I MARI DELLA PREISTORIA - terza parte-
Dopo aver introdotto nella prima parte l'argomento inerente i mari dell'era Paleozoica, e nella seconda parte i mari del Mesozoico, continuiamo il nostro viaggio nell'era Cenozoica.
ERA CENOZOICA
L'era Cenozoica (Ceno = nuova, zoon = vivente), o Terziaria, è il periodo di tempo compreso tra i 65 e i 2 milioni di anni fa. Il passaggio dalla precedente Era Mesozoica è caratterizzato da due avvenimenti molto importanti della vita sulla terra, il primo di questi avvenimenti fù la grande estinzione che si verificò nel Cretaceo e che portò alla scomparsa dei dinosauri, dei rettili volanti, dei rettili marini ed altri gruppi di organismi; il secondo evento fu una forte regressione marina che fece emergere grandi estensioni di terre. A questa prima fase di emersione fece seguito dopo pochissimo tempo una nuova trasgressione marina che portò nuovamente le acque a sommergere le terre emerse, e questa non fù che la prima delle numerose oscillazioni dei mari che caratterizzarono quasi tutto questo periodo.
Il fatto più importante verificatosi in questa era, fu certamente lo sviluppo imponente di un gruppo di animali che occupò in breve tempo tutte quelle nicchie ecologiche lasciate vuote dagli animali scomparsi nell'era precedente. Si tratta dei mammiferi. Quest'ultimi erano già presenti nell'era Mesozoica, ma erano ridotti sia nel numero che nelle abitudini (erano notturni) relegati al solo ruolo di comparsa, sovrastati dalla massiccia presenza dei grandi rettili allora dominatori assoluti. L'era Cenozoica si suddivide in due parti o sistemi: Paleogene (= nascita antica) e il Neogene (=nascita nuova). A sua volta il Paleogene si suddivide in:
- Paleocene (65 - 55 M.a.)
- Eocene (55 - 40 M.a)
- Oligocene (40 - 22 M.a.)
Mentre il Neogene si suddivide in:
- Miocene (22 - 5 M.a)
- Pliocene (5 - 2 M.a)
L'era Terziaria o Cenozoica è suddivisa anche in Terziario inferiore (62 - 23.5 M.a) che comprende appunto Paleocene, Eocene e Oligocene, e in Terziario superiore che comprende Miocene e Pliocene. Il T. inferiore classicamente indica l'inizio dell’era dei mammiferi nei mari. I pesci, assunsero forme moderne, e alcuni mammiferi della terraferma migrarono nei mari trasformando i loro arti da zampe a pinne, dando così origine al gruppo dei Cetacei. Il T. superiore fu caratterizzato da un certo raffreddamento del clima e nei mari miocenici apparve il pesce più grande mai esistito, lo squalo Megalodon (squalo dai grandi denti), che cacciava foche, balene e gli stessi squali. Questo gigante dei mari, poteva raggiungere (si presume) i 15 metri di lunghezza, e fino a poco tempo fa era considerato l’antenato dell’attuale squalo bianco.
L'ERA TERZIARIA INFERIORE (PALEOGENE)
IL PALEOCENE
La fauna dei mari epicontinentali Paleocenici (mari interni ai continenti), è molto varia, oltre ai molluschi, agli echinodermi, ai celenterati e ai crostacei già presenti, vi fu uno sviluppo massiccio di nuovi organismi come ad esempio le Nummoliti, che erano dei Foraminiferi di grandi dimensioni, provvisti di un guscio lenticolare a forma di moneta, ed erano caratterizzati da una rapida evoluzione biologica. Grandi assenti nei mari di questo periodo sono invece le ammoniti, che sono state spazzate via dalla grande estinzione avvenuta a fine Cretaceo.
Nel Paleocene anche i cieli erano solcati da nuovi generi di insetti e da uccelli dalla fisionomia e dalla forma ormai quasi "moderna", mentre sulle terre emerse cominciarono a svilupparsi nuovi gruppi di vertebrati e di mammiferi. La flora si diversificò ulteriormente ed apparvero piante affini alle attuali angiosperme.
Un giacimento che ben rappresenta questi cambiamenti evolutivi è il famoso sito paleontologico di Santo Domingo, caratterizzato da stupende fossilizzazioni in ambra. L'ambra come sappiamo è la resina fossilizzata trasformata di antiche piante. Le specie vegetali in grado di essudare questa resina erano tra le più varie, come la conifera Pinites succinifer dalla quale provengono gli immensi accumuli di resina ritrovati nel Baltico, oppure dalla sequoia Sequoioxylon gypsaceum che caratterizza i giacimenti di ambra della Romania. Nella fattispecie dell'ambra Dominicana essa deriva dagli accumuli di resina di una leguminosa tipica delle foreste subtropicali preistoriche, l' Hymenaea protera.
Foglia di Hymenaea protera imprigionata nella sua stessa resina. Fonte: Plant resins, Timber Press
L'ambra dominicana si trova in ricchi depositi in vari luoghi della Cordigliera settentrionale e ad est della capitale Santo Domingo. Questi giacimenti erano noti già da Cristoforo Colombo in occasione del suo secondo viaggio nel continente americano, ma solo dopo la seconda guerra mondiale iniziò lo sfruttamento e il commercio vero e proprio dell'ambra dominicana.
In questo giacimento sono stati ritrovati molti resti perfettamente conservati di vari organismi, come insetti e aracnidi (ragni, coleotteri, lepidotteri ecc), vegetali (muschi, fiori, frustuli), ma anche piccoli vertebrati come ad esempio piccoli anolidi, lucertole simili ai gechi appartenenti ad una tipica famiglia di sauri esclusivi del Nuovo Mondo, che possiedono appendici provvisti di organi adesivi come i più comuni Geconidi.
L'EOCENE
Nell'Eocene le terre emerse assunsero una posizione e una forma simile a quella attuale. Ll'India iniziava il suo spostamento e la sua successiva collisione con l'Asia, mentre l'Australia si spostava verso nord, allontanandosi progressivamente dall'Antartide. Di conseguenza la zolla Africana proseguiva il suo lento avvicinamento alla zolla Europea, con una rotazione antioraria che provocava la compressione dei fondali marini della Tetide. In questo periodo il clima si mantenne molto caldo e la vegetazione di tipo tropicale si estese fino ai circoli polari.
In questo contesto i mammiferi proliferarono con nuovi gruppi, come gli Artiodattili, gli Periodattili, i Chirotteri, i Proboscidati, i Cetacei e i Sirenidi, mentre i mari erano popolati da pesci di tipo moderno, coralli vari, molluschi, briozoi, echinodermi e da numerose specie di nummuliti, tanto che quest'ultime con la loro espansione e diffusione, caratterizzarono tutta l'epoca Paleogenica e per questo motivo che questo lasso di tempo è stato chiamato dagli studiosi periodo Nummulitico. Questi organismi si sono dimostrati quindi degli ottimi fossili guida, per la datazione degli strati rocciosi in cui si sono fossilizzati. Tra i molti giacimenti esistenti caratterizzanti l'Eocene, due particolari siti paleontologici ben testimoniano l'evoluzione dei mammiferi e della vita nei mari peculiari di quel tempo.
Il primo giacimento, è ubicato in Germania, a Messel.
La cava di Messel, situata a pochi chilometri dall'abitato di Darmstadt, era a quei tempi un lago, circondato da una vegetazione rigogliosa di cui esistono numerose testimonianze fossili. Vi erano palme, fichi, ninfee, lauri e noci. Questa fascia vegetazionale era popolata da diversi animali, soprattutto mammiferi, che dopo la loro morte e per varie cause, sprofondarono nei sedimenti argillosi, dove condizioni di anossia e l'assenza di correnti ne impedirono la decomposizione e favorirono il processo di fossilizzazione.
In questo giacimento sono stati individuate circa 70 specie diverse di mammiferi, tra i quali possiamo citare marsupiali, chirotteri, insettivori, squamati, roditori, equidi ecc.
Il perfetto stato di conservazione, ha permesso agli studiosi di ricostruire anche con una certa precisione le modalità di vita, di locomozione e di alimentazione. Fra i più importanti rappresentanti di vertebrati ritrovati possiamo ricordare l' Eomanis, che era un piccolo pangolino, oppure l'Eurotamandua, primo rappresentante del gruppo dei formichieri apparsi sulla terra, l'Archaeonycteris, un pipistrello lungo 10 centimetri e già perfettamente adattato al volo, nonchè il Propalaeotherium, che appartiene alla linea evolutiva degli Equiodei primitivi.
Ricostruzione di Eurotamandua
Il secondo giacimento è tutto italiano, trattasi del sito paleontologico di Bolca, ubicato sui monti Lessini, in Veneto. I resti fossili che vi si rinvengono sono conservati in calcari giallastri ben stratificati, molto fossiliferi, ed è ciò che rimane di una zona litorale molto frastagliata, allora ricca di scogliere coralline, che sbarravano le insenature delle coste, e davano origine a piccoli bacini più o meno chiusi, caratterizzati da acque tranquille e da una deposizione continua di sedimenti. Questi bacini erano in comunicazione precaria con il mare aperto, ricco di vita animale, intorno ai quali vi erano dei vulcani, le cui eruzioni riscaldavano le acque costiere ed aumentavano la concentrazione di gas venefici che distruggevano ogni forma di vita. Si venivano così a creare delle correnti ascensionali dovute al forte riscaldamento, che portavano i resti degli organismi in superficie e li spingevano all'interno di questi bacini, ove si depositavano sul fondo fossilizzandosi. Da questo giacimento provengono oltre 160 specie diverse di pesci tropicali, fra i quali possiamo citare il famoso pesce farfalla (Eoplatax papilio), il rombo indiano (Mene rhombea, foto qui sotto) e il pesce Angelo (Naseus rectifrons), oltre a 120 specie di piante marine e continentali, nonche vermi, crostacei, insetti e resti di rettili e di uccelli.
L'OLIGOCENE
Questo periodo fù caratterizzato da vari cambiamenti climatici, e dallo svilupparsi di un nuovo tipo di vegetazione con il diffondersi di piante appartenenti al grande gruppo delle Angiosperme (=piante con fiori evidenti) che soppiantarono quasi interamente le Gimnosperme (=piante con fiori nascosti). Altro fatto saliente di questo periodo è stato la comparsa e la conseguente diffusione di nuovi tipi di mammiferi, che occuparono i più svariati ambienti, sia continentali che marini, a volte anche con forme gigantesche. Il clima caldo, a volte tropicale, favorì la formazione di ampie scogliere coralline, popolate da ricche associazioni di organismi come molluschi, ed altri organismi bentonici. Intorno a queste barriere coralline vi nuotavano anche dei stupendi pesci colorati, tipici di questo ambiente.
Un giacimento paleontologico, fra i molti esistenti, che rappresenta molto bene le forme di vita citate sopra, è il famoso giacimento italiano del torrente Chiavon, ubicato nel Veneto, e più precisamente in territorio Vicentino. Questo giacimento è composto da una serie di strati calcarei marnosi, che si susseguono per una lunghezza di circa trecento metri, lungo le sponde e nel letto del torrente, chiamato appunto Chiavon bianco. In questi strati sono stati ritrovati vari esemplari perfettamente conservati di pesci, e di altri organismi marini.
Tra i pesci ritrovati possiamo citare i seguenti generi: Mene, Sparnodus, Sphyraena, Lates, Blotichtys, Scatophagus. Questi pesci affini a quelli che vivono oggi nei mari della regione Indo-Pacifica, evidenziano un carattere spiccatamente tropicale all'ittiofauna di questo giacimento, difatti da questi ritrovamenti si evince che in origine questo sito doveva esserei un ambiente di mare non molto profondo con acque calde e tranquille.
L'ERA TERZIARIA SUPERIORE (NEOGENE)
Il periodo Neogenico, che ebbe la durata complessiva di 20 milioni di anni, comprende come detto il Miocene e il Pliocene. Il passaggio tra il Paleogene e il Neogene è caratterizzato dalla scomparsa completa e improvvisa delle Nummuliti e da una trasgressione marina, che fece seguito ad un ritiro dei mari, avvenuto verso la fine del periodo suddetto, di conseguenza il nostro Mar Mediterraneo rimase isolato dal Mar Rosso e dall'Oceano Atlantico e perse così definitivamente gli sbocchi nell'Oceano Indiano. La Paratetide rimasta isolata si trasformò a poco a poco in un lago o più laghi salati, di cui il Mar Caspio, il Lago Balaton e il Lago d'Aral, sono oggi gli ultimi grandi testimoni di questo evento.
IL MIOCENE
Durante il Miocene si realizzò una nuova configurazione paleogeografica, riguardante il bacino Mediterraneo. Una fase di fratture provocò l'apertura del Mar Ligure, con la formazione di un nuovo bacino, le acque invasero tutta l'attuale pianura Padana ed il resto dell'Italia, lasciando emerse ben poche zone, tra cui parte della Sardegna e della Corsica. Altro fatto saliente avvenuto verso la fine del periodo Miocenico (Messiniano), fù la chiusura di ogni comunicazione tra l'Oceano Atlantico e il Mediterraneo, quest'ultimo prosciugò quasi del tutto, poichè l'evaporazione è ancora oggi, come allora, maggiore dell'afflusso di acqua per apporto fluviale. Una stima del'attuale tasso di evaporazione parla di bem 4.000 Km cubi. Sul fondo dell'attuale Mediterraneo si formarono imponenti masse di evaporiti e principalmente depositi di gesso, che testimoniano questo evento.
Una ricostruzione del possibile scenario del Mediterraneo evaporato di 6.5 milioni di anni fa. Le prove a sostegno di tale evento sono molteplici. Uno strato di sale spesso 1500 metri presente sotto 150 metri degli attuali sedimenti del fondo del Mediterraneo, associato a organismi fotosintetici; i canyon dei fiumi europei proseguono anche sotto il livello attuale, per esempio il canyon del Rodano giunge sino a 900 metri di profondità. Esiste anche un canale del fiume Nilo che prosegue ben oltre l'attuale livello marino, a 2500 metri di profondità sotto gli attuali sedimenti del suo delta. Sia Il Rodano che il Nilo formavano delle cascate alte circa 1500 metri. Poi 3.5 milioni di anni fa cedette la faglia che separa la Spagna dal Marocco attuali e l'acqua dell'Atlantico cominciò ad entrare ad un ritmo stimato di 160 Km cubi al giorno, e le tante cascate sullo stretto di Gibilterra erano alte circa 3.000 metri. In 100 anni il Mediterraneo si riempì di nuovo e venne popolato da nuove specie. Fonte immagine: Airone Mare 1987 (vedere bibliografia).
Un famoso giacimento paleontologico di questo periodo, è situato a Mondaino, in Romagna. In questo giacimento sono stati trovati vari resti di pesci perfettamente conservati in strati di "Tripoli". Con il termine di Tripoli, si intende comunemente una roccia sedimentaria di colore chiaro, porosa, friabile, costituita prevalentemente da resti di microrganismi animali e vegetali. L'ingente abbondanza di questi resti è da mettere in relazione con fenomeni di eutrofizzazione delle acque, cioè a momenti di vera e propria esplosione di fitoplancton. Questa stratigrafia rappresenta l'espressione sedimentaria, della famosa crisi di salinità Miocenica Messiniana. Tra i fossili marini di pesci ritrovati possiamo citare le seguenti Famiglie: Clupeidae (sardine), Myctophidae (pesci lanterna), Sygnathidae (pesci ago), Soleida (sogliole), Bregmacerotidae, Carangidae, Merluccidae e molti altri.
IL PLIOCENE
Questo periodo ebbe una durata di poco superiore ai tre milioni di anni, durante il quale il clima divenne sempre più freddo ed arido. In quell'epoca si sviluppò una vegetazione di tipo attuale, si formarono la tundra, la taiga e le praterie temperate. Si diffusero notevolmente i grandi mammiferi erbivori, e in Africa comparvero e si svilupparono i primi Australopitechi e i più antichi progenitori dell'uomo primitivo; mentre in Europa il Mar Mediterraneo assunse la fisionomia attuale, anche se era più esteso e ricopriva l'intera pianura Padana.
Un famoso giacimento Italiano del Periodo Pliocenico è il sito paleontologico di Castell'Arquato, vicino a Piacenza. Questo giacimento è costituito da calanchi costituiti da sabbie, ed è quello che resta di una parte di un grande golfo chiamato "Padano", in quanto occupava gran parte dell'attuale pianura Padana, ed è per questo motivo che nei Calanchi vi si possono rinvenire vari organismi marini come ad esempio molluschi, gasteropodi, scafopodi ed altri invertebrati. Ma non solo, infatti sono stati trovati anche resti di grossi Cetacei, quali balenottere e delfini. Un importante ritrovamento è avvenuto nel 1983, quando nei calanchi di Rio dei Carbonari, presso Tabiano di Lugagnago, è venuto alla luce un cranio perfettamente conservato di Balaenoptera acutorostrata. Il reperto giaceva inglobato in sabbie fini argillose, ricche di altri fossili marini (mitili, ostreidi ecc.), che indicavano un ambiente di sedimentazione poco profondo, prossimo alla costa.
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BIBLIOGRAFIA
- George O. Poinar - Life in amber. Stanford University Press, 1992
- David Attemborough - E dalle colonne d'Ercole entrò l'acqua. E la vita. AIRONE MARE 1987 P:12 - 22
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