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19 NOVEMBRE 2013

ALLUVIONE SARDEGNA, SPICCIOLI PER IL DISSESTO, MILIONI DI EURO PER L'EMERGENZA E CEMENTIFICAZIONE INCONTROLLATA
Drammatiche le notizie che continuano ad arrivare dalla Sardegna. 16 morti accertati e due i dispersi. L'acqua ha invaso il 70% delle abitazioni del comune di Uras, mentre le strade di Olbia e quelle di numerosi altri comuni sono impraticabili da ieri sera. Danni a strade, ponti e linee ferroviarie. Piccoli torrenti, alcuni secchi da almeno 50 anni, sono improvvisamente tornati in vita, ricordandoci che i tempi della natura sono diversi da nostri, ecco perchè ingenuamente si dimentica e si sottovalutano i pericoli.
Purtroppo, come ormai scriviamo da tempo, la retrograda Italia non spende capitali per la prevenzione e preferisce lavorare sulle emergenze come questa. Ed ecco che il premier Letta ha promesso subito sonanti milioni di euro, come del resto hanno sempre fatto anche coloro che lo hanno preceduto; contenti loro che sulle emergenze ci navigano da sempre.
Non dimentichiamoci però, che la Sardegna ha speculato sull'ambiente, e continua a farlo, esattamente come le altre regioni italiane. Qualche giorno fa, la giunta di Ugo Cappellacci (Pdl), ha proceduto alla "approvazione provvisoria e preliminare" del' "Aggiornamento e revisione del Ppr del 2006", gia definito come uno "stravolgimento totale" che martorierà ancora coste ed entroterra di una regione che merita di meglio. Uno stravolgimento, peraltro, promesso in campagna elettorale, appoggiato dal Partito Sardo di Azione e per fortuna non controfirmato dal Ministero per i Beni Culturali.
Secondo chi ha avuto modo di esaminare la documentazione nei dettagli "si travalicano le indicazioni contenute nel Codice del Paesaggio per le operazioni di mero aggiornamento e, dal momento che il Ppr era stato condiviso con il Mibac dal 2007, tutte le operazioni di aggiornamento devono essere svolte in co-pianificazione. In sostanza siamo in presenza di un nuovo Ppr che può creare solo illusioni e confusione dal momento che appare rivolto a creare aspettative edificatorie e sospendere di fatto le procedure di approvazione dei Piani urbanistici comunali".
Legambiente Sardegna, solo pochi giorni fa ricordava le norme "cavallo di Troia" escogitate per spalmare una nuova colata di cemento sulla Sardegna: viene assegnato un ruolo fondamentale alle norme transitorie che danno ai Comuni, a secondo dello stato della loro pianificazione comunale, la possibilità di "realizzare gli interventi anche nelle zone territoriali omogenee C, D, G ed F, previsti dagli strumenti attuativi approvati e, se di iniziativa privata, convenzionati". Ed ancora "può, inoltre, essere concluso il procedimento di approvazione dei piani attuativi legittimamente adottati prima dell’approvazione del PPR di cui alla deliberazione della Giunta Regionale n. 36/7 del 5 settembre 2006"(…) "realizzare nella fascia costiera l'attuazione delle zone urbanistiche omogenee turistiche come previste negli strumenti urbanistici generali vigenti alla data di approvazione del piano paesaggistico regionale di cui alla Deliberazione della Giunta Regionale n.36/7 del 5 settembre 2006".
"In sostanza - spiegano gli ambientalisti - invece di proporre ai comuni di completare il loro iter pianificatorio si consente in via transitoria, prima della redazione del Puc, anche di realizzare lottizzazioni bloccate da oltre 10 anni fa e la possibilità di realizzare in tutte le aree, compresa la fascia costiera, ampliamenti del 15%. Una prima conseguenza sarà la sospensione della attività pianificatoria dei comuni. In pratica verrebbe consentita la potenziale emersione di potenzialità edificatorie che nel 2003 era stato valutata in circa 15 milioni di mc".
Asciugati il fango e le lacrime di questa ennesima catastrofe "naturale" annunciata, i sardi e gli altri italiani che vivono nello sfascio pendulo di questo nostro Paese che blandisce gli abusivi e gli speculatori edilizi e ignora i geologi e gli scienziati climatici, forse farebbero bene a costringere la politica ad occuparsi davvero della più grande ed ineludibile opera pubblica: la manutenzione ed il recupero di un territorio che da giardino del mondo sta diventando un infinito bi-locale clonato (e con cloaca) vista mare.
Fonti per questo contributo: GreenReport: Sardegna, altra catastrofe climatica.

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