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Cod Art 0186 | Rev 01 del 05 Ago 09 - 02 del 05 Apr 2013 | Data 21 Lug 2009 | Autore C. M. Nicola

 

   

 

GLI ATTACCHI DEGLI SQUALI: CONSIDERAZIONI E IMMAGINI

In diversi articoli abbiamo scritto degli attacchi degli squali nei confronti dell' uomo e teniamo a ribadire che il 90% degli attacchi avviene perché essi ci scambiano per una preda, si tratta in altre parole di un errore di identificazione. Il restante 10% invece è dato dal fatto che lo squalo ci identifica realmente come una potenziale preda o un nemico, per molteplici fattori. Questo però è da attribuirsi solo ad alcune specie di squalo, in particolare lo squalo bianco, lo squalo tigre, il gange e lo squalo mako.

Normalmente la nostra presenza in acqua è vista come una possibile intrusione nel loro territorio, quindi lo squalo mette in atto quello che in etologia viene definito "comportamento teritoriale". Lo squalo si avvicina all'intruso e lo minaccia attraverso comportamenti codificati che sono stati decifrati da poco. Se l'intruso non si accorge, magari solo perchè nuota in superficie, scatta l'attacco.

Le località dove maggiormente l’uomo può subire degli attacchi sono la California, il Sud Africa e l’Australia, per quanto riguarda uno dei predatori più eccellenti e temuto, lo squalo bianco e il lo squalo tigre. Attacchi sporadici si sono verificati lungo le coste del Brasile e nel sud est Asiatico, mentre il Mediterraneo conta pochissimi attacchi almeno da quando sono registrati. Anche le zone caraibiche contano attacchi insieme al Golfo del Messico, alla Florida. Se contiamo gli attacchi di uno squalo durante l’anno con esito mortale, ci accorgiamo che questi si possono contare sulle dita di una mano, dunque la conclusione e che gli squali attaccano l’uomo in modo accidentale.

Se valutiamo le persone che per sport o professione hanno un incontro ravvicinato con uno squalo (tenendo conto delle popolazioni che vivono sulla costa e frequentano il mare o sono in stretto contatto con l’ambiente marino) la percentuale degli attacchi è mediamente attorno al 15%. Ci sono anche situazioni spiacevoli come abbiamo citato, come nel caso dei naufragi in mare, dove gli squali, riescono facilmente a trovare di cui alimentarsi. Questi facili "attacchi" sono portati a termine da parte degli squali pelagici, che spesso si avventurano in superficie risalendo dagli abissi.

Di seguito potrete visionare alcune delle foto “crude”, tratte da Shark Attack, siete invitati a farlo solo se non impressionabili, ed è sconsigliata la visione ai più piccoli. Le foto mostrano i danni riportati dal morso di uno squalo su cose e persone, altre mostrano che cosa può celare il ventre dello squalo, altre ancora, mostrano poveri resti umani rinvenuti in mare a seguito di un naufragio.

Direi di osservare queste immagini senza il preconcetto che solitamente segue la figura degli squali che li vede come dei mangiatori di uomini, con la consapevolezza che si tratta pur sempre di un animale selvatico nel suo ambiente naturale e che spesso fugge di fronte all’uomo invece di attaccarlo, ma se lo fa, vi è un valido motivo, ricordando che non va importunato e stimolato con gesti innaturali, non aggredisce per forza tutto e qualsiasi cosa si trovi in acqua. Uno degli ultimi attacchi in ordine di tempo, è avvenuto ai danni di una turista francese nelle acque del Mar Rosso, il mese scorso. Essa si trovava a bordo di una imbarcazione insieme alle guide locali intente ad alimentare gli squali, pratica vietata in quelle zone. Ad un certo punto la turista si è tuffata in acqua ed è stata afferrata, secondo indiscrezioni, da uno squalo longimano, anche se non sembra probabile perchè la specie in questione è poco presente a quelle latitudini, potrebbe essere stata confusa con un Albimarginatus, ugualmente pericoloso e anch'esso con l'apice delle pinne bianche. La turista è stata afferrata ad una gamba da uno di essi ed il morso ha reciso la vena femorale.

Una pratica che in molte località di vacanza è offerta ai turisti, ma che nel Mar Rosso non è permessa, perché modifica il naturale approccio uomo/squalo, alterando inevitabilmente il modo di interagire nei confronti di questi predatori, e modificando le loro abitudini alimentari e la loro etologia. Questa è dunque una possibile “forzatura” e motivo di attacco da parte dello squalo.

LA PAURA DI ESSERE MANGIATI

"L'antropofagia è un elemento concreto dell'esperienza sociale infantile; esiste il desiderio di inglobare il nostro simile e quindi la paura di essere a nostra volta inglobati: mangiati. Non è dunque arbitrario pensare che questi timori vengano risvegliati in un momento di difficoltà, quando galleggiamo in un mondo alieno nel quale abitano animali che sappiamo in grado di mangiarci".

Da una intervista dello psicanalista Cesare Musatti

IMMAGINI

Cliccando sull'immagine sottostante si accede al sito di Shark Attack. Sono presenti immagini crude che potrebbero urtare la vostra sensibilità. Sconsigliamo ai più piccoli di proseguire.

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