BiologiaMarina.eu

 

 

Cod Art 0538 | Rev 01 del 25 Mar 2013 | Data 15 Set 2012 | Autore: Pierfederici Giovanni

 

   

 

POLPI E SEPPIE...VELENOSI

Metasepia pfefferi
Metasepia pfefferi è una piccola seppia, molto velenosa, che spesso si trova negli acquari di ignari acquariofili. Credit: Jenny (JennyHuang), Taipei - Wikipedia.org. Creative Commons Attribution 2.0 Generic License.

Torniamo a scrivere di animali marini velenosi, in particolare di polpi, gia trattati in un precedente articolo dedicato al polpo anelli blu, molto noto in Australia per alcuni incidenti anche di grave entità. Tratteremo, per la prima volta, anche della seppia velenosa australiana, Metasepia pfefferi , meno nota ma egualmente pericolosa.

Ma perchè torniamo a scrivere del polpo anelli blu? Girovagando per la rete, abbiamo trovato molte pagine deidcate a questo piccolo animale apparentemente inoffensivo, tuttavia abbiamo notato diverse imprecisioni, soprattutto relative alla sistematica della specie. In molti contibuti si legge che le specie sono quattro (Hapalochlaena lunulata, H. maculosa, H. fasciata e H. nierstraszi), in realtà sono più di dieci; tuttavia, molti contributi sulle nuove specie, sono in attesa di pubblicazione.

SISTEMATICA DEL POLPO ANELLI BLU

Regno: Animalia
Sottoregno: Bilateria
Infraregno: Lophozoa
Superphylum: Conchozoa
Phylum: Mollusca
Classe: Cephalopoda
Sottoclasse: Coleoidea
Corte: Neocoloidea
Superordine: Octopodiformes
Ordine: Octopoda
Sottordine: Incirrina
Famiglia: Octopodidae
Sottofamiglia: Octopoidinae
Genere: Hapalochlaena

STORIA E BIOLOGIA

Polpo anelli bluIl polpo anelli blu, fa parte della famiglia Octopodidae che comprende circa 200 specie. Molte di esse fanno parte delle leggende, come le grandi piovre in grado di trascinare a fondo le grandi navi di un tempo. In realtà, questi grandi animali, sono decisamente molto meno pericolosi del polpo anelli blu che, con i suoi 20 cm e anche meno di lunghezza, può uccidere in pochi minuti.
Sino agli anni '50, la sua pericolosità non era nota se non tra alcuni gruppi indigeni. In alcune zone invece, i bambini giocano abitualmente con questi simpatici cefalopodi. Non sono mai stati registrati incidenti, il che indica che alcune specie, pur essendo velenose, non risultano aggressive. Questo dimostrerebbe che localmente e probabilmente in areali molto ristretti, sono presenti specie meno aggressive e pericolose che sono in attesa di essere classificate.
Attualmente, al genere Hapalochlaena appartengono una decina di specie e, di queste, almeno sei non sono state descritte ufficialmente. Il genere è diffuso prevalentemente nel Pacifico centrale, dallo Sri Lanka alle Vanuato, comprese le acque temperate del sud del Giappone e quelle dell'intero continente australiano.
Le specie in attesa di essere ufficialmente descritte, presentano differenze non facilmente distinguibili. In generale comunque, differiscono leggeremente per la taglia, il peso, la posizione degli anelli, la distanza tra gli occhi, la presenza o assenza del sacco dell'inchiostro e infine, per il grado di pericolosità. Come detto alcune sono aggressive, altre meno.
Hapalochlaena lunulata è la specie a maggior distribuzione, tutte le altre vivono in aree localizzate e relativamente poco estese.

Questi piccoli polpi hanno delle ghiandole salivari che producono un mix di sostanze tossiche, tra cui la tetrodotossina; in realtà la molecola è prodotta da batteri simbionti, che rendono appunto la saliva del polpo tossica per le prede che esso cattura. L'effetto immediato della tetrodotossina è la paralisi, così le prede non possono allontanarsi e possono essere consumate comodamente in un luogo sicuro.
I batteri simbionti che vivono nelle ghiandole salivari del polpo, sono trasmessi da una generazione alla successiva, attraverso le uova. Dunque un polpo è in grado di uccidere sin dal suo primo giorno di vita e pure le uova, se ingerite, potrebbero essere pericolose.
La tetrodotossina agisce legandosi ai canali del sodio, determinando la paralisi completa dei muscoli volontari. La morte sopraggiunge per soffocamento. La dose letale è di 0.009 mg per Kg di peso, dunque una piccola quantità è in grado di uccidere una persona perfettamente in salute. Una dose di soli 0.72 mg è letale per un uomo di 80 Kg.
Molte delle caratteristiche del polpo anelli blu le abbiamo gia trattate nella scheda di Daniele Bonfanti; qui approfondiamo un altro aspetto, ovvero quello della prevenzione, esaminando anche due casi reali.

Il polpo anelli blu se ne sta spesso mimetizzato tra le scogliere e nelle pozze di marea, oppure tra i coralli o tra le alghe. Può spingersi sino a 50 metri di profondità.
I luoghi ove è più facile incontrarlo, sono appunto quelli ove normalmente si fa il bagno, ovvero in acque basse e non lontano dalla costa. Spesso, inavvertitamente, si finisce per calpestarlo e ovviamente esso reagisce conficcandoci il suo becco accuminato dove può. Il morso in genere è indolore.
Altri luoghi dove avvengono incidenti, sono le tidepool, ovvero le pozze di marea. Spesso i bambini, inconsapevoli, giocano con gli animali che vi rimangono intrappolati finendo così per essere morsicati. Dunque è fondamentale la prevenzione e non disturbare i polpi nel loro ambiente; si tratta di animali che non attaccano l'uomo, ma se disturbati o avvicinati, reagiscono. Quindi da evitare zone a rischio, evitare di disturbare gli animali delle pozze di marea e di muovere rocce e pietre in acque basse. Il polpo anelli blu ci "avvisa" prima di attaccare, ci mostra infatti i suoi anelli blu elettrico, ma è gia troppo tardi, è molto veloce e raramente si riesce ad evitarlo quando attacca.

CASISTICA

1 - Stradbroke Island, Queensland, Australia
Un uomo di 43 trova un piccolo polpo su una roccia emersa, sulla spiaggia. Temendo per la sua vita, lo afferra e lo getta in acqua. Subito dopo si accorge di due piccole macchie di sangue sulla mano. Sono i fori lasciati dal becco del polpo.
Stranamente non avverte alcun dolore. Pochi secondi dopo, però, si sente male e prima di collassare riesce a gridare. I soccorsi sono immediati. Il polso è assente, anche la respirazione è affannosa. Le pupille sono fisse e dilatate.
L'uomo viene immediatamente intubato e sottoposto al massaggio cardiaco. Si riprenderà dopo circa 5 ore e riprenderà a camminare dopo 48 ore. In questo caso, è stata identificata come responsabile dell'incidente la specie H. fasciata (Hoyle, 1886).

2 - Sidney, Australia
Un ragazzo di 23 anni è in compagnia di amici, in spiaggia per una festa. In acque basse, non lontano dalla riva, cattura un piccolo polpo che trattiene in mano per circa 10 minuti, mostrandolo agli amici. Pochi minuti dopo averlo rilasciato, il ragazzo non sembra più in grado di camminare e viene immediatamente soccorso; viene sottoposto a respirazione artificiale e al massaggio cardiaco. Nei 45 minuti successivi, il ragazzo si riprende diverse volte per poi collassare di nuovo. Nel frattempo viene trasportato al Prince Henry Hospital
James Albert Ward, muore in ospedale 90 minuti dopo essere stato soccorso, il 23 giugno 1967; solo durante l'autopsia verrà trovata una piccola ferita alla mano sinistra, compatibile con il morso di un polpo anelli blu.

Quello di J. Albert Ward è il secondo caso fatale descritto in Australia. Il primo caso si verificò il 21 settembre 1954, che coinvolse un ragazzo di 21 anni, Kirke Dyson-Holland, il quale venne morsicato nelle acque antistanti la città di Darwin.
Ufficialmente, sono riportati tre casi fatali, due causati da Hapalochlaena fasciata (in Australia) uno da H. lunulata (Singapore).
Altri incidenti non fatali si sono verificati in Australia e in altre regioni del sud est asiatico; non è noto il numero esatto degli incidenti e spesso sono "coinvolte" specie non meglio identificate. Anche la specie Amphioctopus mototi risulta tossica per l'uomo, tuttavia il suo morso non causa la morte.

PROCEDURE DI PRIMO INTERVENTO

Si si viene morsicati da un polpo anelli blu, occorre immediatamente chiedere aiuto, prima di collassare e non essere più in grado di farsi aiutare.
Se si assiste ad un incidente, occorre prima di tutto rimuovere la vittima dall'acqua, assisterla immediatamente con la respirazione artificiale e il massaggio cardiaco. Queste due procedure vanno mantenute per tutto il tempo, sino all'arrivo dei soccorritori, poiché si tratta dell'unico modo per tentare di salvare la vittima. Non esistono ne antidoti ne altre cure.

SEPPIE VELENOSE?
I polpi del genere Hapalochlaena non sono gli unici animali marini in grado di inoculare attivamente, tramite il morso, la pericolosa tetrodotossina
La bellissima seppia Metasepia pfefferi (Hoyle, 1885) può morsicare ed essere potenzialmente pericolosa per l'uomo. Si tratta di un piccolo mollusco cefalopode diffuso in Australia e in Indonesia, che non supera 6 - 8 cm. di lunghezza. La sua colorazione è spettacolare, si presenta rossa, marrone, bianca e con striature di un giallo molto intenso. La colorazione la rende ben visibile, si tratta infatti di un chiaro segnale aposemantico di avvertimento.
Il suo veleno non è stato ancora studiato in dettaglio, ma nella sua saliva è prsente la tetrodotossina, per cui il suo morso è potenzialmente fatale. Studi recenti, hanno evidenziato che sono tossiche anche le sue carni, tuttavia la specie non ha interesse commerciale e non viene consumata; interessa invece il mercato dell'acquariofilia. In vasca però, la specie non sembra adattarsi bene, può risultare aggressiva, sia durante la somministrazione di cibo, che tra conspecifici.
Non si sa molto sulla biologia di questa specie; negli ultimi 15 anni sono usciti pochissimi lavori; tra questi, molto interessanti i contributi di Roper & Hochberg (1988) che dimostrarono, tra l'altro, che le pinne laterali (ambulatory flaps) sono utili, nella comune Sepia officinalis, nel moto stazionario, mentre in Metasepia contribuiscono al nuoto e alla spinta in avanti.
Descrizioni sommarie si trovano in Jereb et al., in un agile volume pubblicato dalla FAO, dal quale sono tratte le immagini sottostanti.

Metasepia pfefferi
Metasepia pfefferi, vista laterale e dorsale.

Metasepia pfefferi conchiglia interna

Conchiglia interna di Metasepia pfefferi; da sinistra a destra, visione dorsale, laterale e ventrale.

La specie è diffusa nelle acque del sud est asiatico (Indonesia, Malesia, Nuova Giunea, Filippine ecc..) e in Australia. Si trova da 3 a 90 metri di profondità. È attiva prevalentemente durante il giorno. La si può osservare soprattutto tra il sedimento e il fango, mentre è meno comune su substrati rocciosi poiché risulta essere troppo visibile alle sue prede preferite, quali piccoli pesci e piccoli crostacei. La capacità di cambiare colore è comunque eccezionale (camouflage). La colorazione del mantello può variare dal nero al marrone, dal bianco al giallo e al rosso. Substrati duri come rocce, coralligeno e legno, sono invece ampliamente utilizzati per la deposizione e l'ancoraggio delle uova.
Recentemente, anche nella saliva di in una specie simile, Metasepia tullbergi (Appellof, 1886), diffusa più a nord, sino al mare del Giappone e nel mar Giallo, in Thailandia e nelle Filippine, è stata isolata la tetrodotossina, per cui si tratta della seconda specie di seppia potenzialmente pericolosa per l'uomo.

Metasepia pfefferi interessa anche l'industria della cosmesi. Si tratta di animali caratterizzati da un elevato rapporto di copertura cutanea in ragione del peso (50 - 60 grammi). La specie, geneticamente modificata e nutrita con semilavorati gelatinosi, potrebbe produrre per via cutanea, sostanze simili all'ambra grigia, molto ricercata e ottenuta solo dall'intestino di cetacei morti per cause naturali o da blocchi ritrovati lungo le coste degli oceani.

ARTICOLI CORRELATI

BIBLIOGRAFIA