UNA GIORNATA AL MUSEO
Visita al Museo Nazionale delle Attività Subacquee HDSI Italia
Domenica 26 Gennaio 2014, una bella giornata fresca di fine mese, ma con in cielo un sole splendente. È stata la giornata dedicata al Museo Nazionale delle Attività Subacquee, situato a Marina di Ravenna (The Historical Diving Society Italia), un luogo unico nel suo genere in Italia, che fa parte della Rete Museale della Provincia di Ravenna, dove è racchiuso, in pochi metri quadrati di spazio, il nostro passato; i ragazzi non stavano più nella pelle nel desiderio di accarezzare quel sapore antico della nostra "Storia Subacquea".
Oggi, quando ci dedichiamo alle immersioni o iniziamo un attività con il nostro istruttore, utilizziamo mezzi e tecnologie che fino a soli pochi decenni fa erano inimmaginabili e qui, nel museo, ne abbiamo molte testimonianze.
Appena arrivati ci accoglie Vincenzo Cardella, curatore del museo, una persona simpatica e disponibile che ci ha fatto da guida durante la nostra visita, illustrandoci la storia e gli aneddoti dei pezzi più significativi della collezione.
Arriviamo subito nella prima sala dedicata al "Cristo degli Abissi", nella quale si può osservare la statua originale in gesso, plasmata dallo scultore Guido Galletti per realizzare la sua opera in bronzo; la statua nacque da un'idea di Duilio Marcante che, a seguito della morte di Dario Gonzatti durante un'immersione nel 1947, propose e lavorò per la posa di una statua di Cristo sul fondale marino presso il promontorio di Portofino; il 29 agosto 1954 la statua del Cristo degli Abissi venne posta nella baia di fronte a San Fruttuoso.
Per realizzare la statua in bronzo, vennero utilizzate e fuse medaglie, campane, elementi navali quali eliche e parti di sommergibili, donati anche dalla U.S. Nav.
La statua, che è alta circa 2.50 metri, venne posata grazie anche alla Marina Militare Italiana a circa 17 metri di profondità, fu portata sul fondo attraverso il lavoro molti subacquei che collaborarono all'operazione; le braccia del Cristo, rivolte in alto idealmente a Dio in cielo, sono aperte in segno di pace.
Vedere la statua è davvero affascinante e l'occasione del museo è anche quella di permettere anche a chi non è subacqueo di ammirarla.
In questa sala poi sono conservate una camera iperbarica per utilizzo individuale e diversi oggetti dedicati alla fotografia sub, donati al museo da operatori del settore quali Folco Quillici, Raimondo Bucher, Alessandro Fioravanti, Alessandro Olschki ed altri.
Andiamo poi nella seconda sala dedicata ai lavori subacquei, nella quale sono raffigurate scene di lavoro in acqua con manichini configurati con i bibombola al seguito, vere proprie attrezzature da palombari, con le proprie zavorre pettorali, scarponi zavorrati, lo scafandro e il mitico Elmo di Rame.
È in bella mostra una delle prime mute stagne con tanto di valvole e un fantastico e antico bibombola, sul quale si può ancora osservare la leva della riserva dell'aria, ossia quel dispositivo che utilizzavano i subacquei degli anni '50 quando ancora non erano diffusi i manometri subacquei ed esaurito il gas; l'inserimento verso il basso della leva, garantiva altri 50 bar di pressione al fine di riguadagnare la superficie.
E ancora alcune tipologie di elmi da palombaro di nazionalità diverse; una domanda curiosa nasce da uno dei partecipanti, che si interroga sul come si potessero disappannare i vetri, problema che noi subacquei conosciamo molto bene e dove nei corsi impariamo la giusta tecnica al fine di risolvere l'inconveniente.
Il nostro accompagnatore ci spiega che malgrado l'aria nell'elmo affluisse sui vetri, questi si potevano ugualmente appannare e il palombaro aveva a disposizione una valvola che, comunicando con l'esterno dell'elmo, dava la possibilità al nostro marangone, altro nome con cui si identificava chi lavorava sott'acqua, di prelevare dall'esterno acqua con la bocca e riversarla poi sul vetro nella parte interna dell’oblò anteriore e questo faceva si che l'appannamento si risolvesse.
A questo punto inizia la terza sala nella quale sono raccolti innumerevoli dispositivi di erogazione dell'aria, per lo più di epoche passate, monostadio a bistadio, dal Salvas, Mistral, l'Aquilon e Technisub, alcuni esempi e poi le bellissime antiche pinne prodotte dalla Pirelli, uno dei primi produttori in Italia di materiale in gomma per uso subacqueo, una parte della biblioteca e dei quadretti, dal tema "mostri marini".
Entriamo poi nella mitica quarta e ultima sala dedicata alla Marina Militare Italiana, dove oltre alla presenza di due camere iperbariche monoposto, pompe da palombaro ed altre attrezzature, sono presenti alcuni manichini che rappresentano i primi operatori subacquei (Gamma e Piloti di S.L.C.) che indossano gli autorespiratori ad ossigeno (A.R.O.), e qui Vincenzo ci racconta la storia dei reparti subacquei della Regia Marina, di Teseo Tesei ed Elios Toschi, i quali intuirono l'importanza dell'impiego di tale apparato in operazioni militari, e questo li renderà protagonisti, assieme ai loro compagni delle gesta epiche dei piloti dei "Maiali", siluri a lenta corsa, da loro inventati.
Questi S.L.C. erano cavalcati in immersione da due operatori, che avvicinandosi alle navi nemiche (il motore di questo mezzo subacqueo, era elettrico) depositavano la testata esplosiva sotto la carena delle navi per poi allontanarsi sempre in maniera occulta grazie a questi autorespiratori che non rilasciavano bolle.
La visita poi non si poteva concludere che con il gioco più ambito da tutti, una bella foto con l'elmo di rame e ottone da palombaro indossato; una bella foto di gruppo e poi tutti insieme a fare un pranzetto a base di buon pesce.
Un consiglio che mi sento di dare a tutti i subacquei e non, è quello di andare a visitare questa bellissima raccolta di oggetti; il "fascino dell’antico passato" e della nostra storia subacquea coinvolgerà chiunque, e con le spiegazioni ed i racconti del nostro accompagnatore, che ringrazio tantissimo del tempo che ci ha dedicato, apprezzerete maggiormente i tantissimi pezzi che qui sono esposti.
Federico Gamberini
Istruttore NASE n° OWI13063624I
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