BiologiaMarina.eu

 

 

Cod Art 0137 | Rev 00 | Data 08 Apr 2009 | Autori Pierfederici Giovanni

 

   

 

TSUNAMI

Sono molte le leggende nel mondo che narrano di grandi onde. Ne parlano gli Aborigeni australiani, i Maori della Nuova Zelanda, le miriadi di popoli delle isole del Pacifico e persino gli antichi abitanti della Scozia. Gli indiani Makah, che vivono tuttora nello stato di Washington, la cui sopravvivenza è da sempre basata sulla caccia alla balena grigia, narrano che l'acqua del Pacifico, dopo un violento terremoto, sommerse per giorni la prateria tra il villaggio Waatch e la baia di Neeah, tanto che parte della popolazione dovette rifugiarsi presso i vicini Nootka, dove tuttora risiedono i loro discendenti, oggi conosciuti come Makah in Classett, oppure con il nome di Kwenaitchechat. Si narra che quella notte morirono molte persone, tutte le canoe finirono distrutte tra gli alberi o disperse nella baia. L'acqua impiegò ben quattro giorni per defluire. Quello stesso giorno e circa 10 ore dopo, dall'altra parte del Pacifico, presso i villaggi Miyako, Otsucki e Tanabe, in Giappone, attorno alle ore 21.00 e senza nessun segno premonitore, un'onda di quasi 3 metri di altezza sommerse i tre villaggi, senza tuttavia determinare gravi danni. Foto1

Famoso l'evento del 18 Novembre 1929, presso la Penisola di Burin, Newfoundland. La terra tremò poco dopo le cinque del pomeriggio (ora locale 17.02, terremoto magnitudo 7.2). Circa due ore e mezza dopo, Norah Hillier di soli 7 anni, si affacciò dalla finestra prospiciente il mare e gridò <Oh, all the sheep>.... tutte le pecore furono travolte da un muro di acqua, la casa si allagò all'istante e poi cominciò a muoversi, sotto la spinta dell'acqua. Tutto fu trascinato via, qualche auto, le imbarcazioni dei pescatori, gli animali e le persone. Morirono in 27. Si stima che il livello del mare salì, in alcune località, di ben 7 metri.

L'evento di Newfoundland, con tutta la sua drammaticità, è noto anche per altro. Ben 12 (o 13 a seconda delle fonti) cavi sottomarini per le comunicazioni transatlantiche telegrafiche e telefoniche furono recisi. Cosa poteva aver provocato effetti così devastanti? Si pensò al terrmoto, ma poi fu evidenziato che i cavi non si ruppero contemporaneamente, bensì uno dopo l'altro, a distanza di tempo. Il primo cavo si ruppe circa un'ora dopo la scossa (con epicentro sui Grand Banks). Gli ultimi tre si ruppero rispettivamente dopo 9 ore, dopo 10 ore e dopo 13 ore circa. Nel disegno sottostante sono riportate la distanza dei cavi e i tempi di rottura.

Si pensò allora ad una frana sottomarina, ma la velocità stimata risultò troppo elevata, circa 75 Km/ora. Ecco allora che si concretizzò l'ipotesi della corrente di torbida, descritte gia da Forel nel 1885, durante le sue osservazioni del fondale del Lago di Ginevra. tra l'altro, Sorby ipotizzò il fenomeno gia nel 1859. Le correnti di torbida sono dei flussi gravitativi di sospensioni newtoniane generate da differenze di densità.

Anche l'Italia, circa 8000 anni fa ebbe il suo grande tsunami. Parte dell' Etna sprofondò nel Mar Ionio; si stima che ben 25 Km cubi di rocce e detriti finirono in mare (tanti da colmare l'intero Lago Maggiore). Tutto questo generò un'onda alta circa 50 metri, che sconvolese tutto il bacino del Mediterraneo, dapprima la Sicilia e la Calabria e, poi, la Libia e il Peloponneso, per arrivare in Siria e infine in Israele. Ora i resti di quel crollo sono ancora in fondo al mare e ricoprono circa 250 Km quadrati di fondale. Le numerose colate che giacciono sul fondo del Mediterraneo non sono quindi imputabili all'eruzione del Santorini avvenuta nel 1600 a.C., poiché l'evento rimase confinato al Mar Egeo, bensì alla catastrofica onda di 8000 anni fa. Foto2Del maremoto di Messina, Selinunte ecc. ne parliamo qui.
E poi lo tsunami del 26 dicembre 2004 che colpì le coste dell'Oceano Indiano, con ben 225.000 morti. Il più alto numero di vittime mai registrato in un maremoto. Il sud est asiatico ha una storia travagliata dal punto di vista geologico e gli tsunami sono molto frequenti. Vicino alla turistica Phuket sono state condotte delle perforazioni che hanno permesso di ricostruire gli eventi drammatici come quello del 2004. I risultati hanno evidenziato che due grandi tsunami colpirono la zona, rispettivamente tra il 1300 e il 1450 d.C., e tra il 500 e l'800 a.C.

COSA È UNO TSUNAMI

Tsunami significa letteralmente "onda del porto". Il termine è correntemente usato in ogni parte del mondo e indica praticamente un'onda di maremoto che si abbatte sulle coste esposte a seguito di un terremoto sottomarino. Tutti i terremoti che causano maremoti hanno origine nelle zone di subduzione, ossia zone dove una placca (una porzione di crosta terrestre) si infila sotto ad un'altra. I fondali oceanici sono basaltici e molto densi, mentre i continenti sono granitici e meno densi, in altre parole questi ultimi "galleggiano" sui fondali basaltici. Essendo più dense, le palcche basaltiche si infilano sempre sotto e sollevano le meno dense placche granitiche, contribuendo così a formare le catene montuose (Ande, Montagne Rocciose ecc...). Tuttavia l'attrito tra le placche determina dei blocchi momentanei, ed è in questa fase che si accumula una grandissima quantità di energia elastica, che poi viene improvvisamente liberata dopo un evento sismico. In questo caso improvvisamente la placca basaltica scorre verso il basso e quella granitica verso l'alto (ci sono eccezioni che tralasciamo per semplificare la discussione). L'entità del sollevamento del fondale nel caso dell'evento del 2004 tra Sumatra e le Andamane fu, in alcune zone, di ben 8 metri e questo provocò lo spostamento di centinaia di Km cubi di acqua sopra il livello del mare. Per la prima volta fu possibile, in occasione di quell'evento drammatico, misurare velocità e ampiezza delle onde mentre si propagavano. La distanza tra le creste in mare aperto, dell'ordine dei 100 Km, si ridusse a circa 20-30 Km in prossimità delle coste, ma l'acqua che arrivava da dietro a gran velocità spinse quella che rallentava e, come conseguenza, si ebbe la grande onda nella provincia di Aceh (Sumatra) di ben 30 metri di altezza.
Non sempre i terremoti sottomarini generano tsunami. Foto3Nella stessa zona colpita dall'evento del 2004, esattamente il 28 marzo 2005, un'altra potente scossa lungo la stessa faglia, sprigionò una grande quantità di energia. Fortunatamente non si formò nessuna onda di maremoto, poiché il movimento si verificò esattamente sotto le isole di Nias e Simeulue, e quindi non si verificò nessun sollevamento di acqua., se non in misura molto più limitata. In alcune zone il livello del mare crebbe di circa 4 metri, ma senza alcun danno, poiché le onde si propagarono in mare aperto, mancando di poco Sri Lanka, India e Maldive.

 

 

BIBLIOGRAFIA

ARTICOLI CORRELATI