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19 APRILE 2013

CONTRATTI DI FIUME, L'ARMA IN PIU PER CONCILIARE RIDUZIONE DEL RISCHIO E SVILUPPO
Dai Contratti di Fiume è possibile avere un contributo fondamentale per associare sviluppo, occupazione e manutenzione del territorio riducendo vittime e danni da alluvione "pensando" in maniera condivisa. Purtroppo manca un elemento fondamentale: la volontà politica.
"Presidiare il territorio in modo più capillare e metterlo in sicurezza - ha spiegato Emanuele Burgin, presidente del Coordinamento delle Agende 21 Italiane - deve essere per il paese una priorità.
Non è più possibile infatti pensare di rimandare la soluzione del problema e i continui fatti di cronaca lo stanno dimostrando. Serve per questo che i Contratti di Fiume vengano riconosciuti come strumento strategico operativo affinché la questione del rischio idrogeologico possa essere affrontata in modo integrato e capillare, in base alle necessità delle singole aree geografiche".
I Contratti di Fiume costituiscono infatti uno strumento di programmazione negoziata per la pianificazione e gestione dei territori fluviali, in grado di promuovere la riqualificazione ambientale e paesaggistica attraverso azioni di prevenzione, mitigazione e monitoraggio, in base alla creazione di accordi più condivisi e quindi più fattibili. "E non si dica che non si riesce a fare uscire l'Italia da un perenne stato di emergenza a causa della situazione economica- ha aggiunto Massimo Bastiani, Coordinatore scientifico del Tavolo Nazionale Contratti di Fiume - ci sono 31.2 miliardi di euro dei fondi strutturali europei (2007- 2013) rimasti ancora inutilizzati a causa della "scarsissima" capacità progettuale delle amministrazioni locali o centrali.
I Contratti di Fiume devono essere considerati un investimento produttivo perché il fattore moltiplicatore è di uno a sei, considerati anche gli eventuali danni a cose e persone evitati: 1 euro di investimenti pubblici ne sviluppa 6. È necessario che la politica scelga i modelli di sviluppo da seguire e ottimizzi la capacità di spesa".
Il Contratti di Fiume infatti oltre a consentire la realizzazione di un programma di azioni pluriennali definito attraverso la concertazione, permette di evitare sovrapposizioni tra strumenti di pianificazione e programmazione e tra soggetti decisionali coinvolti. "Sono quasi 60 in Italia le realtà in cui i Contratti di Fiume stanno dimostrando di funzionare. Ora serve un cambio di passo, serve un riconoscimento politico in grado di delegare a livello locale la salvaguardia e la tutela dei territori e dei cittadini", a concluso Burgin. Nel Position Paper del VII Tavolo Nazionale Contratti di Fiume sono contenute tutte le proposte per mettere in sicurezza i territori fluviali italiani. Fonte: GreenReport.

 

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