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02 MAGGIO 2013

DISATRO AMBIENTALE DEL SITO DI BUSSI (PESCARA)
Il sito di Bussi, in provincia di Pescara, risulta fortemente contaminato: i terreni sono pieni di cloroformio, di tricloroetilene, di mercurio, e di altre sostanze pericolose. In che proporzione, ci si chiederà. Migliaia, decine di migliaia o perfino centinaia di migliaia di volte i limiti previsti dalla legge. E già tutti parlano di disastro ambientale.
Il sito di Bussi, con l’area industriale tutt'attorno, è talmente inquinato da rendere i termini disastro ambientale alquanto calzanti, purtroppo. I dati rilevati nei terreni sono talmente inquietanti da rasentare l’inverosimile: il cloroformio è rilevato in quantità 453 mila volte il limite di legge, il tricloroetilene 193 mila volte i limiti, il mercurio 2.100 volte, il diclorometano in falda superficiale addirittura oltre 1 milione di volte il limite. Il tetracloruro di carbonio 666 mila volte nella falda superficiale, 3.733 in quella profonda. Dati davvero incredibili, quelli riscontrati dalla società Environ per conto della famosa azienda Solvay, proprietaria del sito.
Un disastro ambientale si distingue spesso anche per i danni economici stimati. L'Ispra si è espressa in merito parlando di 8.5 miliardi di euro di danni e contaminazione per mene 2 milioni di metri cubi di terreno, e come abbiamo accennato anche per la falda acquifera.
Il WWF ha presentato questi dati a Pescara lo scorso 29 aprile, e va da sé, i dati posti sotto i riflettori hanno suscitato allarme e scalpore. Il referente Acque del WWF Abruzzo, Augusto De Sanctis, ha dichiarato: "La situazione di compromissione dell'ambiente a Bussi è veramente drammatica, uno dei posti peggiori in Italia e in Europa. Servono immediati provvedimenti, sia per rendere completamente efficaci gli interventi di messa in sicurezza di emergenza in tutte le aree, sia quelle industriali che quelle circostanti, per evitare la diffusione verso valle degli inquinanti. In alcune zone gli interventi di messa in sicurezza di emergenza devono iniziare, quando la legge prevede che siano attuati entro le 24 ore dalla scoperta della contaminazione".
Speriamo che dopo questa tristissima scoperta si cominci subito a studiare le dovute contromisure. Fonte: EcoBlog.

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