BiologiaMarina.eu

 

 

Cod Art 0649 | Rev 00 | Data 11 Giu 2014 | Autore Marco Angelozzi

 

LO SQUALO DELLA GROENLANDIA

Per gentile concessione di Marco Angelozzi - www.prionace.it

Squalo della Groenlandia

"Sonnolento con la testa piccola"... è questo il significato del nome scientifico Somniosus microcephalus, ma in realtà lo squalo della Groenlandia si rivela tutt'altro che una pigra e lenta creatura abissale. Anche per questo animale infatti, sono possibili, a dispetto del suo nome, potenti e veloci scatti per catturare le prede e resistenza e tenacia nella caccia.
Lo squalo della Groenlandia è uno dei pochi squali, se non l'unico, che nuota nelle acque gelide dell'Atlantico del nord e nelle regioni artiche. Può arrivare fino alle coste della Francia e del Portogallo ed alcuni avvistamenti lo farebbero essere presente anche nel sud Atlantico, vicino all'Argentina e nelle regioni antartiche. A causa delle difficoltà di osservazione in natura (acque artiche profonde e temperature prossime allo zero e con visibilità quasi inesistente), sono ancora poche le informazioni sulla biologia e sul comportamento di questo grande squalo.
Lo squalo della Groenlandia raggiunge notevoli dimensioni, quelle medie vanno da 240-400 cm fino ad un massimo di 640 cm (viene ritenuta possibile la dimensione massima di 730 cm). Un vero e proprio gigante delle regioni polari. Di colore grigio-marrone abbastanza uniforme, a volte presenta delle puntinature e macchie più chiare sul dorso.
Un eccezionale adattamento evolutivo permette a questa creatura marina di vivere tranquillamente in acque con temperature che vanno da 0.6 ai 12 gradi centigradi e di inabissarsi fino a 1.200 m di profondità (durante i mesi invernali più vicino alla superficie, in estate tra 180-550 m).Denti squalo Groenlandia
Il muso dello squalo della Groenlandia è corto e arrotondato e gli occhi sono piccoli. Le due pinne dorsali sono arretrate e senza spine, la pinna anale è assente. Anche le pinne pettorali e ventrali sono di piccole dimensioni mentre la pinna caudale è abbastanza sviluppata, sia il lobo superiore che quello inferiore.
Le fessure branchiali sono decisamente piccole e questa caratteristica suggerisce che lo squalo della Groenlandia, pur dotato di potenza e possibilità di brevi scatti veloci per cacciare, per la maggior parte del tempo nuoti in maniera lenta e costante, con un minimo consumo energetico.
I denti sono diversi nelle due arcate, in quella superiore sono sottili e appuntiti, mentre in quella inferiore più larghi, resistenti, con la cuspide (punta) spostata verso l'esterno.
Lo squalo della Groenlandia si nutre sia di carcasse di mammiferi marini che di vere e proprie prede, da inseguire e catturare, come pesci ossei, foche e focene.
La vista non sembra essere molto sviluppata, gli occhi infatti sono piccoli e alle profondità medie dove questo squalo nuota la luce è quasi assente. Oltre a questi elementi, in una grande percentuale di squali della Groenlandia, uno dei due occhi viene attaccato da un parassita specifico, il copepode (nota 1) Ommatokoita elongata. La femmina adulta di questo parassita, lunga circa 5 cm, si ancora sulla cornea dell'occhio dello squalo, portandolo alla cecità.

Ommatokoita elongata
Sono rari gli esemplari di squalo della Groenlandia in cui tutti e due gli occhi sono parassitari da Ommatokoita elongata. Nonostante questo importante disturbo alla vista, l'animale non sembra risentirne, affidandosi per la predazione ad altri efficientissimi sensi (olfatto, elettrorecezione).
Risulterebbe addirittura che il parassita Ommatokoita elongata sia in gradi di emettere luce (bioluminescenza) che potrebbe attirare le prede proprio nella bocca dello squalo della Groenlandia (tuttavia, attualment,e non esistono prove scientifiche che confermino questa teoria).
La riproduzione di questo squalo sembra essere vivipara aplacentata (nota 2). I nativi della Groenlandia lo hanno pescato a lungo per utilizzarne l'olio del grande fegato, ricchissimo di vitamina A ed anche per la carne, che risulta commestibile se seccata, tossica, addirittura velenosa, se mangiata fresca.
La pelle veniva spesso utilizzata per confezionare stivali, evidentemente molto resistenti e i denti, soprattutto quelli dell'arcata inferiore, venivano trasformati in efficienti rasoi per capelli.
Lo squalo della Groenlandia non è considerato pericoloso per l'uomo, soprattutto perché sarebbe davvero raro un incontro con questa creatura abissale nelle acque artiche, ma le sue grandi dimensioni spingerebbero comunque ad estrema cautela in un eventuale contatto diretto.

Distribuzione squalo di Groenlandia

SQUALO della GROENLANDIA
Somniosus microcephalus Block e Schneider, 1801
Ordine: Squaliformes
Famiglia: Somniosidae
Dimensioni medie: 240-400 cm
Dimensioni massime: 640 cm (730 cm ?) Nel 1895, a largo della Scozia, venne catturato un esemplare femmina di 6.5 metri.
Distribuzione: è sicuramente presente nell'Atlantico del nord e nelle regioni artiche. Può arrivare fino alle coste della Francia e del Portogallo.
Colorazione: di colore grigio-marrone, abbastanza uniforme; a volte delle puntinature e macchie più chiare sul dorso.
Riproduzione: probabilmente vivipara aplacentata.
Rapporti con l'uomo: potenzialmente pericoloso.
Valore commerciale: i nativi della Groenlandia lo hanno pescato a lungo per utilizzarne l'olio del grande fegato, ricchissimo di vitamina A ed anche per la carne, che risulta commestibile se seccata, tossica, addirittura velenosa, se mangiata fresca.
La pelle veniva spesso utilizzata per confezionare stivali, evidentemente molto resistenti e i denti, soprattutto quelli dell'arcata inferiore, venivano trasformati in efficienti rasoi per capelli.
Longevità: molto longevo
Età riproduttiva: sconosciuta
Taglia alla nascita: probabilmente circa 40 cm
Andamento della popolazione: sconosciuto

_________________________________________
1. I copepodi appartengono alla classe dei crostacei, sono molto numerosi e vivono in ambienti acquatici, sia marini che d'acqua dolce. I copepodi parassiti di pesci (ossei e cartilaginei) generalmente attaccano pelle e branchie dei loro ospiti.
2. Nella riproduzione degli squali circa il 30% degli squali ha una riproduzione ovipara, cioè la femmina depone le uova nell'ambiente esterno, racchiuse da una capsula cornea protettiva; circa il 50% ha una riproduzione vivipara aplacentata, cioè la femmina trattiene le uova all'interno degli uteri e i piccoli, dopo essersi nutriti del sacco vitellino, escono all'esterno completamente formati; il rimanente 20% ha una riproduzione vivipara placentata, dove il piccolo squalo è in contatto con la madre attraverso una primitiva placenta e dopo aver completato lo sviluppo esce all'esterno. Anche in questo ultimo caso è presente un piccolo sacco vitellino che, una volta riassorbito, contribuisce a formare la placenta. Nella riproduzione vivipara aplacentata possono manifestarsi due situazioni particolari: oofagia, quando i piccoli di squalo, nell'utero materno, una volta utilizzato il sacco vitellino, si nutrono di uova non fecondate che la madre continua a produrre; adelfofagia, quando i piccoli di squalo, uno per ogni utero materno, si nutrono dei "fratelli" (cannibalismo intra-uterino) e quindi nascono soltanto due piccoli.


AGGIUNGI UN COMMENTO [Gentile utente, puoi manifestare liberamente la tua opinione all'interno di questo thread. Ricorda che la pubblicazione dei commenti è sospesa al di fuori del consueto orario lavorativo; il massimo di caratteri consentito per ogni messaggio è di 1.500, se superi questo limite il tuo intervento sarà annullato. Solo i commenti provenienti da utenti verificati andranno direttamente online, quelli non verificati vedranno i propri messaggi sostare in pre moderazione per pochi minuti. Inoltre, è necessario attenersi alla Policy di utilizzo del sito: evita gli insulti, le accuse senza fondamento e mantieniti in topic. Grazie. BiologiaMarina.eu].
comments powered by Disqus

 

BIBLIOGRAFIA

ARTICOLI CORRELATI

SITOGRAFIA