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DIDATTICA PER LE SCUOLE

Cod Art 0124 | Rev 00 | Data 10 Mar 2009 | Autore N. Castronuovo

NAVIGARE...NON SOLO PER PASSIONE

Con l’arrivo della bella stagione l’umore cambia, e sentiamo maggiormente la voglia di navigare, non ha importanza se al lago o al mare, la cosa fondamentale è navigare… Che cosa significa navigare? Il termine può assumere diversi significati, ma sappiamo sicuramente che con questa pratica possiamo assaporare in pieno il silenzio che paradossalmente sentiamo quando siamo in barca, anche se utilizziamo un motore rumoroso su di un vecchio motoscafo, quel senso di silenzio, quiete e libertà, quasi sospesi nel vuoto, fra cielo e acqua. Il vento che accarezza il viso, l’odore del mare o dell’acqua lacustre, ci rende felici e sospesi in una dimensione che a volte è difficile spiegare, se non vivendola nella sua totalità quando ci troviamo a bordo della nostra imbarcazione. Facendo un passo indietro, vediamo brevemente l’origine della navigazione. Quando l’uomo primitivo, uscendo finalmente da uno stato quasi di sedentarietà, prese ad uscire dal suo territorio o dalla sua “grotta” per sospingersi sempre più lontano ed esplorare territori vasti, dovette fronteggiare ostacoli, difficoltà e pericoli di ogni genere. Ma furono sufficienti per fermarlo dei semplici corsi d’acqua, lo specchio di un lago, e naturalmente l’immensità del mare. Lo spirito di osservazione, la capacità di adattamento e di risolvere i problemi di integrazione con l'ambiente naturale, lo spinsero a trovare delle soluzioni. L’acqua trasporta con se di tutto, vegetali, animali, tronchi d’albero, carogne di animali. Questo suggerì probabilmente l’idea di poter navigare.

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Ha avuto così inizio la grande avventura della nautica, che con il passare dei millenni si è perfezionata, fino a giungere alla creazione di imbarcazioni che potevano reggere il peso di una o più persone e trasportare merci. Naturalmente le origini e i luoghi di utilizzazione di queste imbarcazioni fecero sì che le forme e i materiali si diversificassero. Arrivando all’era moderna, con lo sviluppo di nuovi materiali, robustezza e leggerezza presero il sopravvento. L’acqua quindi ha dato la possibilità ai popoli antichi di spostarsi, di incontrare e colonizzare nuove terre, e come i popoli antichi, ora noi uomini “moderni” abbiamo conservato lo spirito dell’esplorazione. La nautica moderna se pur con concetti diversi, mantiene ancora il vecchio spirito della navigazione antica. I venti, i marosi, le difficoltà oggettive non sono cambiate nel corso dei millenni, quindi è fondamentale aver conservato uno spirito dell’arte antica di andar per mare, dove tutto era regolato dalla capacità dell’uomo. Una semplice vela ed una fune erano, insieme con una tavola che fungeva da timone, un modo semplice ma efficace di spostarsi in un mare sconosciuto e che si credeva sconfinato.

I popoli antichi del Pacifico Orientale, come i guerrieri Hawaiani, si muovevano con imbarcazioni ricavate dal legno di Koa, un albero originario di quelle latitudini (ora protetto, si può utilizzare solo il legno di piante morte), erano abili navigatori e traevano forza dal mare e per il mare vivevano, invocando protezione agli antichi antenati. Tuttora ai giorni nostri, quando usciamo per mare, nell’intimo, siamo soliti invocare protezione, al “nostro personale Dio o divinità” chiedendogli di proteggerci e di fare una buona navigazione e di poter rientrare sani e salvi dai nostri cari. Con l’arte della navigazione diverse popolazioni nel corso dei millenni, hanno avuto la possibilità di sviluppare la pesca, importante attività per il loro stesso sostentamento. In molti luoghi della terra, specialmente quelli che si affacciano al mare, l’unica risorsa e modo per poter sfamare milioni di persone, rimane la pesca, che accompagnata da differenze minime, nei sistemi e nei metodi, ha come scopo comune quello di fornire cibo. Per molte popolazioni, “l’imbarcazione” è un mezzo di trasporto, importante per svolgere svariate attività commerciali e non. Navigare per questi uomini significa vivere, poter sfamare le loro famiglie dunque, e rimanere in pieno al centro della vita sociale ed economica dei propri paesi, un modo anche per poter percorrere distanze e spostarsi in luoghi dove altrimenti non sarebbe possibile. Rimane solo la differenza di navigare in acque fluviali, lacustri o marine. Ad ogni tipo di ambiente normalmente si abbina un tipo di imbarcazione, i popoli indigeni, sono fra i maggiori ideatori e creatori di queste imbarcazioni, studiate appositamente per poter navigare in maniera ottimale, in base anche alla disposizione geografica del territorio e alla morfologia dello stesso.

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Donna, in un corso fluviale dell’Indo Pacifico alle prese con la sua attività commerciale

La barca e la navigazione dunque non solo da diporto, ma in primo luogo come forma di trasporto e sostentamento dei popoli, dove la “nautica” e l’andar per mare è conosciuta come l’unica fonte di ricchezza e sopravvivenza.