzione delle risorse vitali di molte comunità locali, nonché la salvaguardia della biodiversità e il mantenimento dei servizi ecosistemici a beneficio di tutti noi. L'oceano aperto, per esempio, fornisce il 50% del nostro ossigeno, assorbe il 30% delle emissioni di anidride carbonica e sostiene i tonni, i calamari, le tartarughe marine, gli squali e molte altre specie con un ampio areale (presentazione di Carel Drijver).
La notizia interessante è che stanno nascendo nuove iniziative per ampliare e approfondire la copertura e l'efficacia delle Amp sia a livello locale che su grande scala.
Un Network of Locally Managed Marine Areas è ora attivo in sette paesi in tutto l'Indo-Pacifico (Filippine, Indonesia, Papua Nuova Guinea, Pohnpei, Palau, Isole Salomone e Fiji). Il network Lmma sta lavorando con le comunità locali per stabilire nuovi modelli partecipativi per la salvaguardia marina e per condividere le lezioni di là dei confini nazionali. Per esempio, nell'Indonesia orientale, proteggendo una barriera corallina, appena fuori da una zona marina gestito localmente nell'Indonesia orientale le catture sono aumentate fortemente in un solo anno (presentazione di Cliff Marlessy).
All'altra estremità della scala, il Big Ocean Network di gestori di AMP di grandi dimensioni a livello mondiale rappresenta uno scambio simile degli insegnamenti tratti e dei benefici ottenuti. La Phoenix Islands Protected Area (Pipa) nella Repubblica di Kiribati protegge una vasta area di reef poco profondi, coralli, lagune, habitat oceanici profondi e montagne sottomarine, che permette di proteggere l'intero ciclo della vita di alcune specie marine ed i processi loro associati (presentazione di Nenenteiti Teariki-Ruatu).
Stanno anche emergendo iniziative che trascendono i confini politici ad includono l'alto mare. Ad esempio, la Central American Dome, nel Pacifico tropicale orientale, è a cavallo tra le Zone Economiche Esclusive di cinque nazioni, ma si trova per lo più (70%) in alto mare. MarViva e altre organizzazioni stanno sottolineando la necessità di una cooperazione regionale per gestire questo habitat altamente produttivo per le balene azzurre e le tartarughe marine liuto in via di estinzione così come per delfini, tonni e calamari (presentazione) di Jorge Jimenez. Fonte e news integrale: GreenReport.
15 OTTOBRE
BRITISH PETROLEUM VICINA ALL'ACCORDO CON IL GOVERNO USA PER LA MAXI SANZIONE
La società petrolifera British Petroleum (BP) sarebbe prossima a un accordo definitivo con il Dipartimento di Giustizia americano per il patteggiamento della maxi sanzione a seguito dell’incidente alla piattaforma Deepwater Horizon che, nell’aprile 2010, determinò il più grande disastro ambientale della storia americana. Lo ha riferito il Wall Street Journal citando fonti vicine al procedimento legale. Le stime sulla spesa finale sono ancora vaghe ma il conto oscillerebbe tra un minimo di 5,4 miliardi a un massimo di 21.
Secondo il WSJ, a separare l’offerta della BP e la richiesta del Dipartimento c’erano il mese scorso circa 6 miliardi. Nelle ultime due settimane, tuttavia, i negoziati si sono intensificati al punto da rendere imminente l’intesa definitiva. Il raggiungimento dell’accordo consentirà a BP di chiudere definitivamente tutte le pendenze con la giustizia americana fatte salve, ovviamente, le cause di risarcimento ancora aperte con gli azionisti e i privati cittadini. Il disastro del 2010 è costato la vita a 11 persone e ha provocato il riversamento in mare di quasi 5 milioni di barili di petrolio. I danni ambientali hanno interessato cinque diversi Stati. Circa due anni fa, Ken Feinberg, l’uomo scelto a suo tempo dalla Casa Bianca per amministrare il Gulf Coast Claims Facility (GCCF), un fondo da 20 miliardi di dollari accantonati dalla compagnia per risarcire le centinaia di migliaia di querelanti, aveva fatto previsioni piuttosto rosee per la stessa BP, ipotizzando un forte ridimensionamento dei costi. Nei tre mesi precedenti, la multinazionale aveva ricevuto circa 450 mila denunce da parte di residenti, operatori turistici e pescatori. Metà delle denunce era stata presentata con documentazione incompleta tagliando implicitamente fuori, tra gli altri, i numerosi pescatori locali che risultavano spesso privi di un adeguato registro fiscale. Fonte e news integrale IlFattoQuotidiano.
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ALLEANZA "PESCATORI-SQUALI" NEL MEDITERRANEO
SharkLife, un progetto Life+ dell'Unione Europea affidato ad una cordata di soggetti di cui capofila è il Centro Turistico Studentesco e Giovanile (Cts), è nato per studiare comportamenti, spostamenti, abitudini e per monitorare il numero di questi animali sempre più rari: "Un progetto che si propone di contribuire alla conservazione degli squali in generale, con attività mirate in particolare allo squalo elefante e al trigone viola, due specie che sono spesso vittime di catture accidentali e altre quali il palombo, lo squalo volpe, la verdesca, lo spinarolo e alcune razze che vengono catturate durante le gare di pesca sportiva. Animali che non hanno valore commerciale, ma che molto spesso vengono catturati accidentalmente. Queste attività , hanno un forte impatto su molte specie, sia nel numero di animali catturati e sia perché spesso si tratta di catture di giovani esemplari".
Il Cts sottolinea che "il Mediterraneo è un mare semi-chiuso che ospita 45 specie di squali. L'Italia, grazie alla sua posizione strategica nel cuore del Mediterraneo, ospita 43 specie di squali. Il rapporto IUCN presenta prove del fatto che la regione interessata ha la percentuale più alta di squali e razze minacciate al mondo. Il 42% delle 71 specie valutate sono elencate nella Lista Rossa delle Specie Minacciate, a causa del loro stato di conservazione". Fonte e news integrale: GreenReport.
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STOP ALLA PESCA DEL PESCE SPADA
Sino a fine novembre stop alla pesca del pesce spada in Italia.
Vai alla pagina Normativa.
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CORALLI DI SAVONA: ECCO COME POTREBBERO ESSERE I NOSTRI FONDALI
In tempi nei quali le brutte notizie in campo ambientale sono la norma, fa piacere apprendere della scoperta in Liguria di fondali ricchi di varie specie di corallo, tra cui abbondante corallo rosso. Attenzione: che di corallo rosso ce ne fosse ancora nel Mediterraneo lo sapevamo, e se è per quello speriamo che non si estingua mai. Questa specie di corallo, che è un lontanissimo parente dei coralli tropicali che formano atolli e barriere, è tipica di acque temperate e fredde e si trova anche a notevoli profondità, perché non ha bisogno di luce per vivere. In comune con i coralli tropicali ha il fatto di essere organizzato in colonie. Ognuno di quegli alberelli vermigli che vediamo impiantati lungo le pareti rocciose dei fondali e delle grotte subacquee non è un singolo organismo, ma un insieme costituito da tanti piccoli polipi. Fonte e news integrale IlFattoQuotidiano.
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12 OTTOBRE
PRIMI TIMIDI SEGNALI DI RIPRESA DEL TONNO ROSSO
Come avevano già anticipato i pescatori da quel che riscontravano in mare, anche secondo l'International Commission for the Conservation of Atlantic Tunas (ICCAT), ci sarebbero i primi e segnali di ripresa dello stock di tonno rosso dell'Atlantico orientale e del Mediterraneo. La notizia è arrivata mentre ad Hyderabad, in India, e iniziava l'11esima conferenza delle parti della Convention on Biological Diversity (CBD) che si concluderà il 19 ottobre, ed è stata accolta con grande soddisfazione dal WWF che sottolinea: "Questo importantissimo risultato è stato comunicato dall'ICCAT, la commissione internazionale per la conservazione dei tunnidi dell'Atlantico e del Mediterraneo, in seguito ad una attenta analisi dei dati a disposizione da parte del suo comitato scientifico. Se tutto ciò verrà confermato, a novembre, durante il meeting annuale dell'ICCAT, assisteremmo ad una svolta epocale, la ripresa dello stock di tonno dopo anni di sovra sfruttamento. Questo dipenderà dalle decisioni che verranno prese ad Agadir (in Marocco) il prossimo novembre, quando l'ICCAT dovrà prendere delle decisioni importanti per il futuro della specie. Si spera che i decisori non vadano contro i risultati suggeriti dal loro stesso comitato scientifico, e mantengano misure di gestione ancora ferree e restrittive fintanto che la ripresa dello stock non sarà robusta ed evidente. Ciò sarà necessario per consentire allo stock di tonno rosso di consolidarsi nei prossimi tre anni".
La pesca del tonno rosso nel Mediterraneo ha avuto una drammatica crisi nell'ultimo decennio del XX secolo, quando si è sviluppata senza alcun controllo la nuova pratica di allevamento tonni, catturati allo stato selvatico, precedentemente sconosciuta nel Mediterraneo. Secondo gli ambientalisti "Questo ha generato una spirale perversa di pesca eccessiva, dovuta ad un enorme sviluppo delle flotte industriali mediterranee con reti da circuizione e la loro conseguente espansione in tutte le acque del Mediterraneo, dove il tonno rosso va a riprodursi". Fonte e news integrale su GreenReport.
10 OTTOBRE
IL NUOVO PALEOLORICATO
I molluschi sono uno dei gruppi più diversi, importanti e ben studiati tra i phyla invertebrati. Tuttavia le loro relazioni filogenetiche sono state oggetto di controversia. In particolare la posizione degli aplacofori, vermiformi e privi di conchiglia, con i poliplacofori (chitoni) è risultata particolarmente problematica. Gli aplacofori sono stati considerati parafiletici o monofiletici alla base di tutti i molluschi, o ancora sister group di cladi molto derivati quali i cefalopodi, o come sister group dei poliplacofori, formando il clade degli aculiferi. La risoluzione di questa controversia potrebbe arrivare da recenti ritrovamenti fossili che supportano l’ipotesi degli aculiferi, dimostrando che i molluschi simili a chitoni dell’era paleozoica sono organismi che combinano caratteri da poliplacofori e aplacofori (paleoloricati). Tuttavia i fossili che combinano un corpo vermiforme (da aplacoforo) con valve (simili a quelle dei chitoni) sono stati finora poco studiabili. Tuttavia un nuovo articolo di Nature descrive una nuova specie, Kulindroplax perissokomos, proveniente dal giacimento dell’Herefordshire (risalente a circa 425 milioni di anni fa), un deposito siluriano contenente fossili marini conservati con i loro dettagli tridimensionali. Le analisi filogenetiche dimostrano che i paleoloricati sono il gruppo corona degli aplacofori. Fonte: Pikaia a cura di Giorgio Tarditi Spagnoli. [Note di biologiamarina.eu: monofiletico: gruppo di organismi derivato tutto da un solo antenato comune; parafiletico: gruppo di organismi che non comprende tutti i discendenti di un antenato comune; clade: linea filogenetica discendente da un antenato comune].
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GIAPPONE, FORSE SCOPERTO IL TRAFFICANTE DI DELFINI DI TAIJI
Potrebbe essere una persona che lavora per la multinazionale spagnola Aspro International, l’acquirente dei sei delfini catturati nelle scorse settimane nella baia di Taiji, nel Giappone sud orientale. La grave accusa è stata formulata da Sea Sheppherd che da anni segue la causa dei delfini giapponesi catturati in mare per essere macellati oppure inviati ai delfinari. L’acquirente spagnolo è stato fotografato dagli attivisti di Sea Shepeherd. L’uomo ha seguito tutte le recenti fasi del prelievo presso la struttura locale ove vengono tenuti in stallo gli animali catturati. Aspro International è uno dei gruppi spagnoli con sedi in più paesi, che operano nel settore del divertimento. I suoi centri, tra i quali una Fondazione in difesa del mare, operano in Spagna (13), Francia (9), Finlandia (5), Portogallo (1), Svizzera (1), Belgio (1), Olanda (2) e Regno Unito (9). Almeno la metà dei quali, riferiscono da Sea Shepherd, si ritiene siano parchi marini.
Il sospetto degli ambientalisti è che i delfini tursiopi, possano servire ad una struttura di Maiorca. Il possibile acquirente, infatti, opererebbe proprio in quella struttura della cattività acquatica. Secondo Sea Shepherd, la destinazione per l'Europa dei sei delfini è altamente probabile. Una volta entrati nel circuito dei delfinari, i cetacei dovrebbero essere tracciati. Nessun paese della UE è escluso dall’arrivo diretto o indiretto (ovvero di prima generazione) di animali catturati in natura ed utilizzati, in alcuni casi, come riproduttori. Aspro International, come tutti i gruppi afferibili a giardini zoologici, sia della cattività acquatica che terrestre, si pubblicizza molto con i temi di salvaguardia ambientale. Sea Shepherd, invita ora i protezionisti di tutto il mondo a contattare Aspro International. Con educazione, si invita a riferire di essere complici della mattanza dei delfini giapponesi. Questo perché, sostengono gli ambientalisti, in Giappone operano le stesse ditte sia per la macellazione che per il rifornimento dei delfinari. Anzi, considerati gli alti guadagni fatti per quest’ultimi, ed il sempre più spiccato ambito di nicchia ricoperto da chi acquista carne, non è da escludere qualcosa di più di una semplice condivisione. In altri termini non è da escludere che senza delfinari si bloccherebbero anche i macellai. Non è ancora chiaro il perché, ma quest’anno, dopo la cattura per i delfinari, molti animali evidentemente inutili a questo scopo, non sono stati macellati ma bensì liberati, dopo sei giorni di digiuno, in mare. Fonte: GeaPress.
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SEQUESTRO DI CORALLO (Schleratinia) NEL VERBANO
I funzionari dell’Ufficio delle Dogane di Verbano – Cusio – Ossola, in servizio presso la SOT di Iselle, hanno rinvenuto, con la collaborazione dei militari della Guardia di Finanza, tra i colli trasportati da un corriere per conto di un cittadino italiano, tre coralli di Schleratinia, protetti dalla Convenzione CITES (Convention on International trade in Endangered Species) per la tutela di flora e fauna minacciate di estinzione. Poiché il corriere non possedeva la necessaria documentazione Cites per il trasporto, i funzionari doganali hanno proceduto al sequestro dei coralli. L’esame del NOC, Nucleo Operativo Cites del Corpo Forestale dello Stato, ha accertato che si tratta di esemplari di coralli per i quali si configura l’illecito amministrativo; la sanzione prevista va da un minimo di 1.032 euro a un massimo di 6.197 euro. Fonte: GeaPress.
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ANISAKIS IN UNA PARTITA DI PESCE SCIABOLA
Una partita di pesce sciabola (circa un quintale di prodotto) contaminata da anisakis è stata scoperta, l’altra notte, durante un controllo al mercato ittico all’ingrosso, nel box di una ditta polesana, dal nucleo di polizia marittima della guardia costiera di Chioggia e dal personale veterinario dell’Asl 14. Fonte: EuroFishMarket.
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LA PICCOLA ISOLA DI KORSAE CREA AREA MARINA PER PROTEGGERE GLI SQUALI
La piccola isola di Korsae (Federated States of Micronesia), con i suoi 7.700 abitanti, ha votato all'unanimità la mozione
che costituisce il primo importantissimo step per la creazione del primo Santuario degli Squali al mondo.
Si tratta di un'area marina che dovrebbe occupare almeno 2 milioni di miglia quadrate di oceano, nelle acque della Micronesia.
Il Governatore Lyndon Jackson, afferma: "Si tratta di uno dei più importanti eventi a favore della protezione degli squali, basato sulla creazione di una rete - denominata Micronesia Challenge - che proteggerà il 30% delle risorse costiere della regione".
Accanto all'isoletta di Korsea e alle altre regioni della Micronesia,
si affiancheranno altre sei aree per altrtettanti Santuari degli Squali, ovvero Palau, le Maldive, Tokelau, l'Honduras, le Bahamas e le isole Marshall. Fonte: Pew Environment Group.
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RICERCA SUI MITILI: TIZIANA TEDDE PREMIATA AL XXII CONGRESSO NAZIONALE DEI VETERINARI IGIENISTI
Tiziana Tedde, ricercatrice
dell'Istituto Zooprofilattico della Sardegna, è stata premiata al XXII Confresso dei Veterinari Igienisti, che si è svolto a Torino. Il riconoscimento le è stato conferito per una ricerca, finanziata dal Ministero della Salute, condotta sui mitili di allevamento nella regione Sardegna. Il premio "miglior comunicazione scientifica del settore ittico", è arrivato dopo uno studio relativo alla presenza e alla trasmissione di Cryptosporidium e Giardia, in mitili allevati e commercializzati in Italia. Lo studio ha evidenziato che il rischio sanitario è molto basso e dunque non ci sono problemi per il consumo dei mitili provenienti da Olbia e Oristano. Fonte e news integrale: LaNuovaSardegna.
09 OTTOBRE
OTTOMILA SQUALI UCCISI IN UN'ORA
Oceano Indiano, dodicesimo giorno di navigazione a bordo della Rainbow Warrior. Dopo aver fatto visita alla flotta europea impegnata nella pesca al tonno, siamo diretti a est, sud del Madagascar, alla ricerca dei pescherecci asiatici che normalmente si concentrano in queste acque. La stagione della pesca al tonno alalunga dovrebbe essere appena iniziata, ma sono giorni che il satellite non segnala la presenza di imbarcazioni. Strano. Decidiamo di mandare l'elicottero a fare un sopralluogo e... Bingo! Intercettiamo due pescherecci taiwanesi. Il loro segnale radio è spento. Probabilmente non vogliono essere trovati. Ci avviciniamo per identificarli e chiediamo al capitano se possiamo salire a bordo. Lui accetta ma dobbiamo aspettare due ore. Un tempo sufficiente a mettere tutto in ordine. E infatti… Sull'imbarcazione tutto è perfetto (anche troppo): i libri di bordo perfettamente compilati, nessun tonno sotto misura, nessuno squalo e nessuna pinna di squalo! Non ci era mai capitato di trovare un peschereccio taiwanese senza pinne di squali. Le pinne vengono vendute a prezzi molto alti sul mercato asiatico, fino a 740 dollari al chilo. E ogni anno si stima che vengano uccisi tra 26 e 73 milioni di squali per venderne le pinne. Circa 8000 squali uccisi in un'ora. Eppure questo pescatore ci racconta di non pescarne.
Torniamo a bordo della Rainbow Warrior e come per magia sul radar iniziano a comparire due, tre, quattro pescherecci: siamo arrivati nella zona di pesca. Questa volta cerchiamo di salire a bordo il prima possibile, per vedere cosa stanno realmente pescando.
Ispezioniamo altri due pescherecci. I capitani non sono felici di vederci, le loro stive sono piene di pinne di squalo ma non c'è traccia del corpo. Tagliare la pinna agli squali e ributtarli in mare vivi è una pratica comune su pescherecci come questi che pescano con palamiti. È illegale, oltre ad essere terribilmente crudele, ma viene praticata. Controlliamo i libri di bordo e ci rendiamo immediatamente conto che sono semplici quaderni con pochi dati registrati. In alto mare, senza osservatori a bordo e ispezioni insufficienti, è impossibile tenere sotto controllo queste flotte. Il capitano di una delle imbarcazioni ci racconta che negli ultimi anni i tonni sono più piccoli e il pesce scarseggia - in effetti, durante le ore trascorse a bordo del peschereccio non sono molti gli esemplari di tonno pescati.
Il numero di pescherecci però è sempre lo stesso, e per sopravvivere le pinne di squalo possono diventare un business "necessario". Si stima che il numero di squali nel mondo si sia ridotto di circa l'80%, e un terzo delle specie di squalo oggi è considerata a rischio.
Nell'Oceano Indiano i pescherecci sono migliaia. La maggior parte proviene da flotte d'oltre oceano che, dopo aver pescato tutto ciò che potevano nelle proprie acque - si stima che negli ultimi 50 anni la biomassa di specie come tonni o squali si sia ridotta di circa il 90% - si dirigono verso oceani lontani in cerca dell'ultimo pesce, depredando risorse fondamentali per la sopravvivenza di stati costieri poveri come il Mozambico o il Madagascar. Se in questa regione non si metterà un limite al numero di imbarcazioni presenti in mare e alle catture, l'oceano si trasformerà in un deserto. Fonte: GreenPeace.
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TAIJI, ARRESTATO MEMBRO DI SEASHEPHERD
Nils Greskewitz, cittadino tedesco e Guardiano della Baia di Taiji, è stato arrestato ieri dalla polizia giapponese. Nils stava arrampicandosi presso una struttura del parco-museo di Taiji. La scalata era stata organizzata per puntare i riflettori sul massacro dei delfini di Taiji, iniziata anche quest'anno in un ambiente superblindato e controllato dalla polizia locale. News su SeaShepherd.it.
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I MORTI DELL'ESTATE 2012
Nell'estate appena trascorsa, sono stati 114 i morti nei mari italiani, in netta diminuzione rispetto ai 147 dell'anno precedente. Il dato è stato diffuso dalla Guardia Costiera durante il Salone Nautico di Genova. In particolare le vittime di incidenti subacquei sono state 14, dato in crescita rispetto ai 5 decessi del 2011, ma spiegabile, per la Guardia Costiera, con il maggior numero di praticanti, le favorevoli condizioni meteorologiche e la scarsa attenzione alle condizioni fisiche e carenze tecniche.
Sul fronte della balneazione, l'estate appena trascorsa ha fatto registrare un decremento sostanziale di incidenti mortali - 100 rispetto ai 147 dello scorso anno - dei quali 45 dovuti a malori e non a comportamenti errati. Le collisioni tra imbarcazioni sono state 13 (contro le 34 del 2011) e 12 gli incendi a bordo (26 nel 2011). Nel 2012 i soccorsi nel diporto sono diminuiti rispetto al 2011, passando dalle 3019 alle 2822 persone salvate in mare, mentre gli interventi di soccorso ad unità da diporto sono rimasti pressoché costanti: 930 nel 2011 e 946 quest'anno. Circa 3.000 gli uomini e le donne della Guardia Costiera impegnati nel pattugliamento dei mari e dei laghi, con l'ausilio di 300 gommoni. Sul lago Maggiore, le unità assistite sono state 16 (13 nel 2011) e 60 le persone soccorse, a fronte delle 35 dell'anno precedente. Tre i morti per annegamento, la metà di quelli del 2011. Le vittime sul lago di Garda sono state 12 (erano 4 nel 2011), 40 le unità assistite (17 l'anno scorso) e 155 le persone soccorse (erano 1275 nel 2011). Fonte: LaPresse.
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TAR LAZIO BLOCCA LE TRIVELLAZIONI ALLE TREMITI
Il T.A.R. Lazio (Sezione Seconda Bis), con la sentenza depositata il 2 ottobre scorso e firmata dal Giudice Antonio Vinciguerra, ha accolto il ricorso contro le trivellazioni alla ricerca di petrolio nel Mare Adriatico. Il ricorso era stato presentato dal Comune di Vieste, Comune di Vico del Gargano, Comune di Peschici, Comune di Manfredonia, Comune di Rodi Garganico con WWF Italia, Legambiente, LIPU e FAI sostenuti da Regione Puglia e Regione Molise contro il Ministero dell’Ambiente, Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Ministero dello Sviluppo Economico e Commissione Tecnica di Verifica dell’Impatto Ambientale Via/Vas nei confronti di Petroceltic Italia s.r.l., la società che aveva richiesto le autorizzazioni a effettuare sondaggi con la tecnica dello air-gun. In sostanza sono così annullati i decreti del 2011 e l’autorizzazione rilasciata da ministro Clini e dal suo dicastero, quello all’Ambiente, nei quali veniva espressa la compatibilità ambientale alle trivellazioni off shore al largo delle coste abruzzesi e molisane di Punta Penna, non molto distanti dall’area pugliese del Gargano e dall'Area Marina Protetta delle Isole Tremiti. Anche la Giunta Regionale della Basilicata si è espressa negativamente in merito alle tre istanze di permesso per la ricerca di idrocarburi a Masseria La Rocca, Satriano Di Lucania e Anzi.
Dunque, i giudici amministrativi innanzitutto rilevano la necessità del parere della Regione Puglia in merito alle autorizzazioni e ai procedimenti di Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) per i sondaggi con la tecnica dell’air-gun e che questi non riguardano appunto solo le zone di mare prospicienti le regioni Molise e Abruzzo, dove materialmente si sarebbero dovute effettuare le ricerche di idrocarburi. Come rileva anche il WWF, tocca alla magistratura ancora una volta intervenire a tutela dell’ambiente, tanto che nella sentenza i giudici amministrativi scrivono: "I Comuni ricorrenti muovono dalla considerazione che l’intervento in questione si svolgerà in un sito che dista poche decine di chilometri dal proprio territorio, che ne subirà i relativi effetti; e affermano che la tecnica dell’air-gun consistente nello sparare nei fondali marini raffiche di aria compressa allo scopo di ottenere onde riflesse dalle quali ricavare dei dati utili a ricostruire la composizione del sottosuolo - è idonea a provocare consistenti danni all’ecosistema marino e una connessa forte diminuzione del pescato in un raggio di cinquanta/sessanta miglia nautiche. Essi fanno anche riferimento ai danni della successiva fase di perforazione, che comporterebbe la potenziale diffusione di sostanze tossiche nel particolare contesto del Mar Adriatico (chiuso e a fondale basso)". Fonte e news integrale: Ecoblog. Vedere anche GreenReport.
07 OTTOBRE
UNA SOLUZIONE PER BONIFICARE LE MAREE NERE?
Due ricercatori dicono di aver sviluppato un materiale superassorbente che permetterebbe di bonificare, recuperare e riciclare i grandi sversamenti di petrolio. Xuepei Yuan e TC Mike Chung, del Department of Materials Science and Engineering della Pennsylvania State University, nello studio Novel Solution to Oil Spill Recovery: Using Thermodegradable Polyolefin Oil Superabsorbent Polymer (Oil-SAP), pubblicato su Energy & Fuels dell'American Chemical Society, descrivono un materiale polimerico che sarebbe in grado di assorbire greggio per oltre 40 volte il proprio peso, trasformando gli idrocarburi sversati in un materiale solido, assorbendo ed imprigionando il petrolio in un gel abbastanza resistente da poter essere raccolto e trasportato nelle raffinerie petrolifere per un suo ritrattamento. Fonte e news integrale: GreenReport.
05 OTTOBRE
STUDIO INGLESE: IL 10% DEGLI UCCELLI ACQUATICI MUORE AVVELENATO DAL PIOMBO
I media britannici, compresa la BBC, hanno ripreso con grande evidenza i risultati dello studio Poisoning from lead gunshot: still a threat to wild waterbirds in Britain, pubblicato dell'European Journal of Wildlife Research, nel quale un team di ricercatori del Wildfowl and Wetlands Trust (WWT) sottolinea: "Il piombo è un metallo altamente tossico conosciuto per essere una causa importante di morbilità e mortalità negli uccelli acquatici e terrestri di tutto il mondo". In Gran Bretagna e in altri Paesi il rischio di avvelenamento da piombo per gli uccelli, ha portato all'introduzione di leggi che restringono l'utilizzo del piombo nelle armi da caccia e nelle attrezzature per la pesca sportiva. Lo studio del WWT esamina i dati dei trend attuali e di quelli storici da avvelenamento da piombo negli uccelli acquatici inglesi e li confronta con i risultati dell'introduzione della legislazione per limitare l'utilizzo del piombo nelle cartucce. "I nostri risultati - scrivono i ricercatori - indicano che l'avvelenamento da piombo ha continuato ad interessare una vasta gamma di uccelli acquatici britannici molto tempo dopo che sono state introdotte le restrizioni legali. Fonte e news integrale: GreenReport.
01 OTTOBRE
TRIVELLAZIONI OFFSHORE, CRESCE LA RICHIESTA DI MORATORIA
Dopo la presa di posizione del Parlamento Europeo che chiede maggiori sicurezze (anche economiche), per la concessione di licenze di sfruttamento petrolifero e gasiero offshore - indicazioni che renderebbero impraticabili molte delle concessioni italiane a piccole multinazionali non in grado di far fronte tecnicamente e finanziariamente ad una marea nera o ad un grosso incidente su una piattaforma - cresce la richiesta di una moratoria per uscire dal vicolo cieco petrolifero nel quale ci ha cacciato il decreto "cresci Italia".
I deputati del Pd Mariani, Vico, Margiotta, Losacco, Benamati, Bocci, Braga, Bratti, Esposito, Ginoble, Iannuzzi, Marantelli, Morassut, Motta, Realacci e Viola hanno presentato una risoluzione alla Commissione Ambiente della Camera per chiedere al ministro dell'ambiente Corrado Clini, la richiesta di valutare la possibilità di sospendere le indagini di sottosuolo e di sfruttamento dei giacimenti petroliferi in Adriatico. Fonte e news integrale: GreenReport.
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FITOPLANCTON SCAPPA DAI PREDATORI?
Una piccola alga marina è stata osservata comportarsi come un animale: sotto la minaccia di un predatore, questo microrganismo riesce ad allontanarsi utilizzando una forma rudimentale di nuoto. "È già noto che il fitoplancton può controllare i movimenti in acqua per muoversi verso la luce (fototropismo) o i nutrienti (chemiotropismo)" spiega Susanne Menden-Deuer, biologa marina della University of Rhode Island. "Quello che non sapevamo è che rispondono ai predatori nuotando lontano da loro. Non conosciamo nessun vegetale in grado di farlo". La pianta in questione è la Heterosigma akashiwo, una microscopica alga che si è resa protagonista in passato di alcuni boom, capaci di mettere in crisi interi ecosistemi marini.
La H. akashiwo non supera i 34 micrometri di diametro, ed è diffusa dall'Atlantico al Pacifico, in acque superficiali. La vicinanza alla luce è necessaria per la sua strategia di sopravvivenza: tramite la fotosintesi e l'ingestione di batteri, infatti, la H. akashiwo, in presenza di condizioni ottimali, può arrivare a formare vere e proprie chiazze rosse in mare aperto o nei pressi della costa. Fonte e news integrale: DitaDiFulmine.
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