TSUNAMI, SOTTOMESSI ALLA FORZA DELL'ACQUA
Era una tranquilla serata di Novembre del 1837, la vita nelle capanne sulla spiaggia di Kahului si svolgeva come ogni tranquilla serata: i pescatori al riposo aspettavano che il buio della notte li riporti di nuovo in mare, le massaie al lavoro e i bimbi giocavano davanti le loro capanne.
Ad un certo punto il mare comincia a ritirarsi, in silenzio ma ad una velocità disarmante, quasi come se Nettuno avesse tolto “il tappo” dal fondo dell’Oceano. Centinaia e centinaia di pesci di ogni genere rimasero boccheggianti su di una distesa di sabbia umida che sino ad un attimo prima era il fondale della baia di Kahului. In molti corsero a raccogliere tutto il pesce che era rimasto intrappolato, il resto della popolazione presa dal panico cominciò a fuggire verso l’entroterra. Allora il mare ritornò al suo posto ma con una forza violentissima e, prima di farlo, si abbatté contro il villaggio trasportandolo per centinaia di metri verso l’interno per poi riportare con sé le vittime. Questo per tanti anni è stato uno dei pochi racconti sugli tsunami – ovvero una gigantesca parete d’acqua, che avanzando velocemente sottocosta e che si eleva su edifici e alberi, abbattendosi con violenza su di essi con una forza sconvolgente. I nostri occhi sono stati testimoni dell’immane tragedia accaduta il 26 dicembre 2004, quando uno tsunami generato da un terremoto sul fondo dell'oceano, provocò enormi devastazioni e centinaia di migliaia di vittime in diversi paesi costieri del Mar delle Andamane e dell'Oceano Indiano.
Lo tsunami non è un’unica onda che si abbatte sulla terraferma; spesso i maremoti si manifestano generalmente con una serie variabile di onde (da 5 a più di 12), e risulta difficile da stabilire tra queste quale sia quella più pericolosa. Tra un’onda e un’altra spesso possono passare da 5 minuti a un’ora. Queste onde spesso oltrepassano grosse navi senza che il personale di bordo e\o la strumentazione della nave riesca a percepirne il passaggio. A determinare la pericolosità dell’onda è la topografia del fondo marino e della costa. Quando lo tsunami incontra delle isole minori, spesso scarica la sua forza con effetti minimi. Ma quando incontra baie od insenature con il fondo marino che degrada repentinamente, l’enorme forza del maremoto viene incanalata in un piccolo spazio della linea di costa fino al momento in cui incontra il punto di rottura, o frangente. La terribile potenza dello tsunami è legata alla profondità del circolo d’onda. Normalmente esso è modesto, ma nel caso di uno tsunami interessa l’intera colonna d’acqua, dallo strato superficiale sino a quello più profondo. In mare aperto l’effetto è veramente minimo, l’enorme massa d’acqua si alza meno di 20-30 cm e, sebbene questa successione di onde viaggi alla velocità di un aereo (anche 600 - 700 Km/h), passano inosservate. Ma nel momento in cui incontrano un litorale che degrada bruscamente la sua forza si scatena.
Nell’immagine a dx, i movimento delle masse d’acqua provocate dal terremoto generato nei fondali dell’Oceano Indiano
LE CAUSE
La maggior parte dei maremoti sono causati dai movimenti del fondale sottomarino. L'energia di uno tsunami è costante, in funzione della sua altezza e velocità: quando l'onda si avvicina alla terra, la sua altezza aumenta mentre diminuisce la sua velocità. Le onde viaggiano a velocità elevate, più o meno senza essere percepite quando attraversano le acque profonde, ma la loro altezza può crescere fino a 30 metri e più quando raggiungono la linea costiera. Gli tsunami causano gravi distruzioni su coste e isole.
IN ITALIA
Circa 8000 anni fa un gigantesco tsunami devastò le coste della Sicilia orientale, l'Albania, la Grecia, il Nord Africa dalla Tunisia all'Egitto, spingendosi sino alle coste dalla Palestina. La causa fu l’inabissamento in mare di una massa di 35 chilometri cubi di materiale lavico proveniente dall’Etna. L'onda iniziale che si generò era alta più di 50 metri e raggiunse le propaggini estreme del Mediterraneo orientale in 3 o 4 ore, viaggiando alla velocità di diverse centinaia di chilometri orari.
Anche Il terremoto di Messina del 1908 attivò un maremoto di impressionante violenza che si riversò sulle zone costiere di tutto lo stretto, con ondate devastanti stimate, a seconda delle località della costa orientale della Sicilia, da 6 m a 12 m di altezza. Lo tsunami in questo caso provocò migliaia di vittime, aggravando il bilancio dovuto al terremoto.
Messina dopo lo Tsunami del 1908 provocato da una violenta scossa di terremoto
NEL MITO E NELLA LEGGENDA
Il 21 luglio 365 una potente scossa sismica accompagnata da uno gigantesco tsunami colpì l’intero bacino del Mediterraneo, dalla Grecia all’Epiro, da Creta alla Giordania, dall’Egitto alla Libia, alla Tunisia, alla Sicilia, ai paesi dell’Adriatico. L’imponente terremoto-maremoto, ebbe epicentro a sud, tra la Sicilia e la Tunisia e genrò uno tsunami che investì tutta l’isola da Lilibeo a Palermo, all’Agrigentino, provocando probabilmente anche la distruzione dei templi di Selinunte e di Agrigento.
Sopra, come appariva il Tempio E dedicato ad Era sito nel Parco Archeologico di Selinunte , prima dello Tsunami del 365. Sotto lo stesso tempio oggi.
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Prima Pubblicazione 31 Lug 2006 - Testi e immagini riproducibili secondo le specifiche Creative Commons. Le immagini dei Collaboratori detentori del Copyright © sono riproducibili solo dietro specifica autorizzazione.
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