LA BIODIVERSITÀ DELLA FAUNA DELL'OASI BOZA DI CASSANO MAGNAGO
In passato abbiamo già trattato, in alcuni articoli, l'ecosistema dell'Oasi Boza di Cassano Magnago (VA), illustrando l'importanza ecologica che esso riveste all'interno del territorio urbano locale. Ora voglio descrivervi in modo più dettagliato le mie esperienze sul campo, illustrando la biodiversità del luogo. Come ho ricordato, l'Oasi Boza è ubicata in un ambiente antropizzato, sulla sommità di una collina morenica a nord dell'abitato di Cassano Magnago (VA) ed è ciò che resta di una cava adibita tempo fa all'estrazione di argilla, per la produzione di laterizi (mattoni) di una vicina fornace i dismessa nei primi anni '70 del secolo scorso. Gli scavi hanno portato alla luce lo strato argilloso (ghiaie alterate e argilla rossa ferrettizzata) che si è poi riempito di acqua piovana, formando un lago che nel corso degli anni è stato colonizzato naturalmente da specie animali e vegetali caratteristici di zone umide. Successivamente sono stati effettuati alcuni interventi gestionali, tra cui l'impianto di alberi e arbusti tipici di boschi igrofili, che hanno portato alla situazione attuale. Il risultato finale è rappresentato da un ecosistema piuttosto complesso e di elevato valore naturalistico.
Dopo questa breve presentazione, voglio qui descrivervi le specie animali osservate in una giornata all'oasi.
Di prima mattina, appena giunto sul luogo, i primi animali che ho potuto osservare vicino al capanno di osservazione, ubicato nelle vicinanze dello stagno, sono stati vari esemplari di germani reali (Anas plathyrhynchos); all'oasi, nel periodo primaverile- estivo, sono molti i germani presenti (circa una quarantina secondo l'ultimo censimento); molti di questi sono stanziali tutto l’anno, altri sono di passaggio, provenienti probabilmente da altre zone umide dislocate nelle zone limitrofe. Questi anatidi presentano un dimorfismo sessuale abbastanza evidente, soprattutto nel periodo dell'accoppiamento; il maschio presenta una colorazione del collo verde metallico, con un collare bianco. Il petto è bruno-porporino e le zampe sono color arancio. Le femmine hanno colori meno appariscenti, tendenti al bruno (del resto anche i maschi, finito il periodo degli amori - periodo detto di "eclisse" - assumono una colorazione meno evidente, che li fa assomigliare molto alle femmine. Quest'ultime nidificano presso l'acqua al riparo della vegetazione, deponendo in media 10/12 uova, di colore biancastro. Si nutrono di sostanze vegetali ma anche di vermi, insetti, crostacei, molluschi ecc.
Poco distante, seminascosto dai canneti, vi era anche una coppia di folaghe (Fulica atra) e di alcuni esemplari di gallinelle d'acqua (Gallinula chloropus); le prime sono caratterizzate da una colorazione del piumaggio nero, con una placca frontale bianca; nidificano anch'esse nei canneti, ma talvolta anche sul terreno, deponendo 6-9 uova, incubate da entrambi i genitori. Le folaghe nuotano e si tuffano con estrema destrezza, mentre volano con riluttanza. Si nutrono sia di vegetali che di invertebrati. Le gallinelle d'acqua sono di taglia più piccola, presentano anch'esse una colorazione nera, con una placca frontale cornea di colore gialla e rossa. Le zampe sono verdastre e non sono palmate, bensì digitate, il che permette alle gallinelle di camminare con agilità sulle foglie di ninfee e nannuferi. Il loro nido è posto in prossimità dell'acqua ed ha la forma di una piattaforma costituita da intrecci di sostanze vegetali. Si nutrono di piccoli pesci.
Proseguendo il percorso, che si sviluppa ad anello intorno allo stagno, appollaiato su un ramo vi era uno splendido esemplare di airone cenerino (Ardea cinerea) il quale, sorpreso forse dalla mia presenza, si è involato con la grazia che lo contraddistingue verso una zona boschiva distante dall'invaso. Questo ardeide dal piumaggio grigiastro, predilige proprio queste zone umide dove può cibarsi di piccoli pesci, anfibi e molluschi che cattura con il suo lungo becco. Caratteristica è la posizione che assume durante il volo, tenendo le zampe ed il collo ripiegati all'indietro.
Giunto presso la zona più recondita e paludosa dell'oasi, ho potuto individuare alcuni anfibi, tra cui alcuni esemplari di rana verde (Rana synklepton esculenta) e rana agile (Rana dalmatina); in oasi sono presenti anche raganelle (Hyla intermedia), rospi smeraldini (Bufo viridis) e rettili come la biscia d'acqua o natrice (Natrix natrix).
Oltrepassata questa zona l'itinerario continua costeggiando una zona boschiva più fitta, ove numerosa è la presenza di varie specie di volatili che trovano protezione tra le foglie degli alberi, differenti a seconda delle stagioni in cui si effettua la visita. Tra questi ricordiamo a titolo di esempio il picchio rosso maggiore (Dendrocopus major) e la ghiandaia (Garrulus glandarius).
Continuando il percorso nei pressi di un piccolo canneto, ho avuto la fortuna di imbattermi in un esemplare abbastanza particolare, ben mimetizzato tra le canne vi era infatti uno stupendo esemplare di tarabusino (Ixobrychus minutus). Questo piccolo airone è un animale molto elusivo e mimetico, assai difficile da individuare, che nelle nostre zone è raro anche perché i suoi ambienti sono stati distrutti o alterati dalla presenza umana. È caratterizzato da una colorazione fulva più chiara ai lati del corpo e sul petto, mentre la coda e le ali sono più scure; il becco è robusto, lungo e giallo, sfumato di verde. Il tarabusino costruisce un nido con sostanze vegetali che recupera tra il canneto e depone 5 o 6 uova di colore bianco o leggermente azzurrine, incubate da ambedue i sessi per un periodo di 16/19 giorni. Si nutre di pesci, anfibi e insetti acquatici in generale.
Le sorprese di questa giornata però non erano finite, perché poco più avanti nei pressi di un isolotto ubicato nell'invaso, a breve distanza dalla riva, fermo su un posatoio costituito da un ramo secco di salice vi era un esemplare di martin pescatore (Alcedo atthy). Lungo circa 16 centimetri, il martin pescatore è inconfondibile grazie alla sua vivace livrea e per il suo caratteristico corpo tozzo e il robusto becco appuntito. Le parti superiori presentano una colorazione che, a secondo della rifrazione della luce, risultano blu brillante o verde smeraldo, mentre le parti inferiori sono di colore castano chiaro; la gola e le zampe sono rosse. È molto ghiotto di pesci, ma non disdegna insetti e molluschi. Lo si osserva spesso posato sui rami, da dove si tuffa per catturare le sue prede. In genere vola molto basso sulla superficie dell'acqua. Talvolta lo si nota mentre effettua la caratteristica e curiosa performance dello "spirito santo".
Voglio ricordare che in questa zona sono stati segnalati occasionalmente altri uccelli di palude, tra cui nitticore (Nycticorax nycticorax), tuffetti (Tachybaptus ruficollis), cormorani (Phalocrocorax carbo) ecc.
Anche i mammiferi sono ben rappresentati in questo ambiente, ma essendo schivi e prevalentemente notturni si osservano di rado, soprattutto quelli che frequentano il bosco; tra questi ricordiamo, a titolo di esempio, la donnola (Mustela nivalis), la volpe (Vulpes vulpes), il ghiro (Glis glis), il topo selvatico (Apodemus sylvaticus). Più facile da osservare al crepuscolo è il pipistrello albolimbato (Pipistrellus kuhlli), che sorvola la zona in cerca di cibo (zanzare e falene) e il coniglio selvatico (Oryctolagus cuniculus) accovacciato tra le erbe delle radure.
Numerosi sono gli insetti che sorvolano lo stagno, quelli più appariscenti sono senza dubbio le libellule e le damigelle.
Nelle acque un po' torbide nuotano vari pesci, tra cui carpe (Cyprinus carpio), persici trota o boccaloni (Micropterus salmoides), persici sole (Lepomis gibbosus), pesci gatto (Ictalurus melas) e scardole (Scardinius erythrophthalmus). Purtroppo dobbiamo altresì segnalare la presenza di troppe tartarughe acquatiche americane (Trachemys scripta elegans), specie alloctone che sono state rilasciate nel corso degli anni da incaute persone che, forse anche in buona fede, pensavano di dare una chance e un habitat ideale a questi rettili. esse in realtà rappresentano un'emergenza ecologica per l'ecosistema del luogo, infatti sono molto voraci in quanto si nutrono di uova e di piccoli pesci e l'alta concentrazione nelle acque del bacino rappresenta una minaccia per gli avanotti che costituiscono la base alimentare di tutti gli uccelli che vivono in Boza. Oltretutto, essendo questi rettili molto longevi e prolifici, sono difficile da conntenere e gestire.
Ultimamente, nello stesso invaso sono stati osservati alcuni esemplari di gambero rosso della Louisiana (Procambarus clarkii). Si tratta di un'altra specie alloctona introdotta, sicuramente in buona fede, ad opera di persone non competenti in materia di ecologia. Ricordiamo, a questo proposito, che ogni volta che si inserisce un animale non autoctono, esso può rappresentare una minaccia per le altre specie presenti e per l'ambiente stesso.
Come abbiamo visto, quindi, la biodiversità dell'oasi è particolarmente ricca in questo piccolo lembo di territorio, ed è proprio per questo motivo che ambienti simili alla Boza siano salvaguardati e protetti, perché costituiscono delle vere e proprie "ultime spiagge" naturalistiche dislocate nel tessuto urbano, un tempo decisamente meno povero e più sano.
Testi ed immagini di Luoni Ottavio.
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