LAGO DI GANNA E DINTORNI....
Ancora una volta voglio scrivere di un Sito di Importanza Comunitaria (SIC), caratterizzato da una zona umida molto interessante, ben conservata e molto ricca in termini di biodiversità, sia animale sia vegetale. Ricordo brevemente che un SIC viene istituito dalla Direttiva Habitat al fine di contribuire, in modo significativo, a mantenere o a ripristinare un habitat naturale o una specie in uno stato di conservazione soddisfacente.
La zona in questione è ubicata a pochi km dalla città di Varese e, più precisamente, in una valle laterale denominata Valganna, in cui è presente un piccolo laghetto, molto importante dal punto di vista naturalistico. Trattasi di un piccolo bacino, classificato come lago di emergenza, caratterizzato dalla forma quasi ellittica, incastonato all'interno della valle dalla classica forma ad U, di chiara origine glaciale. La valle è infatti costituita da rocce poco permeabili, alle quali si sovrappongono depositi glaciali, fluvioglaciali, alluvionali e detritici. Il fondovalle è coperto da sedimenti molto permeabili ai lati, mentre i depositi prossimi al torrente Margorabbia sono limosi ed argillosi. L'invaso in questione è posto alla quota di 452 m. s.l.m. e presenta una superficie di circa 6 ettari, un perimetro di circa 1 Km e una profondità massima attorno ai 4 m. Il lago è alimentato in parte dal torrente Margorabbia, immissario ed emissario e, in parte, da alcune risorgive presenti nella zona. Ricordo, a questo proposito, che il torrente Margorabbia è a sua volta un affluente di sinistra del fiume Tresa e in alcuni punti del suo percorso assume un aspetto torrentizio, creando così un'alternanza di pozze, molto interessanti, soprattutto dal punto di vista naturalistico.
Una curiosità paesaggistica è la leggendaria fonte di San Gemolo, ubicata alla base del Monte Martica, conosciuta anche con il nome di "fonte dei sassi rossi". Qui, sempre secondo la leggenda, il particolare colore dei sassi presenti sarebbe dovuto al sangue di San Gemolo che, al tempo dell'invasione dei Longobardi, proprio in questo luogo fu decapitato da alcuni briganti con il suo compagno di viaggio Imerio. In realtà, il colore di questi sassi è dato dalla loro composizione litologica; sono costituiti da frammenti di porfido (una roccia vulcanica effusiva presente in zona) che l'acqua riduce e trascina via depositandoli poi sul fondo della sorgente, ove sono ricoperti da una particolare e microscopica alga, assumendo così il caratteristico colore rossastro.
L'elevato pregio naturalistico e ambientale di questa zona è legato non solo allo specchio principale del lago di Ganna, ma anche e soprattutto alla presenza di zone umide marginali, quali torbiere e piccoli fossi effimeri. Questi microambienti sono di notevole importanza per la riproduzione e la vita di molti anfibi. Tra queste zone allagate, la più importante è sicuramente la torbiera di Pralugano, una vasta area umida che presenta numerosi specchi d'acqua artificiali chiamati "chiari", creati in passato per l'estrazione della torba utilizzata come combustibile dagli abitanti della zona.
In primavera, quando ha inizio l'attività biologica della maggior parte degli anfibi, questi ambienti si popolano di vari esemplari di rospo comune (Bufo bufo) che utilizzano queste pozze come luoghi di transito durante la loro migrazione riproduttiva verso lo specchio principale del lago. Naturalmente, questi non sono gli unici anfibi anuri (senza coda) presenti in questi luoghi, tra i molti altri presenti ricordiamo, a titolo di esempio, la rana agile (Rana dalmatina), la rana alpina o montana (Rana temporaria), la rana di Lessona (Pelophylax lessonae), la rana esculenta (Pelophylax esculentus), la rana di Lataste (Rana latastei) circoscritta alla pianura Padana e ad una parte del Canton Ticino ed infine la raganella italiana (Hyla intermedia).
Sopra, a sinistra Rana lessonae, a destra Rana dalmatina.Da segnalare anche la presenza di alcuni anfibi urudeli (presenza di coda). Tra questi vi sono la salamandra pezzata (Salamandra salamandra) e il tritone punteggiato (Lissotriton vulgaris). Il tritone punteggiato è caratterizzato dalla presenza, nel maschio, di una livrea nuziale molto particolare. Il dorso di questo animale è di colore bruno, con vistose punteggiature scure, mentre il ventre è di un bel colore giallo-arancione. Nel periodo riproduttivo, in primavera, sviluppa una vistosa cresta dorsale lineare o dentellata, collegata all'esteso vessillo caudale. Questo anfibio predilige vivere in zone umide e si nutre di invertebrati, soprattutto insetti e anellidi, ma anche di molluschi e piccoli crostacei che cattura mediante la corta lingua viscida. Raggiunge una lunghezza massima di 10 cm e i maschi sono in genere più grandi delle femmine.
Sopra, a sinistra Salamandra salamandra, a destra Lissotriton vulgaris.
La salamandra pezzata presenta invece un corpo tozzo di colore nero e con macchie gialle ben evidenti (raramente arancio o rosse). La pelle è liscia e si mantiene sempre umida e lucente. I maschi sono lunghi circa 15 cm, mentre le femmine sono un po' più lunghe e raggiungono circa 20 cm ed oltre. La dieta di questi animali è costituita da invertebrati, in particolare da lombrichi, molluschi, insetti e miriapodi. Si tratta di un anfibio prevalentemente notturno, che appare durante il giorno solo in occasione di forti piogge.
L'invaso principale del lago di Ganna è circondato da fitti canneti, costituiti in prevalenza da canne di palude (Phragmites australis), cariceti (Carex sp.) e da mazzasorde (Typha latifolia) che rendono l'accesso alle sue rive abbastanza difficoltoso, mentre la superficie del bacino, in alcuni punti, è letteralmente tappezzata da ninfee bianche (Nymphaea alba) e da lenticchie d'acqua (Lemna spp). Non mancano, tuttavia, anche le castagne d'acqua (Trapa natans) dai curiosi e particolari semi coriacei, dalla tipica forma di piramide triangolare e munite di escrescenze spinose. Varie sono le specie arboree che caratterizzano le sponde di questo bacino. Tra queste, vari esemplari di ontano nero (Alnus glutinosa), di salice bianco (Salix alba) e di salicone (Salix caprea), tutte essenze tipiche di boschi igrofili, ovvero con presenza costante di umidità.
Le acque limpide e poco profonde di questo lago ospitano molti pesci, tra questi i più comuni sono le tinche (Tinca tinca), le scardole (Scardinius erythrophtalmus) e i lucci (Esox lucius).
Notevole la presenza di avifauna che utilizza questa zona come luogo di nidificazione. Elencare tutte le specie presenti è quasi impossibile. Tra i più caratteristici e particolari segnalati in zona ricordiamo il migliarino di palude (Emberiza schoeniclus) e l'usignolo di fiume (Cettia cetti). Il migliarino di palude è un uccello di circa 15 cm, molto attivo e vistoso, soprattutto in primavera-estate, periodo durante il quale il maschio mostra capo e gola neri, interrotti da una riga bianca, mentre in autunno-inverno questa colorazione scompare. Si nutre di insetti, crostacei e molluschi ma anche di semi di vegetali acquatici. Costruisce il nido due volte l'anno, ancorandolo, a circa un metro di altezza sull'acqua, a rami, cespugli o a canne di palude. La femmina vi depone da 4 a 6 uova di colore grigio-porpora, striate di bruno. L'usignolo di fiume, invece, è un uccello lungo circa 14 cm, dal carattere molto riservato. Si ciba soprattutto di insetti acquatici. Un paio di volte l'anno in maggio e giugno, depone da 4 a 5 uova d al colore rosso mattone brillante, all'interno di un nido dalla forma sferoidale, costruito con paglie, elementi vegetali, cotone, crini e penne, nascondendolo in un cespuglio a meno di un metro dal suolo. Il maschio e la femmina presentano un piumaggio simile, bruno-rossiccio sul capo, sul dorso e sulla coda,mentre la parte inferiore è più chiara; ben visibile un sopracciglio bianco sugli occhi. Le ali sono corte e arrotondate, mentre la coda, piuttosto lunga, è spesso tenuta sollevata.
Tra gli svariati altri ambienti presenti in zona, oltre alla già citata torbiera di Pralugano, vi è un altro piccolo invaso molto interessante dal punto di vista naturalistico; trattasi di un bacino artificiale, realizzato negli anni '80 del secolo scorso, adibito inizialmente a pesca sportiva. Nel 1988 è stato trasformato in un vero e proprio laboratorio didattico, grazie ad un'adeguata riqualificazione ambientale che ha incluso, tra l'altro, lavori di rimodellamento delle sponde, allo scopo di renderlo "più naturale". Sui bordi di questo invaso è stata poi costruita una struttura prefabbricata in legno naturale che, grazie alla presenza di particolari scale che permettono la discesa sotto il livello dell’acqua, è possibile osservare le specie acquatiche presenti tramite un grosso oblò rettangolare.
Oltre alla riqualificazione ambientale dei vari habitat presenti in questo lembo di territorio, è tuttora in corso un progetto molto ambizioso di conservazione del gambero di fiume autoctono europeo. Si tratta di un crostaceo decapode (presenta 10 arti, compresi quelli che portano le chele) caratterizzato da una colorazione bruna-verdastra sul dorso, mentre in netta contrapposizione è il ventre e gli arti che sono molto più chiari (per questo motivo in alcune zone è noto anche col nome di "gambero dai piedi bianchi"). Il suo habitat comprende acque limpide e correnti, anche se non mancano segnalazioni in ambienti di risorgive, con acque più ferme e stagnanti, in particolare ove la temperatura dell’acqua non è soggetta a variazioni eccessive.
Purtroppo, uno dei principali pericoli a cui è soggetto il nostro gambero di fiume è la possibile insorgenza di gravi e diffuse epidemie che possono determinare l'estinzione di intere popolazioni. Ricordo, a proposito, la famigerata "peste del gambero", il cui agente eziologico è il fungo Aphanomyces astaci, trasmesso da esemplari di gamberi alloctoni di origine americana, come ad esempio l'Orconectes limosus (gambero americano) e Procambarus clarckii (gambero della Louisiana); quest'ultimo, chiamato anche "gambero killer", è in rapida espansione anche in luoghi in cui è presente il gambero autoctono europeo (il gambero killer è facilmente riconoscibile per le chele, che sono allungate, e per la presenza su di esse di uno sperone che invece è assente nel gambero di fiume autoctono (vedi qui le chiavi per l'identificazione delle varie specie). Altra caratteristica del gambero killer è il tipico colore del corpo, che è solitamente rosso brillante o bruno violaceo. L'introduzione in questi ambienti della specie americana è stata probabilmente dovuta ad un gesto sconsiderato, pur in buona fede, ad opera di persone non competenti, che probabilmente volevano reintrodurre questi animali ove una volta erano comuni e diffusi. Questo gesto, però, ha alterato la biologia e la relazione ambientale col nostro gambero ("…….ogni qualvolta l'uomo è l'agente che introduce in un paese una nuova specie, questa relazione è spesso distrutta….." Charles Darwin in Viaggio di un naturalista intorno al mondo).
Sopra, Austropotamobius pallipes.Uno dei principali obiettivi del piano ecologico per la conservazione della fauna e della flora acquatica del lago di Ganna e dintorni è quella, in primis, di tutelare e ripristinare gli ambienti originali e le specie autoctone ivi presenti che, per vari motivi, ecologici o antropici, a volte anche legati all'eccessivo inquinamento, sono scomparse o hanno subito un drastico ridimensionamento. I risultati ottenuti fino ad ora sono incoraggianti e fanno ben sperare. Certamente, un valido aiuto potrebbe scaturire da una corretta sensibilizzazione della gestione del territorio, rafforzata inoltre da una divulgazione didattica dettagliata e mirata verso gli interlocutori più giovani, coinvolgendo le scuole di ogni ordine e grado; dopotutto saranno loro i futuri custodi di questo importante patrimonio ambientale, storico e culturale.
La zona trattata in questo articolo è a tutti gli effetti una Riserva Naturale Orientata già dal 1984 ma, solo nel 2004, è stata inserita anche nei Siti di Interessi Comunitari (SIC). La tutela di questo delicato ecosistema e di questo particolare territorio è ora affidata al Consorzio di Gestione del Parco dei Campo dei Fiori di Varese.
Sopra, l'ex laghetto adibito un tempo alla pesca sportiva, ora naturalizzato.Note finali: alcune foto presenti nell'articolo sono state scaricate da vari siti internet, altre sono dell'autore del presente articolo. La foto dell'usignolo di fiume è stata scaricata da Internet dal sito www Nikonland.eu.
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BIBLIOGRAFIA
- Mario Fabbri - Tra le acque nei monti. Guida alla natura del Sito di Importanza Comunitaria Lago di Ganna. Anno 2007. Parco Regionale Campo dei Fiori (VA).
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