OSSERVARE I CETACEI IN LIGURIA
Vivono nel mare come i pesci; ma respirano come gli animali terrestri
BERNARD GERMAIN LACEPEDE
Più volte, nei precedenti articoli, ho ricordato che durante il periodo estivo mi reco spesso in Liguria, nella riviera di ponente, ove ho avuto modo di effettuare varie esperienze riguardanti il mondo marino, a volte molto interessanti.
Anche in questo articolo voglio descrivervi un'escursione effettuata in mare aperto, presso il santuario dei cetacei, ubicato tra la costa ligure e la costa azzurra, in territorio francese a nord ovest e la Corsica a sud.
Ma perché, proprio qui e in questo tratto di mare è possibile osservare i cetacei in numero maggiore rispetto alle altre zone del Mare Nostrum? La risposta è abbastanza semplice: in questo triangolo di mare si manifestano importanti fenomeni di risalita di nutrienti dal fondo marino (Up Welling) responsabili di un'alta produzione marina (produzione primaria), che favorisce non solo la presenza in gran numero dei cetacei, ma anche quella di altre specie pelagiche; per questo, nel 1999, è stato istituito il Santuario Internazionale dei Cetacei, oggi meglio conosciuto come Santuario Pelagos (Decreto aggiuntivo alla Legge n. 426 del 1998).
Con il tyermine Whale Watching si intende l'osservazione dei cetacei nel loro ambiente naturale; a questo proposito voglio ricordare che, in Liguria, tutto ciò ha avuto inizio nel lontano 1996, grazie ad un'intuizione fortunata del comandante Albert Sturlese, che volle importare anche in Italia un'attività che in altri paesi era già praticata da tempo e con notevole successo; in Liguria, ad esempio, vi sono oggi diversi operatori e consorzi a cui è possibile rivolgersi per effettuare questo tipo di osservazioni in tutta tranquillità e sicurezza.
Nello specifico, per la mia escursione mi sono rivolto al Consorzio Liguria Viamare, nato nel 2005 dall'unione dei due principali operatori di questo settore: Alimar e Battellieri del Porto di Genova. Con il passare degli anni, grazie all'esperienza e alla collaborazione scientifica di studiosi e biologi dell'Acquario di Genova e del WWF Liguria, le attività di avvistamento e ricerca hanno raggiunto livelli molto elevati. A bordo delle imbarcazioni del consorzio è sempre presente, ad ogni uscita in mare, un biologo per commentare gli avvistamenti e per fornire informazioni e curiosità, oltre a segnalare e raccogliere importanti dati scientifici, idonei al monitoraggio delle varie specie di cetacei osservati.
Dopo questa breve spiegazione, descriviamo ora nei dettagli lo svolgimento della giornata in questione.
Il tutto ha inizio nel porto di Varazze (SV), la mattina di una giornata estiva e soleggiata, con mare calmo. La motonave Rodi jet ci attende attraccata al molo di sottoflutto della banchina del porto. Alle ore nove la motonave incomincia la navigazione e dapprima naviga lungo la costa ligure in direzione Savona e poi, dopo aver effettuato vari scali (Savona, Loano, Alassio ecc...) allo scopo di imbarcare altre persone che, in quel giorno, hanno condiviso la stessa esperienza, prende decisamente il largo verso il mare aperto.
La motonave Rodi Jet.
La navigazione è tranquilla, il mare è calmo e il vento è appena percettibile (1 - 3 nodi). Dopo circa due ore di navigazione avviene il primo ed emozionante avvistamento: un branco di stenelle striate (Stenella caeruleoalba) che, con le loro evoluzioni, attirano immediatamente l'interesse dei presenti. Spesso si avvicinano alle imbarcazioni nuotando nell'onda di prua.
Le stenelle striate sono dei mammiferi marini odontoceti (presenza di denti) appartenenti alla famiglia Delphinidae; presentano una livrea grigia di fondo che però è sovrastata, lungo il dorso e nei fianchi, da un complesso disegno di strie bianche e nere.
Questi mammiferi marini compiono spesso dei salti acrobatici, anche di 7 metri, praticamente tre volte la loro lunghezza.
I branchi sono di solito costituiti da molti esemplari e i maschi raggiungono una lunghezza compresa tra 1.9 e 2.6 metri, mentre le femmine sono leggermente più piccole. Sono cetacei molto veloci, in grado di raggiungere i 40 km/h.
Si cibano in prevalenza di pesci, cefalopodi e a volte anche di crostacei.
Il gruppo osservato era costituito da una dozzina di esemplari, tra cui due piccoli; dopo aver scattato foto e filmati di rito e dopo aver fissato sulla scheda di avvistamento tutti i dati scientifici da parte dei biologi di bordo, la navigazione è ripresa verso il mare aperto.
Poco dopo, un altro incontro straordinario ci aspettava; infatti, nel bel mezzo del mare nuotava in superficie una meravigliosa tartaruga marina (Caretta caretta). Questa tartaruga è caratterizzata da una testa grossa e da mascelle robuste capaci addirittura di rompere i carapaci di granchi, aragoste e altre prede dal corpo duro che, tra l'altro, sono le sue prede abituali. In acque profonde si ciba anche di salpe e meduse. In mare aperto, normalmente, nuota in superficie, ma negli estuari e nelle baie rimane sul fondo ed emerge solo per respirare. Le tartarughe marine si riproducono ogni 2 o più anni, deponendo fino a 5 nidiate di circa 100 uova, in buche scavate nella sabbia. Dopo la schiusa delle uova, le piccole tartarughine devono trovare subito la strada per il mare e purtroppo, molte di loro, cadono subito prede di altri animali.
Gli adulti sono longevi e raggiungono la lunghezza di 70 - 100 cm., mentre i giovani sono caratterizzati da una carena dorsale dentellata.
Ma il meglio della giornata doveva ancora arrivare, dopo qualche ora di navigazione, direzione Corsica, in un tratto di mare caratterizzato da una notevole profondità, il biologo di bordo ha segnalato a tutti i partecipanti alcuni esemplari di globicefalo (Globicephala melaena); in breve, la nostra motonave era praticamente circondata da splendidi esemplari di questi mammiferi marini. Questi grossi odontoceti, dal colore uniforme grigio ardesia o nero, sono caratterizzati da fronte prominente ed inarcata (soprattutto negli esemplari anziani) e da pinne pettorali lunghe e sottili; la forma della pinna dorsale varia con il sesso e con l'età: è molto larga ed arrotondata nei maschi adulti, è falcata negli individui giovani e relativamente diritta nelle femmine.
I globicefali
sono animali dal comportamento spiccatamente sociale e possono riunirsi in branchi di 10 - 50 esemplari, a volte anche più numerosi, fino a centinaia di esemplari o addirittura, in alcune zone, come riportato da alcune testimonianze, in densi superpod di migliaia di capi. Il maschio adulto raggiunge una lunghezza di 4 - 7 metri, mentre la femmina non supera i 3.5 - 6 metri.
Il loro cibo preferito è costituito da calamari.
Purtroppo, questi splendidi animali a volte si spiaggiano in gran numero, più che ogni altro cetaceo. Questi "suicidi" di massa potrebbero essere spiegati considerando gli stretti legami che si instaurano all'interno del gruppo stesso; in pratica, quando un individuo punta versa la spiaggia, gli altri lo seguono.
Talvolta gli esemplari più giovani si divertono ad effettuare balzi fuori dall'acqua (breaching), abitudine che viene osservata raramente negli adulti; a volte i globicefali eseguono anche lo spyhopping, ossia stanno fermi in posizione verticale, sporgendo solo il capo fuori dall'acqua. A volte eseguono anche il lobtailing, che consiste in un energico colpo sull'acqua con la pinna caudale.
I globicefali vivono, oltre che nel Mediterraneo, anche nelle acque temperate-fredde e subpolari di entrambi gli emisferi.
Gli esemplari osservati in questa escursione, circa una ventina, erano in prevalenza adulti, ma erano presenti nel gruppo anche tre piccoli e tutti quanti si stavano riposando in superficie.
Dopo la lunga sosta per l'osservazione di questi straordinari animali, la motonave riprende la navigazione, puntando decisamente verso la costa. Nel viaggio di ritorno, abbiamo ancora la fortuna di avvistare un nutrito banco di tonni (Thunnus sp.) che stavano nuotando vicino alla superficie dell'acqua, insieme ad un esemplare giovanile di pesce spada (Xiphias gladius), che improvvisamente è comparso dal mare con un balzo acrobatico.
Unici grandi assenti, in questa fortunata esperienza, sono stati i grossi cetacei, come ad esempio i capodogli (Physeter macrocephalus), che a detta del biologo di bordo, in un'escursione precedente erano stati osservati proprio in questo tratto di mare. A parte questa "defaillance", la giornata in mare si è conclusa in modo certamente positiva e proficua.
Personalmente consiglio a tutti di effettuare un'esperienza di questo tipo poiché, sicuramente, l'incontro ravvicinato con queste splendide e straordinarie creature del blu, susciteranno emozioni uniche e meravigliose.
Testi e immagini di Luoni Ottavio. L'immagine del pesce spada qui sopra è tratta dal sito www.medimar.biz.
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