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13 FEBBRAIO 2013

IL PROBLEMA DELLE VONGOLE ALLOCTONE DEL LAGO MAGGIORE
L’invasione risale al 2007. È in quell’anno che la Corbicula fluminea e la Sinadonta woodiana, due molluschi provenienti dall’Asia, sono arrivati nelle acque del Lago Maggiore, minacciandone l’ecosistema. Queste vongole, sono state trasportate da alcune imbarcazioni provenienti dall’Oriente e nelle acque dolci del Lago Maggiore hanno trovato un habitat ideale per moltiplicarsi.
La primavera e l’estate sono le due stagioni che favoriscono la proliferazione. Nel luglio 2012 l’invasione, partendo da sud, aveva raggiunto Laveno sulla sponda lombarda, e Pallanza su quella piemontese: tre miliardi di esemplari secondo le stime di sette mesi fa. Il CNR, che ha individuato il fenomeno, sta monitorandone l’espansione; aveva valutato una densità di 2.800 esemplari per metro quadro, più che tripla rispetto a quella di 900 esemplari per metro quadro misurata nel novembre 2011. Nell’ultimo rilevamento, effettuato una settimana fa, a fronte di una riduzione del numero di esemplari, fisiologica nella stagione invernale, è stata notata una proliferazione piuttosto anomala di larve che ammonterebbero al 50% dei molluschi viventi. Un dato, dunque, che non promette nulla di buono in vista delle stagioni più calde. L’invasione dei molluschi non è pericolosa per l’uomo ma lo è per la vita del lago. Innanzitutto perché i gusci si calcificano sul fondale creando uno strato compatto, quasi una cementificazione naturale, che pregiudica l’ecosistema, alterandone lo sviluppo dell zooplancton autoctono necessario per la sopravvivenza di alcuni pesci del luogo. Molti sono gli effetti collaterali, dallo sviluppo di alghe filamentose che intasano le reti da pesca, ai gusci maleodoranti che rendono le spiagge lacustri decisamente meno attraenti per i turisti. Al danno naturale, dunque, potrebbe sovrapporsi quello del turismo, uno dei principali settori dell’economia del Lago Maggiore. Il CNR, grazie al finanziamento dei sei Rotary Club che si affacciano sul lago e all’intervento di alcuni sponsor privati, ha presentato alla Commissione Europea il progetto PROFIT BIO (PROteomic FIngerprinting Towards an Early Warning System for Alien Species threating BIO diversity). "Si tratta di un progetto volto all’identificazione delle specie aliene sin dall’individuazione delle strutture larvali" spiega Nicoletta Riccardi, che coordina il progetto per conto del CNR. Un progetto perfettamente in linea con una recente risoluzione del Parlamento Europeo (European Parliament resolution of 20 April 2012 on our life insurance, our natural capital: an EU biodiversity strategy to 2020 - 2011/2307(INI) - ) che richiede alla Commissione Europea e agli Stati Membri la definizione e l’applicazione di misure preventive per impedire l’ingresso di nuove specie aliene e la diffusione di quelle già insediate in alcune aree del territorio. Fonte: EcoBlog.