EDITORIALE GIUGNO 2019: LA GIORNATA MONDIALE DEGLI OCEANI, SERVE DAVVERO?
Una straordinaria interpretazione dell'artista messicano Jorge Gamboa: un iceberg di... plastica.
Tra tre giorni si celebrerà in tutto il mondo la Giornata mondiale degli oceani, promossa dall'ONU per sensibilizzare noi tutti alle problematiche che affliggono i mari e gli oceani del pianeta. Ora siamo tutti preoccupati della plastica che noi stessi gettiamo in mare, peché si ritrova ovunque, anche nel piatto, quando degustiamo (o pensiamo di degustare), un "ottimo" branzino (quasi sempre di allevamento); però nessuno si preoccupa e si chiede se in quel piatto, oltre al pesce e alla plastica (micro), magari vi sono altri contaminanti, subdoli ed invisibili. Ebbene si, ce ne sono eccome, ma non fa testo. Ora va di moda la plastica, tra qualche anno chissà cos'altro ritroveremo. Forse semplicemente una maggior quantità di plastica. Quando ancora non ero nemmeno studente alle superiori la moda riguardava i fertilizzanti a base di fosforo (presenti anche nei detersivi) e l'eutrofizzazione del nostro povero Adriatico. Eppure continuiamo a scaricare i liquami delle fogne senza un minimo di "depurazione" direttamente a mare e nessuno dice nulla. Per esempio la città di Pesaro da anni è alle prese con la non conformità alla normativa nazionale ed europea nel settore della depurazione (il centro storico scarica direttamente nel fiume Foglia, anche se è stato recentemente approvato un progetto di potenziamento), e sulla stessa città sventola pure la bandiera Blu.
La verità è che il mare è sempre più lontano dai nostri pensieri, lo ricordiamo solamente durante i riti dell'estate che sta per giungere, e lo viviamo pure con distacco. Abbiamo davanti ai nostri occhi un mare vuoto, ed è terribile immergersi e non vedere nulla per giorni quando un tempo, in certe condizioni, non era necessario neanche toccare l'acqua per vedere la vita sottostante (per chi lo avesse perso, consiglio di vedere il bellissimo video di Daniel Pauly sul concetto di slittamento di linea di riferimento e capirete).
E cosa dire del problema della sovrapesca? RioMare, si legge da qualche giorno sui principali quotidiani, ha a cuore il futuro dei mari, come se fino ad ora avesse prodotto lattine vuote. E continuiamo a consumare pesci di allevamento, senza essere consapevoli dei danni cagionati presenti (e futuri). Si negano i cambiamenti climatici ma, allo stesso tempo e paradossalmente, sono la causa dell'impoverimento dei nostri mari (abbiamo catturato tanto pesce come non mai in questi ultimi trent'anni e la colpa ora è dei cambiamenti climatici da noi stessi innescati).
Sembra di vivere in un momento di isterismo ambientale collettivo, nessuno si prodiga realmente per concretizzare gli interventi, sono state proclamate giornate mondiali di ogni cosa ma da trent'anni siamo fermi al punto di partenza. Ha ragione il professor Ferdinando Boero quando scrive di Economia senza natura; ora più che mai, dal momento che taluni burocrati fanno grancassa per non affrontare certe problematiche del nostro mare (e chi vuol capire....), tacciandole come non esistenti, irrilevanti, inutili per non dire peggio.
Non è un buon momento, e forse lo sarà di meno l'8 giugno a venire, perché ricorda un mare ed un oceano che dovrebbero essere sempre ricordati; un solo giorno non è sufficiente per salvare alcunché.
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