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20 MAGGIO 2013
I PESCI NON CONOSCONO CONFINI POLITICI
L'impegno a fermare l’overfishing entro il 2015 e l'affermazione della necessità di ripristinare un livello di sostenibilità degli stock ittici entro il 2020 sono i due aspetti centrali della Politica Comune della Pesca, votata a febbraio 2013 dal Parlamento Europeo. È un risultato positivo, ma ora serve un’altrettanta chiara politica di sostenibilità ambientale che metta in campo adeguate risorse per il disinquinamento e la gestione della fascia costiera. Una conferenza affollata quella che a Slow Fish si è proposta di analizzare per capire La normativa in materia di pesca e le prospettive future, la Politica Comune della Pesca. A moderare Silvio Greco, responsabile ambiente per Slow Food Italia che lamenta una normativa ancora lasca e "troppo flessibile per garantire la salute dei nostri mari. Non dimentichiamo inoltre che nel Mediterraneo si affacciano 22 Paesi, ma solo 15 comunitari. Quel che serve è una piccola rinuncia di sovranità nazionale al fine di raggiungere norme condivise: l’ecosistema marino, i pesci non conoscono i nostri confini politici".
E nemmeno l’inquinamento: "Una gestione collettiva delle risorse ittiche è ormai indispensabile – continua Greco – e l’obiettivo si potrà raggiungere se si uniscono le forze anche contro l’inquinamento". Uno dei problemi maggiori è infatti: "la mancanza di normative che limitino l’inquinamento causato dal trasporto di petrolio su mare" racconta Claudio Brinati, referente del Presidio Slow Food della Tellina del litorale romano, esempio concreto di quando i pescatori sono parte integrante e fondante della comunità.
"Pensare al futuro della pesca vuol dire praticare una pesca legata al territorio, che viva nel rispetto dell’ambiente - terrestre e marino - in cui opera. Non possiamo più pensare a una pesca che non rispetti i cicli vitali dei pesci e che non si preoccupi di tutelare il mare dall’inquinamento. Noi cerchiamo di perpetuare un tipo di pesca rispettoso e soprattutto di condividere le nostre conoscenze con i più giovani affinché non venga perso il patrimonio culturale ed economico della tradizione".
Esattamente aspetti che dovrebbero essere accolti anche dalla normativa comunitaria che regola la pesca. Mentre attualmente, ci dice Paola Pelusi, presidente Consorzio Mediterraneo Lega Pesca "la Legge non è particolarmente attenta alle esigenze del territorio. Manca una gestione razionale e coordinata delle aree marine". La Politica Comune della Pesca, entrata in vigore undici anni fa e aggiornata nel 2009, ha portato risultati positivi come la nazionalizzazione e regionalizzazione degli interventi: "ma le ultime revisioni hanno preso in considerazione i problemi dei piccoli pescatori privilegiando invece la pesca industriale" conclude Pelusi.
L'appello ai consumatori è sempre lo stesso: valorizzare le specie locali e avventurarsi in esperienze gastronomiche privilegiano le diverse parti del pesce. Se le nostre politiche non sono sufficienti a fermare l'overfishing, noi come consumatori possiamo comunque dare un segno e indirizzare la polica. A cura di Sharon Aknin e Michela Marchi. Fonte: SlowFish.
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