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Cod Art 0464 | Rev 00 | Data 23 Nov 2011 | Autore: Federico Gamberini

 

   

SUBACQUEA: PESATA E COMPENSAZIONE

Iniziamo la discesa, ma prima Pesata e Compensazione

Iniziamo ora a scendere in profondità, ovvero all’interno dei 5 metri e cominciamo ad occuparci di due elementi che risulteranno fondamentali in questa attività : la pesata e la compensazione.
Quando pratichiamo l’attività subacquea, uno dei nostri obiettivi sarà rimanere immobili e sospesi nell’acqua che ci circonda, sviluppando così la necessità di mantenere quello che viene chiamato assetto neutro; ovvero la forza peso del nostro corpo, che è orientata verso il basso, deve bilanciare la spinta verso l'alto, che corrisponde al peso del volume del liquido spostato (legge di Archimede). Per cui in acqua l'assetto neutro si ottiene quando la risultante tra le due opposte forze è nulla. Se la forza peso fosse maggiore, tenderemo ad affondare, assumendo quello che si chiama assetto negativo, mentre se avvenisse l’esatto contrario, tenderemo a riemergere e di conseguenza a galleggiare, assumendo quello che si chiama assetto positivo.

La nostra natura di essere umani, con l’introduzione della muta protettiva, ci "rende" prevalentemente ad assetto positivo e, per controbilanciare questa situazione, dobbiamo indossare la cintura di zavorra, che altri non è che una cintura con allegata ad essa dei pesi o piombi, che hanno appunto lo scopo di renderci più pesanti. La domanda che sorge ora spontanea allora è: "ma quanti piombi dobbiamo aggiungere alla nostra cintura senza esagerare, ovvero quale è la quantità di zavorra idonea al nostro assetto?". Assetto neutro

A tal proposito interviene il concetto di pesata, che è giustappunto la tecnica che utilizziamo per calibrare il nostro peso e raggiungere lo scopo di mantenere una buona galleggiabilità di superficie, ma al tempo stesso, al nostro comando, la possibilità di poter scendere in profondità con una velocità moderata ma decisa. La tecnica consiste nello stimare una certa quantità di pesi da riporre in cintura e quindi effettuare una prova in acqua; collocandosi in superficie, tenendo braccia e gambe ferme e contemporaneamente sgonfiare completamente il GAV con l’apposito pulsante di scarico, collocato nella parte terminale del corrugato e, con un grande respiro, cercare di riempire al massimo i polmoni, ovviamente avendo l’erogatore in bocca; a questo punto, se la pesata risultasse corretta, dobbiamo scendere fino a che il pelo libero dell’acqua raggiunga circa metà della nostra maschera.
Se ci dovessimo trovare in una condizione in cui non solo non si raggiunge la mezzeria della maschera, ma ad esempio nemmeno il nostro mento va sott’acqua, allora significa che siamo ancora troppo leggeri, ovvero il nostro assetto è 'eccessivamente' positivo, per cui dovremo aggiungere un ulteriore peso nella nostra cintura di zavorra per poi riprovare la manovra; se invece affondiamo decisamente, addirittura inabissando tutta la nostra testa, allora significa che siamo decisamente in assetto negativo e dobbiamo alleggerirci di peso.
Ecco che a questo punto abbiamo costituito un adeguato compromesso del nostro assetto e maschera sul viso; erogatore in bocca, sgonfiamo il nostro giubbotto e iniziamo la discesa.

Attenzione però allo sbalzo di pressione che incontreremo, il quale avrà un impatto diretto con i nostri spazi di aria, in modo particolare l’effetto si manifesterà nel nostro sistema uditivo, ma andiamo per gradi.
Mano a mano che scendiamo, impatteremo con una pressione dell’ambiente circostante destinata a crescere e, questo fenomeno, impatta direttamente con le parti gassose, ovvero quelle parti in cui è presente aria all’interno del nostro corpo. In modo particolare, l’attenzione corre alla membrana timpanica, che tenderà ad inflettersi, provocando fastidi e spesso dolore.
Un dolorino che, sicuramente, tutti abbiamo provato nella nostra vita quando al mare cercavamo di raggiungere un qualche cosa che era situato nel fondo e, dopo aver cercato di raggiungerlo e percorso qualche metro, cominciavamo a sentire il malessere prima descritto.
Naturalmente questo dolore non lo dobbiamo assolutamente percepire e, per raggiungere tale scopo, dobbiamo effettuare una manovra che impedisca al timpano di inflettersi, manovra che viene detta appunto di compensazione. Compensazione
Può essere applicata con tecniche diverse, tra cui le più note sono la manovra di Valsalva, la manovra di Marcante Odaglia, detta anche manovra di Frenzel e, infine, la manovra di Toynbee.
La nostra attenzione andrà sulla manovra di Valsalva che è in assoluto la più semplice da eseguire e dalla quale si ottengono normalmente dei buoni risultati.
La tecnica consiste, quando si è in fase di discesa, nel chiudersi il naso con le dita e soffiare aria dallo stesso, provocando una contrazione addominale, forzando le tube dell'Eustachio, che collegano le parti aeree, ovvero rinofaringe e parte media dell’orecchio (ostio tubarico), favorendo di fatto un apporto di aria in pressione e un conseguente equilibrio del timpano. Questa attività deve essere esercitata in tutta la fase di discesa del subacqueo, deve essere svolta senza mai forzare eccessivamente e, non bisogna mai avvertire dolore al timpano; se questo dovesse sopraggiungere, è necessario arrestare la discesa, eventualmente risalire almeno un metro e provare dolcemente la manovra fino a quando il dolore cessa. Mai (imperativo), continuare la discesa percependo il dolore.
A questo punto siamo in grado di iniziare la nostra prima immersione anche se ad una profondità di 5 metri, in piscina e in acque confinate; sostanzialmente l’avventura continua.

L’esperienza di oggi ci ha fatto 'toccare' alcuni aspetti di fisica e fisiologia, con i quali abbiamo a che fare durante l’immersione e, sono elementi fondamentali che si approcciano nella fare di teoria durante il corso Open Water, per cui è bene cominciare a valutarli e a conoscerli, ma questo sarà l’argomento del prossimo articolo.

A termine di questa trattazione vorrei spendere due parole per ringraziare gli amici di BiologiaMarina.eu che mi hanno dato la possibilità di pubblicare articoli da me realizzati con il fine di divulgare le conoscenze e la passione che nutro per il l’attività Subacquea e il Magico Mondo Sommerso……Grazie Ragazzi e, per il prossimo pezzo, andiamo sulla Fisica e la Fisiologia.

Federico Gamberini
Istruttore NASE n° OWI13063624IT

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