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08 APRILE 2013

SECONDO LA FAO, LA CINA NON DICHIARA LE CATTURE DI PESCE
Una scoperta scioccante è stata effettuata di recente dalla FAO, l'organizzazione delle Nazioni Unite che si occupa della sicurezza alimentare mondiale. Stando alla sua denuncia, la Cina denuncerebbe appena il 9% del pesce che pesca nelle acque territoriali africane, mettendo a rischio la sopravvivenza di molte specie. Com'è noto ci sono tantissime specie di pesce che rischiano l’estinzione a causa della pesca intensiva (overfishing). Le grandi navi pescano a strascico, catturando di tutto, anche le specie che in teoria sarebbero protette.
Ma la paura è che, anche queste stime, siano ottimistiche. Sì perché, se effettivamente la quantità dichiarata è così bassa, significa che almeno il 90% del pesce cinese sparisce senza lasciare traccia.
Lo studio mostra l'entità del saccheggio in Africa, dove tante persone dipendono dalle risorse del mare per le proteine di base. "Abbiamo bisogno di sapere quanti pesci sono stati prelevati dal mare, allo scopo di pianificare la gestione delle risrse ittiche. I Paesi devono comprendere l'importanza della precisione della registrazione e comunicazione delle loro catture, o non ci sarà nessun pesce da pescare per i nostri figli" spiega Daniel Pauly, della University of British Columbia (UBC). Ci sono anche risvolti economici in questa vicenda, dato che vengono danneggiate anche tutte quelle nazioni che per rispettare le quantità permesse devono limitarsi, mentre i natanti cinesi sono sempre in mare, incuranti delle regole. I freddi dati parlano di una quantità dichiarata dal Governo cinese nel periodo 2000-2011 di appena 368.000 tonnellate di pesce pescato ogni anno. Secondo i dati della FAO invece, la situazione è molto più tragica. Si parla infatti di oltre 4 milioni di tonnellate di pesce annue, numeri decisamente differenti, di cui 3 milioni provenienti dalle coste africane, lì dove ci sono meno controlli e quindi è più facile aggirare la legge. Fonte: Ecologiae.

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