DIDATTICA PER LE SCUOLE
UNA GIORNATA ALL'OASI BOZA DI CASSANO MAGNAGO....D'INVERNO
In un precedente articolo, abbiamo descritto la vita all’interno dell’Oasi Boza (VA), nella stagione primaverile, quando è frenetica l’attività degli organismi e quando è rigogliosa la vita vegetale.
Poco tempo fa, ci siamo recati nuovamente nell’Oasi per osservare questo ambiente nel pieno della stagione invernale. Sotto la coltre nevosa, tutto sembrava essersi paralizzato; la vita osservata in primavera, era svanita come d’incanto. Ma oltre l’apparenza e ad uno sguardo più attento, l’oasi si mostra ricchissima di vita. Le specie vegetali ed animali che abitano nei piccoli ambienti umidi, occupano ognuno, come in qualsiasi altro ecosistema, nicchie ecologiche differenti; vi sono organismi produttori, consumatori e decompositori. Questi ultimi trasformano la sostanza organica di piante e animali morti in sostanza inorganica, utilizzabile nuovamente dagli organismi autotrofi.
Anche in un piccolo stagno è possibile descrivere una complessa rete trofica, perchè appunto in un piccolo ecosistema, semplificando, valgono le stesse leggi di un ecosistema più grande e complesso.
Durante l’inverno, quando solidifica la superficie del piccolo specchio d’acqua, lo spessore del ghiaccio arriva sino a 10 cm, sufficiente a sorreggere il peso di una persona adulta.
Il progredire dell’autunno, in situazioni normali, prepara gli abitanti degli stagni e la vegetazione circostante a modificare gradualmente le loro abitudini di vita e ad un cambiamento progressivo dei loro ritmi biologici.
Le prime avvisaglie del cambiamento climatico che preannunciano l’inverno, si osservano con il calare delle nebbie, ove causa l’elevata umidità dei luoghi, divengono più fitte e, in situazione di calma di vento e bassa temperatura, si adagiano verso il suolo; inizia a comparire la brina mattutina, ovvero piccoli granuli di ghiaccio, che con il progressivo abbassarsi delle temperature, danno luogo al fenomeno della galaverna, una copertura minuta di aghi di ghiaccio, spessa anche diversi millimetri, che ricopre ogni cosa. Si può manifestare, anche se raramente, pure la calabrosa; si tratta di formazioni di ghiaccio più spesso ed opaco, che si produce in caso di nebbia sopraffusa, cioè con temperatura inferiore a 0 °C, generalmente tra −2 °C e −8 °C.
Per sopravvivere nel medesimo luogo, in stagioni dal clima completamente diverso, gli animali e i vegetali devono... "trasformarsi". La stagione principale che li prepara a superare queste condizioni estreme è l’estate. In questo periodo molti piccoli animali accumulano le sostanze nutritive necessarie per poter trascorrere la stagione fredda. Con il trascorrere dei giorni, avvicinandosi all’inverno, alcuni animali vanno in letargo, come i piccoli mammiferi. Altri si preparano ad affrontare il gelo, sviluppando una calda, soffice e fitta pelliccia, come le volpi, mentre gli uccelli in generale, sviluppano un fitto e soffice piumino.
Accumulare strati di grasso, per molte specie animali è fondamentale e servirà non solo per ripararsi dal freddo, ma anche per superare i periodi ove il cibo risulterà assai carente.
Per molte specie dell’avifauna però, il clima troppo rigido delle nostre zone può risultare estremamente avverso e, purtroppo, la maggior parte dei piccoli volatili non riesce a superare l’inverno. Accade, che nelle notti più rigide, ogni piccolo uccellino, in mancanza di cibo, possa perdere il 10 % del proprio peso corporeo; per rendere l’idea, è come se noi umani perdessimo 4 - 5 Kg di peso ogni notte. In un ambiente come l’oasi Boza, un frammento di natura in un contesto fortemente antropizzato, è possibile intervenire in tal senso allestendo piccoli ripari per i nostri amici animali, magari arricchendoli anche con un poco di cibo.
Con l’arrivo del freddo poi, alcune specie di uccelli sono spinte a migrare in territori più miti, dirigendosi verso sud, ma allo stesso modo, le zone che per talune specie sono diventate invivibili, per altre, che giungono dall’estremo nord, risultano luoghi ideali per trovarvi cibo e riparo. Altri animali più piccoli come gli insetti, al contrario, sono in grado di sopravvivere a temperature molto rigide; allo stadio larvale trascorrono il periodo invernale nascosti nel terreno, sotto la coltre ghiacciata e nevosa.
Nello stagno, sotto lo spesso strato di ghiaccio che si forma solitamente tra gennaio e febbraio, ogni cosa viene imprigionata in maniera spettacolare.
I pesci e altri animali, per 'sfuggire' alle basse temperature, si spingono negli strati inferiori della colonna d’acqua, trovando riparo fra la vegetazione sommersa e le cavità rocciose del fondale. Sembra paradassole, ma il ghiaccio superficiale isola l'acqua degli strati sottostanti; così i pesci e tutti gli altri animali possono sopravvivere anche per mesi, senza che la temperatura dell'acqua cali ulteriomente. Neve e ghiaccio sono infatti ottimi isolanti termici e offrono dunque protezione agli animali dei laghetti, sino al disgelo. Normalmente, a circa un metro di profndità, la temperatura dell'acqua non scende sotto gli 8 °C.
Gli anfibi e i rettili in letargo, non soffrono la mancanza di cibo, mentre i pesci, quasi ibernati, sono costretti a rallentare sensibilmente il loro metabolismo, incontrando difficoltà a reperire quantità sufficienti di cibo tali da soddisfare il fabbisogno giornaliero; insetti, avannotti, girini e larve che rappresentano il regolare nutrimento nelle altre stagioni, sono assenti durante il lungo inverno, per cui i pesci per sopravvivere, si nutrono di organismi morti e solo sporadicamente, di prede che incautamente lasciano il loro rifugio in cerca, a loro volta, di cibo e nutrimento.
Solitamente, gli uccelli acquatici stanziali, passano le giornate nelle porzioni non ghiacciate dello specchio d'acqua (immagine sottostante), mentre la notte è trascorsa tra il canneto e in aree
ben riparate.
Le piante acquatiche, per sopravvivere alle gelide temperature invernali, cercano di affondare le proprie radici negli strati fangosi dello stagno, intrappolando in talune specie, bolle d'aria negli steli che fungono da isolante; le false ninfee e le ninfee adottano questi stratagemmi e regrediscono completamente, lasciando affiorare dal fondo fangoso dello stagno qualche centimetro di stelo.
La cannuccia di palude conserva la fioritura, a forma di ciuffi pelosi, che si svilupperà poi tra giugno e ottobre, fino alla stagione successiva per superare l’inverno.
La mazzasorda maggiore invece, si limita nella crescita e blocca il suo sviluppo, per poi riprendersi con il suo rizoma squamoso, che provvede alla propagazione della pianta attraverso numerosi getti nella stagione favorevole. La flora acquatica di questi ambienti, sarà descritta più in dettaglio in un altro articolo, con riprese fotografiche e schede.
Dal capanno di osservazione, durante l'inverno, è possibile osservare numerose specie di uccelli, che si mostrano più confidenti e osano avvicinarsi di più all'uomo, per necessità
soprattutto. Infatti la fame spinge le specie selvatiche a frequentare anche spazi aperti, che risultano dunque ottimi luoghi di osservazione. All'oasi Boza, durante l'inverno, è possibile osservare anatre, poiane, aironi, cigni reali, folaghe, codoni, svassi, mestoloni ecc...
Le diramazioni e le anse più tranquille dello stagno, dove l’acqua normalmente è più bassa, accolgono una flora e una fauna diversa dal resto della superficie umida; in questa stagione in particolare, gli animali che vi abitano, riescono per tempo a sfuggire alla gelida morsa del ghiaccio che imprigiona ogni cosa, fino al fondale.
Non è raro scorgere piccoli animali che si aggirano fra le rive vicino agli alberi in cerca di bacche o granaglie, spesso fornite dai visitatori dell’Oasi che nutrono gli animali nei periodi difficili. Le impronte testimoniano la presenza di diverse specie animali. Durante la nostra visita, abbiamo avuto la fortuna di ammirare per un istante, un esemplare di volpe che furtivo si aggirava tra il canneto, forse con l'intenzione di catturare qualche anatra o altri animali.
I giorni pian piano inevitabilmente, trascorrono, il ghiaccio si scioglie, la temperatura si alza e le giornate si allungano. A fine inverno e all'inizio della primavera, per molte specie acquatiche inizia il periodo riproduttivo e lo stagno si rianima e la vita si manifesta nuovamente in tutto il suo splendore. Gli animali, dopo il lungo letargo, cominciano freneticamente a cercare il cibo, per recuperare le energie perdute.
Abbiamo l’onore di mostrarvi alcune immagini che ritraggono alcune specie della fauna acquatica nel periodo riproduttivo, con le splendide foto di Claudio Pia ( www.ClaudioPia.it ), fotografo naturalista che, oltre ad aver immortalato la riproduzione delle rane, ci mostra quali sono gli abitanti che si possono incontrare più facilmente negli stagni e nelle zone umide dei nostri territori.
Cliccando sull'immagine, è possibile
visualizzare la gallery del nostro amico Claudio Pia.
Rana temporaria, circondata dalle uova. Credit: Claudio Pia.
Il nostro breve viaggio all'interno dell'oasi Boza termina qui, con la promessa di tornare di nuovo, magari nella stagione calda, ormai prossima, descrivendo così un'altra pagina di questo minuto lembo di natura della provincia di Varese.
Si tratta di un luogo unico, di grande valore ambientale e culturale. Nel nostro piccolo, cerchiamo di contribuire a sensibilizzare i nostri lettori. accompagnandoli e mostrando loro il complesso intreccio e i delicati meccanismi che regolano questo e altri ambienti.
Sopra, a sinistra Nicola e Ottavio all'oasi Boza; a destra Ottavio che osserva dalla postazione del capanno, il centro del laghetto.
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