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14 FEBBRAIO 2013
PCP, IL PARLAMENTO EUROPEO VOTA LA SUA RIFORMA, AL VIA IL "TRILOGO" CON CONSIGLIO E COMMISSIONE
Il rapporto Rodust, votato a maggioranza, presenta luci ed ombre: inascoltate le Associazioni Europee della Pesca per rendere il divieto dei rigetti in mare più gestibile.
"Le reazioni di entusiasmo espresse da più parti sul voto del Parlamento al Rapporto Rodust, che definisce la posizione del PE sulla proposta di riforma della PCP presentata dalla Commissione, oltre ad essere premature, su questa posizione infatti sarà ora avviato il trilogo con Commissione Europea e Consiglio per arrivare ad un testo definitivo entro l'anno, non sono completamente condivisibili" afferma dall'Alleanza delle Cooperative Italiane della Pesca, che sollecita il Governo a considerare le istanze della categoria nella ormai prossima trattativa.
"Non è la prima volta che l'Unione Europea promette l'Eldorado della pesca e del mare. Questa volta è toccato al Parlamento Europeo delineare una riforma che purtroppo si presenta ancora come l'ulteriore perfezionamento di una grande macchina di sorveglianza panottica. Nel delineare sorti magnifiche e progressive, con la previsione di 37mila nuovi posti di lavoro dal 2020, anche l'Europarlamento - dichiara l’Alleanza - omette di considerare l'impatto socio-economico di questa transizione, che, per centrare gli obiettivi di sostenibilità ambientale, imporrà una riduzione della flotta del 40% entro il 2022, con prevedibile corrispondente decremento dei livelli occupazionali".
Dato questo scenario, è difficile credere che questo sia il modo di "trasformare la pesca in fonte di nuovi posti di lavoro".
"Ci accontenteremmo volentieri di un obiettivo meno ambizioso, cioè quello di mantenere le migliaia di posti di lavoro che rischiano di essere spazzate via, vista l'assenza di adeguate misure di accompagnamento socioeconomico indispensabili per affrontare il processo di riforma (politiche per il rafforzamento del sistema imprenditoriale, misure per ristrutturazioni e fusioni, sostegno per il credito, aiuti per la diversificazione dell'attività, la riconversione professionale, la formazione e la sicurezza per i lavorati)" precisa l’Alleanza. "Difficile anche accettare che mentre si chiedono sforzi straordinari ai pescatori, per garantire la salute del mare non vengano sollecitate nel contempo azioni mirate alla riduzione dell'inquinamento, dell'impatto dei cambiamenti climatici, etc" sostengono le associazioni. Poche le novità rispetto al testo approvato in Commissione Pesca: rimane il raggiungimento della massima cattura sostenibile degli stock entro il 2015, ma ove non possibile entro il 2020, si conferma la scomparsa delle concessioni di pesca trasferibili, la formulazione da parte degli Stati membri dei loro Piani di Gestione Pluriennali, la formazione di nuovi Comitati Consultivi (tra gli altri uno per l'acquacoltura ed uno per il mercato). Approvato un emendamento sull'accesso esclusivo o preferenziale alla piccola pesca. Respinto l'emendamento che dava una nuova definizione della piccola pesca costiera e quello teso ad introdurre l'obbligo di istituire il divieto di pesca in aree per almeno il 10% delle acque territoriali. Respinto, purtroppo, anche l'emendamento presentato dall'Eurodeputata Fraga (PPE) per rendere più gestibile il divieto dei rigetti in mare come auspicato dalle Associazioni Europeche e Cogeca. Il divieto dei rigetti in mare e quindi l'obbligo di sbarco di tutte le catture a terra dovrebbe per il PE rimanere obbligatorio dal 1 Gennaio 2014 per la pesca delle specie pelagiche e dal 1 Gennaio 2017 per tutti gli altri tipi di pesca. "L'appoggio bipartisan all'emendamento Fraga (per gli Eurodeputati italiani da De Castro a La Via) non è stato sufficiente a battere un voto ideologico su una proposta che se fosse approvata nell'attuale versione anche dal Consiglio comporterebbe infinite complicazioni operative e gestionali alla pesca europea sia a bordo dei pescherecci che a terra" ribadisce l’Alleanza. Fonte: LegaPesca.
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