BiologiaMarina.eu

 

 

Cod Art 0451 | Rev 00 | Data 16 Ott 2011 | Autore: IlFattoAlimentare

 

   

LA CARNE DI SQUALO PIACE AGLI ITALIANI

Molti italiani non lo sanno, ma quando comprano in pescheria oppure ordinano al ristorante verdesca, smeriglio, spinarolo, palombo, gattuccio, mako (ma anche, a seconda delle regioni, can bianco, cagneto, missola, pallouna, nizza, stera, cagnolo, penna, vitello di mare, gattuccio... ) in realtà scelgono sempre la stessa cosa: carne di squalo. E ne vanno letteralmente pazzi, se è vero che il nostro Paese è il quarto maggior importatore di prodotti di squalo al mondo, dopo Spagna, Corea e Hong Kong e siamo i maggiori consumatori europei.

Secondo Shark Alliance, federazione che raccoglie oltre 100 tra associazioni ambientaliste e di ricerca di tutta Europa impegnate nella difesa degli squaliformi, nel 2006 l’Italia ha importato più di 13mila tonnellate di prodotti di squalo (80% congelato) di diverse specie, ma anche spinaroli e gattucci freschi refrigerati, da più di 35 paesi molti dei quali appartenenti all’Unione Europea.

La carne di squalo venduta in Italia proviene per lo più dalla Spagna (45% di tutte le catture dell'UE), le altre provengono da Vietnam, Francia e Regno Unito. A fianco della pesca tradizionale ci sono però pescatori che praticano il finning, cioè il taglio delle pinne dall'animale vivo, seguito dall'abbandono dello squalo agonizzante. Si tratta di una modalità vietata ma molto in auge in Asia per via delle caratteristiche nutritive "particolari " attribuite dalla tradizione culinaria alle pinne di squalo.

Per porre fine a una situazione che sta mettendo in serio pericolo il 42% delle oltre 40 specie del Mediterrano (calcolo fatto dall'International Unione for the Conservation of the Nature), Shark Alliance lancia la quinta settimana europea dello squalo, dal 15 al 23 ottobre, finalizzata alla sensibilizzazione dell'opinione pubblica. In questi giorni in 16 paesi europei saranno lanciate inziative, petizioni, raccolte di firme per fare pressione sul Parlamento e la Commissione Europea affiché facciano molto di più di quanto hanno realizzato finora.

Attualmente la pesca mirata agli squali non è soggetta a limiti di catture. Il risultato è che per alcune specie l'estinzione è prossima: negli ultimi 50 anni, per esempio, il numero di specie presenti in Adriatico e nel Golfo di Lione si è dimezzato, mentre le popolazioni di squalo volpe, squalo martello, smeriglio, mako e verdesca hanno subito un calo del 98%. Due anni fa l'Unione Europea si è dotata di un Piano d'Azione che ha leggermente migliorato la situazione, ma secondo molti gran parte dei buoni propositi è rimasta sulla carta, ed è evidente che molto resta da fare.

Testo integrale su IlFattoAlimentare.it a cura di Agnese Codignola.

ARTICOLI CORRELATI