IL LAGO PLEISTOCENICO DI DELLA VAL VIGEZZO
Chi, partendo da Domodossola (VB), percorre a ritroso la Valle Vigezzo, arriva in una parte ove la valle, dapprima molto angusta, si allarga assai; questo allargamento è costituito da un altopiano particolare, in quanto funge da spartiacque fra i due torrenti, aventi opposta direzione: il primo chiamato La Melezza, volge ad ovest, sino a confluire nel fiume Toce, nei pressi dell'abitato di Domodossola; il secondo, Il Melezzo, dopo aver ricevuto le acque da varie pendici a nord di S. Maria Maggiore, piega verso est e con un corso tortuoso, sbocca nella Maggia, poco lontano dall'abitato di Locarno, in confederazione elvetica, per poi sfociare a sua volta nel Lago Maggiore o Verbano.
In questo altopiano, nei pressi del paesino di Rè, vi è ubicato un giacimento fossilifero che merita particolare attenzione. Gli strati di questo giacimento contengono un meraviglioso erbario fossile naturale, in cui sono conservati specie di vegetali di clima mite, che in un momento particolare nella storia geologica del posto, popolavano la valle.
Infatti in questa zona, durante il periodo pleistocenico (quaternario) e, più precisamente, nell'intervallo tra le due famose glaciazioni (interglaciale Riss/Wurm), si formò una specchio lacustre, proprio ove ora è collocata l'attuale valle.
Il lago in questione era chiuso da uno sbarramento di origine morenica; tutto intorno a questo bacino e sui lati della valle, dopo il ritiro dei ghiacciai quaternari, si formò una cintura di vegetazione molto varia e di conseguenza si formarono estesi boschi. Le precipitazioni meteoriche e il vento, convogliarono nell'alveo del lago, foglie, frutti, rami ecc,...e molti di questi si depositarono sul fondo dello stesso, ove vennero ricoperte dalle argille in fase di sedimentazione.
Questi strati argillosi oggi si rinvengono per lo più nell'alveo del torrente Melezzo e sono alternati ad altri strati di sabbia alquanto indurita, senza un apparente stratificazione definita e sono particolarmente ricche di muscovite (mica), frammischiati a tracce di lignite per lo più sterili; i fossili infatti, sono conservati solo negli strati di argilla dal colore cinereo.
Quest'argilla è caratteristica per la sua compattezza e per le proprietà smettiche (cioè assorbe le sostanze grasse).
La deposizione di questi strati di materiali, ha creato un ambiente asfittico, permettendo così la perfetta conservazione dei resti vegetali inglobati in essi.
Questo giacimento si estende per circa un centinaio di metri di lunghezza con una larghezza media stimata di quattro metri. Si ritiene che questo affioramento sia in continuo movimento, infatti negli ultimi anni si sarebbe spostato verso ovest di molti metri, come conseguenza dell'azione erosiva operata dal torrente che tra l'altro ricopre, periodicamente, con materiale vario alluvionale le parti più a valle che erano precedentemente scoperte.
Come ho citato precedentemente, gli strati più fossiliferi sono ubicati nel torrente Melezzo, ma in zona vi sono altri piccoli giacimenti sempre di origine pleistocenica. Tra questi il più conosciuto è ubicato presso il Rio del Motto.
In questi giacimenti sono stati ritrovati vari fossili vegetali e resti di piccoli animali, giunti sino a noi grazie ai fenomeni di carbonizzazione e di distillazione; fra i resti di fossili vegetali (filliti) rinvenuti in loco possiamo citare i seguenti generi:
Pinus, Picea, Alnus (ontano), Betula, Corylus (nocciolo), Quercus (quercia), Castanea (castagno), Rhododendron ecc.. tra i più comuni.
Sopra, a sinistra aghi fossili del genere Pinus; a destra, una pigna fossile.
Sopra, a sinistra fillite di Quercus, a destra fillite indeterminata.
In alcuni strati di questi giacimenti, addirittura, come ad esempio nel giacimento di Rio del Motto, oltre ad una quantità di foglie di Rhododendron ponticum e di Buxus sempervirens vi si possono osservare dei straterelli formati da un caotico assembramento di residui vegetali come fossero briciole di foglie e pezzi di corteccia. Questo avveniva grazie alle continue alluvioni che in intervalli particolari di tempi investivano la zona convogliando nel lago questi residui vegetali.
Tra i resti animali ritrovati in questo sito possiamo citare vari insetti Emitteri e Ditteri, oltre a rarissimi resti di Anfibi (rane).
La presenza di questi organismi è caratteristico di un momento in cui nella zona vi era un clima molto più mite di quello odierno, come si evince dai ritrovamenti di flora e fauna particolari, diversi da quelli attuali.
Naturalmente anche questo giacimento, come la gran maggioranza dei siti paleontologici, è protetto da vincoli idrogeologici atti alla loro conservazione e fruibili solo agli studiosi, dotati di particolari permessi di scavo.
Sopra, a sinistra fillite di Populus, a destra fillite di Alnus.
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BIBLIOGRAFIA
- Carlo Cavalli - Cenni statistico-storici della valle Vigezzo, Volume 1
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