OSSERVARE LA VITA IN UNA POZZA DI MAREA
Specialmente i bambini amano sbirciare ed esplorare gli ecosistemi della spiaggia, posti al confine tra mare e terra, grazie al fatto di essere spesso facilmente raggiungibili in tutta sicurezza, con l'esclusione ovviamente di scogliere, falesie e altri ambienti rocciosi sconsigliabili anche ai più esperti. Le spiagge sabbiose e pianeggianti, pur essendo facili da osservare, al contrario, divengono complesse quando si tratta di descriverle dal punto di vista ecologico, floristico, geologico ecc...Spesso non è noto ai più neanche il nome delle spiagge che frequentano.
Desidero dunque illustrarvi un ambiente che osservo ormai da tanti anni, documentandone i cambiamenti che interessano un microcosmo al limite delle condizioni di sopravvivenza. L'ecosistema preso in esame è ubicato in Liguria e, più precisamente, sulla costa prospiciente il paese di Celle Ligure, in provincia di Savona: trattasi di una pozza di marea situata nell'insenatura denominata Cravieu, vicino al porticciolo della medesima cittadina.
Una pozza di marea litoranea è un particolare habitat, nel quale alghe e piccoli animali condividono più o meno forzatamente il poco spazio a disposizione, tant'è vero che Johnn Steinbek le definì "ambienti ferocemente brulicanti di vita".
In estate, l'acqua presente in questi ambienti, può raggiungere a causa dell'insolazione, addirittura la temperatura di 45° C, mentre la pioggia e la forte evaporazione possono creare repentini sbalzi di salinità.
La loro genesi è legata alle coste rocciose poco ripide, ove il mare incontra la terra e dove grazie al moto ondoso e alla conseguente erosione, si sono appunto create nel tempo questi curiosi ambienti; ed è proprio così che tra una marea e l'altra, la poca acqua che vi rimane, è sufficiente a mantenere in vita tutte le specie animali e vegetali che vi dimorano.
Fra gli organismi presenti in questi ambienti e negli scogli adiacenti, sicuramente primeggiano i gasteropodi prosobranchi come le patelle (Patella caerulea ecc...), che sono molto comuni nella zona di marea della costa rocciosa e anche in prossimità delle opere portuali create dall'uomo. Questi organismi marini, presentano una conchiglia conica, appiattita, facilmente riconoscibile; usano il loro piede muscoloso come una ventosa e, grazie a questo, sono in grado di aderire fortemente al substrato. Possono spingersi a profondità vicine ai 10 metri. È tipico delle patelle pascolare le alghe che formano un substrato più o meno omogeneo sulle rocce, per poi tornare esattamente nello stesso punto di partenza, il punto ove la conchiglia si adatta perfettamente alle caratteristiche del substrato, permettendo di aderirvi senza che rimanga alcuna fessura o spazio tra la conghiglia stessa e appunto, la roccia.
Altri gasteropodi presenti in questo ambiente, sono le littorine (Littorina neritoides ecc..), quest'ultime sono dotate da una piccola conchiglia dal colore molto variabile, tra il violetto e il marrone scuro, con margine spirale blù-bianca; si trovano perlopiù a gruppi nelle piccole fessure degli scogli, a volte frammischiate ad altri gasteropodi come i trochidi (Gibbula spp.), dalla conchiglia spiralata e con punteggiature e fasce colorate.
Sotto le pietre o in nicchie rocciose, ho potuto osservare dei poliplacofori come i chitoni. Quest'ultimi sono caratterizzati da un corpo insolito, ricoperto da otto piastre costate e spesse. Questi organismi quando si sentono minacciati, si avvolgono su se stessi.
Abbastanza comuni anche i pomodori di mare (Actinia equina), curiosi organismi appartenenti all'ordine degli Attiniari, che sono esacoralli con corpo cilindrico, provvisto di circa 200 tentacoli brevi, retrattili, disposti su più cerchi presenti sul suo corpo rossastro, che quando non è bagnato è poco visibile, poiché si chiude a palla espellendo tutta l'acqua ma, se si ha pazienza, soprattutto verso il crepuscolo, apre in maniera sbalorditiva la corona rossa dei suoi tentacoli manifestandosi in tutta la sua bellezza.
Tra gli artropodi, ho potuto osservare dei piccolissimi granchi (Pachygrapsus marmoratus), caratterizzati da un carapace quadrangolare con dorso piatto, liscio e da un corpo di colore verde scuro, con evidenti screziature. Questi piccoli organismi (5 cm circa), possono resistere fuori dall’acqua per alcune ore, purché l'ambiente circostante sia umido. Assieme ad essi, sul fondo della pozza in questione, vi erano anche alcuni gamberetti (Leander squilla), dal corpo trasparente e con i lati del segmento e degli articoli brunastri, con i caratteristici occhi grigio verdi. Tra i pesci, erano presenti dei piccoli succiascoglio (Lepadogaster lepadogaster), con mandibole sporgenti, bocca ampia e con labbra carnose rivolte verso il basso (da qui il loro nome).
Sul ventre, è presente un organo adesivo, formato da più dischi, con cui si fissano alle rocce. Altri pesci presenti in questo luogo, dei piccoli gobidi (Gobius spp), che amano rifugiarsi in cavità e piccoli crepacci delle rocce appena sommerse. Fatto curioso, è la loro predisposizione di costruire le loro tane sotto le pietre del fondo della pozza; tutto intorno ad essa erano presenti anche ricci di mare (Paracentrotus lividus e Arbacia lixula).
Tra le alghe presenti, ho potuto osservare varie Cystoseire, alghe brune (Feoficee) amanti della luce (fotofile), in grado di costituire delle vere cinture vegetazionali in prossimità della superficie; ove la pozza è più riparata e contaminata da acque dolci, le Cystoseire vengono sostituite dall'insalata di mare (Ulva rigida e affini). Erano presenti anche altre alghe come la coda di Pavone (Padina pavonica), anch'essa una feoficea, dal tallo biancastro, causa una leggera impregnazione di carbonato di calcio, con linee brunastre concentriche; fra queste alghe si possono ritrovare anche gli ombrellini di mare (Acetabularia acetabulum), un’alga verde (Cloroficea), formata da un'unica cellula ingrossata di colore verde chiaro o più spesso biancastra, sempre a causa della presenza di incrostazioni calcaree.
Su alcuni scogli limitrofi alla pozza di marea sopraelencata, ho potuto osservare uno strato incrostante di colore nero lucido, di consistenza non gelatinosa, sicuramente si trattava di un ascomicete appartenente al gruppo delle Verrucariales, probabilmente Verrucaria amphibia, visto che le rocce erano di base silicee (in caso contrario se le rocce in questione erano di base calcarea sarebbero state ricoperte da Verrucaria adriatica).
Osservando queste pozze di marea, mi piace pensare che forse, in condizioni differenti ma in pozze simili a queste, circa 3.500 milioni d'anni fa, la vita sul pianeta Terra ebbe origine, differenziandosi in tutte le forme che noi oggi conosciamo ed è per questo che secondo il mio pensiero é molto importante proteggere anche questi piccoli ambienti, che sono veri e propri scrigni di biodiversità biologica.
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Prima Pubblicazione 31 Lug 2006 - Le immagini dei Collaboratori detentori del Copyright © sono riproducibili solo dietro specifica autorizzazione.
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