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Cod Art 0502 | Rev 00 | Data 02 Apr 2012 | Autore: OggiScienza

 

   

 

VAL ROSANDRA TABULA RASA

Lo splendido scenario della Val Rosandra non c'è più. Uno scellerato intervento della Protezione Civile lo ha cancellato, mettendo ora a rischio l'intera zona a valle da eventuali inondazioni

PRIMO POST
Così è se vi pare. E se non vi pare, non importa, tanto ormai… un’altra area protetta del nostro Paese è stata violentata. Mentre aspettiamo che i responsabili ci diano una spiegazione, una giustificazione a quello che in questo momento ci appare uno scempio, racconto anche per il resto d’Italia quello che è successo quattro gioni fa in provincia di Trieste (sicura che tanti dei nostri lettori conosceranno situazioni simili dalle loro parti). La Valrosandra è un pezzo di landa carsica di notevole interesse naturalistico e paesaggistico, nonchè meta di turismo, anche sportivo. Un canyon formato dal torrente Rosandra, parco naturale comunale dal 1984, Riserva naturale regionale dal 1996, e dal 1998 SIC (Sito di importanza comunitaria) e ZPS (Zona di protezione speciale).

Nell’ambito di un intervento di manutenzione degli argini fluviali, in tutta la regione Friuli Venezia Giulia la Protezione Civile è entrata con le ruspe (in un parco naturale) e ha fatto piazza pulita della vegetazione sugli argini del torrente (qui documentato da una galleria di immagini sul sito stesso della Protezione Civile). Nel video su OggiScienza potete vedere i dettagli dell’impatto dell’operazione sull’ecosistema di quest’oasi naturale. Mente aspettiamo che Guglielmo Berlasso, presidente di Protezione Civile FVG risponda alle nostre domande, ci poniamo alcune domande: serviva entrare con le ruspe per quest’opera di pulizia? Non la si poteva pianificare con maggior delicatezza e precisione (sono stati abbattuti alberi vecchi di almeno trent’anni) visto che siamo in un’area protetta? Perché ora, in primavera quando la fauna è in fase riproduttiva e la flora in ripresa vegetativa? Chi ha dato l’ok? Chi ha pianificato l’intervento? Attendiamo risposte. Primo post tratto da OggiScienza.

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SECONDO POST
Che sia previsto un secondo intervento da parte della Protezione Civile sull’alveo del torrente Rosandra pare sia vero. Trovate qui una nota diffusa da Dario Gasparo. Per chi non avesse accesso a Facebook riportiamo la nota per intero qui sotto:

     
  Cari amici,
vedo che molti stanno scrivendo chiedendosi quale sia la procedura corretta e se l’intervento della Protezioen Civile sia regolare o meno.
Cerco di spiegare sinteticamente qual è la situazione che si è creata.
Con decreto 254/ PC/2012 datatao Palmanova, 16 marzo 2012 e firmato dal responsabile di posizione organizzativa della Protezione Civile della Regione Friuli Venezia Giulia, Ing. Cristina Trocca e del direttore centrale dott. Geol. Guglielmo Berlasso, si emana un decreto facendo riferimento alla legge regionale 64/86 sugli Interventi urgenti di prevenzione per il ripristino dell’efficienza idraulica dei corsi d’acqua regionali/ a tutela della pubblica incolumita, mediante l’asporto della vegetazione arborea ed arbustiva infestante gli alvei.
Si richiama l’art. 9, secondo comma, della legge regionale 31 dicembre 1986, n 64, secondo il quale il Presideme della Giunta Regionale o l’asssessore dallo stesso delegato, in caso d’urgenza ed in vista di un rischio di emergenza, nonche nel corso della stato di emergenza, può con proprio decreto, anche in deroga alle disposizioni vigenti, ivi comprese quelle di contabilità pubblica, provvedere agli interventi urgenti di protezione civile.
Si richiama il fatto che per i lavori di carattere urgente e inderogabile dipendenti da necessità di pubblico interesse, determinate da calamità naturali ovvero da situazioni tali da far ritenere altamente probabile il verificarsi di una calamità naturale, è data facoltà di intervento alla protezione civile.
Nel decreto, sempre in premessa, si argomenta che molti corsi d’acqua presentano un rischio idraulico a causa della massiccia vegetazione infestante (ma non era il caso della Rosandra). Si specifica inoltre che gli interventi specialistici di taglio ed eliminazione della vegetazione infestante ad alto fusto o lungo le sponde particolarmente acclivi dei corsi d’acqua saranno effettuati dalla protezione Civile con l’impiego di ditte private (nel caso della Rosandra è stato individuato il Comune di Fiume Veneto ente attuatore subregionale per la realizzazione dell’intervento di pulizia del fiume dalla vegetazione infestante).
Il responsabile dell’area lavori pubblici e ambiente del Comune di San Dorligo della valle-Dolina, specifica che gli interventi della Protezione Civile hanno previsto la prevenzione per il ripristino dell’officiosità idraulica dei corsi d’acqua, a tutela della pubblica incolumità, mediante l’asporto della vegetazione arborea e arbustiva infestante l’alveo del Rosandra. I lavori sono stati autorizzati dall’Assessore regionale dalla Protezione civile, dott. Luca Ciriani, e organizzati e seguiti direttamente dal personale regionale (geom. Adriano Morettin). Agli interventi hanno preso parte in due giornate oltre 200 volontari della Protezione civile, appartenenti a squadre di 15 comuni di tutta la Regione. Il coordinamento logistico è stato seguito dai volonari del Comune di San Dorligo della Valle.
Ciò che è grave, al di là dello scempio che chiederà vari anni prima di poter tornare alla situazione originaria (se ci si riuscirà) è che l’’iniziativa in argomento avrà comunque una seconda parte, nelle giornate del 14-15 aprile 2012. E’ questo sencondo intervento, se condotto con queste modalità, che va scongiurato.
Alcuni di voi si chiedono com’è possibile che nella Val Rosandra – Riserva comunale dal 1984, Riserva regionale dal 1996, ZPS e SIC dal 2007 ma con avvio delle pratiche dal 1998 – si sia potuto agire in questo modo senza particolari autorizzazioni. Bene, effettivamente la Direttiva Habitat (la Rosandra è sito di Importanza Comunitaria) stabilisce che la valutazione di incidenza non è dovuta nel caso in cui vi sia un rischio per l’incolumità del cittadino. Precisamente, al comma 4 dell’art. 6 stabilisce che “Qualora, nonostante conclusioni negative della valutazione dell’incidenza sul sito e in mancanza di soluzioni alternative, un piano o progetto debba essere realizzato per motivi imperativi di rilevante interesse pubblico, inclusi motivi di natura sociale o economica, lo Stato membro adotta ogni misura compensativa necessaria per garantire che la coerenza globale di Natura 2000 sia tutelata. Lo Stato membro informa la Commissione delle misure compensative adottate”. Il comma c) dell’art. 16 della stessa Direttiva riporta che gli Stati membri possono derogare alle disposizioni previste “nell’interesse della sanità e della sicurezza pubblica o per altri motivi imperativi di rilevante interesse pubblico, inclusi motivi di natura sociale o economica, e motivi tali da comportare conseguenze positive di primaria importanza per l’ambiente.” Gli stessi identici concetti sono espressi dal decreto 357/97 che recepisce per l’Italia la Direttiva Habitat (art. 5, c 9).
Si tratta allora di stabilire, in questo caso, se i lavori siano stati effettuati nel rispetto di queste deroghe e soprattutto se siano stati realizzati a regola d’arte, cioè effettivamente eliminando solo quelle specie infestanti e recanti rischio delle quali si parla nel decreto.
Io dispongo di migliaia di fotografia scattate nella Val Rosandra nel corso degli anni, dalle quali si evince che anche la recente alluvione di tre anni fa (giugno 2008) non sarebbe stata scongiurata con i tagli praticati oggi che, al contarrio, al momento attuale rendono il rischio di danni ancora più elevato.
Ciò che è certo è che il periodo scelto per i tagli è completamente sbagliato e che l’eliminazione degli esemplari più grossi di pioppo bianco e ontano, oltre a realizzare un danno ecologico innegabile e importante rendono anche meno sicuro il corso d’acqua, che allo stato attuale si presta ad essere spazzato da una eventuale piena senza nessun trattenimento delle acque e dei fanghi".
Dario Gasparo
 
     

Secondo post tratto da OggiScienza.

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TERZO POST
Guglielmo Berlasso, presidente della Protezione Civile FVG, ci ha messo quattro giorni (di pressing telefonico mio, ringrazio comunque per la cortesia il suo segretario) per rispondere (per interposta persona) che no "non rilascia interviste in merito all’intervento sugli argini del torrente in Valrosandra effettuato dalla Protezione Civile la settimana scorsa" e no, a quanto pare non c’è nessun altro che possa rispondere alle mie domande all’interno dell’organizzazione. Nessuno.
Alla faccia della trasparenza. Mi piacerebbe ricordare alla Protezione Civile che è al servizio della cittadinanza e non viceversa, e che il dovere di informare (e spiegare vista la situazione controversa) è un dovere, tanto più che, voglio ricordare al pubblico, la Protezione Civile è un organo pubblico, posto direttamente sotto la Presidenza del Consiglio dei Ministri, che proprio non potrebbe trincerasi dietro a un "no comment". Anche perché è una bella zappata sui piedi se proprio vogliamo commentare questo atteggiamento. Il silenzio stampa mentre tutti dicono di tutto e di più, invece di chiarire la propria posizione e le proprie ragioni (e vogliamo credere che un organo con un compito così importante di ragioni ne abbia, o dobbiamo pensare che si procede a caso?) è forse una strategia un tantino miope.
Dottor Berlasso, lo chiedo di nuovo, se volesse raccontare al pubblico quali motivi hanno spinto la Protezione Civile a intervenire in maniera cosi "“pesante" in un parco naturale, noi di Oggiscienza siamo qui per trasmettere le sue parole, pari pari, senza nessun intervento. Spero vivamente che cambi idea. Fintanto che però non ci metterà la sua faccia, sappia che comunque noi continueremo a indagare e a scrivere.

Terzo post tratto da OggiScienza.

BiologiaMarina.eu pubblica i tre post tratti da OggiScienza solamente per divulgarne i contenuti e sensibilizzare i naviganti su problemi concreti e reali, come quello che purtroppo e senza ragioni, ha portato alla cancellazione della vegetazione ripariale della Val Rosandra.

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