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17 APRILE 2013
BATTEZZATA A CAPE TOWN LA NUOVA COMMISSIONE GLOBALE PER GLI OCEANI
Battezzato a Cape Town la scorsa settimana, il nuovo organismo internazionale è già al lavoro per studiare e proporre soluzioni per prenderci cura degli oceani e bloccarne l'arrogante sfruttamento
L'80% delle riserve di pesce sono sfruttate fino a raggiungere o superare il loro livello massimo di sostenibilità, il 35% delle foreste di mangrovie e il 20% delle barriere coralline distrutte a causa dell’urbanizzazione delle coste. E sono arrivati a 250 mila i chilometri quadrati di zone morte dove la maggior parte degli organismi non riesce più a sopravvivere. Che gli ecosistemi marini siano sottoposti a forti stress che ne turbano gli equilibri, mettendo a rischio di estinzione molte specie di pesci, ormai è un fatto tristemente noto. La notizia oggi è che nata la Global Ocean Commission, un nuovo organismo internazionale, un gruppo di studio che dovrà formulare proposte a breve e lungo termine politicamente e tecnicamente fattibili per affrontare l’impressionante perdita di biodiversità, l’inefficienza nel gestire le acque internazionali e contrastare la sovrapesca che sta svuotando gli oceani. Le proposte saranno poi presentate nei prossimi mesi all’Assemblea Generale dell'Onu entro il 2014. L'analisi e le conseguenti proposte degli studiosi si concentreranno su quattro punti chiave: esaminare le minacce, i cambiamenti e le sfide che i nostri mari si trovano ad affrontare, rivedere l'efficacia del piano giuridico nel governare questi cambiamenti e le acque fuori dal controllo dei governi (che rappresentano il 45% della superficie terrestre), stabilire relazioni con tutte le parti interessate (compresi i cittadini) e individuare riforme fattibili stabilendone i costi pragmatici, politici ed economici. Il primo punto in particolare è funzionale a tutti gli altri: la Commissione dovrà infatti, messi al bando ideologie e interessi di parte, individuare e mettere in luce quali siano le effettive minacce alla salute degli oceani. Insediata lo scorso 12 febbraio sotto la guida di José María Figueres, ex presidente del Costa Rica, Trevor Manuel, dello staff della Presidenza del Sudafrica e David Miliband, ex ministro degli Esteri britannico, al Global Ocean Commission si è riunita per la prima volta a Cape Town, in Sudafrica, proprio negli scorsi giorni: "La salvaguardia degli oceani e della loro biodiversità ha profonde ricadute economiche e sociali. Noi tutti dipendiamo dagli oceani - sottolinea José María Figueres - ci danno cibo, ossigeno e catturano l’anidride carbonica responsabile del surriscaldamento del pianeta. Purtroppo evidenze scientifiche dimostrano che la pressione dell’uomo sugli oceani è in continua crescita. Basti pensare alla pesca illegale o all’incremento delle emissioni di anidride carbonica che rende le acque più acide. La salute degli oceani rappresenta sia un imperativo etico, nonché un'opportunità economica. Si tratta di una questione di cui è assolutamente necessario interessarci, se vogliamo che i nostri figli e i nostri nipoti ottengano da essi gli stessi benefici di cui ha goduto la nostra generazione".
Una consapevolezza ormai diffusa come il desiderio di porre fine allo sfruttamento indiscriminato degli oceani, confermato dai risultati del sondaggio presentato proprio alla vigilia della presentazione ufficiale del nuovo organismo internazionale: l’85% delle persone che hanno risposto al sondaggio (effettuato su scala globale) si dice favorevoli a politiche rispettose degli ecosistemi acquatici. Un sentimento condiviso che approfondiremo a Slow Fish (Porto Antico di Genova dal 9 al 12 maggio) durante gli incontri dei Laboratori dell'acqua che offriranno momenti di scambio, confronto e discussione tra il pubblico e i maggiori esperti del settore, biologi, ricercatori, giornalisti, cuochi e pescatori. Non mancate! Fonte: SlowFood.
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