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20 MAGGIO 2013
ALLARME MAR IONIO: LA TRANSUNION VUOLE UTILIZZARE LA TECNICA AIRGUN
L'Organizzazione lucana ambientalista (Ola), Med No Triv e No Scorie Trisaia, informano che è stata pubblicata sul sito del Ministero dell'Ambiente la documentazione nell'ambito della procedura VIA per l'istanza di ricerca di idrocarburi in mare "d 68 F.R-.TU" della britannica Transunion Petroleum Ltd. La scadenza per le presentazione delle osservazioni scadono il 13 luglio 2013.
Le tre associazioni ambientaliste scrivono che il 14 maggio l'amministratore della società britannica Transunion Petroleum Ltd, Steve Jenkins ha presentato all'ufficio Valutazione di Impatto Ambientale del Ministero dell'Ambiente, alle Regioni Basilicata, Puglia e Calabria, alle Province di Crotone, Cosenza, Matera, Taranto e Lecce ed a 49 comuni rivieraschi dell'arco ionico lucano-calabrese-pugliese "L'istanza di avvio della procedura VIA, ai sensi dell'art.23 del D.lgs 152/2006, relativamente al progetto di ricerca denominato "d68 F.R. - TU" nel Mar Ionio".
La notizia della richiesta della multinazionale è stata data alle associazioni dal Comune di Polico, da sempre alla testa della battaglia contro le trivelle del Mar Ionio, fautore della Carta di Herakleia, un documento sottoscritto da enti locali, istituzioni, associazioni e comitati, che ribadisce "La centralità dei valori naturali ed ambientali del mare e della costa ionica, vera ricchezza e fonte di reddito delle comunità rivierasche che ribadiscono con forza il proprio no ai progetti governativi e della politica della Sen dell'ex ministro Passera, che vogliono trasformare il sud in una servitù energetica, con oltre 11 tra permessi e concessioni petrolifere nel solo Mar Ionio".
Il progetto della Transunion Petroleum Ltd, si legge nella presentazione dello studio Via, riguarda ben 623.47 Kmq ed è ubicato nel settore settentrionale del Mar Ionio, all'interno del Golfo di Taranto, nelle zone marine D e F. Le prospezioni prevedono l'utilizzo di tecniche di rilievo sismico come l'air gun, un metodo di ricerca che, secondo recenti studi è responsabile di gravi impatti sull'ecosistema e sulla fauna marina, che proprio nel mar Ionio vede uno dei santuari per rettili (tartarughe) e cetacei, tra i più importanti nel Mediterraneo, interferendo con le attività di pesca, con quelle turistiche e con le aree marine protette, luoghi di riproduzione della fauna ittica - scrivono Ola, Med No Triv e No Scorie Trisaia - è' necessario che gli enti locali, le Regioni e le Province calabresi, lucane e pugliesi attivino da subito azioni coordinate tecnico giuridiche al fine di scongiurare il massiccio attacco petrolifero al Mar Ionio, con iniziative pubbliche e di coinvolgimento sul "Progetto Herakleia" affinché il governo receda da quello che può essere definita una vera e propria follia che rischia di mortificare la cultura e l'economia di tre regioni distruggendo gli habitat marini e costieri. Fonte: GreenReport.
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