IL RILASCIO DELLA.... CATTURA
BREVE EXCURSUS SULLE IMPLICAZIONI ECOLOGICHE ED ETICHE DEL RILASCIO
La pesca che racconto qui, è quella intesa solo ed esclusivamente nella sua accezione "sportiva", intendo quindi tralasciare l'aspetto prettamente predatorio, finalizzato alla cattura e all'uccisione della preda. Quest'ultimo aspetto, purtroppo, caratterizza invece la quasi totalità dei pescatori che svolgono le loro attività in mare, dove non è raro vedere attuare estremismi come la caccia in tana e l'abbaglio (in piena notte) con torce e altre diavolerie luminose. Molti potranno obiettare e affermare che i pescatori professionali causano molti più danni di qualunque pescatore sportivo. In effetti così è, ma questo significa allargare il contesto e, come naturale che sia, ogni volta che accade certe problematiche, quelle oggetto della presente discussione, sono immediatamente ridimensionate a favore di altre di maggior risalto. Ma qui intendo rimanere nel contesto "pesca sportiva", senza tuttavia minimizzare, nascondere oppure sottovalutare i danni agli ecosistemi acquatici causati dalla pesca professionale moderna, che tratteremo in un altro articolo.
La pesca in acque interne, invece, in questi ultimi anni, è risultata un pochino più sensibile a certe problematiche, anche se ancora la strada da percorrere è lunghissima. Spesso sui vari forum di leggono i termini 'No-kill' o 'Catch and Release', il che è gia qualcosa e fa ben sperare per il futuro.
Alcune zone del mondo sono culturalmente più avanzate e l'attività alieutica è maggiormente compresa.
Per esempio all’interno dei parchi nazionali Americani, come quello di Yellowstone, qualsiasi attività di caccia è severamente interdetta, mentre la pesca è consentita. Questo significa che è contemplato il rilascio della preda catturata. L'introduzione di specie alloctone è attivamente ostacolata, le regole di pesca sono in buona parte applicata, le sanzioni pure e più in generale è maggiore il rispetto per le regole.
Nel tratto montano del Missoula la pesca alla trota è quasi esclusivamente intesa come pesca a mosca: una tecnica difficile ed economicamente impegnativa per il costo delle attrezzature, da sempre considerata la più raffinata (o la più snob, scegliete voi), di tutte.
La pesca a mosca significa comunione con la natura, eleganza nel gesto del lancio, capacità di usare le imitazioni di insetto giuste e, soprattutto, rilascio del pesce catturato, fosse anche il pesce della vita. Richiede esperienza e passione. Le tantissime trote dei fiumi che corrono all'interno del parcodi Yellowstone, non sono sottoposte a penuria di cibo. Le acque non sono inquinate e gli invertebrati, a differenza delle acque europee, abbondano e rendono così diffidenti le trote selvatiche che, per quanto numerose, rimangono elusive e difficili da catturare dai pescatori.
E in Italia? Ebbbene uno scenario simile a quello che si presenta agli occhi del pescatore del Missoula rimane un sogno. Non abbiamo ambienti fluviali intatti e tutelati, la fauna invertebrata scarseggia (è utlizzata per il monitoraggio ecologico delle acque interne e chi scrive ha avuto esperienze in tal senso) e, quando qualcuno afferma di andare a mosca, quasi viene da sorridere. Quale corso d'acqua può ospitare così tante trote o altre specie tante quanto quelle del Missoula? Sembra quasi, che i pesci 'italici' rimangano meravigliati dall'incontro con un insetto.
Ma lo scenario del nostro paese non è così pessimistico. Per esempio, come indicato dalla Circolare Fipsas 2010, la sezione provinciale di Foggia sta suggerendo di mettere in atto la pratica del Match & Release (gareggia e rilascia; le nuove regole sono state applicate durante alcune competizioni che si sono svolte negli ultimi mesi del 2010). In tale contesto, le catture dovevano essere slamate ancora vive durante la convalida da parte dell'ispettore di sponda, per essere poi rilasciate in mare, senza dover essere pesate.
Seppur con qualche perplessità iniziale da parte di alcuni concorrenti, le nuove 'disposizioni' sono state accettate da tutti.
Ora, la speranza è che tale esempio possa essere seguito da altre sezioni ed essere ampliato a tutte le competizioni, sia per la pesca da terra che in mare.
In questo modo si evitano inutili stragi di pesci che non hanno completato ancora il proprio ciclo biologico. Qui subentrano quelle che indichiamo come 'implicazioni ecologiche', infatti rilasciare una cattura sottotaglia significa aumentare la possibilità che essa possa raggiungere l'età riproduttiva; significa altresì aumentare la probabilità che possa riprodursi, significa non incidere negativamente sulla popolazione di una determinata specie e preservare, di conseguenza, l'intero ecosistema acquatico. D'altronde, la cattura di un esemplare grande, è associata ad un riproduttore che viene inevitabilmente tolto dal suo habitat. Quindi invitiamo a rilasciare tutte le prede catturate.
Speriamo, quindi, che tale concezione possa al più presto diffondersi in tutta Italia e non vedere più, su certe spiagge, tracine, aguglie, mormore etc...abbandonate dai pescatori, che si son dimenticati delle catture immediatamente dopo averle slamate, condannandole a morte, tra le più inutili.
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