DIDATTICA PER LE SCUOLE
LA VITA TRA LE SCOGLIERE
L'ambiente che voglio descrivervi in questo breve e certamente non esaustivo articolo, è un luogo conosciuto alle persone che abitualmente lo frequentano, per varie ragioni, come i bagnanti, i pescatori e semplici curiosi. Si tratta delle scogliere rocciose e degli scogli.
Gli ambienti rocciosi
sembrano, a prima vista, banali e privi di alcun interesse biologico, ma se osservati con più attenzione, scopriremo che essi celano delle comunità animali e vegetali caratteristici e molto particolari.
Gli ambienti rocciosi possono essere naturali o artificiali: sono artificiali quando sono costruiti dall'uomo (scogliere emerse e soffolte, barriere con massi di calcestruzzo lungo costa, per esempio a protezione della massicciata ferroviaria come in Abruzzo ecc..), allo scopo di formare una diga parallela alla linea costiera per proteggerla dall'erosione continua del moto ondoso e delle correnti, oppure per la creazione di frangiflutto o moli per proteggere le spiagge (sul reale funzionamento di questi sistemi, poco efficaci e costosi nella realizzazione e da mantenere, abbiamo scritto qui). Qualunque sia la loro origine, questi habitat sono la "casa" di innumerevoli organismi marini che, colpiti dalle onde, seccati dal sole cocente, intrappolati in pozze d'acqua ipersalate, raccolti dai bagnanti senza scrupoli, non hanno certamente vita facile. Nonostante queste avversità sanno proteggersi e spesso sono talmente ben mimetizzati che risulta davvero difficile scorgerli.
Una piccola premessa: quello che ora descriverò si basa sulla mia esperienza effettuata in coste rocciose liguri (foto qui sopra, a sinistra), su scogliere naturali e artificiali ubicate nel territorio di Celle Ligure (SV), nel corso di vari sopralluoghi effettuati in vari anni. Ricordiamo, inoltre, per chi volesse approfondire la zonazione dell'ambiente marino (coste comprese), di leggere questo articolo. Dopo queste brevi e (doverose) precisazione, passiamo a descrivere meglio questi habitat e le colonie di animali che li popolano.
1) Gasteropodi: la classe dei molluschi gasteropodi annovera il maggior numero di specie, comprende infatti, accanto a forme terrestri e di acque dolci, numerosissime specie marine (circa 80.000), di cui circa un migliaio viventi nel nostro mar Mediterraneo. I gasteropodi, anatomicamente, presentano un corpo asimmetrico, con il capo ben differenziato e con un piede muscoloso ventrale, che può essere esteso o anche rudimentale; la conchiglia può essere interna o più spesso esterna all'animale ed è formata da un solo pezzo, per questo i gasteropodi sono chiamati anche univalvi. Infine presentano un rivestimento interno chiamato mantello che ha la funzione di secernere la conchiglia.
Le patelle (immagine a lato) sono i gasteropodi più facili da osservare sulle coste rocciose e le scogliere; presentano una conchiglia rotondeggiante, a forma di "cappello cinese". Da non confondere con le fissurelle che hanno un foro all'apice della conchiglia. A volte sono coperte da alghe e incrostazioni, tuttavia anche un occhio poco allenato permette di distinguerle sugli scogli. Le patelle resistono abbastanza a lungo nella zona emersa perché riescono a conservare una piccola quantità d’acqua all'interno della loro conchiglia. Sono saldamente annesse alle rocce grazie alla presenza di un "piede muscoloso", il quale genera una pressione negativa all'interno della conchiglia, dunque quasi impossibile da staccare con le mani (per le specie del Mediterraneo occorre una forza pari 15 Kg per staccarle). Sono altresì in grado di resistere all'enorme pressione delle onde durante il mare in tempesta. Una caratteristica delle patelle è quella, curiosa, di spostarsi sempre e solo a sinistra. Di notte, quando pascolano, percorrono, appunto verso sinistra, una traiettoria ad arco di 1 metro al massimo di diametro, per poi tornare a ritroso al punto di partenza.
Le patelle annoverano circa 400 specie diffuse in tutto il mondo, di cui una decina di queste vivono nel Mar Mediterraneo (Patella caerulea, P. rustica, P. ulyssiponensis, P. ferruginea ecc...). Dal punto di vista sistematico sono molluschi appartenenti all'ordine Docoglossa che, tra l'altro, è il più primitivo della sottoclasse Prosobranchia a cui appartengono; presentano, tra l'altro, alcuni organi pari a testimonianza di una originari simmetria bilaterale, con alcuni caratteri anatomici che permette di collegarli filogeneticamente ai bivalvi e agli scafopodi.
I trochidi sono gli altri gasteropodi che possiamo osservare tra gli scogli; sono anch'essi, come le patelle, molluschi prosobranchiati e appartengono al sottordine Vetigastropoda. Possiedono una conchiglia conica, con disegni e ornamentazioni molto caratteristiche, dall'interno madrteperlaceo. Sono caratterizzati da un opercolo circolare multispiralato e corneo. Si tratta di molluschi non facili da classificare, ma facili da scorgere perché spesso si concentrano in zone limitate. Tra le specie più comuni ricordiamo Osilinus articulatus, O. mutabilis e O. turbinatus. Allo stesso gruppo dei trochidi appartengono le gibbule (Gibbula sp), presenti in Mediterraneo con molte specie, una quindicina delle qual abbastanza comuni.
2) Bivalvi o lamellibranchi: meno numerosi dei gasteropodi, presentano conchiglie composte da due valve, tenute insieme da una cerniera costituita da un insieme più o meno complessa di denti, lamine e fossette che si incastrano tra di loro, e da un legamento che può essere aperto o chiuso a piacimento dall'animale stesso, grazie a due muscoli adduttori, anteriore e posteriore; le due valve possono essere uguali tra loro o completamente diverse. Sono animali prevalentemente filtratori, la gran parte di loro infatti vive infossata nel sedimento, ma vi sono delle specie, come nel nostro caso ,che si sono specializzati a vivere su substrati rocciosi duri.
Nelle zone rocciose anche i bivalvi sono ben rappresentati, infatti possiamo osservare, nella zona appena sommersa, incollati con il loro bisso (filamento corneo che usano per fissarsi a qualsiasi substrato duro), dei mitiloidi come ad esempio Mytilus galloprovincialis, dalla conchiglia allungata chiamata comunemente "unghie di strega", la comune cozza, dal colore nero-blù lucente e grigio-azzurro all'interno. I bordo del mantello è arancione vivo nelle femmine e bianco nei maschi (qui trovi tutto sui mitili).
3) Crosatacei: tra gli scogli, specialmente dentro le pozze d'acqua salata e sotto le alghe ammucchiate dai marosi, abbondano molte specie di cristacei. Molte sono talmente piccole da risultare quasi invisibili, altre sono ben nascoste ed occorre, per stanarle, rovistare un po' tra i residui algali e legnosi. Tra le specie più facilmente visibili vi sono comunque i "denti di cane" o balani, ovvero cirripedi che possiedono un carapace formato da placche calcaree, con le quali si fissano al substrato roccioso; il corpo dell'animale è contornato da valve opercolari mobili, che possono essere chiuse a piacimento dell'animale. Quando sono aperte, è possibile osservare piccole appendici filamentose, i cirri, ovvero gli arti dell'animale. Sulle rocce è comune la specie Chthamalus stellatus.
Tra gli scogli vive il granchio corridore (Pachygrapsus marmoratus); presenta un carapace appiattito e pressoché quadrangolare, con margini laterali rettilinei e paralleli. Le chele sono robuste e più sviluppate nei maschi. Nei giovani il dorso presenta un colore grigio rossastro, mentre negli esemplari adulti è brunastro-violaceo. Vive nelle acque superficiali, ma lo si può osservare anche fuori dall'acqua, può infatti resistere per alcune ore, cibandosi di detriti organici e di piccoli invertebrati.
4) Echinodermi: questo gruppo di animali annovera ricci di mare e stelle marine. Presentano uno scheletro dermico calcareo ben sviluppato e ricoperto di aculei, da qui il loro nome echinodermi, che appunto significa "pelle spinosa". Le loro larve conducono vita pelagica prima di adagiarsi sul fondo marino, dove raggiungono lo stato adulto, subendo varie metamorfosi.
La classe degli Echinoidi comprende circa 950 specie, ripartite tra ricci regolari e irregolari. I ricci regolari hanno forma sferica; sul lato ventrale vi è posizionata la bocca, mentre al centro del lato dorsale si trova l’ano. Nella bocca vi sono 5 robusti denti calcarei che costituisce il loro apparato masticatore, chiamato "lanterna di aristotele". I ricci irregolari invece sono di norma ovoidali, a forma di cuore o comunque schiacciati dorso-ventralmente. Presentano una simmetria bilaterale con la bocca spostata in avanti e l'ano in posizione arretrata posteriormente. Gli aculei sono più corti e spesso sono più arcuati e rivestono l'animale, come fossero un manto di pelo.
Tra le specie più comuni ricordiamo Arbacia lixula o riccio di mare maschio o riccio nero, e Paracentrotus lividus o riccio di mare femmina, detto anche riccio di scogliera. Il primo è di un colore nero lucido, con aculei lunghi fino a tre centimetri, mentre il suo guscio è di colore rosa o grigio; è più attivo durante la notte, quando è in grado di spostarsi rapidamente per brucare alghe incrostanti, ma si posiziona spesso anche alla luce del sole. Non è capace di ricoprirsi di alghe e altro materiale per mimetizzarsi.
Paracentrotus lividus invece presenta colori variabili che vanno dal violetto scuro al brunastro verde; il suo guscio (o echino) è di colore verde con una zona violacea intorno alla bocca. I suoi aculei sono più robusti e più radi rispetto alla specie precedente. Attivo maggiormente di notte, non ama la luce del sole ed è in grado di ricoprirsi di alghe per mimetizzarsi. Si nutre non solo di alghe e foglie di posidonia, ma anche di spugne e piccoli celenterati.
La denominazione riccio maschio e femmina non ha nessuna valenza scientifica e non ha neanche a che vedere con il sesso della specie, probabilmente si riferisce solo alla scarsa qualità alimentare delle uova nel genere Arbacia.
5) Poliplacofori: qualche volta, nelle nicchie rocciose, sotto le pietre, nella zona di marea e a basse profondità, si possono scorgere strani organismi che assomigliano a dei porcellini di terra, quelli che comunemente osserviamo nell’humus. Questi però sono marini e sono comunemente conosciuti col nome di chitoni. Questi molluschi presentano un corpo appiattito, provvisto di una conchiglia formata da otto piastre calcaree articolate, che permettono all'animale, in caso di pericolo, di appallottolarsi. Possono raggiungere la lunghezza di 4- 5 centimetri. Si nutrono di microalghe.
Questi bizzarri organismi, appartenenti alla classe Polyplacophora, presentano evidenti caratteri di primitività, infatti sono comparsi nel periodo Carbonifero dell'era Paleozoica.
La specie che comunemente si osserva tra gli scogli liguri è Chiton olivaceus.
6) Alghe: anche le alghe sono ben rappresentate in questi habitat. Tra le varie specie ricordiamo il lichene marino (Lithophyllum lichenoides, che è una rodoficea o algha rossa) che, nonostante il nome, è un'alga a tutti gli effetti, trattasi infatti di un'alga fortemente calcificata, che forma cuscinetti molto duri ed estesi su substrati rocciosi in acque superficiali. Nelle zone di marea forma cornicioni noti col nome di trottoir ("marciapiede" in lingua francese) che abbiamo trattato nel dettaglio qui.
Tra le alghe verdi o cloroficee vi è Codium fragile, che vive nelle nicchie costiere in vicinanza della superficie, così come Cystoseira che però appartiene alle Fucales, un gruppo di alghe brune (o Phaeophyta).
Come abbiamo visto, quindi, non esistono ambienti naturali privi di interesse naturalistico; ogni posto della terra può celare una comunità complessa di organismi che vivono e interagiscono tra loro, creando biotopi particolari, molto interessanti, come quelli delle scogliere.
ARTICOLI CORRELATI
- LA VITA SU UN LITORALE FANGOSO (didattica per la scuola)
- LA VITA SU UN LITORALE SABBIOSO (didattica per la scuola)
- I PICCOLI MOLLUSCHI DEGLI SCOGLI (didattica per la scuola)
- LA ZONAZIONE DELL'AMBIENTE MARINO parte prima
- LA ZONAZIONE DELL'AMBIENTE MARINO parte seconda
- LE ALOFITE
Questo articolo è protetto da Copyright © e non può essere riprodotto e diffuso tramite nessun mezzo elettronico o cartaceo senza esplicita autorizzazione scritta da parte dello staff di BiologiaMarina.eu.
Ideazione: Pierfederici Giovanni - Progetto: Pierfederici Giovanni, Castronuovo Motta Nicola.
Prima Pubblicazione 31 Lug 2006 - Le immagini dei Collaboratori detentori del Copyright © sono riproducibili solo dietro specifica autorizzazione.
Si dichiara, ai sensi della legge del 7 Marzo 2001 n. 62 che questo sito non rientra nella categoria di "Informazione periodica" in quanto viene aggiornato ad intervalli non regolari
XHTML 1.0 Transitional – CSS