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30 APRILE

IL DECLINO DEGLI SQUALI DEL PACIFICO
Negli ultimi decenni, molte specie di squali hanno subito un rapido declino, principalmente a causa della perdita di habitat, della pesca eccessiva e del mercato illegale delle pinne, alimentato dalla barbara pratica del finning.
A soffrire maggiormente sono le specie che vivono negli Oceani, nelle acque circostanti le isole. Per la prima volta uno studio su larga scala ha quantificato il decremento della popolazione di squali nell’Oceano Pacifico. L’analisi, pubblicata sulla rivista Conservation Biology, è stata condotta negli ultimi dieci anni, grazie ai dati raccolti dalle indagini subacquee del NOAA nei pressi di 46 isole degli Stati Uniti ed atolli del Pacifico.
I ricercatori hanno confrontato le aree "peggiori" dell’Oceano Pacifico, con alcuni tra gli habitat meglio preservati, in altre aree del mondo. I dati emersi sono a dir poco preoccupanti. Marc Nadon, prima firma dello studio, spiega infatti che nelle acque intorno alle isole oggetto dello studio, le popolazioni di squali sono diminuite del 90%. Fonte: Ecoblog [modificato].
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PESCA SOSTENIBILI: ANCHE L'INDIA ADERISCE AI TRATTATI INTERNAZIONALI
Anche se con un certo ritardo (10 anni!), l’India è entrata nell’elenco dei Paesi che hanno aderito al trattato per la pesca sostenibile. Fortemente voluto dal WWF, la Commissione per il Tonno dell’Oceano Indiano (IOTC) ha avviato l’iter per una gestione sostenibile nelle sue acque. E non è un elemento da sottovalutare, visto che qui stiamo parlando dell’Oceano Indiano, una delle più importanti riserve ittiche del mondo. Le misure per la pesca sostenibile, è bene ricordarlo, sono volte alla tutela degli stock ittici che si stanno riducendo ovunque, ma servono anche a salvare la vita a milioni di uccelli marini e tartarughe che involontariamente, restano vittime delle pratiche scorrette come la pesca a strascico ed altre barbarie.
Alcuni passi sono stati adottati anche per la gestione dei dispositivi di concentrazione dei pesci (FAD), cioè piattaforme galleggianti ancorate al fondo intorno alle quali si riunisce il pesce. L’accordo è stato trovato dopo l’ultima riunione, svoltasi in Australia, tra i rappresentanti dei Paesi insulari.
"La delegazione delle Maldive è lieta di raccogliere il consenso sull’adozione dell’approccio precauzionale, un cambiamento di rotta importante nella gestione dei tonnidi e specie affini nell’Oceano Indiano. Siamo grati a Mauritius e Seychelles, i co-sponsor della risoluzione, l’Australia, l’Unione Europea, il Segretariato e, in particolare, l’India per il loro continuo supporto e comprensione. Le Maldive vantano una gestione attenta delle risorse naturali ed è lieta di aprire la strada verso la gestione sostenibile della pesca in questo oceano, e ci auguriamo di sviluppare ulteriormente i lavori relativi alle misure di controllo con le altre nazioni dell’Oceano Indiano" ha dichiarato Hussain R Hassan, Ministro della Pesca e dell’Agricoltura delle Maldive. Insieme a questi aspetti è stata fatta anche la proposta di attuare il principio di 'precauzione', secondo il quale dei controlli scientifici avrebbero dovuto regolare di volta in volta la pesca, al fine di salvaguardare alcune specie a rischio come gli squali e i delfini, ma su questo punto ancora non si è trovato un completo accordo. Fonte: Ecologiae.
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CAMBOGIA, UCCISO WUTTY, ULTIMO AMBIENTALISTA
Difendere l’ambiente e la legalità può costare anche la vita. In Cambogia, Chut Wutty, noto ambientalista e direttore dell’associazione Natural Resource Protection Group, è stato ucciso a un posto di blocco della polizia cambogiana nella provincia di Koh Kong, vicino al confine con la Thailandia, mentre accompagnava due giornalisti di Cambodia Daily per investigare sul disboscamento illegale nell’area di una centrale idroelettrica costruita su progetto cinese.
Secondo un portavoce della polizia, Wutty era armato e avrebbe aperto il fuoco per primo - uccidendo un agente - quando gli sono stati chiesti i documenti e di consegnare il chip di memoria della macchina fotografica, con la quale aveva documentato il disboscamento illegale. Secondo un attivista locale citato dal Phnom Penh Post, invece, l’agente sarebbe stato ucciso da proiettili di rimbalzo sparati contro l’automobile di Wutty. I due giornalisti che erano con lui, un cambogiano e un canadese, sono stati arrestati dalla polizia per interrogatori e poi rilasciati. In una successiva dichiarazione riportata dalla Ap, il portavoce della polizia ha affermato che non ci saranno ulteriori indagini – come richiesto da diverse associazioni per i diritti umani - in quanto il poliziotto che ha sparato a Wutty, una volta che si è accorto di averlo ucciso, si è a sua volta suicidato.
Per Amnesty International, Wutty era uno dei "pochi ambientalisti rimasti in Cambogia a denunciare i disboscamenti e la concessione delle terre in parchi e riserve naturali che stanno impoverendo gli abitanti e distruggendo l’ambiente". Inoltre aveva criticato la polizia cambogiana che "proteggeva gli interessi privati dei più ricchi". Fonte: BioEcoGeo.

27 APRILE

PROTOZOI ANTICHISSIMI
Nel piccolo lago Ås,, che si trova a 30 Km a sud di Oslo, è stato sequenziato il genoma di un microrganismo eucariota, noto sin dal 1865, un protozoo per la precisione. Ebbene, confrontando le sequenze ottenute con quelli di altri protozoi, è emerso che non si tratta ne di un fungo, ne di un'alga, ne di un parassita animale o vegetale, nulla di tutto quanto conosciuto.
Tutti entusiasti dunque al Microbial Evolution Research Group (MERG) della University of Oslo. Kamran Shalchian-Tabrizi, afferma: "È come aver puntato un telescopio nel microcosmo primordiale. Abbiamo trovato un nuovo ramo dell’albero della vita nel piccolo lago, completamente unico".
Si pensa che la nuova specie sia un rappresentante dei più antichi eucarioti conosciuti, evolutisi sulla terra oltre un miliardi di anni fa. Il protozoo, grande - si fa per dire - da 30 a 50 micrometri, dispone di ben quattro flagelli, caso unico poiché i protozoi flagellati noti, hanno uno o due flagelli adatti al movimento. Gli excavata, protozoi parassiti molto antichi, hanno due flagelli, alcune amebe e molti funghi protozoi hanno un solo flagello. Dunque siamo di fronte ad una scoperta davvero interessante e non resta che attendere ulteriori sviluppi che dovebbero arrivare da studi comparati di biologia e filogenesi molecolare. Fonte: Rare protozoan from sludge in Norwegian lake does not fit on main branches of tree of life. University of Oslo.
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DUE NUOVE SPECIE DI PAGURO SCOPERTE NELL'OCEANO INDIANO
Altre due nuove specie di crostacei scoperte nell'Oceano Indiano, presso le Mayotte e le Comoro Islands, durante la KUW 2009 Expedition, svoltasi dal 1 al 21 novembre 2009, allo scopo di stabilire il primo inventario delle specie di crostacei decapodi e stomatopodi presso l'area delle isole Mayotte.
Cestopagurus caeruleus sp. nov. (Komai & Poupin, 2012), risulta molto simile a C. coutieri (Bouvier, 1897) e C. timidus (Roux, 1830), ma si distingue da queste ultime per il peduncolo dell'antennula molto più sviluppato; risulta essere la quarta specie appartenente appunto al genere Cestopagurus.
La seconda specie, la terza appartenente al suo genere, è Trichopagurus asper sp. nov., quasi identica a T. macrochela (Komai & Osawa, 2005), dalla quale si distingue solo per la presenza di tubercoli e di spine a livello del carapace.
Le specie inventariate sono elencate nel database Crustaceamayotte. Fonte: WoRMS.
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FINNING: QUALCOSA SI MUOVE
Voto favorevole in Commissione Ambiente del Parlamento Europeo in favore del divieto di deroga alla pratica di finning, ovvero l’asportazione per fini commerciali delle pinne di squalo. Il provvedimento, sollecitato dall’europarlamentare Andrea Zanoni, ha ora ottenuto a larghissima maggioranza (52 presenti di cui 50 favorevoli, 2 contrari e 0 astenuti), l’approvazione dei componenti della Commissione. A rendere nota la notizia è lo stesso Zanoni che è stato relatore della proposta di Regolamento relativo all’asportazione di pinne di squalo a bordo dei pescherecci.
"Gli interessi della pesca allo squalo – ha dichiarato l’On.le Andrea Zanoni – non possono causare la loro scomparsa nei mari europei. Si tratta di una pratica barbara che comporta l’asportazione delle pinne a bordo dei pescherecci, mentre lo squalo viene rigettato in mare a volte ancora vivo".
Nonostante il principale paese importatore di pinne di squalo sia la Cina, le flotte pescherecce specializzate in questo tipo di pesca appartengono ad altri paesi, europei in particolare. Ora la votazione in Commissione ENVI, ovvero quella Ambiente, sul divieto di ricorso alle deroghe.
"l larghissimo appoggio della Commissione Ambiente al mio rapporto dimostra quanto il problema sia reale e sentito – commenta l’eurodeputato IdV – per questo ho voluto rafforzare il testo della Commissione con una serie di emendamenti volte a contrastare il finning con tutti i mezzi possibili".
Tra questi, ritroviamo l’allargamento dei controlli a tutti i pescherecci attivi nelle acque marittime dell’Unione (e non solo a quelli europei) e l’obbligo per gli Stati Membri di fornire, nelle loro relazioni annuali destinate alla Commissione, informazioni più dettagliate sugli sbarchi di squali (l’identificazione delle specie catturate, la quantità di esemplari, il peso totale per ogni specie e le zone di pesca). Sul progetto di parere sulla proposta di Regolamento del Parlamento Europeo e del Consiglio, recante modifica del regolamento (CE) n. 1185/2003 del Consiglio, relativo all’asportazione di pinne di squalo a bordo dei pescherecci approvato oggi dalla commissione ENVI, si dovrà esprimere la Commissione competente Pesca (PESC) il 30 maggio. Il Parlamento europeo voterà prossimamente l’intero Regolamento nella sessione di luglio. Fonte: GeaPress.
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PANCINI SPLENDENTI
C’è una specie di squalo molto piccolo (Squaliolus aliae) che ha la singolare caratteristica (oltre a quella di essere lungo solo 22 cm), di avere un ventre che balugina nel buio. Una ricerca condotta da Julien Claes dell’Università Cattolica di Louvain e colleghi, ha dimostrato che questa caratteristica ha una funzione squisitamente mimetica e ne hanno tracciato le origini evolutive. La pelle del ventre del pesce è coperta da fotofori (cellule con pigmento fosforescente) che emettono luce e che visti dal basso nascondo la vista del pesce (facendolo confondere con lo scintillio delle onde sovrastanti). Questo confonde i predatori.
Per dimostrare che è proprio questa la funzione dei fotofori, i ricercatori hanno esaminato in vitro la reazione di queste cellule ad alcuni ormoni in grado di "accenderle" e di "spegnerle" e ne hanno confrontato il comportamento con quanto noto su un altro squalo (lo squalo lanterna), che come il primo ha cellule fosforescenti sulla pancia.
Registarando le reazioni differenti agli stessi ormoni, Claes e colleghi hanno dimostrato che mentre nello squalo lanterna questi segnali luminosi servono sia per mimetizzarsi che per comunicare, nel puiccolo Squaliolus aliae sono adibiti unicamente all’uso mimetico. Claes e colleghi hanno inoltre dedotto, che le due specie devono derivare da un antenato comune. La ricerca è stata pubblicata sul Journal of Experimental Biology. Fonte: OggiScienza.
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L'APP SALVABALENE SI RINNOVA
Per la salvaguardia e la tutela delle balene che vivono nel Nord Atlantico, è stata lanciata un’applicazione gratuita per iPhone e iPad che fornisce ai marinai e a chi si trova nelle acque dell’Atlantico, indicazioni sulle aree frequentate dai grandi mammiferi marini. L’applicazione Whale Alert, nata dalla collaborazione tra l'IFAW (International Fund for Animal Welfare), i governi, le università e il settore privato, è uno strumento molto utile per conoscere in tempo reale gli spostamenti dei grandi cetacei e prevenire collisioni e disturbi di vario genere alle balene che incontrano l’uomo. Come spiega il direttore del programma di tutela dei mammiferi marini dell'IFAW, Patrick Ramage: "Le balene vengono uccise dalle navi, ma possiamo salvarle. Questo nuovo sistema aiuta a tenere lontane le imbarcazioni dalle balene, dandogli la speranza di sopravvivere". Fonte: Ecologiae.com.
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MOLTI GENI-PICCOLI EFFETTI VS POCHI GENI-GRANDI EFFETTI: IL CASO DELLO SPINARELLO
Una recente controversia nella biologia evoluzionistica riguarda l’adattamento a nuovi ambienti: è il risultato cumulativo di molti geni ognuno con un piccolo effetto, oppure di pochi geni con un grande effetto?
Un nuovo studio pubblicato su Molecular Ecology appoggia fortemente l’ipotesi dei "molti geni-piccoli effetti". Lo studio è stato condotto sugli spinarelli adattati ad ambienti lacustri e fluviali nella Columbia Britannica, in Canada. Usando metodologie genomiche per testare le differenze tra migliaia di loci nel genoma di questi pesci: le maggiori differenze sono state riscontrare tra laghi e fiumi, scoperti in più di una dozzina di loci, molto di più di quanto non ci si aspettasse nell’ipotesi "molti geni-piccoli effetti". Esaminando quattro coppie di popolazioni lago-ruscello, evolutesi indipendentemente, i ricercatori sono stati in grado di mostrare che la crescente divergenza tra popolazioni è dovuta a un grande numero di geni. Alla luce di ciò, le precedenti visioni dell’adattamento come un processo semplice dal punto di vista genetico, derivavano da tecniche meno raffinate, che permettevano una risoluzione minore. Fonte: Pikaia, a cura di Giorgio Tarditi Spagnoli.

25 APRILE

RIMINI, BANDIERA BLU, CONTINUA A SCARICARE LE FOGNE A MARE: 6 SURFISTI COLTI DA MALORE
In sei erano usciti in kitesurf il giorno di Pasqua, nelle acque davanti a Rimini. In sei hanno accusato nei giorni successivi febbre, vomito, nausea, problemi intestinali, dissenteria. Uno di loro ha avuto anche dolori all’orecchio e alla mandibola: dopo alcuni accertamenti al poliambulatorio Nuova Ricerca, è stata riscontrata la presenza di uno stafilococco all’interno del suo padiglione auricolare. Tutti e 6 i surfisti si sono rivolti per una consulenza sul da farsi all’avvocato Mattia Lancini, ma che la segnalazione venga inoltrata ai magistrati sembra scontato.
Potrebbe ampliarsi così il già corposo fascicolo sulle fogne che la Procura della Repubblica di Rimini sta portando avanti per mano dei pm Davide Ercolani e Gemma Gualdi per epidemia colposa. I due sostituti procuratori hanno aperto a fine agosto l’inchiesta sul flagello che colpisce Rimini e dintorni da anni - quello degli sversamenti in mare degli scarichi fognari ogni volta che le tubature vanno in tilt per qualche millimetro di pioggia - e hanno già disposto svariati test puntuali sullo stato delle acque. Poco più di un mese fa, fra l’altro, sono state sequestrate 50 cartelle cliniche del Pronto Soccorso pediatrico di Rimini, per ulteriori e approfonditi accertamenti (le ipotesi di reato, tuttora a carico di ignoti, includono l’epidemia colposa, i delitti colposi contro la salute pubblica, le lesioni personali colpose, il getto di cose pericolose).
Proprio la scorsa estate, una ragazza che fa parte dello stesso gruppo di appassionati di kitesurf (club 39beachriders di Rimini), era uscita in mare dopo che era piovuto: venne ricoverata in ospedale per dolori acuti e fu sottoposta ad intervento all’apparato genitale. L’esame colturale disposto sul liquido drenato dall’addome della donna, che nel frattempo si rivolse allo stesso avvocato Mancini per sporgere denuncia, fece sospettare che l’infezione fosse stata contratta a seguito della presenza dei batteri nell’acqua del mare.
Se non è ancora stabilito che i magistrati vogliano includere l’episodio dei surfisti nel loro fascicolo, è certo che le indagini stanno proseguendo senza trascurare il minimo dettaglio. Lo scorso autunno, fra l’altro, i pm avevano hanno spedito i militari della Sezione Navale della Guardia di Finanza in prossimità delle zone più 'calde' dal punto di vista degli sversamenti, per procedere con le analisi in diretta: ovvero, quando si alzano le paratie per liberare gli scarichi in mare. Con i finanzieri c’era Cinzia Zoli, la biologa incaricata dalla Procura il 15 settembre scorso. Fonte: IlFattoQuotidiano.
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NASCE L'IPBES, L'IPCC DELLA BIODIVERSITA'
Dopo diversi anni di negoziati internazionali, è stato approvato a Panama City il progetto definitivo di funzionamento dell'Intergovernmental Platform on Biodiversity and Ecosystem Services (Ipbes) e l'ex capitale della Germania occidentale, Bonn, che ospita già organizzazioni come l''Environment Programme dell'Onu (Unep) e la Convention on Migratory Species (Cms) si è aggiudicata la gara per la sede del nuovo organismo indipendente.
All'Unep è stato chiesto di continuare a gestire temporaneamente l'Ipbes insieme a Fao, Unesco e United Nations Development Programme (Undp), poi una o più di queste agenzie Onu, gestiranno la Segreteria Ipbes, una volta che sarà definitivamente istituita.
L'Ipbes punta a contrastare con forza l'accelerazione della perdita di biodiversità e il degrado dei servizi degli ecosistemi a livello mondiale, colmando il baratro che separa una ricerca scientifica sempre più accurata, aggiornata ed imparziale e le decisioni della politica. Ipbes vuole infatti essere "una nuova piattaforma, riconosciuta sia dalle comunità scientifiche che politiche, per affrontare le lacune esistenti e rafforzare l'interfaccia scienza-politica sulla biodiversità e i servizi ecosistemici". News integrale su GreenReport.

24 APRILE

SHARK ATTACK: UNA VITTIMA IN SUD AFRICA
David Lilienfeld, 20 anni, noto bodyboard sudafricano, è stato azzannato da uno squalo bianco nei pressi di Kogel Bay, nella Western Cape Province. Il corpo della vittima è stato ritrovato successivamente, privo della gamba destra, nei pressi della Gordon Bay, a 50 chilometri da Città del Capo. La morte è sopraggiunta, probabilmente, per dissanguamento.
Nei giorni precedenti l'attacco, surfisti e residenti protestarono con veemenza contro la concessione di una licenza data al documentarista Chris Fischer. Le autorità avevano permesso al filmmaker americano di utilizzare, per un periodo di tre settimane, cinque tonnellate di pesce per attirare gli squali, in realtà molti più dei 25 chilogrammi al giorno concessi di norma per queste riprese. Fonte: Surfer killed by 16ft great white shark while paddling off South African beach where TV crew were filming. MailOnLine.
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L'ORCA BIANCA ICEBERG
Nel Pacifico settentrionale, ad est della penisola russa della Kamchatka e vicino alle isole Commodoro, è stata avvistata la prima orca adulta completamente bianca. Si tratta un maschio, probabilmente albino, subito soprannominato Iceberg, che è stato fotografato e filmato da un team di giovani ricercatori delle Università di Mosca e San Pietroburgo. Gli scienziati russi, partecipano al Far East Russia Orca Project (Ferop), che da più di 12 anni studia la complessità acustica e sociale delle popolazioni di balene e delfini della regione, ma che è iniziata per difendere le orche prese di mira per essere portate nei delfinari e negli acquari. I ricercatori del Ferop sono rimasti sbalorditi quando hanno visto emergere un'enorme pinna dorsale di 2 metri completamente bianca in mezzo ad un branco di pinne nere. Iceberg infatti vive insieme ad una famiglia (pod) di 12 individui. Il pod di Iceberg è uno dei 61 identificati dal Ferop al largo delle isole Commodoro, un'area che è anche la più grande riserva marina della Russia (Commander Islands State Biosphere Reserve) che dovrebbe essere ulteriormente estesa e che gli scienziati chiedono che faccia parte di una rete di aree marine protette in grado di proteggere un habitat delicatissimo e che corre molti rischi. Al largo delle coste dell'Estremo Oriente russo, vivono circa 15 specie di balene, delfini, focene, e numerosissime foche, leoni marini, trichechi, ma tutti devono fare i conti con il sovrasfruttamento delle risorse marine locali e soprattutto con l'estrazione di petrolio e gas che costituisce una minaccia per mammiferi marini a causa dei crescenti livelli di rumore, del traffico navale e per i possibili sversamenti di greggio. Ferp sottolinea: "Dato che il livello del rumore aumenta, la capacità di balene per comunicare su lunghe distanze può essere compromessa".
Balene ed altri cetacei bianchi sono stati avvistati più volte, ma fino ad ora per le orche si trattava solo di individui giovani, tra i quali Chima, un'orca in cattività che soffriva della sindrome di Chediak-Higashi, una condizione genetica che causa l'albinismo parziale e un certo numero di complicazioni sanitarie, che è morta in un acquario canadese nel 1972. Le orche maturano intorno ai 15 anni e i maschi possono vivere fino a 50 o 60 anni, anche se la media e di 30. Intervistato da Bbc news, Hoyt, co-direttore di Ferop, ha spiegato: "Abbiamo visto altri due orche bianche in Russia, ma erano giovani e questa è la prima volta abbiamo visto un adulto maturo. La pinna dorsale ha l'altezza completa di 2 metri di un maschio adulto, il che significa che ha almeno 16 anni; in realtà la pinna è un po' irregolare, quindi potrebbe essere un po' più vecchio. Iceberg sembra essere pienamente integrato, sappiamo che queste orche stanno con le loro madri per tutta la vita e, per quanto abbiamo potuto osservare, è proprio dietro a sua madre, presumibilmente con i suoi fratelli accanto a lui".
Il Ferop, co-diretto dal russo Alexander M. Burdin, ha contribuito all'identificazione di circa 1500 singole orche. News integrale su GreenReport.
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LIGURIA, ABUSIVISMO E ALLUVIONI
La regione Liguria, anche a seguito agli ultimi eventi alluvionali, ha comunque e sempre dichiarato, attraverso i suoi portavoce rappresentanti delle istituzioni, che l'abusivismo, alla base del degrado del territorio, anche se non è l'unico fattore, non è un fenomeno preoccupante ne diffuso. Ebbene, a seguito di controllo del territorio finalizzato a prevenire, contrastare e reprimere l’abusivismo edilizio in zone rurali e collinari del Comune di Castiglione Chiavarese (GE), in località Cian de Scia, frazione di San Pietro di Frascati, il personale del Comando Stazione Forestale di Casarza Ligure, accertava la costruzione in corso d’opera di una strada carrabile in assenza del necessario permesso a costruire.
Si tratta di una strada lunga circa 250 metri, larga 3.20 comprensiva di 3 curve che interessa un uliveto di proprietà di 6 diverse persone. Tutte sono state deferite all’Autorità Giudiziaria per abuso edilizio e l’area è stata sottoposta a sequestro. Inoltre sono state elevate le sanzioni amministrative relative alla mancanza delle autorizzazioni previste per norma, trattandosi di zone sottoposte al vincolo per scopi idrogeologici. Fonte: GeaPress [modificato].
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QUANDO I BAMBINI UCCIDONO ANGUILLE IN DIRETTA
L'uccisione di alcune anguille da parte di bambini nel corso di una trasmissione televisiva, ha sollevato molte proteste e legittime perplessità sulla finalità "educativa" di simili iniziative. La Fnovi ha risposto alla mail di una cittadina specificando che "è necessario distinguere tra un sentire individuale, lecito ma riferito alla sfera del privato e un sentire pubblico che si deve fondare sulla legalità. In questa occasione la legalità è stata violata".
Nella trasmissione gli animali erano palesemente vivi e sono stati abbattuti con metodi non accettabili in nessun contesto, tanto meno in una trasmissione televisiva, accessibile a tutti, dedicata e animata dalla presenza di bambini delle scuole elementari che sono stati incaricati addirittura di provvedere essi stessi alla uccisione delle anguille.
I metodi per abbattere gli animali destinati al consumo hanno metodi codificati per causare il minor stress e dolore possibile: la decapitazione è un metodo di difficile attuazione, soprattutto nel caso di pesci di piccola dimensione, e dalla dubbia efficacia, anche perché è stato dimostrato che decapitare il pesce senza distruggere il cervello non ne elimina il normale funzionamento e non rende il pesce istantaneamente incosciente e insensibile al dolore (Wall, 2001; Verheijen e Flight, 1997). Secondo Van de Vis (citato in Lambooij et al., 2002d) anguille - Anguilla anguilla - decapitate possono impiegare fino a 14 minuti prima che diventino insensibili ed incoscienti a temperatura ambiente.
Il Trattato di Lisbona dal 1 gennaio 2009, approvato dall' Unione Europea, riconosce giuridicamente gli animali come esseri senzienti e gli Stati Membri devono tenere pienamente conto delle esigenze del loro benessere. Ci faremo quindi parte attiva nel stigmatizzare comportamenti che nulla hanno a che vedere con un processo di educazione dei bambini che non deve prescindere dal rispetto di tutti gli esseri viventi. Fonte: Fnovi.
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MORTO IL CAPITANO ALBERT FALCO
Il Capitano Albert Falco è morto il 21 Aprile all'età di 84 anni a Marsiglia, in Francia, città dove era nato il 17 Ottobre 1927. Albert Falco è stato il primo capitano e capo sommozzatore della R/V Calypso, un pioniere delle immersioni e da sempre compagno d'immersione del Capitano Jacques Cousteau. All'incirca un anno fa e precisamente il 25 Maggio a La Ciotat, in Francia, il Capitano Falco varò ufficialmente l'intercettore veloce di Sea Shepherd, la Brigitte Bardot.
Siamo onorati e orgogliosi di averlo avuto nel nostro Consiglio Direttivo per la Protezione degli Oceani. Ho seguito la carriera del Capitano Falco durante tutta la mia vita e porterò sempre con me i ricordi dei bei momenti passati insieme. Gli ufficiali e l'equipaggio della Calypso hanno ispirato due generazioni di sub e conservazionisti. Il Capitano Falco, Phlippe Cousteau e il Capitano Jacques Cousteau sono stati tra i pochi uomini al mondo che hanno influenzato la mia vita. Purtroppo nessuno di loro tre è ancora in vita. Il Capitano Falco ha visto la diminuzione della biodiversità nei nostri oceani nel corso di circa 70 anni. Ha dedicato tutta la sua vita alla protezione degli oceani e dei suoi abitanti. È stato un marinaio, sub, oceanografo e conservazionista leggendario e, grazie a lui, questo mondo è un posto migliore. Sea Shepherd Conservation Society ricorderà e onorerà sempre la sua memoria. Fonte: SeaShepherd.

23 APRILE

DEEPWATER HORIZON, ALLARME (prevedibile) PER LA FAUNA CONTAMINATA
La perdita di petrolio da parte della Deepwater Horizon e, probabilmente, il successivo e massivo utilizzo di solventi (COREXIT ® 9500-EC9500A-), ha contaminato la fauna ittica, modificando geneticamente le specie della zona. I gamberetti presentano masse tumorali al sistema nervoso oppure si presentano privi di carapace. I granchi sono privi di chele e presentano erosioni e buchi al carapace. Alcuni esemplari catturati sembrano in decomposizione, nonostante siano ancora vivi.
Il fatto di aver utilizzato precipitanti chimici, che hanno favorito appunto l'affondamento del greggio su fondali anossici, ha sicuramente determinato l'accumolo anche di molecole altamente mutagene e cancerogene. Secondo il professor Wilma Subra, le lesioni osservate su alcuni invertebrati sono compatibili con la presenza di composti aromatici (PAHs Polycyclic Aromatic Hydrocarbons) cancerogeni. Anche i pesci presentano lesioni tumorali (o al momento ritenute tali, sono in corso campionamenti ed accertamenti) e nelle 20 specie sino ad ora osservate, tali lesioni coinvolgono le popolazioni in percentuali variabili dal 20 al 50%.
Secondo Aljazeera, che ha pubblicato l'articolo Gulf seafood deformities alarm scientists, sia il NOAA che la FDA sono poco disponibili a rilasciare informazioni ai media, mentre la British Petroleum, addirittura, afferma che le lesioni sono comuni, che erano presenti anche prima dell'incidente e che sono causate da parassiti e altri agenti patogeni delle specie ittiche. Ricordiamo che la British Petroleum aveva presentato un piano di sicurezza ed intervento, in caso di incidente nel Golfo del Messico, per salvare trichechi e orsi polari, quindi si può tranquillamente affermare che non conosce molto bene la fauna del Golfo, figuriamoci in fatto di... ittiopatologie!!!!
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QUANTO È ANTICO L'ORSO POLARE?
L'orso polare (Ursus maritimus) è senza dubbio l'emblema delle conseguenze negative del riscaldamento globale sulle specie in natura: le popolazioni del più grande carnivoro artico, stanno infatti rapidamente riducendosi in seguito al sempre più radipo scioglimento dei ghiacci.
Oggi, la rivista Science dedica la copertina del suo ultimo numero, proprio a questa straordinaria specie ma non al suo presente, bensì al suo passato: un nuovo studio molecolare, grazie all'utilizzo di un largo insieme di loci genici indipendenti di DNA nucleare, ha infatti ricostruito la storia evolutiva di questo predatore, e le sorprese non mancano. Le analisi evidenziano come l'orso polare si sia precocemente separato dal resto della famiglia degli ursidi dando origine ad una linea evolutiva indipendente, già oltre 600.000 anni fa.
Viene quindi messa fortemente in discussione l'ipotesi, finora più accreditata, che lo vedeva come un ramo secondario emerso dall'orso bruno e adattatosi in tempi rapidi (circa 150.000 anni), alle estreme condizioni dell'ambiente polare. Questa precedente ipotesi era stata formulata grazie ad analisi sul DNA mitocondriale, che risulta particolarmente condiviso tra orso polare e orso bruno: tale discrepanza, spiegano i ricercatori, potrebbe essere stata causata da fenomeni di ibridazione tra le due specie, documentati anche in tempi recenti. Una separazione precoce dalla famiglia sarebbe dunque meglio compatibile con i tempi necessari all'evoluzione di alcune caratteristiche peculiari dell'orso polare, adatte a far sopravvivere la specie in un ambiente estremamente ostile, come la foltissima pelliccia di colore bianco o le piante dei piedi ricoperti di peli. Fonte: Pikaia, a cura di Andrea Romano. Altre informazioni: Galileonet.
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L'AFRICA È SEDUTA SULL'ACQUA
Un team di scienziati della British Geological Survey and University College di Londra (UCL), ha appena pubblicato sulla rivista Environmental Research Letters una dettagliata analisi del sottosuolo africano. Lo studio ha combinato i dati di altre 283 ricerche idrogeologiche, riuscendo così a disegnare una mappa con un livello di dettaglio mai raggiunto prima. Hanno identificato precisamente le aree del continente che celano queste enormi riserve idriche, soprattutto in Libia, Algeria e Ciad.
Il Sahara si è infatti trasformato in deserto durante in migliaia di anni, ma l’acqua non è semplicemente scomparsa: si trova sottoterra. News integrale su OggiScienza.

20 APRILE

ACQUE DI ZAVORRA, L'ITALIA ANTICIPALE LE REGOLE IMO-ONU
È stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale, il decreto Modifiche al decreto 16 giugno 2010, "inerente le procedure nazionali per il rilascio della certificazione di tipo approvato per impianti di trattamento di acque di zavorra, prodotti da aziende italiane e per vie d'acqua interne del ministero delle Infrastrutture e dei trasporti", emanato dal direttore della Direzione Generale della Protezione della Natura e del Mare del Ministero dell'Ambiente e del Direttore Generale della Direzione Generale per il Trasporto Marittimo.
Il Ministero dell'Ambiente spiega che "il decreto stabilisce le modalità per la certificazione di impianti prodotti da aziende italiane da istallare a bordo delle navi per controllare il fenomeno del trasferimento di specie viventi aliene, attraverso l'acqua di zavorra delle navi. La presenza di specie aliene invasive nell'acqua di zavorra, che le navi imbarcano per stabilizzare il loro assetto, e che scaricano in mare al loro arrivo in porto, rappresenta uno dei principali vettori di diffusione di questo preoccupante fenomeno su scala mondiale che, oltre a costituire una temibile minaccia per la biodiversità marina, può comportare gravi conseguenze economiche per le economie costiere, e costituire nel caso del trasferimento e della diffusione di alghe tossiche un serio problema sanitario".
Per prevenire l'immissione delle specie esotiche in altri mari, nel 2004 è stata firmata a Londra la convenzione Ballast Water dell'International Maritime Organization (IMO) dell'ONU, ma questa convenzione non è ancora entrata in vigore a livello internazionale. Il ministero sottolinea che "Con questo decreto, che anticipa l'entrata in vigore e la ratifica nazionale della convenzione Ballast Water, e che consentirà al nostro Paese di rimanere all'avanguardia nella politica di contenimento di questo preoccupante fenomeno, potrà aprirsi anche alle aziende italiane il vastissimo mercato degli impianti di trattamento di cui a regime dovranno essere dotate tutte le navi in circolazione negli oceani del mondo". Fonte: GreenReport.
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UN NARCO-SOMMERGIBILE A FORMA DI SQUALO
Le fauci di uno squalo dipinte sulla prua e a bordo quattro narcotrafficanti: è il trentesimo narco-sommergibile, in sei anni, quello fermato dai guardacoste Usa e dall'esercito dell'Honduras nelle acque del Caribe occidentale, a circa 150 miglia nautiche dalle coste del Paese centroamericano. L'operazione risale a due settimane fa, ma le autorità ne hanno diffuso notizia, foto e filmato solo nelle ultime ore.
Silenziosi, invisibili ai radar e con la capacità di trasferire fino a 12 tonnellate di cocaina, i sottomarini sono il mezzo di trasporto preferito dai cartelli colombiani per far arrivare la droga negli Stati Uniti. I quattro uomini trovati a bordo del sommergibile, che al momento della cattura hanno gettato a mare la droga che trasportavano, sono stati trasferiti in prigione a Miami, con l'accusa di traffico internazionale di sostanze stupefacenti. Ansa.

19 APRILE

L'INVASIONE DELLE MEDUSE
Uno studio appena pubblicato sulla rivista Hydrobiologia, ha analizzato la presenza delle meduse nella maggior parte degli ecosistemi marini e, in 44 dei 66 Large Marine Ecosystems, il numero delle meduse è in costante aumento. la loro presenza infatti, è aumentata del 66% negli ecosistemi analizzati che comprendono alcune regioni dell'asia orientale, il mar Nero, il bacino del Mediterraneo, le acque dell'Antartide e dell'arcipelago delle Hawaii e, infine, il Northeast U.S. Shelf.
Lucas Brodz, del Sea Around Us Project all' UBC, sottolinea che lo studio è il primo a livello globale, che conferma le recenti evidenze delle ultime decadi (sin dal 1950), relative al massivo aumento della presenza delle meduse nei mari di tutto il mondo. Tali blooms di meduse sono probabilmente dovuti alle attività umane, in particolare alla pesca eccessiva (overfishing) e ad altre attività antropiche come inquinamento e impoverimento degli habitat marini. Fonte: Increasing jellyfish populations: trends in Large Marine Ecosystems - Hydrobiologia - 2 Aprile 2012 | DOI: 10.1007/s10750-012-1039-7.
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PROGETTO MOMAR - UN NUOVO SERVIZIO DI PREVISIONE PER LE AREE COSTIERE
Nell’ambito dell’evento finale del progetto europeo Momar, organizzato dalla Regione Toscana in qualità di capofila, il Lamma, consorzio tra CNR e Regione Toscana, organizza a Livorno, il 18 e il 19 aprile, il workshop internazionale Coastal Observing and Forecasting Systems, per discutere sullo stato attuale e sulle prospettive future dei sistemi di osservazione e previsione per le aree costiere. Oltre alle istituzioni locali e regionali, parteciperanno all’iniziativa i rappresentanti della comunità scientifica nazionale e internazionale e dei soggetti istituzionali, il cui dialogo ha rappresentato un valore aggiunto nel progetto. L’evento, che chiude i lavori del progetto europeo Momar nell’ambito del Programma Operativo di Cooperazione Ttransfrontaliera Italia-Francia Marittimo, vuole avviare un dibattito, tra mondo scientifico e istituzionale, sull’importanza di un sistema integrato per il monitoraggio e il controllo dell’ambiente marino, anche alla luce delle criticità emerse dai recenti avvenimenti nelle acque dell’arcipelago toscano.
Per la gestione delle emergenze o per la prevenzione degli incidenti in mare c'è bisogno non solo di previsioni accurate, basate sull’utilizzo di modelli previsionali e sistemi di calcolo, ma anche di un sistema di osservazione del mare molto più solido e diffuso, basato sull’integrazione tra misure puntuali (come boe ondametriche e oceanografiche) e misure remote (radar costieri per la misura di onde, correnti integrate con immagini satellitari). Il workshop sarà quindi focalizzato a esaminare i sistemi attualmente più avanzati in ambito internazionale per il controllo e la previsione nelle zone marine costiere, dal punto di vista delle reti di osservazione, dei sistemi di simulazione idrodinamici e biogeochimici, e della loro integrazione operativa in risposta ai regolamenti comunitari. Fonte: MeteoWeb.

18 APRILE

IL MERCATO NERO DEL TONNO....ROSSO
Lootin the Seas, è il nome di un progetto di giornalismo investigativo che ha rivelato  i segreti del mercato nero e della pesca illegale di tonno rosso – specie minacciata dalla pesca intensiva -  nel mare Adriatico (in particolare in  Croazia). Sette mesi di studio dei regolamenti, interviste con pescatori, scienziati, funzionari pubblici, aziende del settore e analisi dei dati incrociate hanno rivelato notevoli incongurenze tra quanto viene dichiarato alla luce del sole e quanto invece avviene illegalmente.
In particolare, le analisi hanno rivelato una forte discrepanza fra quanto tonno veniva dichiarato essere stato pescato e quanto effettivamente veniva venduto, specialmente nei mercati giapponesi, ove l’80% del tonno rosso mondiale viene smerciato. Un business "l nero" di oltre 4 miliardi di dollari stimati in dieci anni. La pubblicazione dell’inchiesta ha portato fra le altre cose alla chiusura di un'importante azienda croata del settore. Afferma Miranda Patrucic, fra i responsabili del progetto: "Mentiva su tutto, dalla dimensione alla quantità dei pesci pescati, allo stato dei pescerecci usati". Miranda Patrucic è una giornalista investigativa membro del Centre for investigative reporting e dell’Organized Crime and Corruption Reporting Project; lavora e vive a Sarajevo. Fonte: OggiScienza.

17 APRILE

L’On. Guido Milana, ha presentato l’11 aprile, presso la sede del Parlamento Europeo a Bruxelles, in collaborazione con l’Organizzazione per la Conservazione Marina Oceana, un seminario relativo alla gestione della pesca europea attraverso un approccio di sostenibilità ecosistemica. Unitamente all’onorevole Milana, Vice-Presidente della Commissione Pesca del Parlamento europeo, l`evento ha visto l’intervento di esponenti della sfera scientifica e rappresentanti del mondo delle politica e istituzionale: il Professor Michel Kaiser, docente presso la Bangor University, di scienze oceaniche; Fabio Fiorentino, ricercatore presso l’Istituto per l’Ambiente Marino e Costiero e Marco Greco, rappresentate dell’Associazione italiana per l’Agricoltura Organica. Hanno inoltre partecipato, esponendo la loro opinione sulla riforma della politica comune della pesca: Marie Josè Cornax, dirigente della Campagna Pesca Oceania Europa, Raül Romeva i Rueda, del gruppo dei Verdi al Parlamento Europeo e Franz Lamplmair, consulente presso la DG Affari Marittimi della Commissione Europea.
L’on. Milana ha esposto la necessità di puntare principalmente su due elementi : la creazione di zone di ripopolamento degli stock ittici e un processo decisionale partecipato, che coinvolga i pescatori nel processo di riforma, facendoli diventare delle "sentinelle dei mari europei". Fonte: Eurofishmarket - Scarica il pdf con gli abstract del seminario - Evidenze Regolamento 1224/2009.
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FUNGHI ED ESTINZIONI
Le popolazioni di ben 500 specie di rane, rospi e altri animali che vivono tra acqua e terra, diffuse in 54 paesi diversi, stanno velocemente diminuendo a causa di nuove malattie infettive emergenti causate da funghi.
Si tratta di malattie del tutto inattese. Perché gli agenti patogeni sono funghi od orgasmi simili. Certo, non è affatto sconosciuta la capacità dei funghi di causare malattie. Tutti ricordano, per esempio, l'epidemia da micosi che nel XIX secolo distrusse la gran parte delle patate piantate dai contadini irlandesi, determinando una carestia che portò alla morte di 2 milioni di irlandesi e all'emigrazione di altri 2 milioni di connazionali.
Matthew C. Fisher & Co., in una sorta di articolo review, propongono un vero e proprio catalogo delle specie più minacciate da malattie infettive emergenti causate da funghi patogeni. Una è causata dal Batrachochytrium dendrobatidis e attacca gli anfibi. Il Magnaporthe orza è un patogeno fungino che attacca le piante di riso in 85 paesi, causando perdita nei raccolti fino al 30%. Puccinia graminis, colpisce ben 365 specie di piante. Il fungo Aspergillus sydowii attacca i coralli, Fusarium solani le tartarughe marine. Mentre diverse specie di Nosema infettano e uccidono le api.
Secondo i ricercatori inglesi, le attività umane stanno contribuendo all'incremento dell'aggressività di funghi patogeni, sia attraverso la modifica degli ambienti naturali sia generando nuove opportunità per l'evoluzione dei funghi. "Noi pensiamo - scrivono - che le nuove infezioni da funghi causeranno una crescente erosione della biodiversità, con estese conseguenze per la salute dell'uomo e degli ecosistemi. A meno che non vengano fatti concreti passi in avanti nella tutela della biosicurezza a scala globale". Fonte: GreenReport - The Remedica Journals, the Journal of Invasive Fungal Infections.

16 APRILE

TURCHIA, TORNANO IN MARE I DELFINI TOM E MISHA
Potrebbe essere ormai molto vicina la liberazione dei delfini Tom e Misha, prelevati in mare e poi detenuti nel delfinario di Hisaronu, in Turchia. Gli animali, infatti, sono stati riabilitati gradualmente alla vita selvatica, grazie ad uno speciale programma condotto in un tratto di mare protetto. Ora, i due delfini, sono in grado di procacciare il pesce autonomamente. Rispetto alla vaschetta di un delfinario colorata di azzurrino, Tom e Misha potrebbero a breve tornare a nuotare nel mare aperto. Fino a cento chilometri al giorno, dove potranno nuovamente esprimersi al pieno delle loro caratteristiche biologiche tra le quali, ad esempio, l’uso del sonar. La riabilitazione dei due animali è stata resa possibile grazie all’impegno della Born Free Foundation e della sede tedesca di Peta.
Contrariamente alle notizie diffuse dai circhi d’acqua, ogni anno nel mercato mondiale dei delfinari, arrivano centinaia di cetacei catturati in mare. Si tratta in genere di giovani femmine le quali potranno essere utilizzate anche come fattrici. La riproduzione in cattività, però, non assicura il pieno rimpiazzo degli animali morti in vasca, oltre che l’aumentata richiesta di delfini da imprigionare. Questo, grazie al boom degli spettacoli acquatici che da alcuni anni si registra in alcuni paesi. I cuccioli, nelle prime settimane di vita, presentano inoltre una significativa mortalità, tanto che già da alcuni anni è cambiata la politica di promozione dei delfinari. Sono ormai soliti diffondere le notizie di nuove nascite solo dopo che i piccoli animali hanno compiuto almeno due mesi di vita.
Quando è iniziata la riabilitazione dei due delfini Tom e Misha, gli animali sono risultati sottopeso e deboli. Giova ricordare che nel processo intentato alla precedente gestione del delfinario di Gardaland (procedimento poi concluso con l’oblazione), a seguito della morte di alcuni delfini, vennero trovati alcuni animali con il peso non ottimale. L’accusa si era avvalsa della consulenza del professore Giuseppe Notarbartolo di Sciara, uno dei massimi esperti mondiali di delfini. Il delfino in cattività (come molti altri animali condizionati dagli esercizi imposti dall’uomo), ripete il meccanismo impartito tramite ripetute sessioni di addestramento, grazie alla somministrazione del cibo. Se esegui quello che dice l’uomo, mangia. Viceversa, si ripete il tutto. Fonte: GeaPress.
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LA COLLA DELLE COZZE
Fra le meraviglie della natura, c’è l’adesivo secreto dalla cozza che, fuori e dentro l’acqua, fa presa istantanea su rocce, legno, metalli e si scioglie istantaneamente se la cozza vuol andare verso altri lidi. Fra le meraviglie della chimica biomimetica, adesso c’è una sostanza con le stesse proprietà ottenuta da Arànzazu del Campo e dal suo gruppo, all’Istituto Max Planck per la ricerca sui polimeri, di Magonza.
In "Legame e slegame subacqueo bio-ispirato a richiesta", fresco di uscita su Angewandte Chemie, descrivono una sostanza rivoluzionaria. Davvero. Di colle che con inflessibile determinazione attaccano l’una all’altra superfici variamente accidentate, ce ne sono a bizzeffe. E anche di solventi – molto inquinanti di solito – che separano ciò che l’uomo ha unito. La cozza tuttavia, ha risolto tre problemi sulla quale la chimica si scervella da quando ne ha scoperto la colla: come riprodurne la capacità di non disperdersi in acqua prima di far presa; di auto-ripararsi in caso di guai; di sparire a comando senza lasciare residui. Sarebbe l’ideale per fermare la fuoriuscita di petrolio da un pipe-line sottomarino, o di sangue durante un intervento chirurgico, no?
Il gel del Max Planck somiglia alle proteine DOPA rilasciate dalla cozza, che sono idrofobe e si legano al ferro presente nell’acqua di mare.
È fatto di un polimero disposto a stella a quattro punte con in fondo quattro gruppi nitrodopaminici che in acqua stringono legami incrociati, oltre a legarsi volentieri ad atomi di ferro, anche quello arrugginito. Dopo un taglio, si riformano gli stessi legami e a tagliarli definitivamente, bastano raggi ultravioletti, la luce insomma. Atossico e biodegradabile, il gel è un ottimo substrato per coltivare cellule in vitro, scrivono i ricercatori. Prevedono applicazioni tra breve in medicina, per esempio sui tamponi usati per coprire le ustioni mentre la pelle si rigenera, o come una “supercolla reversibile” quando sono necessari ripetuti interventi chirurgici a partire da una stessa incisione. Fonte: OggiScienza.
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IL CENSIMENTO DEI PINGUINI IMPERATORI
Non solo telecomunicazioni, non solo Google Maps. Le immagini ad altissima risoluzione provenienti dai satelliti possono essere usate anche per un monitoraggio ambientale puntuale e specifico. A dimostrarlo è il primo censimento completo di una specie animale dallo spazio, realizzato da un team internazionale di ricercatori e pubblicato su PLoS One.
Lo studio, cooordinato da Peter Fretwell del British Antarctic Survey, ha contato ogni singolo esemplare di pinguino imperatore presente in Antartide, individuando nuove colonie e scoprendo oltretutto che questi uccelli sono il doppio rispetto a quanto stimato finora. Gli scienziati hanno prima utilizzato un software per aumentare la nitidezza delle immagini ad alta risoluzione fornite dai satelliti, distinguendo così gli uccelli da elementi di disturbo come le ombre, il guano o il ghiaccio. Successivamente hanno eseguito conte da terra e fotografie aree per calibrare gli strumenti. I pinguini imperatore vivono in zone poco accessibili e con temperature anche inferiori a -50°C, il che rende molto difficile il loro studio sul campo. Nelle immagini satellitari, tuttavia, questi uccelli spiccano sul ghiaccio e sono facilmente riconoscibili. Questo ha permesso di identificare 7 nuove colonie e di aggiungerle alle 37 già note sulle coste dell’Antartide, raggiungendo in questo modo quota 44. "Abbiamo contato 595.000 uccelli, che è quasi il doppio rispetto alle stime precedenti, relative a 270.000 - 350.000 uccelli", racconta Fretwell. Questo studio apre le porte a nuove metodiche per lo studio di diversi ecosistemi e del pianeta nel suo insieme, spiega la co-autrice dello studio Michelle LaRue, dell’Università del Minnesota: "I metodi utilizzati sono un enorme passo avanti nello studio ecologia dell’Antartide. Ora è possibile condurre una ricerca in modo sicuro, efficiente, con un basso impatto ambientale non solo per determinare le stime di un'intera popolazione di pinguini ma anche per studiare altre specie scarsamente conosciute in Antartide, rafforzare le ricerche sul campo e fornire informazioni accurate per gli sforzi internazionali di conservazione dell'ambiente". Fonte: Galileonet.
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RIDURRE L'INQUINAMENTO DEL MARE DEL 50% ENTRO IL 2020
Gli ambientalisti di Seas at Risk, con altri sette gruppi affiliati chiedono ai paesi europei di ridurre di almeno il 50% il volume dei rifiuti immessi in mare e sopratutto della plastica. I Paesi Membri hanno infatti tempo fino al prossimo luglio per annunciare i provvedimenti che adotteranno nell’ambito della Marine Strategy Framework Directive. Peraltro la Direttiva impone già da 4 anni il monitoraggio dell’inquinamento entro la metà del 2014, per contenere sia le perdite di pesce sia di biodiversità marina. Peraltro la plastica dal mare sarebbe entrata nella catena alimentare.
L’appello è giunto oggi ai rappresentanti di OSPAR, le 15 nazioni costiere e insulari europee che sono in riunione a l’Aja da oggi e fino al 20 aprile, per discutere delle minacce ambientali nelle acque europee.
In mare è noto, ci finisce di tutto. L’UNEP identifica in navi mercantili, pescherecci, navi da guerra, piattaforme petrolifere off-shore e imbarcazioni da diporto, le fonti dell’inquinamento diretto in mare, che danneggiano l'ecosistema marino; mentre discariche cittadine, scarico dai corsi d’acqua, reti fognarie e le acque meteoriche sono importanti fonti dalla terraferma. Fonte: Ecoblog.
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LE TARTARUGHE MARINE CERCANO LE AREE MARINE PROTETTE
Un team di ricercatori internazionale, del quale fa parte anche Paolo Luschi del Dipartimento di Biologia dell'Università di Pisa, ha pubblicato su Global Ecology and Biogeography lo studio Global analysis of satellite tracking data shows that adult green turtles are significantly aggregated in Marine Protected Areas che, utilizzando le tecnologie di rilevamento vengono spesso utilizzate per indagare le complesse migrazioni dei vertebrati marini, consentono di individuare minacce ed attenuare le minacce alle specie in diverse zone.
Il team di scienziati, coordinati dall'Università di Exeter e provenienti anche da Australia, Francia (La Reunion e Guadelupe), Grecia, Indonesia, Isole Cayman, Portogallo, Turchia ed Usa, ha condotto un'analisi globale delle aree di foraggiamento di 145 esemplari di tartarughe verdi Chelonia mydas adulte, in 28 siti di nidificazione, munite di dispositivi per il controllo satellitare, incrociando i dati con le aree marine protette e i loro livelli di salvaguardia secondo i parametri dell'International Union for Conservation of Nature (IUCN).
I ricercatori spiegano su Global Ecology and Biogeography che "La tartaruga verde ha una distribuzione in gran parte circumtropicale, con gli adulti che migrano fino a migliaia di chilometri tra le spiagge di nidificazione e le aree di foraggiamento, in genere in praterie costiere o letti algali. Abbiamo eseguito una valutazione dei progetti di tracciamento satellitare che ha seguito i movimenti delle tartarughe verdi negli habitat tropicali e subtropicali". News integrale su GreenReport.

15 APRILE

IODIO COAST TO COAST
Alghe con concentrazione di iodio radioattivo 250 volte superiore alla norma. È quanto evidenziato in California nell'aprile 2011, un mese dopo l’incidente della centrale nucleare di Fukushima, dai ricercatori della California State University. Un segno questo, secondo lo studio pubblicato sulla rivista Enviromental Science and Technology, che i radionuclidi rilasciati in atmosfera in grandi quantità dai reattori giapponesi (pari – a detta di alcune stime – a circa il 15% di quanto rilasciato nell’incidente di Chernobyl), avrebbero raggiunto massicciamente la costa dello stato americano.
Ciò è avvenuto probabilmente attorno al 20 - 21 marzo 2011, cinque giorni dopo il picco di radiazioni in atmosfera, dall’altra parte dell’oceano; le abbondanti precipitazione sulla superficie terrestre e marina hanno contribuito alla diffusione dello iodio, poi incorporato dal kelp, Macrocystis pyrifera, alghe di grandi dimensioni che costituiscono un ottimo rilevatore di radioattività ambientale: si trovano direttamente esposte all’aria e alle precipitazioni e sono uno dei più efficaci accumulatori biologici di iodio conosciuti, cosicché per ogni molecola di iodio in acqua, ce ne sono 10.000 nei tessuti vegetali.
I livelli di radioattività nel kelp sono risultati ben superiori a quelli rilevati prima dell’incidente di Fukushima e molto simili a quelli misurati in Fucus virsoides, un’altra alga bruna, nello Stato di Washington 28 giorni dopo il disastro di Chernobyl del 1986.
L’attività dello Iodio 131 in Macrocystis è andata quindi via via decrescendo fino a raggiungere valori minimi dopo 25 -30 giorni dal primo campionamento, suggerendo una persistenza dello Iodio nelle alghe brune superiore ai 10 giorni.
Secondo lo studio, infine, nell’area più contaminata (Corona del Mar), che comprende circa trentamila metri quadrati di kelp, le alghe avrebbero sequestrato circa 40 milioni di Bequerel di Iodio 131 (anche se probabilmente – per loro stessa ammissione – i valori reali potrebbero essere anche superiori).
Non è invece noto in che misura il radionuclide abbia contaminato gli animali che si nutrono di Macrocystis pyrifera, come ricci di mare, crostacei e pesci, né quali siano stati gli effetti dello Iodio 131 su questi organismi. Gli autori suggeriscono tuttavia possibili concentrazioni di Iodio 131 a livello della tiroide di alcune specie ittiche, tra le quali anche alcune di importanza commerciale. Fonte: OggiScienza.
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GREGGIO IN MARE A TARANTO: ERRORE UMANO
Si è trattato di errore umano. Questo hanno confermato gli accertamenti della Capitanerie di Porto di Taranto sul caso del mercantile East Castle che mercoledì notte ha riversato nel Mar Grande, di fronte lo stabilimento dell’Ilva di Taranto, diverse tonnellate di greggio, aprendo per errore le valvole dei serbatoi di greggio invece di aprire quelle dei serbatoi di zavorra. Gli interventi tempestivi delle società Ecotaras e dell’ARPA Puglia hanno arginato il problema limitando al minimo di danni ambientali, come spiega l’assessore all’Ambiente Lorenzo Nicastro: "Il carburante in mare è stato completamente circoscritto all’interno dei sistemi di contenimento e si sta rapidamente procedendo al recupero. Peraltro abbiamo appreso dallo stesso comandante che non vi sono falle e, quindi, nessun rischio di ulteriori perdite. Il tutto parrebbe aver l’origine in un errore tecnico di gestione sul quale sono in fase di svolgimento ulteriori indagini".
Il carburante fuoriuscito in mare è molto di più di quel che si pensava: le ditte specializzate nella bonifica hanno assorbito durante questi giorni, circa 45 tonnellate di combustibile. L’uso di barriere galleggianti e la circoscrizione dell’area hanno impedito al greggio di espandersi in mare e hanno facilitato le operazioni di raccolta. Da ieri mattina sono in funzione delle idropulitrici ad alta pressione che stanno assorbendo il petrolio finito sui muri della banchina del porto. Se le condizioni meteo rimarranno stabili le operazioni potrebbero concludersi entro domani pomeriggio.
La nave panamense è ferma in porto, perché sono in corso le indagini per inquinamento marino. Peraltro non è chiaro perché il mercantile stesse facendo delle operazioni di sversamento di zavorra a pochi km dal porto di Taranto. Sia la politica e sia i cittadini sono concordi nel pensare che la città di Taranto deve essere "liberata dal petrolio" e dall’inquinamento prodotto dalle acciaierie dell’Ilva. La situazione venutasi a creare con l’incidente del mercantile con bandiera di Panama è solo la goccia che ha fatto traboccare un vaso già colmo. Fonte: Ecologiae.

14 APRILE

IL PANGASIO SENZA ARSENICO: ERRATA CORRIGE
Francesco Cubadda, dell'Istituto Superiore di Sanità, con riferimento alla news del 4 aprile, comunica che è scorretto stabilire una relazione tra arsenico totale e arsenico inorganico tossico trovato nei pesci, come è stato fatto nel test pubblicato dalla rivista Altroconsumo.
La correlazione fatta dalla rivista non è scientificamente corretta, come spiega in un documento l'Efsa (l'Autorità per la Sicurezza Alimentare Europea). Va altresì detto, che i pesci rispetto agli altri alimenti, hanno un contenuto elevato di arsenico organico (non tossico), mentre l'arsenico inorganico è molto tossico anche a concentrazione di parti per milione.
Il non avere trovato tracce di arsenico nel pangasio, non ha quindi alcun valore scientifico, né attesta una superiorità di natura salutistica [IlFattoAlimentare].
Ricordiamo che l'analisi dell'arsenico non è di norma svolta con cadenza regolare, richiede esperienza e strumentazioni adeguate. Come scrive Francesco Cubadda: "l'analisi dell'arsenico inorganico non è un'analisi di routine ed appare un po' incauta l'enfasi posta sui risultati ottenuti "da un laboratorio" (quale? con quale esperienza nella determinazione di questo contaminante?). Il sospetto è rafforzato dall'impropria espressione "prodotti esenti da arsenico". Un campione alimentare non può essere "esente da arsenico": semplicemente questo può essere presente in concentrazioni che un laboratorio (specialmente se non esperto nell'analisi) non è in grado di misurare (l'espressione corretta è "sotto al limite di rivelabilità del metodo analitico"). Fonte e news integrale: IlFattoAlimentare.
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LO SCANDALO DELL'ARCTIC NORTHERN SEA ROUTE
L'agenzia di stampa russa Ria Novosti, qualche giorno fa, ha ospitato una tavola rotonda sullo sviluppo dell'Arctic Northern Sea Route, sulle nuove possibilità che lo scioglimento dei ghiacci artici offre al trasporto di merci e sul ruolo della flotta di rompighiaccio nucleari russi. Cose che però, comportano l'adozione di nuovi strumenti giuridici in materia di scorta con rompighiaccio attraverso le rotte artiche, sicurezza di navi ed equipaggi, inquinamento... Ma la Duma dominata dal partito di Vladimir Putin, dovrebbe approvare tutto abbastanza rapidamente, visto che l'opposizione non sembra essere per nulla contraria.
La discussione su Ria Novosti ha avuto notevole eco in Norvegia, da dove salperà il rompighiaccio nucleare russo -50-Let Pobedy, per aprire la rotta verso la Cina alla MV Nordic Barents, di proprietà della Tchudi Shipping Company, appartenente al miliardario norvegese Felix Tchudi. A marzo Dagbladet, il più autorevole giornale della Norvegia, ha rivelato che Tchudi ha ricevuto sovvenzioni in maniera molto accelerata (un finanziamento è stato approvato 4 giorni dopo che è stato richiesto), dal ministero degli esteri norvegese guidato da Jonas Gahr Støre, amico dello stesso Tchudi.
Secondo Dagbladet nel 2008, il Ministero degli Esteri ha concesso 6 milioni di corone per la realizzazione del Centre for High North Logistics (Chnl), un progetto che dovrebbe terminare nel 2013, del quale Tschudi è presidente del consiglio di amministrazione. La cosa non piace affatto al fisico nucleare Nils Böhmer, direttore di Bellona, l'Ong scientifico-ambientalista norvegese russa: "Siamo fortemente critici nei confronti delle imprese norvegesi che utilizzano rompighiaccio nucleari e che il denaro pubblico di fondazioni che supervisiona Tchudi sia andato ad un progetto del genere. È un vero peccato, perché ci sono stati vari incidenti gravi che hanno coinvolto navi rompighiaccio alimentate dal nucleare, tra cui incendi. Un incidente nucleare lontano tra i ghiacci, può provocare danni catastrofici al sensibile ecosistema dell'Artico.
Nel caso di un grave incidente lontano dalla costa, il tempo per intervenire sarebbe tale da non garantire soccorsi adeguati e tale da non evitare fuoriuscite radioattive.
Ma i russi hanno le chiavi della rotta dei mari del grande nord, visto che inizia dalla penisola di Kola. Proprio l'area occidentale del golfo di Kola è assediata dall'industria petrolifera e del carbone e, sono previsti altri terminal e raffinerie, il che significa un traffico navale con decine di migliaia di tonnellate di merci pericolose di più. Secondo il direttore di Bellona Murmansk, Andrei Zolotkov: "Si può presumere che la flotta russa del Nord inizierà a costruire un certo numero di navi e sottomarini - e né Murmansk né Severomorsk, un altro importante porto nel Golfo di Kola - hanno i mezzi per ripulire le fuoriuscite di petrolio. Il Golfo di Kola è già stato gravemente inquinato da prodotti petroliferi, rifiuti industriali e fanghi di depurazione. Tutto questo è visibile ad occhio nudo. Ma per tutti questi problemi, le preoccupazioni e il consenso su questi sviluppi da parte dei residenti rimane invisibile. Meglio stare attenti, prima che Gazprom, Rosatom e il Ministero della Difesa 'uccidano' il golfo di Kola, trasformandolo in un bacino privo di vita". News intergrale su GreenReport.
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MITILI ALLA...DIOSSINA
Cinquecento chilogrammi di molluschi bivalvi (cozze), sono stati sequestrati perchè detenuti in cattivo stato di conservazione e privi di qualsiasi documentazione di tracciabilità, che ne attestasse la provenienza ed il possesso dei requisiti igienico-sanitari stabiliti dalla normativa vigente per il consumo umano. In particolare, si è potuto accertare come i molluschi in questione venivano trattati utilizzando acqua di mare prelevata dal Mar Piccolo Primo Seno di Taranto, ove sono vigenti le ordinanze emanate dal Servizio Veterinario della Azienda Sanitaria Locale, relative al divieto di commercializzazione dei mitili per la rilevata presenza di diossine e pcb.
L’operazione è stata condotta dai Carabinieri del NAS e dalla Capitaneria di Porto di Taranto, in collaborazione con il Servizio Veterinario della A.S.L. e personale del Comando Provinciale Carabinieri, nell’ambito di accertamenti delegati dalla Procura della Repubblica presso il capoluogo jonico, diretti e coordinati dal Sost. Proc. Dott. E. Bruschi. Fonte: GeaPress.

13 APRILE

STRAGE DI FOCHE IN NAMIBIA

World Society for the Protection of Animals
Credit immagine: World Society for the Protection of Animals.

Anche quest’anno, in Namibia, saranno uccise almeno 91.000 foche. Le associazioni animaliste e ambientaliste chiedono di boicottare il turismo verso la Namibia e i suoi prodotti. Il commercio di derivati di foca è vietato in Europa, ma attivo in Cina.
Spiega Pat Dickens, di The Seals of Nam’s, una delle associazioni promotrici del progetto: "Sono stato informato del fatto che African Travel Association e Namibian Tourism Board conoscono la nostra attività e sono molto preoccupati per il boicottaggio".
Il Governo della Namibia si difende e spiega che le foche sono abbattute per evitare che consumino il pesce destinato all’alimentazione umana; mentre Gabriel Uahengo, della Seal Products (Pty) Ltd, ha accusato i gruppi stranieri ambientalisti di minacciare la sovranità della Namibia, dettando ordini su come devono essere gestite le proprie risorse naturali.
Nel 2009 Jim Wickens, giornalista per the Ecologist Film Unit Ecostorm, con il suo cameraman Bart Smithers, fu arrestato per aver documentato in un video la strage di foche. Il video si trova sul sito World Society for the Protection of Animals. Fonte: Ecoblog.
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eLife, LA RIVISTA CHE SFIDA Nature E Science
La sfida è lanciata. La Wellcome Trust, la fondazione dedicata alla salute animale e umana che, dopo la Bill e Melinda Gates Foundation, è il maggiore finanziatore della ricerca medica mondiale con oltre 720 milioni di euro stanziati ogni anno, ha annunciato ufficialmente che, nel corso del 2012, darà alla luce eLife, una nuova rivista open access che punta a sfidare i giganti dell’editoria scientifica con l’obiettivo di cambiare le regole del gioco. News integrale su GalileoNet.
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IL PESTICIDA ROUNDUP CAUSA MUTAZIONI NEI VERTEBRATI
Il Roundup causa mutazioni nella morfologia dei vertebrati. Si tratta del diserbante più usato al mondo, prodotto dalla tristemente nota Monsanto, che, secondo i risultati di uno studio dell'Università di Pittsburgh, pubblicato su Ecological Applications, il primo nel suo genere, provoca nei girini esposti la crescita di code più lunghe. News integrale su GreenMe.it.
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UN GRANCHIO TUTTO....CELESTE
Un team di biologi, ha scoperto una nuova specie di granchio di terra tutto...celeste. La specie, scoperta a Christmas Island, famosa per la migrazione annuale dei granchi rossi Gecarcoidea natalis, ospita altre 14 specie di granchi terrestri. Il grazioso granchio celeste, battezzato Discoplax celeste, in realtà era gia stato osservato, ma era ritenuto dagli studiosi una variante della specie Discoplax hirtipes; benchè molto somigliante a quest'ultima specie, D. celeste si distingue per una diversa morfologia del carapace e per l'apparato genitale. La scoperta è stata pubblicata sul Raffles Bulletin of Zoology.


Discoplax celeste. Credit immagine:Sci-news.com.

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NAVE IN PANNE DAVANTI ALLE COSTE DEL GIGLIO
Non è una petroliera, ma una nave merci quella all'ancora davanti alle acque di Campese, all'Isola del Giglio. La nave trasporta merci rinfuse. Sul posto, insieme al rimorchiatore Tito Neri V, anche mezzi della Capitaneria di Porto. Secondo quanto appreso, la nave è ferma a circa 200 metri dalla costa. Fonte: Ansa.
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COME CAMBIA IL MAR MORTO
Il Mar Morto, o Mare del Sale, come è chiamato in ebraico, si trova tra il territorio di Israele e la Giordania. Da decenni si teme per la sua scomparsa, dovuta all’innalzamento della temperatura terrestre. Ora, una scoperta resa nota da un gruppo di ricercatori di Tel Aviv ha dimostrato che l’abbassamento del livello dell’acqua ha avuto dei precedenti nel tempo e, forse, non c’è da preoccuparsi. Gli studiosi dell’Università di Israele hanno scoperto che nel corso degli ultimi 200.000 anni, il livello delle acque del Mar Morto si è abbassato e alzato costantemente, come spiega il ricercatore Zvi Ben-Avraham del Minerva Dead Sea Research Center: "Studiando i livelli degli strati di sale, abbiamo scoperto che circa 120.000 anni fa, durante un periodo interglaciale, il Mar Morto è arrivato ad asciugarsi completamente. Oggi, il Mar Morto si trova a 426 metri sotto il livello del mare e sta recedendo rapidamente, allo stesso modo di centinaia di migliaia di anni fa. Solo che, in questo caso, la causa principale è da ricercarsi nell’attività umane. Le preoccupazioni dal punto di vista ecologico non sono infondate". Fonte: Ecologiae [modificato].

12 APRILE

AREE MARINE PROTETTE. FUNZIONANO?
L'Ecologist in edicola pone due domande cruciali: "Le aree protette per la fauna selvatica funzionano davvero? Possono i parchi nazionali e le aree marine protette (AMP) salvaguardare la fauna selvatica in pericolo contro le pressioni crescenti della crescita e dei cambiamenti climatici?". Per rispondere, gli autori partono da molto lontano, dalla più antica area protetta del mondo, che non è Yellowstone negli Usa, come moltissimi credono, ma la montagna sacra di Bogd Khan, vicino alla capitale della Mongolia Ulan Bator, designata come Parco Nazionale fino dal 1778, ma salvaguardata addirittura dal XIII secolo. News integrale su GreenReport.
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TSUNAMI E SPECULAZIONI DEI MEDIA
Come sappiamo, l'allarme tsunami è rientrato e non si è verificato nessun evento significativo, almeno in mare. Tuttavia gia ieri pomeriggio sono giunte le prime segnalazioni di onde catastrofiche. Per esempio Leggo.it (vedere anche Affari.it), gia un'ora dopo il sisma titolava "In arrivo onde alte quattro metri", mentre la Rai, come prassi ormai consolidata, pubblicava un vecchio video preso da youtube, che risale al 2008, sottotitolando: "pubblicato su Youtube un video amatoriale che riprende un'onda anomala su una spiaggia indonesiana dopo il terremoto che ha colpito la regione di Aceh a Sumatra". Il video del 2008 si trova qui.
Ci è stato segnalato anche un altro video (riportato qua sotto), che tratta però lo tsunami dello scorso anno che ha colpito il Giappone.

Ci chiedevano se l'onda che viene "scavalcata" dalla prua della nave che si vede appunto nel video, è davvero l'onda di maremoto che si abbatte poi sulle coste del Sol Levante; in realtà si tratta di un'onda anomala "normalissima" probabilmente legata al sisma, ma non dello tsunami. Infatti la lunghezza dell'onda di maremoto (distanza tra due creste o due incavi) è talmente... lunga (gioco di parole necessario), da non essere nemmeno percepibile. Ricordiamo che uno tsunami non si manifesta mai come un'onda particolarmente grande, immensa, ma come un'onda che ricorda quella della piena di un fiume, seguita poi dall'innalzamento del livello del mare (onda positiva) che ha dunque la capacità di percorrere centinaia e migliaia di metri nell'entroterra. Nel caso di un'onda negativa, invece, si ha dapprima l'arretramento del mare, perchè è appunto l'incavo dell'onda che si manifesta per primo, seguirà poi la cresta dell'onda e quindi l'allagamento delle zone dell'entroterra.
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DUE NUOVE SPECIE DI PESCI

Cordylancistrus santarosensis
Credit: Sci-news.com.

La rivista Zootaxa pubblica due articoli relativi a due nuove specie di pesci. Ricercatori dell'Auburn University (Alabama), hanno classificato una nuova specie di pesce gatto, campionata da ricercatori della DePaul University, nelle acque di un piccolo fiume dell'Ecuador, il Río Santa Rosa (Golfo di Guayaquil), denominata appunto Cordylancistrus santarosensis. L'esemplare campionato misura 71 mm di lunghezza e appare decisamente depresso. Milton Tan, Ph. D. alla Auburn University afferma: "La famiglia a cui appartengono i pesci gatto aumenta anno dopo anno. Quest'ultima specie è molto interessante, la sua morfologia è unica e poi rappresenta, dal punto di vista evolutivo, un legame tra il genere Cordylancistrus e Chaetostoma".

Pseudopataecus carnatobarbatus
Credit: Sci-news.com.

Un'altra specie è stata invece scoperta nelle acque australiane, si tratta di un velvet fish (nome volgare), denominato Pseudopataecus carnatobarbatus. Si tratta di una delle 12 specie di velvetfish (Aploactinidae), che vivono nelle acque tra Monte Bello Islands e Adele Island. Solitamente questi pesci, il cui nome è traducibile come "pesci delle miniere", vivono nelle pozze di marea, tra il coralligeno e le alghe calcaree, soprattutto Padina sp. La specie in questione, afferma Jeffrey Johnson, ittiologo del Queensland Museum, è stata scoperta a soli 13 metri di profondità, e misura 97 mm di lunghezza.
Fonte: Pseudopataecus carnatobarbatus, a new species of velvetfish (Teleostei: Scorpaeniformes: Aploactinidae) from the Kimberley coast of Western Australia. Preview (PDF; 20KB) | Full article (PDF; 1,100KB).

11 APRILE

RIENTRATO L'ALLARME TSUNAMI IN INDONESIA
L'allerta tsunami è stata "cancellata". Lo comunica il Pacific Tsunami Warning Center del NOAA, nell'ultimo bollettino pubblicato. Uno tsunami "significativo", sottolinea il Pacific Tsunami Warning Center, si è generato a seguito del terremoto che ha colpito l'Indonesia. Tuttavia, rileva il Centro, le misurazioni del livello del mare "indicano ora che la minaccia è diminuita o terminata per la maggioranza delle aree" interessate. Pertanto, si afferma nel bollettino, l'allarme tsunami lanciato "èora cancellato". Fonte: RaiNews.

PERICOLO TSUNAMI IN INDONESIA
Terremoto Indonesia 2012
L’Indonesia trema, è stato registrato un terremoto di magnitudo 8.5 (durante l'evento la magnitudo è scesa da 8.9 a 8.7), sulla scala Richter, a largo della costa occidentale del nord di Sumatra; si teme possa provocare uno tsunami.
La scossa è avvenuta alle 14.38 (ora locale), con epicentro a 33 chilometri di profondità, 435 chilometri a sud ovest di Banda Aceh. Dopo poco è stata registrata una nuova scossa di magnitudo 6.5 sempre a largo di Sumatra. Fonte e news integrale: IlFattoQuotidiano [modificato]. Credit immagine: Earthquake Report.
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COMUNICATO NOAA TERREMOTO INDONESIA
A STRONG EARTHQUAKE HAS OCCURRED BUT A TSUNAMI IS NOT EXPECTED ALONG THE CALIFORNIA/ OREGON/ WASHINGTON/BRITISH COLUMBIA OR ALASKA COASTS… NO WARNING… NO WATCH AND NO ADVISORY IS IN EFFECT FOR THESE AREAS. BASED ON LOCATION OF THE EVENT BEING OUTSIDE THE PACIFIC BASIN THE EARTHQUAKE WAS NOT SUFFICIENT TO GENERATE A TSUNAMI DAMAGING TO CALIFORNIA/ OREGON/ WASHINGTON/ BRITISH COLUMBIA OR ALASKA. RESIDENTS IN THE INDIAN OCEAN REGION SHOULD REFER TO THE PACIFIC TSUNAMI WARNING CENTER MESSAGE. Fonte: Earthquake Report.
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MARE MONSTRUM, LE SPECIE MARINE PIÙ PERICOLOSE PER IL MEDITERRANEO?
Le specie più pericolose del Mediterraneo appartengono alla famiglia della plastica, il genere invece è quello umano. E siamo così bravi a proteggerle che nessuna di queste specie rischia l’estinzione, tutt’altro: il Mediterraneo ormai è il loro habitat ideale. Le specie di plastica proliferano. L’Agència Catalana de l’Aigua le ha classificate. Nel Mare Monstrum potete ammirare banchi di profilattici; nutriti stock di batterie; caratteristici mozziconi di sigaretta dalle inconfondibili macchie di rossetto; assorbenti, famosi pesci con le ali. E ancora: bottiglie di vetro, diesel, olio del motore, alluminio, scatole di cartone, buste di plastica, lattine, tappi. Una biodiversità immensa che cresce, nelle acque di tutto il mondo, al ritmo di 8 tonnellate di rifiuti al giorno. Squali feroci e meduse velenose non fanno più paura: i nuovi, gli unici, mostri marini sono loro. Vivono centinaia di anni, causano disturbi all’apparato digerente dei pesci, soffocano le tartarughe, contaminano, lacerano ed inquinano. Il Mediterraneo può candidarsi a grossa discarica protetta. Non disturbate i rifiuti, quando vi immergete. Fonte: Ecoblog.

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BOERO: L'EVOLUZIONE È UN FATTO, NON SI PUÒ METTERE IN DUBBIO
"L'Italia è un Paese arretrato, in Usa nessuno ha mai creduto di togliere l'evoluzione dai programmi scolastici"
Torna ad animare le pagine della "Voce d’Italia" il dibattito sempre aperto sui temi dell’origine del mondo. Oggi diamo spazio al Prof. Ferdinando Boero, responsabile del Laboratorio di Zoologia e Biologia Marina del Dipartimento di Biologia dell’Università di Lecce.News integrale.
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PESCA SOSTENIBILE, COSTITUITO IL GAC COSTA TOSCANA
Per attrarre le risorse del Fondo Europeo per la Pesca (asse IV, relativo allo sviluppo sostenibile delle zone di pesca) messe a bando dalla Regione Toscana, si è costituito il Gruppo di Azione Costiera (Gac) Costa Toscana. Si tratta di un partenariato pubblico-privato che coinvolge i territori di Massa Carrara, Lucca, Pisa e Livorno, che ha il compito di elaborare una strategia di sviluppo integrata tra le province della costa per rilanciare la pesca e l'acquacoltura.
"Si tratta di oltre un milione di euro che potranno essere erogati tramite bando ad imprese e associazioni del settore ittico - ha spiegato Enzo Rossi, assessore allo Sviluppo Rurale della Provincia di Grosseto -. Noi cercheremo di portare almeno una parte di queste risorse sul nostro territorio. La particolarità dell'Asse IV è la sostenibilità degli interventi e l'approccio bottom up, ovvero la richiesta che siano gli attori locali, attraverso la costituzione dei Gac, a definire la strategia di sviluppo dei territori. Questo significa che per attrarre risorse sarà fondamentale elaborare un adeguato Piano di sviluppo locale, che tenga conto dei punti di forza e delle criticità dei nostri territori e inserisca l'attività di pesca e acquacoltura nel più ampio contesto di sviluppo dell'intera area costiera".
Il Gac Costa di Toscana avrà la forma giuridica dell'Associazione Temporanea di Imprese (Ati), il cui relativo schema di contratto è stato approvato all'unanimità dal Consiglio provinciale di Grosseto. "Attraverso il Gac - ha aggiunto Gianfranco Chelini, assessore provinciale all'Economia del Mare - i settori della pesca e dell'acquacoltura, che stanno risentendo ancora degli effetti della crisi economica, potranno beneficiare degli strumenti europei per migliorare la loro competitività in un'ottica di sviluppo sostenibile. Potranno essere finanziati interventi sulle infrastrutture e servizi per la piccola pesca. E migliorando la qualità dell'ambiente e della vita nelle zone di pesca ne beneficerà anche il turismo".
Il Gac Costa di Toscana, di cui fanno parte le province di Grosseto, Massa Carrara, Lucca, Pisa e Livorno, le Camere di Commercio, i Comuni della costa, associazioni e cooperative di pesca e acquacoltura, organizzazioni sindacali, l'Osservatorio Nazionale della Pesca e i rappresentati locali di altri settori di rilievo in ambito socio-economico e ambientale, dovrebbe essere uno strumento utile per attrarre risorse indirizzate a progetti volti a riqualificare e rendere più sostenibili le attività pesca e acquacoltura la cui applicazione deve comunque essere verificata. Fonte: GreenReport.
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PESCA SOSTENIBILE, COSTITUITO IL GAC MARINERI DELLA ROMAGNA
Si è costituito il Gruppo di Azione Costiera (Gac) Marinerie della Romagna, atto indispensabile per accedere al bando regionale riguardante i finanziamenti del Fondo Europeo per la Pesca (Fep). Presidente dell'assemblea, è Stefano Vitali, il presidente della provincia di Rimini, l'ente che si è assunto il ruolo di capofila del Gac Marinerie della Romagna (il Servizio Attività Produttive ricoprirà il ruolo di supporto per tutti gli adempimenti tecnico- amministrativi). Il gruppo ha valenza interprovinciale e coinvolge i territori costieri da Cesenatico a Cattolica. Hanno in tutto 32 soggetti, tra enti pubblici e privati. Entro il 16 di aprile, la provincia di Rimini presenterà domanda d'accesso al bando regionale con allegato il piano di sviluppo locale, il documento di pianificazione che individua obiettivi ed azioni da realizzare entro 31 marzo 2015. La partecipazione al bando, permetterà di accedere a 550 mila euro di risorse pubbliche (comunitarie e nazionali) che andranno a cofinanziare progetti per circa un milione di euro. Gli interventi sono previsti a breve, medio e lungo termine e potranno intercettare in futuro ulteriori risorse. "Si tratta di un risultato importantissimo - ha commenta l'assessore alla Pesca della provincia di Rimini, Juri Magrini - per quanto si è riuscito a fare in così poco tempo. Far convergere ben 32 soggetti (tra pubblico e privato) su un'unica strategia di sviluppo locale ha mostrato la competenza e reattività degli uffici preposti e la disponibilità e propositività dei soggetti impegnati, con ruoli diversi, all'interno delle marinerie romagnole. È stato chiaro a tutti fin da subito che il sistema-pesca aveva bisogno di cogliere quest'opportunità di rilancio". Tra gli enti pubblici che partecipano al Gac, le province di Rimini e Forlì-Cesena, Camere di Commercio di Rimini e Forli'-Cesena, Centro Ricerche Marine di Cesenatico, comuni di Cesenatico, Bellaria-Igea Marina, Rimini, Riccione, Misano Adriatico e Cattolica. Tra i rappresentanti del settore della pesca marittima e dell'acquacoltura: Agci Agrital, Associazione Produttori della Pesca di Cattolica, Consorzio Mitilicoltori dell'Emilia-Romagna, Cooperativa Armatori e Operatori della Pesca di Cesenatico, Coop. Casa del Pescatore di Cesenatico, Coop. Marinara di Bellaria-Igea Marina, Coop. Lavoratori della Piccola Pesca di Riccione, Coop. Lavoratori del Mare di Rimini, Coop. Piccola Pesca di Gabicce Mare, Federcoopesca, Lega PescA, Consorzio Linea Azzurra. Fonte: AIOL.

10 APRILE

SEA SHEPHERD, SALVAGUARDARE I CEFALORINCHI DI HECTOR E DI MAUI A RISCHIO ESTINZIONE
Il delfino di Maui e il delfino di Hector sono due specie a serio rischio estinzione. Il delfino di Maui (Cephalorhynchus hectori maui) è una sottospecie del delfino di Hector (Cephalorhynchus hectori) e sono entrambi presenti in Nuova Zelanda.
Ricerche condotte di recente, hanno identificato una popolazione di delfini Maui di soli 55 - 80 individui, dato che sconfortante che mette a serio rischio la piccola popolazione. Il Threat Management Plan (Progetto di Gestione della Minaccia, nota di traduzione), pubblicato dal Ministero per gli Affari Ittici e il Dipartimento di Protezione e Conservazione, dopo diversi anni di consultazioni con l’industria ittica e altre parti interessate, ha infine identificato nell’uso di tramagli in filo di nylon, introdotte negli anni ’70, il killer numero uno di gran parte dei delfini di Maui e di Hector.
Ricerche scientifiche condotte per ben 30 anni dal Dr. Liz Slooten e dal Dr. Steve Dawson dell’Università di Otago, mostrano che non ci sono sufficienti aree protette in Nuova Zelanda per fermare il declino delle due specie. Negli ultimi 40 anni, la popolazione dei delfini di Maui è crollata da 1.000 agli attuali 55. Le popolazioni di delfini Hector sono scese da 30.000 alle attuali 7.000. Fonte: SeaShepherd.
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IL PESCE ROBOT DEL CNR
Un pesce robot radiocomandato, accettato come leader e in grado di condurre in salvo il banco. È questa la scoperta degli scienziati dell’Istituto per l’Ambiente Marino Costiero del CNR (Iamc-Cnr) di Oristano. La ricerca, peraltro è stata effettuata in collaborazione con l’Istituto Politecnico della New York University (Nyu-Poly); il documento di Stefano Marras (Iamc-Cnr) e Maurizio Porfiri (Nyu-Poly) è pubblicato sul Journal of the Royal Society Interface. In sostanza è stato progettato e realizzato un pesce robotico accettato dai pesci come leader. Dunque se gli altri pesci lo seguono allora si rivela efficace da adottare in quelle situazioni di pericolo per gli animali. Ricordo che un paio di anni fa i pesci robot sebbene conosciuti, erano stati usati per compiti minori quali sentinelle per l’inquinamento del Tamigi.<
Ha spiegato Marras: "Il tratto innovativo di questa ricerca consiste nell’aver fatto interagire i pesci con un robot che imita artificialmente le caratteristiche degli organismi viventi, sia nelle fattezze che nel movimento, in un ambiente del tutto simile a quello reale".
E ora veniamo alla sua applicazione. Usare il pesce robot leader in quei contesti ambientali di pericolo come rileva Marras: "L’allontanamento dei banchi di pesce dalle zone contaminate da fuoruscite di petrolio o l’aggiramento di dighe che impediscono il regolare percorso migratorio, legato alla riproduzione, sono solo alcune delle condizioni di pericolo delle quali i pesci potrebbero avvantaggiarsi seguendo i robot". Fonte: Ecoblog. Vedere anche Galileonet.

06 APRILE

UN ROBOTO MINACCIA LE CANARIE
Il primo ministro spagnolo, il popolare Mariano Rajoy, il 16 marzo ha dato il via libera alle prospezioni di idrocarburi nelle isole Canarie per "Alleviare la dipendenza dal petrolio straniero" e dicendo che questo porterà "Grandi benefici alla regione ed al resto del territorio nazionale". Ma Il governo delle Canarie e gli ambientalisti, respingono la decisione di Rajoy di consentire prospezioni petrolifere nell'Oceano Atlantico intorno all'arcipelago, una delle più importanti destinazioni turistiche Europee e da anni area nella quale si realizzano impianti di energie rinnovabili. Il ministro dell'Industria, dell'Energia e del Turismo spagnolo, José Manuel Soria, il 28 marzo ha detto alla radio nazionale: "Se si confermeranno le aspettative, la Spagna potrà produrre 140.000 barili di petrolio al giorno, il che rappresenta il 10% del consumo totale. La Spagna dipende per il 99.8% dall'estero per la fattura degli idrocarburi, per questo un giacimento nella nostra giurisdizione del Paese sarebbe la migliore notizia energética per la nostra economia negli ultimi 50 anni". News integrale su GreenReport.
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CRESCITA SOSTENIBLIE DEGLI OCEANI, DEI MARI E DELLE COSTE, CONSULTAZIONE UE
La Consultazione ha l’obiettivo di raccogliere le opinioni di cittadini privati e stakeholders interessati al settore marino e marittimo e che vorrebbero fornire il proprio punto di vista, rispetto alle azioni realizzate dall’UE mette in questo ambito. Il contesto in cui si inserisce la consultazione è l’Iniziativa Crescita Blu, che intende individuare il potenziale delle risorse marine europee (nei mari, nell’oceano e nelle aree costiere), per contribuire a realizzare la strategia Europa 2020. Il 16 marzo la Commissione UE ha aperto una consultazione pubblica sul tema Crescita blu: crescita sostenibile a partire dagli oceani, dai mari e dalle coste".
A tal proposito, per approfondire la questione si consiglia di consultare il Terzo Rapporto intermedio sulla Crescita Blu, disponibile in lingua inglese.
È possibile rispondere alla consultazione entro l’11/05/2012, compilando il questionario online al seguente indirizzo: http://ec.europa.eu/yourvoice/ipm/forms/dispatch?form=BlueGrowthforEurope.
Le domande riguardano le attività economiche (come pesca ed acquacoltura, ma anche trasporti, turismo ed energia) e le figure professionali legate ai diversi settori. Si ricorda che la consultazione è aperta per otto settimane in vista delle discussioni sulla Crescita Blu, che si terranno durante lo European Maritime Day (Gothenburg, 21 e 22 maggio 2012). Fonte: AIOL.
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OSTIA, PISTE DA SCI COME A DUBAI PRESSO LA RISERVA NATURALE DI CASTEL FUSANO
Può sembrare una burla, eppure è tutto vero. A Ostia sorgerà un impianto sciistico. Ad un anno di distanza dalla proposta di trasformare il Circo Massimo in una pista da sci di fondo (per fortuna bocciata sul nascere), adesso la neve – quella finta – potrebbe cadere proprio sul litorale romano. Ideatore dell’ambizioso progetto del valore di 1.6 milioni di euro, già inserito nel bilancio di previsione 2012 del Campidoglio, è Augusto Bonvicini (Pdl), presidente della Commissione Turismo nel XIII Municipio (circoscrizione che comprende il lido di Ostia).
Tutto vero, se non fosse che quella in cui dovrebbe sorgere l’impianto è un’area demaniale. Alcuni consiglieri municipali della stessa circoscrizione parlano inizialmente del lungomare di Ostia come possibile area. Ma, si sa, è già stata prenotata per l’altro grande progetto, tanto caro ad Alemanno e al suo ex-vice Mauro Cutrufo, inserito nel quadro del Secondo Polo Turistico di Roma Capitale 1: il Waterfront. Una colata di cemento che prevede centri commerciali, discoteche, piste da bowling, un laghetto artificiale e tanto altro. A fugare le incertezze ci pensa Bonvicini: "L’impianto sportivo invernale sorgerà nella pineta vicino all’ospedale Grassi". Siamo a ridosso del parco di Castel Fusano (riserva naturale). Insomma un'area pubblica vincolata a verde – considerata dunque non edificabile – destinata ad uno strambo progetto di un privato. Fonte: IlFattoQuotidiano.
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PESCA DI FRODO A MARSALA (TP)
La Guardia Costiera di Marsala, al fine di prevenire e reprimere ogni condotta illecita in materia di pesca e di commercializzazione del prodotto ittico, ha sequestrato un attrezzo da pesca (tremaglio) posizionato in prossimità della costa e nelle vicinanze dell’imboccatura del porto di Marsala, privo dei previsti segnalamenti ed una rete trainata del tipo utilizzato per la pesca a strascico, per violazione delle norme comunitarie, che stabiliscono l’ampiezza minima delle maglie. Il prodotto ittico sequestrato, ancora in vita, (asticI e ricci), è stato rigettato in mare. Sono stati effettuati, altresì, controlli presso ristoranti, pescherie e venditori ambulanti, riscontrando violazioni delle normative comunitarie e nazionali, inerenti etichettatura e tracciabilità del prodotto ittico, nonché riguardanti la vendita di prodotti provenienti dalla pesca ricreativa e per commercializzazione di prodotto ittico in periodo non consentito. L’importo complessivo delle sanzioni amministrative elevate ammonta a circa 10.000 euro. Fonte: GeaPress.

05 APRILE

LA SPEDIZIONE TARA TORNA A CASA
È ormeggiata dal 31 marzo scorso nel porto francese di Lorient, in Bretagna, lo stesso da cui era partita, la barca a vela di trenta metri che per due anni e mezzo ha ospitato a bordo la prima e più avventurosa fase della spedizione scientifica TARA OCEANS. Dopo aver percorso 600.000 miglia e essersi assicurati migliaia di campioni di virus, batteri e minuscoli esseri viventi uni o pluricellulari che popolano gli oceani del pianeta, i ricercatori arruolati nel gigantesco progetto di studio sui microrganismi marini lavoreranno d’ora in poi sulla terraferma.
Perché di tutto il plancton raccolto nelle 155 stazioni in ogni angolo del mondo, a differenti profondità, vogliono adesso classificare con esattezza le tantissime specie campionate, il modo in cui queste interagiscono tra loro e con l’ambiente che le circonda. Da queste analisi sperano di poter conoscere qualcosa di più sui fenomeni che coinvolgono l’intero pianeta, il clima e le sue mutazioni innanzitutto. Perché in quei microorganismi che rappresentano il 98% della vita ospitata negli oceani è scritto il passato e il futuro dell’ecosistema Terra. Sono loro che si preoccupano di trasformare in ossigeno la metà dell’anidride carbonica immessa nell’atmosfera.
"La vita e l’evoluzione hanno avuto origine negli oceani - spiega Eric Karsenti co-direttore del progetto promosso dall’European Molecular Biology Laboratory di Heidelberg in Germania - e nonostante ciò noi conosciamo molto poco sulla distribuzione della biodiversità marina. Se non fosse stato per questi microorganismi noi non saremmo esistiti. Discendiamo da loro e a loro dobbiamo l’esistenza dell’atmosfera terrestre". Ecco perché questo primo censimento del plancton potrà, tra un paio di anni, dirci come cambierà il pianeta su cui viviamo.
Al progetto, che ha coinvolto un centinaio di ricercatori di tutto il mondo tra oceanografi, biologi, ecologi, fisici, hanno partecipato anche due istituti italiani, la Stazione Zoologica Anton Dohrn di Napoli e l’Università di Milano Bicocca.
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TOTAL, PIATTAFORMA A RISCHIO ESPLOSIONE - 3
Abbiamo gia scritto della fuga di gas che ha coinvolto la piattaforma di estrazione Elgin/Franklin North Sea di Total & Co. (vedere qui e qui). Ora è disponibile un video, che illustra schematicamente la dinamica dell'incidente.

Sul sito Galileonet è riassunta la situazione attuale. Intanto, mentre si studiano i piani d’azione per bloccare la fuoriuscita, è guerra tra la compagnia petrolifera francese e gli ecologisti sull’entità dei danni ambientali. Ma se la valutazione dell’impatto ambientale è ancora dubbia, la stima delle perdite da parte della Total è più che certa: 1.12 milioni di euro al giorno di mancati introiti, 750 mila euro al giorno per le operazioni di soccorso, oltre 150 milioni di euro per rimettere a posto le cose. E intanto la compagnia crolla in borsa, trascinandosi dietro anche l’ENI, che possiede il 22% delle quote della Total. News integrale su Galileonet.
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SEQUESTRO DI 100 TONNELLATE DI PRODOTTI ITTICI E ALTRI ALIMENTI
Nel corso di una verifica ispettiva ad un supermercato, eseguita da militari specializzati del Nucleo di Polizia Giudiziaria della Capitaneria di Pporto - Guardia Costiera di Bari, con il supporto di medici veterinari e tecnici di prevenzione dell'Azienda Sanitaria Locale di Bari - Distretto di Altamura, Gravina e Poggiorsini, è stata notata l'esistenza di un grosso magazzino totalmente abusivo, in quanto sprovvisto della prescritta autorizzazione sanitaria alla conservazione di alimenti e tenuto in pessime condizioni igienico-sanitarie.All'interno del locale sono state constatate situazioni di assoluta precarietà igienica nella conservazione delle derrate, costituite da una notevole quantità di prodotti ittici (confezioni congelate di gamberetti, merluzzo, pangasio, sogliole e nasello) ed altri alimenti (tra i quali bibite, pelati, farine, pasta, latte, uova). Tra l'altro, è stata constatata la presenza di prodotti alimentari stipati sul pavimento promiscuamente a materiale non alimentare, quali macchinari e attrezzature in disuso. Alcuni alimenti sono risultati con data di scadenza o termine minimo di conservazione superati oppure in confezioni non integre.
Nel complesso, l'intervento ha portato al sequestro di oltre 100.000 chilogrammi di prodotti alimentari ed alla denuncia a piede libero all’Autorità Giudiziaria del titolare dello stabilimento, per il reato di detenzione ai fini del commercio di alimenti in cattivo stato di conservazione (articolo 5, lettera b, legge 283 del 1962), fattispecie penale che contempla una tutela  particolarmente intensa ed "avanzata" del consumatore, mirando a punire non soltanto le ipotesi di effettivo e concreto deterioramento del prodotto, ma anche il semplice pericolo che la sua cattiva conservazione possa alterarne o deteriorane le qualità organolettiche. Fonte: Eurofishmarket.
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RACCOMANDAZIONE ICCAT SULLA PESCA SPORTIVA E RICREATIVA DEL PESCE SPADA
In base alle disposizioni ICCAT, coloro che eserciteranno la pesca sportiva e/o ricreativa, con unità da diporto, dovranno presentare all'Ufficio Circondariale Marittimo, apposita dichiarazione di intenti in carta semplice e duplice copia. La circolare riporta note riguardanti: la presentazione della dichiarazione, apposizione del nulla-osta, comunicazione delle catture; inoltre stabilisce limiti di quantitativo, ribadisce le taglie minime da rispettare e le sanzioni. Infine è ribadito il divieto di pesca dello squalo volpe del genere Alopias. Scarica la Circolare 0008664 (integra copia fac-simile della dichiarazione).
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CRISI PESCA, APPROVATO PIANO REGIONE EMILIA ROMAGNA
Una campagna di raccolta nelle zone di nursery che consenta un accesso differenziato tra i pescatori, in modo tale che chi ha subìto cali di redditività a seguito dei fenomeni di moria dello scorso anno possa raccogliere più seme e più mezzane per riportare in produttività le proprie concessioni. Vi sarà inoltre l'apertura di una concessione temporanea di un anno, durante la quale le cooperative in difficoltà possano trasferire le loro vongole non ancora pronte per la commercializzazione nei periodi di maggiore rischio di perdita del prodotto. Si tratta di uno spazio aggiuntivo pari al 20% del territorio in concessione presente nella Sacca di Goro. News integrale su LaNuovaFerrara.

04 APRILE

NOAASPEDIZIONE OCEANOGRAFICA NOAA IN DIRETTA
Chi vuole provare le stesse sensazioni del regista James Cameron, può farlo comodamente da casa: il NOAA, mette a disposizione in tempo reale, le immagini del sottomarino telecomandato Little Hercules, che nell'ambito del programma Okeanos Explorer esplora il fondo del Golfo del Messico. La missione è partita circa una settimana fa, e andrà avanti per tutto il mese di aprile. Sul sito sono disponibili le immagini in diretta trasmesse dal veicolo, esattamente le stesse che esaminano gli scienziati, oltre a video e foto estratti tra quelli gia girati. Gli obiettivi della spedizione sono molteplici, a partire da una stima 'visiva' dei danni in profondità causati dal disastro della piattaforma Deepwater Horizon: "Nelle prossime settimane esploreremo sorgenti fredde, comunità profonde di coralli, canyon sottomarini e relitti di navi - spiegano gli esperti del NOAA - e forse anche vulcani di fango e piscine di acqua estremamente salata". Solo la parte di archeologia marina si preannuncia molto faticosa: grazie ai sonar utilizzati per le esplorazioni petrolifere, sono stati individuati almeno 600 relitti sul fondo del Golfo e l'obiettivo è esplorarne il più possibile. Fonte: AnsaMare. Credit immagine: NOAA.
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TRIVELLE IN ADRIATICO
La Puglia chiama, l’Europa risponde. Nel gennaio scorso, 40 eurodeputati avevano promosso un’interrogazione per chiedere di "riesaminare urgentemente gli aspetti legislativi per vietare ricerche offshore nelle zone turistiche e a forte vocazione peschereccia", e portando così in Commissione la protesta di enti e cittadini pugliesi, contro le trivelle nell’Adriatico. Secondo i firmatari, le tecniche utilizzate in fase di prospezione sono dannose e va verificata la conformità delle operazioni offshore alle direttive europee per la salvaguardia ambientale. La risposta di Bruxelles è arrivata proprio in questi giorni, dalla penna del Commissario all’Ambiente Janez Potočnik: l’UE, nel rispetto dell’autonomia dei singoli Stati, promette vigilanza e sanzioni nel caso di mancato rispetto della normativa europea in tema di valutazione dell’impatto ambientale. News integrale su Galileonet.

03 APRILE

PANGASIO, PERMANGONO I PREGIUDIZI, MA È L'UNICO, TRA GLI ALIMENTI TESTATI, SENZA ARSENICO
Abbiamo gia scritto sul pangasio, che oggi come qualche anno fa, continua ad essere ingiustamente accusato. A parte il sapore e le sue proprietà nutrizionali, soggettive e non discutibili, si tratta di un pesce di allevamento come tanti altri e, forse, anche meglio di altri, almeno relativamente alla presenza di contaminanti. Risale infatti a qualche giorno fa, la pubblicazione delle analisi effettuate sul pangasio e altri prodotti ittici, da parte della rivista Altrocounsumo, che di fatto, conferma i precedenti test condotti dall'Inran; sono stati acquistati 120 campioni di alimenti poi inviati in laboratorio per valutarne la quantità di arsenico inorganico (un inquinante abbastanza diffuso negli alimenti, anche se a dosi non preoccupanti).
L'aspetto interessante del test è che la maggior parte dei prodotti esaminati, era composta da pesci e frutti di mare. Più precisamente: 30 campioni di spigole e orate di allevamento (presumibilmente di origine greca e italiana), 23 partite di merluzzi, alici, sgombri, catturati in mare e 12 campioni di pangasio di allevamento proveniente dal Vietnam.
L'esito delle analisi è molto interessante, perché solo il pangasio è risultato senza arsenico. Al contrario solo 3 campioni (pari al 10%) di orate e spigole sono risultate esenti, insieme a 3 campioni di pesce azzurro catturato in mare (13%). Per la cronaca va detto che anche le analisi condotte su 36 campioni di cozze e vongole di allevamento si sono concluse promuovendo a pieni voti solo il 10% dei frutti di mare.
Fermo restando i limiti nutrizionali del pangasio, risulta del tutto priva di fondamento la campagna portata avanti da diversi media contro questo pesce, considerato da molti consumatori un prodotto di scarsa qualità proprio in virtù delle leggende metropolitane. Fonte: IlFattoAlimentare [modificato].
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LA COMPLESSITÀ SOCIALE DEI TURSIOPI
Proprio come gli uomini, anche i tursiopi si organizzano in alleanze simili alle gang, dove i maschi sorvegliano e difendono le loro femmine contro gruppi rivali e, a volte, cambiano schieramento. È quanto ha scoperto uno studio condotto per 5 anni su tursiopi (detti anche a naso di bottiglia, quelli più studiati) nella Shark Bay dell'Australia occidentale, pubblicato sulla rivista della Royal Society 'Proceedings B'.
Questi cetacei vagano per centinaia di km quadrati, spesso incontrando anche altri gruppi di delfini. Gli scienziati hanno così scoperto che essi vivono in una società aperta, in cui non sorvegliano un determinato territorio. Viaggiano in branchi e spesso si incontrano con dei rivali. Quando accade, devono decidere come rispondere. E lo fanno organizzandosi in 3 diversi tipi di alleanze: la prima prevede la formazione di una coppia o un trio, che lavorano insieme per catturare e radunare le femmine fertili. "Questi 'consorzi' possono durare oltre un mese - spiega Richard Connor, uno dei ricercatori - c'é poi un secondo tipo di alleanza, in cui gli animali formano dei team da 4 a 14 maschi, che attaccano gli altri gruppi per prendere le femmine o difendersi da assalti". L'altra alleanza è quella che vede relazioni amichevoli tra questi gruppi più grandi, dove i delfini uniscono le forze per formare un esercito più grande, lavorando insieme per difendere le loro femmine da gruppi più grandi e aggressivi. "Solo gli uomini e i delfini della Shark Bay - continua - hanno livelli multipli di gruppi sociali. Gli animali devono essere intelligenti e svegli per operare in questo tipo di società, dove spesso si incontrano con altri esemplari sconosciuti e decidere se sono una minaccia o degli alleati. Fonte: AnsaMare.

02 APRILE

CIAMPINO: SEQUESTRATE 300 CODE DI ORSETTO LAVATORE
Erano in tutto 300 le code di orsetto lavatore, specie protetta, arrivate in un unico pacco da Hong Kong, all’aeroporto romano di Ciampino. La Procura della Repubblica di Roma, ha autorizzato la diffusione della notizia solo ora, ma il sequestro è avvenuto il 19 dicembre scorso. La spedizione era destinata alla Lombardia, dove era stata ordinata da una ditta di lavorazione di pelli ed inserti di pelliccia. L’etichettatura riportava la scritta "fur accessories" fatto che ha insospettito il persone dell’Ufficio delle Dogane di Ciampino che ha avvisato il personale del Servizio Cites del Corpo Forestale dello Stato. Le code sono state sequestrate e affidate ai Forestali. Fonte: GeaPress.
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QUANDO I CITTADINI PAGANO DUE VOLTE: 28 MILIONI DI EURO PER BONIFICARE LE ACQUE DE LA MADDALENA
Solita storia all’italiana: i soldi pubblici dei cittadini vengono utilizzati per opere che non si effettuano e quindi, per riparare al maltolto, si provvede ad elargire nuove cascate di freschi milioni di euro, ovviamente, manco a dirlo, rigorosamente pubblici. E anche questa volta non si parla di bruscolini: sarebbero infatti in arrivo ben 28 milioni di euro per eseguire quelle bonifiche che non sono mai state fatte per il G8 a La Maddalena.
La Protezione Civile, in quell’occasione, aveva affidato l’incarico di bonificare il tratto di mare dell’ex arsenale a delle ditte subappaltanti; peccato che quelle stesse bonifiche non siano mai state eseguite, tanto che ad oggi l’area da ripulire si sarebbe addirittura ampliata, passando dai sette ettari di fondali da bonificare ai dodici attuali. Insomma proprio un bel caos, dove l’unica certezza per il momento è soltanto quella del sacrificio chiesto ai cittadini italiani.
Rimangono invece, tanti i dubbi da risolvere: da un lato, resta aperta l’annosa questione di appalti e favori per cui dal 23 aprile saranno sotto processo a Perugia, Bertolaso, Balducci, Anemone e presunti soci in affari a La Maddalena, dall’altro, resta ricco di interrogativi il problema ambientale dell’area da bonificare, a causa degli inevitabili tempi molto lunghi per l’inizio dei lavori e i mille imprevisti da fronteggiare.
Per quanto riguarda i particolari del finanziamento ancora non si sa tanto; l’unica cosa certa è che a gestire i fondi saranno tre soggetti: il Comune de La Maddalena che, in tutti questi mesi, si è battuto per non perdere questo salvagente, la Regione Sardegna e (ancora una volta) la Protezione Civile. Fonte: Ecoblog.
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TOTAL, PIATTAFORMA A RISCHIO ESPLOSIONE - 2
Nel mare del Nord ore concitate a causa del rischio esplosione della piattaforma di estrazione Elgin/Franklin North Sea di Total & Co., che ammettono sia il più grande incidente accorso degli ultimi 10 anni (vedere news 29 marzo 2012). È da una settimana che la fuga di gas sta tenendo con il fiato sospeso il Regno Unito. Proprio accanto alla Elgin che dista 240 Km dalla costa scozzese di Aberdeen, c’è la piattaforma di estrazione Viking Rowan. La Elgin è stata evacuata ma resta il rischio esplosione, nonostante la torcia di fiamma che era presente fino a sabato si sia spenta da sola. I danni che ne deriverebbero non sono al momento né prevedibili e né quantificabili. Per la totale messa in sicurezza dell’impianto però si attende dal HSE Health and Safety Executive il via libera per intervenire sulla piattaforma. Ma l’ente governativo britannico, spiega che esprimerà un parere dopo che saranno stati esaminati i documenti relativi ai rischi inviati dalla stessa Total. Il gruppo petrolifero, nel rapporto predispone l’intervento di un elicottero che andrà a posarsi sulla piattaforma con l’obiettivo di monitorare la fuga di gas. Ma si attende l’autorizzazione dell’HSE, anche se non vincolante, per l’invio di Vigili del Fuoco. Il punto è che nessuno vuole rischiare il morto e dunque tra l’autorità e la Total è scattato lo scaricabarile.
Come soluzione si sta pensando a due possibili vie di chiusura del pozzo di gas che si trova a 4.000 metri sotto il fondale marino: la prima prevede iniezioni di fango; la seconda un bypass per una via di fuga in mare, ma è molto più complesso. E veniamo all’impatto sull’ambiente che secondo Total è relativo. Infatti nell’atmosfera sono rilasciati circa 200.000 metri cubi di gas al giorno. Ma Greenpeace ha già annunciato che invierà in zona una nave e personale specializzato per effettuare rilievi e controlli indipendenti. Fonte: Ecoblog.
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GOCCE DI PIOGGIA PRECAMBRIANA
Anche l’acqua può diventare un fossile e dare indicazioni preziose sul passato del pianeta. Lo possono testimoniare gli strati di ceneri vulcaniche trovati in Sud Africa, da ricercatori dell’Università di Washington, Seattle (Usa), "crivellati" da una pioggia caduta ben 2.7 miliardi di anni fa, quando la roccia era ancora un tappeto melmoso. Ma questa volta l’interesse va oltre l’accuratezza con cui la precipitazione è stata immortalata, poiché la forma dei fori provocati dall'impatto col terreno ha permesso di risalire alla densità della paleoatmosfera - quasi doppia rispetto a quella attuale - e di ipotizzare la sua composizione chimica. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Nature.
L'atmosfera del precambriano era due volte più densa rispetto a quella odierna. Per comprendere perché molti autori abbiano erroneamente equiparato la Terra primordiale a una sorta di camera iperbarica, è necessario far cenno al cosiddetto "paradosso del sole debole", su cui si sono arrovellati astrofisici e geologi. Si sa che attorno a 3 miliardi di anni fa, il Sole era più "freddo", tanto che la radiazione raccolta dalla Terra rappresentava l’85% di quella attuale. A causa di questa "fiacchezza", il calore della nostra stella non sarebbe stato in grado neanche di determinare lo scioglimento dei ghiacci. Ed ecco il paradosso: diversi dati dimostrano, per quel tempo, la presenza di acqua allo stato liquido e di un regime termico tutt'altro che glaciale. News integrale su Galileonet.
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FEDERCOOPESCA: BANALE E SUPERFICIALE LA RISPOSTA ALLA DAMANAKI
Rioportiamo il testo apparso sul sito di Federcoopesca e su molti altri siti a tutela dei consumatori:
<<I pescatori italiani lanciano un appello al Commissario Europeo alla Pesca, Maria Damanaki, affinché almeno la letteratura venga lasciata fuori dalle strette maglie della riforma comunitaria che sta ridisegnando il modo di pescare e il menu degli italiani in fatto di pesci, molluschi crostacei. Lo afferma la Federcoopesca-Confcooperative, in merito alla lettera scritta dalla Damanaki ad Andrea Camilleri, per far si che il suo personaggio più amato, il Commissario Montalbano, faccia un consumo più ecosostenibile dei prodotti ittici. "Se il principio è quello di una corretta tutela delle risorse, nella vita reale come nella finzione letteraria, sarebbe il caso anche di vietare la lettura nelle scuole di Pinocchio, perché Geppetto e il burattino si trovano nella pancia della balena con una candela accesa, comportamento non in linea con la protezione dei cetacei. Stessa cosa per il Moby Dick di Melville, uno stimolo alla caccia alle balene, per non parlare di capuccetto rosso e il lupo, se dal mare ci si sposta sulla terra ferma" afferma ironicamente l’associazione. "Crediamo che la tutela delle risorse e di un mestiere millenario come quello del pescatore, la valorizzazione di antiche tradizioni gastronomiche, debbano seguire altre strade che non siano quelle della censura letteraria". Sostiene la Federcoopesca che ricorda come l’Accademia Italiana della Cucina, da oltre mezzo secolo impegnata a promuove la civiltà del cibo, ha assegnato il suo premio più prestigioso, intitolato a Orio Vergani, al commissario gourmand Montalbano e, con lui, allo scrittore che lo ha creato e all’attore che lo ha portato sul piccolo schermo Luca Zingaretti, perché anche un racconto o una fiction televisiva possono svolgere un’azione culturale, come quella di invogliare alla riscoperta del patrimonio gastronomico di una regione o di un Paese>>. Fonte: Federcoopesca.

01 APRILE

AUSTRALIA: SUB ATTACCATO E UCCISO DA UNO SQUALO
Un sub è morto dopo essere stato attaccato da uno squalo sulla costa dell'Australia occidentale: è il quarto attacco mortale in questa zona dalla fine del 2011. La vittima stava facendo immersioni all'alba insieme a un amico, illeso, sulla costa a sud di Stratham, a circa 200 chilometri da Perth. "È stato aggredito da uno squalo. L'amico sta bene, ma per lui non c'è stato nulla da fare", ha detto un portavoce della polizia locale, senza fornire ulteriori dettagli sulle circostanze dell'attacco.
L'incidente avviene dieci giorni dopo che un surfista australiano era rimasto gravemente ferito da uno squalo sulla costa orientale, al largo della Gold Coast. Alla fine dell'anno scorso c'erano stati tre attacchi letali di squali lungo le coste occidentali dell'Australia, che avevano indotto le autorità ad avviare una caccia lungo le aree costiere. Fonte: Repubblica.
Video disponibile su Au.news. Elenco attacchi di marzo disponibile qui.
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TORRENTE ROSANDRA: TABULA RASA DELLA VEGETAZIONE RIPARIALE
Completamente abbattuta la vegetazione ripariale all'interno dell'alveo del torrente Rosandra e, come se non bastasse, sono previsti altri due interventi. OggiScienza riporta due contributi dedicati e la nota di Dario Gasparo.