PROBLEMATICHE DELLA PESCA IN APNEA
L'apnea, lo sappiamo, non è semplice. Spesso le difficoltà, soprattutto nei soggetti alle "prime armi", si palesano quasi subito per cui, se necessario, sarà utile intervenire e correggere eventuali errori o mancanze.
In apnea, lo sforzo limite è sempre in agguato, basta prolungare per un tempo eccessivo l'inseguimento di un pesce che non vuole (giustamente) saperne di uscire dalla tana, o per la profondità troppo impegnativa, o a causa del ritorno controcorrente, magari carichi di un bel bottino.
In caso di pericolo di un compagno, anche se abbiamo a disposizione solo pochi secondi, è indispensabile ristabilire la corretta respirazione per essere in grado, prima noi, di poter compiere con decisione le eventuali operazioni di soccorso. Una buona pratica delle procedure d’emergenza e una buona predisposizione mentale, sono indispensabili e, a differenza di un intervento puramente istintivo, sono sicuramente più efficaci.
Ma vediamo alcuni casi tipo che costituiscono o potrebbero rappresentare un problema da affrontare in apnea:
- se il compagno è troppo zavorrato, si stancherà molto velocemente, per cui gli consiglieremo di togliere della zavorra, di calmarsi e riprendere la respirazione corretta. Anche con la giusta zavorra, possiamo intercorrere in una serie di problematiche, come una risalita faticosa, causata da vari problemi; per esempio lo stanamento di un pesce o un'asta incagliata potrebbero aver richiesto un surplus di energie e, laddove la superficie sembra lontana, lo sgancio della cintura è d'obbligo poiché la spinta positiva della muta, ci porterà prontamente in superficie.
- una muta troppo stretta, a livello del torace o sul collo, potrebbe essere causa di problematiche da non sottovalutare, come l'eccessiva pressione sulle arterie carotidee. In questo caso, i recettori sensibili alla pressione situati alla base del collo, trasmettono al bulbo celebrale, che regola la frequenza del battito cardiaco, l’imput di abbassare i battiti che, dopo un certo periodo di tempo, potrebbero eccessivamente rallentare sino al collasso cardiocircolatorio.
- caricare un fucile troppo pompato, può causare sforzi eccessivi come strappi muscolari, rottura del carichino e conseguente trapasso della mano o adirittura peggio. Soprattutto nella pesca in tana, dove pieghiamo il gomito e ci concentriamo sulla punta del fucile, abbiamo sempre un rinculo che può toglierci o romperci la maschera, o peggio, provocarci ferite al volto e alle labbra. Si tratta di incidenti tutt'altro che infrequenti. Nei fucili ad elastici, ove l'usura di questi ultimi è visibile sono quando caricati (ovvero quando l'elastico è teso), ci si può tagliare facilmente, nel caso di una rottura improvvisa; l'elastico può colpirci al volto e, caso molto frequente, nella fase di caricamento se si giunge a fine corsa, si provoca lo sgancio dell'archetto che nella maggioranza dei casi provoca ferite più o meno gravi al polpastrello del mignolo.
- i crampi sono spesso causati da mute e/o pinne troppo strette che rallentano la circolazione; in questi casi occorre non farsi prendere dal panico. Si procede afferrando la parte terminale della pinna, tirandola verso il corpo, per distendere il muscolo e solo in un secondo momento cercheremo di guadagnare la riva.
- teniamo presente che molte parti della nostra attrezzatura come coltelli, aste, raffi, fiocine, arpioni e altro, come parti di motore, spigoli o parti delle imbarcazioni, fili in nylon con ami da pesca e quant'altro di tagliente e pericoloso si trova in acqua, possono essere la causa di ferite per cui si consiglia sempre la profilassi antitetanica. Molte volte, durante le mie pescate, sono rimasto impigliato alle lenze dei pescatori, per cui avere un coltello ben affilato è obbligatorio.
- nel caso in cui dovessimo davvero rimanere impigliati, occorre lasciare subito il fucile, lo recupereremo in un secondo momento, poi occorre afferrare subito il coltello e, con una mano, tenere la lenza tesa e con l’altra provvedere a reciderla. La prassi sembra banale ma, se un problema del genere si manifesta in condizioni di scarsa visibilità, con mare mosso, dove non si riesce a vedere il filo in nylon ingarbugliato dietro ai piombi nella schiena, vi assicuro che se avete anche un metro di acqua sulla testa, inizierete almeno a preoccuparvi un poco.
Peggio ancora, ma non voglio assolutamente spaventarvi, se poi finite "dentro" ad una rete (non ho mai sentito dire che qualcuno abbia davvero rischiato la vita, n.d.r.); in questo caso ricordiamo comunque che le reti (almeno nella maggioranza dei casi), sono segnalate e per legge occorre tenersi lontano 100 metri; nel caso in cui accadesse, occorre muoversi il meno possibile e quando necessario, sganciarsi con il coltello. - a volte può accadere di rimanere incagliati sul fondo. In genere si rimane incastrati a causa delle pinne, spesso durante una operazione di retrocessione, oppure a causa del cavetto portapesci legato in cintura. In altri casi rimane impigliato il cavetto della torcia o del carichino legato al polso (da evitare). Il rischio maggiore naturalmente si corre durante la pesca in tana, dove si è a contatto con il fondo e comunque tra le rocce. La soluzione è quella di avere o il cavetto portapesci in boa, oppure, per chi è abituato ad indossarlo, di avere un filo debole, che con poco sforzo si possa rompere. Il retino porta pesci legato in vita è vivamente sconsigliato, in quanto si aggancia con estrema facilità alle rocce; la boa deve o dovrebbe essere legata o al fucile o ad un piombo mobile, così, in caso di aggancio, si possa velocemente lasciare o il fucile o il piombo sul fondo, per poi recuperarli in un secondo momento.
- può accadere di smarrire parti della nostra attrezzatura, come le pinne o la maschera. In questi casi è "indispensabile", diciamo consigliabile, non farsi prendere dal panico (è utile imparare a nuotare con una sola pinna e spesso senza maschera), si è sempre in tempo per recuperare l’attrezzatura persa.
Tutti i consigli utili per affrontare le problematiche sopra descritte, vanno eseguiti nelle tempistiche ottimali, in altre parole la velocità di esecuzione nonché la precisione del gesto debbono integrarsi perfettamente, al fine di risolvere il problema o i problemi per poi tornare, in tutta tranquillità, a dedicarsi al nostro hobbie preferito.
Scritto da WILLY DI APNEATEAM.INFO
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