'STRANI' RITROVAMENTI AL MARE
Ormai l'estate è cominciata. Ci si crogiola al sole, si cammina sulla battigia oppure in acqua. I più temerari si dilettano con le immersioni. Spesso, sia sopra che sotto il mare, è possibile fare strani ritrovamenti, che solo un occhio vigile ed allenato riconosce all'istante associandoli al mondo del mare.
E proprio in questi giorni ci sono arrivate 'strane' segnalazioni. Cominciamo dalla prima, proposta nell'immagine sottostante.
Uova nastriformi di Neverita josephinia
Cosa sarà mai? Si tratta di una struttura sabbiosa nastriforme, molto sottile, dalla caratteristica orlatura sul lato esterno, ben compatta che appare, nel particolare, formata da una miriade di cellette (particolare della foto a destra); si tratta della tipica ovatura di una Neverita josephinia, un mollusco gasteropode che depone le uova nel periodo primaverile, tra marzo e giugno. Le basse acque dell'Adriatico, quest'anno, erano discretamente tapezzate da queste strane uova, che molti hanno scambiato per curiosi animali.
Neverita josephinia: immagine tratta da wikipedia.
Altri invece, ci hanno segnalato degli 'strani sacchetti' gelatinosi bentonici. In verità anche lo scorso anno ci erano giunte delle segnalazioni, ma nessuna corredata da immagini. Quest'anno invece, noi di biologiamarina.eu, siamo stati più fortunati; ecco qua sotto alcune immagini:
Sopra, a sinistra, probabile teca gelatinosa di Arenicola spp. A destra, Scoloplos armiger con accanto le sue ovature: Immagine J. D. Fish & S. Fish Cambridge University Press, 2011.
Questi sacchetti, che a breve faranno la loro comparsa un pò ovunque lungo le coste adriatiche e tirreniche, sono tece gelatinose prodotte da policheti della famiglia Arenicolidae. Abbiamo notizia della loro comparsa, attualmente, in alcune zone italiane del Tirreno.
Le ovature degli invertebrati sono le più ostiche e difficili da classificare. Purtroppo non disponiamo di immagini adatte, se non alcune, visibili qui sotto; a sinistra le caratteristiche ovature di Triton nodiferum, uno dei più grandi Gasteropodi del Mediterraneo. Possono essere trovate spiaggiate soprattutto in zone rocciose, l'ambiente ideale di T. nodiferum.
Al centro le tipiche ovature di Rapana venosa, un grande Gasteropode comune in Adriatico e originario dell'Indopacifico, dal quale è arrivato attraverso le acque di sentina delle navi. A destra, infine, ovature di Aplysia depilans, o lepre di mare. Si tratta di un grande Gasteropode appartenente alla classe Opistobranchia, lungo sino a 30 cm.
Le immagini al centro e a destra sono tratte da Poggiani L., Ambiente, Flora e Fauna del Litorale di Fano.
A volte possiamo trovare anche dei pezzi di legno bucherellati come se fossero tarlati (foto in basso a sinistra). In realtà si tratta del lavoro, lento ma incessante, di un altro mollusco, ovvero Teredo navalis, nemico delle chiglie e delle strutture in legno immerse in mare.
A sinistra, legno scavato da Teredo navalis, raffigurato a destra.
Il termine Teredo deriva dal greco e significa tarlo. Comunemente sono note come teredine; lunghe sino a 20 cm., hanno la parte interiore rivolta verso il fondo della galleria che scavano nel legno e che rivestono di materiale calcareo. L'opera di escavazione è possibile grazie alla presenza di due valve dentellate che si muovono continuamente e poste a metà corpo. Il corpo dell'animale è cilindrico e spesso è possibile osservare i due sifoni, lunghissimi, che fuoriescono dai fori nel legno e che ritira al minimo disturbo.
Infine, ricordiamo le capsule ovigere degli elasmobranchi, ovvero squali, razze e chimere. Sono tutte molto simili e l'identificazione e l'assegnazione ad una determinata specie richiede molta esperienza.
Capsula ovigera di elasmobranco.
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