NAVI ....CANAGLIE
Las Palmas (Canarie) e Murmansk (Russia), sono i principali centri di transito della pesca illegale della civile Europa
Sopra, nave pirata in acque africane, riprese dai membri della Ejfoundation. Credit: EJF. Staff filming Marampa 803 operating illegally © EJF. La Marampa 803, lunga 58 metri per 444 tonnellate di stazza, non risulta essere iscritta a nessun registro della pesca e non è nota la nazione di appartenenza.
Un terzo del pesce consumato nel Regno Unito, arriva dalla pesca di frodo perpetuata dai russi nel mar Baltico e nel mare del Nord. Negli anni '90 la Norvegia protestò vigorosamente presso l'Unione Europea, per porre fine a questa pratica, senza tuttavia ottenere nulla. Solo il silenzio dell'Inghilterra e quello, peggiore, dell'intera Comunità Europea.
Murmansk è un porto della Russia molto importante, presidiato dalla Marina russa sino al crollo del blocco sovietico. Dunque se durante la Guerra Fredda nessuno si avventurava oltre le acque territoriali, con il crollo del blocco decine e decine di gruppi criminali si organizzarono per depredare le allora abbondanti risorse ittiche. Dopo 15 anni di anarchia non rimane molto, il mare del Nord e il Baltico sono ridotti ormai a dei bacini vuoti. Sono stati distrutti i fondali sino a pochissimi metri dalla linea di costa, e purtroppo nessuno ne parla. Sono mari lontani, freddi, dunque è comodo che la loro immagine rimanga avvolta da questa coltre omertosa; è comodo per l'Inghilterra, per l'europa e l'intera Unione Europea.
Altra storia ma stesso silenzio in un'altra parte del mondo. Siamo a Las Palmas (Canarie), il principale porto della pesca illegale europea. Da Las Palmas transitano 400.000 tonnellate di prodotti ittici di frodo ogni anno,
la maggior parte delle quali finiscono in Spagna, Italia, Germania e Francia. Solo una quota minima segue le rotte asiatiche.
Credit immagine: © EJF.
Come si vede nell'immagine sopra, le rotte principali della pesca illegale in africa sono tre: le imbarcazioni europee battenti bandiere di comodo (Panama, Liberia le principali), nonché le imbarcazioni della Repubblica di Corea e altre sconosciute, depredano le acque della Sierra Leone e della Mauritania, ma anche altre zone minori. Poi o trasbordano il pescato su imbarcazioni più piccole e veloci, oppure esse stesse approdano nei porti di Las Palmas (rotta 1); oppure si dirigono direttamente presso i porti dell'Africa centrale (rotta 2); oppure si dirigono in Corea per poi offrire il loro prodotto al vastissimo mercato asiatico.
In Corea finiscono pesci della famiglia Sciaenidae, chiamati yellow croaker, non più presenti nelle acque coreane dal 1970, a causa dell'eccessivo sforzo di pesca, esercitato senza alcun controllo.
Ma quali sono le navi canaglie?
Lo staff della © EJF ne ha censite diverse. Si tratta spesso di navi battenti bandiera coreana, panamense ecc... Nella tabella sottostante (tratta dal report Pirate Fishing Exposed):
Credit immagine: © EJF.
Esaminiamo ora due famosi casi europei di pirateria (illegalità) della pesca, praticamente "legalizzati" dalla stessa Unione.
IL CASO DELLA VERONICA E DELLA ATLANTIC DAWN
Può una nave fattoria (factory ship), una delle più grandi navi al mondo per la pesca a strascico, perscare senza licenza per anni? Ebbene si; i fatti risalgono a molti anni fa, precisamente siamo nel 1968, quando un giovane ed ambizioso 21enne di nome Kwevin McHugh, tento la fortuna acquistando la Wavecrest, piccola imbarcazione di 68 piedi. Otto anni dopo McHugh costruì di suo pugno la Albacore, usata esclusivamente per la pesca dello sgombro. Siamo negli anni '80 e le opportunità non mancano, i guadagni sono impressionanti. Si pesca senza regole in ogni zona e senza la minima considerazione per gli stock e le regole, per la verità fallaci e facilmente eludibili. Così McHugh, per seguire l'imprinting irlandese e costruire sempre più grande, commissionò una grande nave dal costo, allora impressionante, di 12 milioni di sterline. La nave, battezzata Veronica in onore della moglie di McHugh, non ebbe molta fortuna, bruciò infatti quasi completamente durante delle fasi di riparazioni al porto di Belfast. Alcuni parlarono anche di attentato.
Ma McHugh non si perse d'animo e costruì una seconda Veroniaca, 104 m. di lunghezza fuori tutta per 5106 tonnellate di stazza, con un equipaggio di 100 uomini. Una nave enorme che poteva reggere qualsiasi avversità marina e rimanere in mare per mesi e mesi senza problemi di sorta. McHugh si spinse in acque sempre più lontane, sino alle coste della Mauritania, sulla scia delle flotte olandesi che catturavano allegramente alacce e altri pesci pelagici.
Credit: shipsnostalgia.com
Ma la seconda Veronica, per quanto grande, non era in grado di competere per efficenza con le agguerritissime flotte concorrenti, dunque McHugh, sfruttando abilmente i sussidi del governo Norvegese, commissionò un gigante da 145 metri di lunghezza da 50 milioni di sterline, 4 dei quali 'elargiti' dalla Norvegia. Questa grande nave, battezzata Atlantic Dawn, poteva lavorare ben 400 tonnellate di pescato al giorno. Lavorare il pescato significa congelare, operazione indispensabile in acque calde e con temperature dell'aria sempre miti. Quello della conservazione infatti, era un problema davvero importante e i russi, non disponendo di navi adatte, preferivano trasformare l'intero pescato in mangime.
McHugh invece, con la sua stiva frigorifera da 7.000 tonnellate, poteva sbarcare sempre e counque prodotto di alta qualità, soprattutto in Africa dove il prodotto era richiestissimo.
In una intervista all'Irish Times, Hugh dichiarò di essere orgoglioso della sua nave e di essere dispiaciuto che essa era percepita come una minaccia al patrimonio ittico mondiale.
Credit: Wikipedia.
Tutto sembrava perfetto, la Atlantic Dawn ospitava manovalanza locale e osservatori della Mauritania, paese che percepiva forti somme da McHugh, tramite accordi legali tra il governo del paese africano e l'Irlanda.
Ma ecco arrivare i primi problemi. Quando l'Atlantic Dawn rientrò in Irlanda, si scoprì priva nella necessaria licenza di pesca. Ed una nave così grande non poteva certo permettersi di stare ormeggiata in porto, dati i costi di gestione estremamente elevati.
Ecco allora la scappatoia (fasulla) del governo Irlandese, che fece domanda per aumentare
la sua flotta pelagica, con la scusa che le acque dell'Afria occidentale erano ancora ampliamente sottosfruttate. Ma l'Irlanda superava gia del 40% i limiti fissati dall'Unione, dunque la flotta irlandese era illegale e l'ampliamento richiesto non venne concesso.
Frank Fahey, Ministro della Marina, iscrisse allora la Atlantic Dawn al registro mercantile irlandese, concedendo all'imbarcazione permessi di pesca temporanei uno di seguito all'altro. Per quasi due anni la Atlantic Dawn continuò a pescare e catturare migliaia e migliaia di tonnellate di pesce illegalmente.
Nel 2001 la Commissione EU avviò allora un procedimento giudiziario contro l'Irlanda, per violazione delle Norme Comunitare. Ma nulla cambiò, intervenne persino il Primo Ministro irlandese Bertie Ahern, invocando alla EU di non affossare e far fallire la Atlantic Dawn, pena pesanti ripercussioni tra Iralnda e Irlanda del Nord, che "comunicavano" allegramente a suon di attentati.
Così la Atlantic Dawn venne iscritta la registro della pesca EU, anche contro le proteste di molti funzionari dell'Unione che miravano alla riduzione delle flotte e non al loro ampliamento, regolarizzando la sua posizione a tutti gli effetti.
L'Irlanda, per compensare le quote eccedenti i limiti della sua flotta peschereccia, cancellò dal registro della pesca irlandese la seconda Veronica, operazione all'apparenza coerente e lusinghiera. Il fatto è che il governo registrò la Veronica sotto una bandiera di comodo, precisamente sotto bandiera panamense; Panama infatti, è notoriamente uno dei maggiori contreavventori delle regole internazionali e degli accordi di pesca internazionali, per cui molto paesi registrano sotto la sua bandiera un gran numero di imbarcazioni, soprattutto e tonniere.
Dunque quella della Veronica e della Atlantic Dawn sono oprazioni definite vergognose nel migliore dei casi.
Inoltre tale casistica dimostra che i registri della pesca non funzionano: chi vuole può adirittura intascare contributi per cancellarsi dai registri stessi e guadagnarci così due volte, con i contributi e non dismettendo un bel niente, basta solamente cambiare bandiera, magari issare quella pabamense.
Così non si pagano le tasse, non si dichiarano le catture, si taglia sui costi del personale e sulla sicurezza (anche se oggi Panama e Liberia ispezionano le imbarcazioni con la stessa frequenza e severità degli altri paesi); infine, le navi battenti bandiere di comodo, non sono soggette al rispetto dei regolamenti di pesca e sono soggette alla giurisdizione dello Stato di bandiera, per cui spesso non sono consentiti controlli a bordo.
BIBLIOGRAFIA
- Pirate Fishing Exposed. The Fight Against Illegal Fishing in West Africa and the EU. Pubblicazione a cura della EJF (Environmental Justice Foundation). 2012. Disponibile in pdf, lingua inglese.
- Napoleoni Loretta - Ritorno a Tortuga. SlowFood n. 39. 2009.
- Clover C. - The End of the Line. Tr. Allarme Pesce, Ponte alle Grazie. 2004.
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