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12 MARZO 2013
CAMBI DI SESSO ED ERMAFRODITISMO. COLPA DELL'INQUINAMENTO
L'inquinamento delle acque, dovuto agli scarichi umani che non vengono ancora completamente compensati dagli impianti di depurazione, rappresenta una grave minaccia per le biocenosi acquatiche. Negli ultimi anni è emersa una seria problematica ambientale legata all’immissione nelle acque di scarico di alcune sostanze che rientrano a tutti gli effetti nella categoria dei microinquinanti organici: gli estrogeni.
Una recente review di Sumpter e Jobling (2013), riassume chiaramente l'evoluzione e la dinamica di tale problema negli ultimi decenni. Il primo studio in merito risale agli anni '80, quando alcuni ricercatori evidenziarono gli effetti di questi ormoni nelle acque di scarico del Regno Unito; ponendo gruppi di pesci all'interno di gabbie esposte ai reflui di depurazione, gli scienziati notarono, poco tempo dopo, alti livelli plasmatici di vitellogenina (una proteina tipicamente femminile sintetizzata nel fegato, sotto stimolo estrogenico e precursore del vitello dell'uovo), negli esemplari in analisi. Studi successivi dimostrarono che anche i pesci selvatici risentivano degli effetti degli estrogeni immessi nelle acque di scarico. L'induzione della femminilizzazione di individui di sesso maschile, dalla presenza di ovociti nei testicoli alla sintesi di vitellogenina, furono una prova evidente dell'azione e della tossicità, anche alle concentrazioni ambientali, di questi inquinanti sugli organismi non-target. Tra gli estrogeni, l'etinilestradiolo (EE2), una sostanza contenuta nelle pillole anticoncezionali, risulta essere estremamente attivo sui pesci. Tenendo conto che decine di milioni di donne fanno uso di questo farmaco per monitorare la loro fertilità, e che tale specie chimica insieme ai suoi metaboliti viene escreta e riversata nei reflui, si intuisce la vastità di tale problematica. La pericolosità di queste sostanze, associata per lo più a eventi di tossicità cronica, come l'alterazione del processo riproduttivo, è da tenere in seria considerazione negli sforzi di tutela e conservazione della biodiversità. La presenza degli estrogeni-interferenti endocrini nell'ambiente non è ancora un disastro ecologico, tuttavia, visto che la maggior parte degli studi son stati condotti sui pesci, sarà opportuno indagarne gli effetti anche su altri organismi acquatici. Tale problematica interessa molto da vicino anche l'uomo, dato che la diminuzione del numero di spermatozoi nei maschi potrebbe essere correlata alla presenza nell'ambiente di inquinanti con conclamate proprietà di interferenza endocrina. Approfondire gli studi in merito e individuare nuovi metodi di depurazione delle acque, devono pertanto rimanere due importanti obiettivi della comunità scientifica internazionale e delle istituzioni locali. Fonte: Pikaia.
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