CENNI SULLA DOLOMIA DELLA ROCCA DI ARONA... ovvero quando in Piemonte vi era il mare.....!
Chi passando per Arona, amena città piemontese in provincia di Novara, ubicata sul Lago Verbano o Maggiore, e prosegue sulla strada del Sempione, in direzione di Stresa, appena oltrepassata Piazza del Popolo si trova all'improvviso davanti ad una parete rocciosa detta della "Rocca"; questa rappresenta uno degli elementi fisici e geologici più caratteristici della zona, visibile anche da distanze notevoli, persino dalla parte lombarda del lago Maggiore.
Questa parete rocciosa, come si evince dal titolo dell'articolo, è costituita da dolomia e da calcari dolomitici ascritti al periodo Triassico medio dell'era Mesozoica (circa 225 m.a.f.).
Molti autori, soprattutto nel secolo scorso, si sono occupati della geologia della zona di Arona e della sua Dolomia, ad esempio il Gastaldi (1871), in accordo con i geologi del suo tempo, aveva riconosciuto l'appartenenza di queste rocce sedimentarie all'era Mesozoica, ascrivendole però erroneamente al Triassico superiore o infraliassico. Successivamente, il Parona (1892), le attribuisce al Triassico medio, in base allo studio del loro contenuto paleontologico. Della stessa opinione fu anche il Kaech (1902), che oltretutto segnalava la presenza alla base della sequenza carbonatica di uno strato di arenaria porfirica verdognola, posta al di sopra delle vulcaniti presenti in zona.
Pubblicazioni più recenti su questo argomento, ci pervengono dallo studio paleontologico di Zanin Buri (1965), dal titolo "Le alghe calcaree delle Prealpi Lombarde" ,che ricolloca questi sedimenti giustamente all'Anisico/Ladinico (Triassico medio).
Quindi le rocce di Arona sono classificabili come calcari dolomitici e dolomie calcaree per la variabilità in percentuali della dolomite CaMg (CO3)2, rispetto alla Calcite CaCO3. Queste rocce sedimentarie contengono alcuni resti e tracce di antichi organismi fossili, che vivevano nella zona in quel particolare periodo geologico, anche se in questi sedimenti il processo di dolomitizzazione, cioè la trasformazione del carbonato di calcio in dolomite (che è un carbonato doppio di calcio e magnesio), ha in parte cancellato o alterato il contenuto paleontologico originale.
I fossili presenti in questa formazione risultano, quindi, difficilmente classificabili con esattezza e a parte i gusci di alghe calcaree, sono decisamente scarsi e, dove sono più evidenti, si presentano ai nostri occhi solo come modelli interni o impronte.
Comunque, a parte tutte queste difficoltà di classificazione, sono stati ritrovati e riconosciuti alcuni molluschi marini, appartenenti a varie classi di organismi,come ad esempio gasteropodi, bivalvi e resti di crinoidi.
Molto più diffusi ed evidenti sono, come abbiamo detto poc'anzi, i resti degli scheletri di varie alghe calcaree appartenenti al gruppo delle gyraporelle e delle diplopore, che tra l'altro rivestono una notevole importanza stratigrafica. Dalla presenza di queste alghe calcaree, possiamo dedurre delle precise indicazioni sull'ambiente di deposizione, infatti la zona presa in esame doveva essere ai tempi, un bacino poco profondo con acque limpide e calde. Queste caratteristiche equivalgono ad un tipico ambiente di scogliera. I tipi di alghe più comuni in questi sedimenti appartengono, quindi, alla specie Diplopora annullata e Gyraporella spp., ambedue sono alghe verdi sifonali Dasicladacee, caratteristiche del Triassico medio.
Il genere Diplopora è caratterizzato da un tallo non settato più o meno cilindrico, da cui si dipartono varie ramificazioni semplici o suddivise ulteriormente, con spore formate nell'asse principale. Anche le Gyraporelle sono alghe calcaree dasicladacee verdi. Sono costituite da un tallo centrale munito di prolungamenti disposti a raggiera, caratterizzate da un rigonfiamento apicale (il gruppo delle alghe Dasicladacee è molto antico, i resti fossili risalgono addirittura al Cambriano).
I calcari dolomitici di Arona sono stato oggetto di "coltivazione" in cave sin da tempi antichi, come pietra da costruzione, materiali da rivestimento e da decorazione o, più recentemente, come pietrisco usato per massicciate stradali e ferroviarie, per questo motivo nei pressi della rocca di Arona si possono osservare ancora oggi delle cave, la più famosa delle quali è la Cava di S.Carlo o Fogliotti, ancora ben visibile tra la vegetazione. Nella zona vi erano anche altre piccole cave, come ad esempio la Cava Buco, Cava Rocchetta, Cava Bonforti, di cui rimangono tracce ormai poco evidenti, infatti lo sfruttamento e l'utilizzo come materiale da costruzione, venne abbandonato anni fa, sia per problemi tecnici ,sia per gli alti costi di estrazione.
Tra le opere più importanti, costruite con questo materiale, possiamo citare i vari manufatti; nella città di Arona, varie sculture ubicate presso la Chiesa dei S.Martiri Graziano e Felino (chiesa consacrata nel 979 d. C.); la facciata esterna della Chiesa Parrocchiale dedicata a Maria Bambina (XIII sec.); la facciata della Chiesa del S.Cuore. Inoltre lo stesso materiale venne utilizzato per la costruzione della facciata esterna della Certosa di Pavia, delle colonne del Chiostro di Chiaravalle, venne altresì utilizzato per alcuni lavori di sistemazione del Duomo di Pavia e per decorazioni varie, nel cortile dell' ex Ospedale Maggiore, oggi sede dell'Università Statale di Milano (XVII sec.) e per altri innumerevoli lavori.
Un suggerimento: per chiunque voglia sapere di più su questa struttura geologica o, più in generale, sulla geologia della zona presa in esame, che tra l'altro è anche ricca di cave e affioramenti mineralogici, voglio consigliarvi una visita al piccolo ma interessantissimo Museo, che si trova in Piazza S.Graziano ad Arona, curato con particolare dedizione dalla sezione del G.A.S.M.A. (Gruppo Archeologico Storico Mineralogico Aronese).
Luoni Ottavio
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