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05 GIUGNO

Un progetto di Citizen Science italiano studia questi animali nel Mare Mediterraneo anche con il contributo dei cittadini, i quali, come spiega un articolo su "Le Scienze" di giugno, possono inviare in tempo reale immagini e segnalazioni grazie a cui di recente è stata scoperta una nuova specie di medusa tra il golfo di Venezia e quello di Trieste

OCCHIO ALLE MEDUSE 2014

Gli amanti del mare lo sanno bene. Prima di concedersi una nuotata, o magari un tuffo, è bene fare una rapida ricognizione con lo sguardo, concentrati sul pelo dell'acqua alla ricerca di eventuali meduse da evitare. Il problema ormai va avanti da anni ed è conseguenza di diversi fattori concomitanti tra loro, tra cui l'aumento della temperatura media delle acque del Mar Mediterraneo causata dal riscaldamento globale e la pesca intensiva di specie ittiche fondamentali per tenere sotto controllo il numero di meduse. L'invasione di questi organismi gelatinosi ha però anche un lato divertente per le persone che amano frequentare il mare.
Come racconta Ferdinando Boero, professore di zoologia e biologia marina all'Università del Salento, in un articolo su Le Scienze di giugno, da un po' di tempo in Italia è attivo un progetto di ricerca che studia le meduse nel Mar Mediterraneo anche grazie al contributo dei cittadini. Questo progetto di citizen science, chiamato "Occhio alla medusa", è iniziato nel 2009 e oggi è considerato globalmente come quello di maggior successo nell'ambiente marino. Boero, che del progetto è una delle menti principali, spiega che partecipare è semplice: basta segnalare, anche con una foto, gli avvistamenti di meduse, o di quelle che si pensa siano meduse e che invece sono altri membri del cosiddetto macrozooplancton gelatinoso, servendosi di un'apposita pagina web, o di una app per smartphone.
Potrebbe sembrare un gioco, ma in realtà è molto di più. Un esempio su tutti viene dall'ultima arrivata nella famiglie della meduse che nuotano nel Mediterraneo. Grazie alle segnalazioni di pescatori e amanti delle immersioni provenienti dal golfo di Venezia e da quello di Trieste, Boero e colleghi hanno scoperto una nuova specie: Pelagia benovici, urticante, con dimensioni comprese tra 30 e 55 centimetri, e chiamata così in onore di Adam Benovic, grande studioso di questi organismi marini scomparso di recente. La scoperta di P. benovici è stata annunciata lo scorso maggio con uno studio pubblicato su Zootaxa. I test genetici e la ricerca nelle banche dati di DNA di specie già conosciute hanno dimostrato che la nuova arrivata è simile a Pelagia noctiluca, medusa violetta, con ombrello di circa dieci centimetri, e che in estate forma sciami che flagellano i bagnanti.
Sempre grazie alle segnalazioni dei cittadini, dall'inizio del progetto è stato possibile seguire un fenomeno importante dal punto di vista biologico e ambientale, ovvero l'invasione di specie aliene. Si tratta di meduse che non sono autoctone del Mediterraneo, ma che vi sono giunte passando dallo stretto di Gibilterra o dal canale di Suez, magari trasportate dalle acque di zavorra delle navi che provengono da altre aree del mondo. Di solito la differenza tra le condizioni ambientali del punto di partenza e quelle del punto di arrivo stronca sul nascere la proliferazione degli invasori. In alcuni casi però questo non avviene e le conseguenze possono essere devastanti.
Lo ctneforo Mnemiopsis leidyi per esempio (gli ctenofori non sono propriamente meduse, ma loro parenti non urticanti) è arrivato negli anni ottanta nel Mar Nero a bordo di petroliere americane. La successiva proliferazione ha provocato un crollo della pesca, perché M. leidyi ha sviluppato popolazioni enormi che hanno mangiato i piccoli crostacei di plancton di cui si nutrono le larve dei pesci, oltre alle uova e le larve degli stessi pesci. Ora grazie al progetto di citizen science, spiega ancora Boero nel suo articolo su "Le Scienze", abbiamo segnalazioni di M. leidyi in alcuni mari italiani e possiamo tenere sotto controllo la situazione. Questa estate, quindi, occhio alla medusa.


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