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Cod Art 0395 | Rev 00 | Data 27 Mar 2011 | Autore Ottavio Luoni

 

IL MARE TROPICALE DI BOLCA

Bolca FOTOGALLERY

Qualcuno si domanderà, un mare tropicale a Bolca?
Ma Bolca non è quel piccolo paesino, situato a circa 900 metri sul livello del mare e ubicato sui Monti Lessini, nelle Prealpi Veronesi?
Si certo! Oggi è proprio così, ma cinquanta milioni di anni fa, i monti di questa zona del Veneto erano isolotti vulcanici, circondati da un grande mare tropicale, ricco di forme di vita oggi scomparse. I loro resti fossili sono giunti fino a noi, racchiusi in strati ben sedimentati di bianca pietra: tutto questo è il famoso giacimento di Bolca.

Eolates gracilis
Eolates gracilis

La prima segnalazione di questo sito paleontologico eocenico, risale addirittura al 1555; la si trova in un'opera letteraria intitolata "Discorsi sopra Dioscoride" di Andrea Mattioli. Da allora molti studiosi si sono alternati negli anni nello studio e nella catalogazione dei reperti che mano a mano venivano portati alla luce dagli scavi effettuati in questo giacimento. L'importanza e l'unicità di questo sito paleontologico, è data non solo all'alto numero di reperti fossili trovati, ma soprattutto per la grande quantità di specie presenti; specie che hanno permesso di ricostruire anche tutte le condizioni paleogeografiche, biologiche e paleontologiche di 50 milioni di anni fa.Protorchis monorchis

Ma come si è formato questo giacimento a conservazione integrale, così famoso in tutto il mondo?
Come abbiamo ricordato prima, il paesaggio di Bolca oggi è decisamente cambiato, ma nel periodo Eocenico (48-50 m.a.), in questo luogo vi era un mare tropicale, una piccola parte della mitica Tetide, il grande oceano che si è formato nell'era Mesozoica e che si estendeva tra l'attuale Nord Africa e l'Indonesia. Esso separava in due il continente asiatico ed era circondato dalle terre emerse dell'Europa e dell'Africa. In questa porzione di mare vi erano tutte le condizioni favorevoli per la conservazione degli organismi presenti; infatti la zona presa in esame era una laguna poco profonda, con temperatura media elevata, corrispondente a quella odierna di alcuni mari tropicali. Il tenore salino dell'acqua era molto elevato, questo spiega la grande quantità di organismi eurialini ritrovati. La zona litorale, molto frastagliata, presentava abbondanti scogliere che formavano dei bacini in cui la sedimentazione era particolarmente regolare e tranquilla. Tali bacini erano poi in comunicazione precaria col mare aperto, ove la vita si sviluppava con rigoglìo. Nei dintorni vi erano anche lembi di terre emerse, come testimoniano i ritrovamenti di alcuni giacimenti a palme e piante tropicali.Granchi fossili

Probabilmente vi erano anche corsi d'acqua dolce e, l'attività vulcanica sottomarina, era generalmente intensa.
I corpi degli organismi morti raggiungevano il fondo della laguna e, lentamente, venivano ricoperti dalla continua deposizione di particelle finissime di calcare e sigillate nella parte superiore da un sottile strato di argilla. Grazie a questa struttura i corpi degli stessi vennero isolati dall'influenza degli agenti esterni, favorendone la conservazione. Questa straordinaria ricchezza di organismi fossilizzati, la loro curiosa concentrazione in piccoli ammassi, quasi delle vere e proprie "morie", hanno scatenato tra gli studiosi nuove teorie e dibattiti particolarmente accesi.

Infatti soprattutto nel settecento e nell’ottocento, alcuni studiosi pensavano che ci fosse un collegamento tra il vulcanismoe le morie di organismi, visto che in tutta la zona erano molto frequenti terreni vulcanici. Anche recentemente, negli anni ‘70 del secolo scorso, uno studioso francese, Jacques Blot, ha ripreso questa vecchia teoria modificandola in parte: secondo Blot, in seguito a dei fenomeni sismici, si sarebbero creati nei fondali una serie di fratture in cui, dalle medesime, sarebbero usciti vapore acqueo e anidride carbonica. Questo avrebbe riscaldato notevolmente l'acqua e portato alla morte per asfissia tutti gli organismi marini presenti. Ma esiste una spiegazione più semplice, che riguarda quei fenomeni che ancora oggi provocano una mortalità di massa nei mari, come ad esempio i casi di eutrofizzazione, simili, ma di origine diversa, a quelli che avvengono nelle acque più inquinate, in cui si ha una moltiplicazione abnorme di microalghe.

Quindi, la causa più probabile cha ha portato alla moria gli organismi marini di Bolca, è quella associata a fenomeni eutrofici, come le maree rosse. Questo fenomeno è generato da un improvviso e abnorme sviluppo di alghe rosse, che liberano poi sostanze tossiche per la vita animale.

Pianta non identificata

In questo giacimento, sino ad oggi, sono stati ritrovati e riconosciuti 200 specie di pesci (per questo motivo il giacimento è detto familiarmente Pesciara), 250 resti di vegetali, tra cui palme, alghe e fanerogame marine, come ad esempio la monocotiledone estinta ascritta al genere Halochloris, che doveva formare, nei mari caldi di allora, delle praterie sottomarine simili a quelle odierne di posidonia; poi 7specie di insetti e ancora varie specie vermi, artropodi, rettili e persino delle piume di uccelli primitivi.Ficus bolcensis

Fra i pesci che colonizzavano le acque più profonde, possiamo citare il Vomeropsi che probabilmente si nutriva di plancton; tra quelli che brucavano i coralli delle scogliere, ricordiamo lo splendido pesce angelo (Eoplatax); fra quelli che si mimetizzavano tra le alghe citiamo il genere Syngnathus. Altri ancora si nutrivano di piccoli crostacei (Eolates, Cyclopoma ecc...). Vi erano anche dei piccoli squali come il Galeorhinus cuvieri e razze come le trigoni (Trygon, Narcine), che popolavano i fondali bassi e pianeggianti. Tra la moltitudine di insetti segnaliamo libellule, termiti, ortotteri, imenotteri e un esemplare appartenente al genere Gryllotalpa, che data l'età del giacimento in questione, è il più antico tra questi insetti finora ritrovato. Naturalmente anche altri organismi si fossilizzarono in questo eccezionale sito paleontolgico, come ad esempio meduse, policheti simili al genere Nereites, cefalopodi, dibranchiati simili agli attuali calamari, crostacei. Alcuni di questi erano molto simili alle cannocchie (Squilla), altri alle aragoste (Palinurus). Molto rari i gasteropodi e i bivalvi.

Nei dintorni di Bolca, Hemiphoenicitesvi sono anche altri due giacimenti simili alla Pesciara sopra descritta: il giacimento del Monte Purga e del Monte Postale e altri, meno noti, come Spilecco, Vegroni e Praticini.
Il giacimento del Monte Purga è formato da sedimenti Eocenici depostisi in un ambiente d'acqua dolce o salmastra. Da questi strati sedimentari sono stati estratti resti di coccodrillo (Crocodilus vicentinus) e di antichi cheloni (Trionix e Neochelis), nonché palme del genere Latanites, che testimoniano la presenza di terre emerse nella vicinanza.
All'Eocene inferiore invece vengono attribuiti gli strati dell'altro giacimento fossilifero del Monte Postale, che è ubicato nei pressi della Pesciara. Qui gli strati sedimentari sono costituiti da calcari di scogliera, ricchi di resti di alveoline (Foraminiferi) e di altri organismi marini, probabilmente essi furono deposti in un fondale prossimo alla costa in cui le acque erano limpide e calde e la cui profondità si aggirava intorno ai 30 metri.

Naturalmente, la storia di questi giacimenti eocenici non è conclusa e nuovi ritrovamenti futuri, permetteranno di saperne di più su questi angoli tropicali e sui mari preistorici italiani.
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Jacques Blot, grandissimo conoscitore di pesci fossili, per ben 25 anni si dedicò allo studio delle testimonianze del giacimento di Bolca. Lavorò sempre con grande entusiasmo e molti lo ricordano così, entusiasta, quando nel suo studio di Parigi riceveva amici e colleghi, tra carte, disegni e fossili di ogni tipo. Nel 1990 uscì un volume, Miscellanea Paleontologica, Studi e Ricerche sui Giacimenti Terziari di Bolca, che ricorda Blot sin dal 1963, quando arrivò per la prima volta al Museo di Verona. Il volume, di difficile reperibilità, riporta un lavoro di Blot sugli acanturoidi e alti lavori interessanti, come quello sugli anellidi fossili di Anna Alessandrello: quelli di Bolca furono i primi al mondo ad essere descritti, nel 1855 da Alessandro Massalongo.

BIBLIOGRAFIA

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