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Cod Art 0685a | Rev 00 | Data 01 Mag 2015 | Autore: Staff

 

Biologiamarina.eu propone una serie di brevi contribuiti dedicati all'alimentazione, che coincidono con la giornata inaugurale dell'EXPO 2015. Un grazie a coloro che hanno contribuito all'idea e alla realizzazione di questi brevi interventi, in particolare ringraziamo Carlo Diotallevi per la grande disponibilità e la passione che ha coinvolto l'intero staff di Biologiamarina.eu. Suoi la magggior parte degli interventi che seguono. Buona lettura.

EXPO 2015
UN MONDO DA NUTRIRE: ARTICOLI SUL CIBO E LA NUTRIZIONE - PRIMA PARTE

A Milano, dall'1 Maggio al 31 Ottobre 2015, si terrà l'EXPO 2015. Tema:"Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita". Obiettivo: la cooperazione internazionale per trovare soluzioni concrete e attuabili per il futuro di tutti.

La parola cibo suscita una moltitudine di pensieri e, per oltre 840 milioni di persone nel mondo, rappresenta il primo pensiero della giornata, tanta è la fatica per conquistarsi un pasto. Per gli happy few dei paesi occidentali, invece, il cibo è ormai una grande ossessione, disponiamo di alimenti per tutti i gusti e l'abbondanza si è trasformata nella più grande delle preoccupazioni (Much Food, Many Problems, titolava il magazine Nature, qualche anno fa).
Ecco che c’è chi cerca rifugio nel cibo, chi lo evita, chi lo cerca con la guida Michelin, chi ha trasformato il cibo in mode assurde, sfide e competizioni. La moderna alimentazione è viziata dalla gastronomia, dai junk-food e persino dalle ideologie e, nel frattempo, nel mondo, il 12% della popolazione è obeso. Tutto, attorno al cibo, è dannatamente intrecciato, riassume Paolo Rossi in uno dei suoi numerosi saggi. Quindi, scrivere di cibo è dannatamente complicato, appunto, per la moltitudine di intrecci e vicende storiche, sociali e culturali che lo riguardano.

UN PO' DI STORIA

L'alimentazione è il risultato del processo evolutivo dell'uomo e al tempo stesso è responsabile della sua evoluzione. La storia del cibo, dunque, è anche la storia dell'uomo, che è passato da un'economia di caccia ad un economia agricola, nelle regioni dell'attuale Libano, Siria e Turchia sud occidentale, circa 11.000 anni fa. In Cina questa transazione è avvenuta circa 10.000 anni fa, mentre in Messico, nelle regioni Andine e Amazzoniche solamente 5.500 anni fa. In nord America, le più antiche testimonianze di economie agricole risalgono, infine, a 4.500 anni fa. Se nel paleolitico la biodisponibilità energetica era caratterizzata da proteine ad alto valore nutrizionale, acidi grassi saturi, vitamine e minerali, nel neolitico la dieta si arricchisce di cereali, latte e derivati. Le eccedenze di cibo crearono le condizioni per la nascita di comunità stratificate e sedentarie che determinarono un forte impulso alla crescita demografica. Aumentarono notevolmente le aspettative di vita che passarono da 20 anni prima della rivoluzione neolitica, a 40 del periodo romano.

Durante il periodo di Augusto, la maggioranza dei cittadini era assistito dall'annona, la distribuzione gratuita di grano ad opera delle autorità. Tra i ceti più bassi andava forte il puls, una sorta di pappa di farro bollito con verdure, mentre le tavole dei ricchi erano decisamente diverse rispetto a quelle dei poveri. Vitellio, morto nel 69 d.C., disponeva di lepri, cinghiali, pavoni, ghiri, oche, maiali, lumache, ostriche, murene, prosciutti prodotti in Gallia, melograni provenienti dalla Libia, polpi di Corfù e addirittura di lingue di fenicotteri.

Banchetto romano
In un banchetto romano si mangiava e beveva in abbondanza
(Sopra, un'orgia ai tempi di Claudio e Messalina)
.

Da allora e sino al Medioevo e al Rinascimento, l'agricoltura non cambiò molto, i poveri continuarono a soffrire la fame, a discapito dei pochi ricchi che avevano le tavole sempre imbandite. Dall'epoca di Augusto sino al Rinascimento, l'aspettativa di vita della popolazione era ancora di 40 anni.Manifesto Sovietico di propaganda

Con la scoperta delle americhe, comparvero nuovi cibi come il mais, la patata, il pomodoro, la tapioca, le arachidi, l'ananas, il tacchino, il peperoncino e il peperone, solo per citarne alcuni. Tuttavia, questi nuovi alimenti impiegarono molto tempo prima di integrarsi alla dieta europea. Si dovrà attendere il 1750, anno di nascita dell'agricoltura intensiva, sostenuta dal costante utilizzo di concimi organici e da un sistema di rotazione per mantenere la fertilità dei campi. Nel 1782, Jethro Tull perfezionò la seminatrice meccanica con un notevole aumento delle rese a cereali. Nonostante i progressi, sino ai primi del novecento, l'agricoltura non riusciva a nutrire adeguatamente tutta la popolazione. Siamo ai primi del '900 e la speranza di vita è di 42 anni.

LA RIVOLUZIONE VERDE

Il 12 settembre 2009, ci ha lasciati per sempre, alla veneranda età di 95 anni, Norman Borlaug, noto per una serie di innovazioni agrarie che hanno salvato moltissime persone dalla malnutrizione. Borlaug può essere definito il padre della Rivoluzione verde. Sino al 1950, i bredeer (genetisti che lavoravano al miglioramento delle varietà agricole) lavoravano esclusivamente sul campo, utilizzando caratteri utili delle piante rinvenuti in natura, ovvero lavoravano su mutazioni gia esistenti comparse per caso in un ambiente naturale. Poi scoprirono che le stesse mutazioni potevano essere ottenute in laboratorio, trattando una pianta o i suoi semi con radiazioni, sostanze chimiche e con altri accorgimenti ma, sino alla scoperta dei geni e alla possibilità di mapparli, nessun breeder rivoluzionò l'agricoltura e il miglioramento delle colture si rivelò sempre molto lento, seppur costante. Unica scoperta di un certo calibro, quella del vigore degli ibridi di mais avvenuta negli anni '20.

    Breeder famosi
    Nazareno Strampelli: in Italia, tra le due guerre, operava un breeder nostrano, Nazareno Strampelli, uno dei primi ad incrociare piante di grano allo scopo di ottenere varietà più produttive. Egli fornì agli agricoltori italiani, russi, cinesi e argentini, decine di varietà due volte più produttive di quelle di inizio secolo, denominate "sementi elette". Le varietà di frumento create da Strampelli ed esportate in Messico, furono utilizzate negli studi di miglioramento genetico ad opera di Borlaug che condussero alla Rivoluzione verde.
Nikolaj Ivanovič Vavilov: nelle desolate campagne russe nacque, nel 1887 Nikolaj Ivanovič Vavilov. La sua carriera cominciò nel 1906, quando si iscrive all'Istituto di agricoltura moscovita. Brillante studente sin dai primi anni, nel 1912 scrive un importante contributo sul miglioramento delle specie vegetali coltivate. Il suo sogno era quello di sfamare la popolazione russa, sogno che Vavilov porterà avanti con tenacia tutta la vita. L'idea di migliorare geneticamente le piante coltivate maturò dopo che Vavilov frequentò Bateson, il padre della genetica. Tale idea divenne ben presto quasi un'ossessione, tanto che Vavilov si convinse che il destino dell'intera Unione sovietica dipendesse unicamente da lui e dalla possibilità di sfamare il popolo russo che, dopo la rivoluzione, era incapace persino di sfamare se stesso. Il suo lavoro divenne frenetico: viaggi in ogni parte del mondo, creazione di stazioni spermentale sparse sulll'immenso territorio sovietico, studio delle performance delle nuove varietà. Ma nel 1929 la guida dell'Unione sovietica passa nelle mani di Stalin che, convinto dallo pseudoscienziato di corte Trofim Lysenko dell'insesitenza dei geni, declassò la genetica a propoganda borghese occidentale. Una serie disastrosa di raccolti sarà il pretesto usato da Stalin e Lysenko per far arrestare Vavilov, il 10 agosto del 1940. Vavilov sarà sottoposto a 1700 ore di interrogatori disumani e, infine, condannato a morte per spionaggio e sabotaggio nell'agricoltura. La pena verrà commutata in 10 anni di carcere nel penitenziario di Saratov. Nel 1941 le truppe naziste assediano Leningrado e l'enorme banca dei semi, sottovalutata e non protetta dal regime di Stalin, corre un grande rischio. I nazisti vogliono mettere le mani sulla collezione di Vavilov che conta oltre 200.000 diverse specie e varietà di sementi. I nazisti non arriveranno mai a tale collezione, ben protette dagli undici collaboratori di Vavilov, nove dei quali moriranno di fame in questa impresa definita eroica. Potevano salvarsi la vita utilizzando molti dei semi commestibili conservati nelle stanze delle collezioni e non lo fecero, come testimoniarono successivamente i due sopravvissuti. Il primo a morire fu Alexander Stchukin, seguito da Georgi Kriyer, Dimitri Ivanov, Liliya Rodina, M. Steheglov, G. Kovalesky, N. Leontjevsky, A. Malygina e A. Korzum. Vavilov muore il 26 gennaio 1943. L'uomo che aveva investito tutto per sfamare l'Unione sovietica, muore ignominiosamente di fame e di stenti e con lui muore la grande scuola della genetica russa.

Borlaug e colleghi lavorarono incrociando tra loro centinaia di varietà diverse di grano, sino ad ottenere varietà di frumento molto resistenti alla ruggine e varietà nane che non si piegavano sotto il proprio peso durante la concimazione.
Successivamente, Borlaug ideò una tecnica detta shuttle breeding, che consisteva in due semine all’anno per ottenere due raccolti, dimezzando così il numero di anni necessari ai suoi test. Le varietà che ottenne, vennero sperimentate con enorme successo in India e Pakistan, non prima, naturalmente, di aver convinto i rappresentanti dei due paesi a modificare le policy nazionali, in modo da fornire loro grandi quantità di fertilizzanti.
Borlaug era fortemente convinto di risolvere, in questo modo, la fame nel mondo. Per questo, molto spesso, si scontrò con taluni personaggi da lui definiti allarmisti e pessimisti. Ma i risultati erano tutti a suo favore. Tra il 1950 e il 1992, la produzione di grano nel mondo, grazie alle varietà ottenute dallo stesso Borlaug, coltivate in India, Pakista, Cina, Messico e parte del sud America, sono aumentate da 692 milioni di tonnellate prodotte su 688 milioni di ettari, a 1.9 miliardi di tonnellate prodotte su 700 milioni di ettari. L'incremento della resa è superiore al 150%. La spettacolare Rivoluzione verde sostenne l'esplosione demografica dello scorso secolo, quando la popolazione passò da 1.6 a 6 miliardi di persone. L'aspettativa di vita passò da 42 anni dei primi del '900 a 75 anni circa di oggi.
Ma non dimentichiamo che l'impresa innovatrice di Borlaug incontrò una miriade di ostacoli (burocrazia, resistenza, consuetudini e superstizioni da parte degli agricoltori, politici e produttori locali di sementi, ecc..). Oggi, la situazione non è molto cambiata. Continuiamo ad avere ostacoli per innovare e le biotecnologie sono aspramente osteggiate dalla maggioranza della popolazione. Lo stesso Borlaug ha visto la storia ripetersi due volte: ai tempi della Rivoluzione verde e oggi, sino alla sua morte. Se le varietà di Borlaug fossero state soggette alle stesse restrizioni e agli stessi requisiti che oggi sono inflitti alle biotecnologie, ora non sarebbero disponibili e molto probabilmente la perdita di habitat e territori a favore dell'agricoltura, sarebbe stata assai maggiore di quella causata, complessivamente, dall’espansione urbana, suburbana e commerciale.

Oggi abbiamo di fronte gli stessi problemi e l'idea che occorre produrre di più per sconfiggere la fame nel mondo è ancora ben radicata nelle coscienze di tutti.
A questo punto è lecito porsi una domanda: "Occorre davvero produrre di più per sconfiggere la fame nel mondo?".
Secondo la maggior parte delle persone è ancora così, occorre produrre di più perché, inesorabilmente, la popolazione umana è destinata a crescere ancora.
In realtà, la fame nel mondo è un problema molto complesso, di tipo economico, sociale e anche culturale e, per risolverlo, è stata proposta la cosiddetta Seconda rivoluzione verde.

Varietà di frumento anni '20

Sopra, varietà di frumento coltivato negli anni '20 del secolo scorso.
Notare l'altezza, nettamente superiore rispetto alle varietà odierne.

THE DOUBLY GREEN REVOLUTION: LA SECONDA RIVOLUZIONE VERDE E GLI ORGANISMI GENETICAMENTE MODIFICATI

Dopo la prima Rivoluzione verde di Borlaug, nel 1997 il presidente della Fondazione Rockefeller, Gordon Convay, delineò le necessità della Seconda rivoluzione verde, riassumendole in una sola frase: "Incrementare la produzione". Come? Attraverso il breeding, ossia il miglioramento genetico delle colture. Migliorare geneticamente le colture significa, appunto, aumentare la produttività ed aumentare le rese. Ma questa era l'idea di Convay e la convinzione che un organismo vegetale, geneticamente modificato, possa contribuire ad aumentare le rese è ancora prettamente teorica. Gli Ogm sono stati pensati per portare vantaggi agli agricoltori, soprattutto attraverso una facilità di gestione delle coltivazioni. Le rese, in alcuni casi, sono aumentate solo indirettamente (perché alcune piante sono state attaccate meno da un parassita, per esempio). Solo alcune specie sono state ingegnerizzate al fine di ottenere rese maggiori (per esempio i pomodori con i transgeni PKK e Surcrose). Dunque le biotecnologie, in tal senso, non possono esserci del tutto utili. Come scritto in un articolo pubblicato su Le scienze, gli Ogm rappresentano solo uno dei possibili utensili, in una cassetta degli attrezzi, per risolvere un problema come quello della fame nel mondo.

Produrre di più non basterà....mai

Dunque produrre di più non basterà. Senza contare che sarà necessario cambiare anche i consumi. Ma perchè non sarà sufficiente produrre semplicemente di più? La relazione tra ricchezza e consumo di cibo non è affatto chiara e per questo è anche difficile fare previsioni. L'aumento dei redditi pro-capite in Cina, per fare un esempio, sta già contribuendo a variare le abitudini alimentari. In generale, secondo il rapporto Foresight, the Future of Food and Farming, pubblicato nel 2011, vi è uno slittamento dagli alimenti vegetali verso quelli animali e, questi ultimi, sono molto più onerosi da ottenere.

Ma analizziamo più in dettaglio il problema. Sono stati pubblicati moltissimi studi su quanto occorrerebbe produrre, in linea teorica, per tenere il passo con la crescita della popolazione e tutti i problemi correlati a tale incremento. Le fonti più diffuse stimano un aumento della produzione agricola compreso tra il 60 e il 110%, da oggi al 2050. Ma se analizziamo gli articoli scientifici peer review, si parla di un aumento necessario pari esattamente al doppio di quello attuale. Ma raddoppiare la produzione non è possibile. Lo studio ha preso in considerazione oltre 2 milioni di dati multilivello sulle quattro principali colture (mais, grano, riso e soia). Sulla base di questa enorme mole di dati, si è stimato che sarà possibile ottenere un incremento massimo del 67, 42, 38 e 55% della produzione di mais, riso, grano e soia rispettivamente. Ma questo nel caso più ottimistico. In altre parole, sono le stime all'estremo superiore dell'intervallo di ocnfidenza. Molto più ragionevolmente, le stime si attesteranno attorno al 34% per il mais e al 4% per il frumento. In altre parole, non è possibile produrre molto di più per le ragioni di seguito riassunte:

Naturalmente, agire unicamente sul fronte della produzione non basta. Occorre agire anche sulla domanda di prodotti agricoli, lavorando per ottenere un sistema sostenibile ed adeguato, il che richiederà sforzi paragonabili, se non maggiori, di quelli richiesti per l'aumento della produzione. Agire sulla domanda significa agire direttamente sui consumi; questo sarà possibile quando si deciderà finalmente di passare da una dieta molto ricca di proteine animali ad una cosiddetta normoproteica. Non sarà facile, il consumo globale di carne è in continuo aumento, con conseguente aumento dei costi e problemi di redistribuzione globale. Occorre, altresì, ridurre gli sprechi e rivedere a fondo la governance dei sistemi di produzione e distribuzione (Foley et al., Oxford University).

COME CAMBIANO I CONSUMI

Come sappiamo, in quest'ultimo secolo l'agricoltura è cambiata moltissimo, ma il mondo dei consumi è cambiato ancora di più. Una nota multinazionale italiana ha delineato un interessante rapporto sui cinque principali trend del cambiamento del futuro prossimo, che sono:

Consumi e comportamenti, dunque, possono determinare drastici cambiamenti. Consumare meno carne potrebbe aiutare il pianeta? Sicuramente si. Seppur in molti paesi il consumo pro capite di carne è aumentato, le prospettive future sono per un calo marcato del consumo di carne, soprattutto bovina. Tecnologie e produttori si stanno gia preparando in vista di questa svolta che, in ogni caso, non sarà epocale ma comunque significativa. Produrre carne è estremamente costoso. Una fetta consistente della produzione di cerali viene trasformato in mangime per i bovini. Negli USA è il mais, fortemente incentivato, che finisce nelle stalle e negli allevamenti intensivi.mangiatori di grilli
Produrre carne è oneroso perchè per ottenerne un Kg sono necessari almeno 8-10 Kg di cereali e un quantitativo enorme di acqua, per non parlare dei costi accessori diretti (veterinari, manodopera, trasporto, ecc..) ed indiretti (perdita di habitat e di biodiversità, ecc..). La FAO, per risolvere il problema, da molti anni promuove progetti quali l'entomofagia: si tratta, in poche parole, di promuovere l'uso culinario di insetti, anche in paesi dove tradizionalmente non vengono consumati. Occorrerebbe fare un salto di scala, passare cioè dalla raccolta in natura all'allevamento. Produrre insetti è molto economico: per ottenere un Kg di insetti occorrono solamente 2 Kg di mangime, senza considerare che molte specie (almeno 2000 sono quelle commestibili), si nutrono di rifiuti. Non sarà facile promuovere scelte di questo tipo. In occidente gli insetti sono considerati cibo da carestia e, spesso, un cibo ripugnante, mentre nei paesi dove gli insetti sono diffusi come cibo sono considerati prelibati e si consumano per scelta.
Remore psicologiche a parte, sugli allevamenti di insetti c'è moltissimo da lavorare; occorre approfondire la loro biologia (è indispensabile conoscere a fondo i cicli riproduttivi, i tassi di accrescimento, le problematiche sanitarie legate alle patologie), le metodologie di allevamento e gli standard di qualità e sicurezza. Non dimentichiamo, infine, che gli insetti possono essere utilizzati come fonte di cibo per gli stessi animali che oggi sono nutriti a cereali.

E sostituire la carne si può?

Il cibo è vita, rivela tradizioni, scelte etiche e religiose

La carne, o meglio il suo consumo, da molti anni pone problemi soprattutto di tipo etico (è giusto allevare e macellare mammiferi con caratteristiche etologiche complesse, è giusto tenere in piedi allevamenti simili a lager?). Il benessere animale, l'igiene di ogni momento produttivo, il tipo di cibo somministrato e la qualità del prodotto finito sono ormai parametri essenziali di valutazione ma superati, appunto, dall'aspetto etico. L'uomo, scrive Marchesini, ritiene l'animale un estraneo o, al massimo, può ospitare l'animale come surrogato o come ornamento ma, fondamentalmente, l'uomo non ha bisogno altro che di sé stesso. L'animale non toglie spazio all’uomo, semplicemente perchè di spazio non ne ha.

L'animale relegato in un capannone, è dimostrato, perde ogni riferimento ambientale, bioritmico ed etologico. Da questi ed altri problemi, che in questa sede non possiamo certo affrontare, la necessità di proporre sostituti della carne, almeno per coloro propensi ad accettare quest'idea. Ebbene, entomofagia a parte, i migliori surrogati della carne sono le pietanze a base di legumi (lasciamo da parte, per ora, la bistecca ottenuta dalle staminali). Quasi tutti i legumi possono essere utilizzati come ingredienti per ottenere surrogati. La sfida è ancora aperta perché, a parte consistenza e sapori quasi indistinguibili dalla carne stessa, il fatto è che si tratta comunque di ingredienti vegetali che ben si adattano al menù dei vegetariani ma non a tutti. Se si vuole estendere la folta ed estesa schiera di consumatori, diventa essenziale affrontare il problema da altri punti di vista, al fine di ottenere alimenti simili alla carne anche dal punto di vista nutrizionale. Se invece si ridimensiona il problema al solo consumo di carne bovina, si potrebbero orientare i consumi o verso il pollame ed altri animali a carni bianche oppure verso il pesce. Entrambe le categorie, anche se a torto, pongono meno problemi di tipo etico nella maggioranza dei consumatori.

PRODURRE ANCORA E ANCORA: LE PIANTE APOMITTICHE

Oggi il consumatore occidentale dispone di un'abbondanza mai vista, mentre alcune popolazioni del sud del mondo non hanno di che sfamarsi. Chiaro che "produrre di più", come gia discusso, non potrà mai essere una vera soluzione, probabilmente chi ha fame oggi avrà fame anche domani, anche con i buoni propositi della Carta di Milano che sarà firmata da tutti i paesi partecipanti per sconfiggere la fame nel mondo entro il 2050.
In questa corsa all'iperproduzione, si potrebbero ottenere buoni risultati dalle piante apomittiche. Di cosa si tratta? La maggior parte delle piante oggi coltivate sono ibridi F1 (prima generazione dopo l'incrocio), quindi gli agricoltori non possono utilizzare i semi di queste piante per la semina successiva perchè essi originerebbero una progenie molto variabile e, a causa della ricombinazione genica, si otterrebbero piante poco produttive o portatrici di caratteri recessivi letali; in poche parole l'agricoltore perderebbe il raccolto. Questo accade, per esempio, con il riso, che costringe la quasi totalità dei coltivatori a comprare, ogni anno, le sementi ibride (che sono incroci di linee pure) dalle aziende sementiere e accade con tutte le altre piante dette allogame (le piante autogame, invece, impiegano tempo per mostrare i caratteri svantaggiosi per l'agricoltura e le sementi possono essere riutilizzate per alcuni anni a venire). Questo vale anche per le piante OGM, erroneamente considerate sterili (basta leggere siti internet e articoli vari), in realtà nessun organismo OGM è sterile (attenzione però, una pianta Ogm può essere anche F2, F3...F8), quindi, in ogni caso, piante Ogm o piante tradizionali, il contadino deve ricomprarsi le sementi.

    Luoghi comuni: gli Ogm sono sterili?
    No, nessuna pianta transgenica è sterile. Sono stati scritti numerosissimi articoli sulla presunta sterilità delle piante Ogm. In realtà, le piante Ogm producono semi ibridi esattamente come la maggior parte delle piante coltivate. E naturalmente le sementi ibride non hanno le stesse caratteristiche di resa e produttività per cui, come accade per le piante non Ogm, gli agricoltori sono costretti a rivolgersi alle aziende sementiere. Esiste una tecnologia in grado di rendere le piante davvero sterili e si chiama Gurt, ma non è messa in pratica poiché all'ideatore della varietà vegetale verrebbe negato sia il COV (Certificato di ottenimento vegetale) che il brevetto.

Il problema potrebbe, ameno in parete, essere risolto utilizzando le specie apomittiche. In sintesi, l'apomissia permette di ottenere semi geneticamente identici alla pianta madre (infatti permette di ottenere semi vitali in assenza dell'apomeiosi e della partenogenesi).
Cosa significa tutto questo? Per esempio, se il riso fosse una pianta apomittica, l'agricoltore non dovrebbe più comperare ogni anno le nuove sementi, il che significa ridurre i costi di 2 miliardi di euro ogni anno: si potrebbe coltivare il riso anche in aree poco produttive perchè verrebbe meno una voce dei costi annuali e che rende oggi tale coltivazione non conveniente, soprattutto nelle aree povere del mondo. Colture ingegnerizzate per l'apomissia offrirebbero la possibilità di moltiplicare un genotipo per seme. Tutto questo è ancora lontano dall'essere vero, non sono stati ancora individuati tutti i geni coinvolti nell'apomissia e non sono noti i dettagli molecolari della riproduzione di queste piante.

L'AFRICA E LA MANCATA RIVOLUZIONE VERDEOgm sono sterili?

L'Africa è il paese dove sono più ricorrenti le crisi alimentari. Un terzo della popolazione adulta dell'Africa subsahariana è malnutrita e le rese agricole del continente africano sono ancora molto lontane da quelle dei grandi coltivi dell'Asia e del sud America.
Nel 2030 in Africa ci saranno 1.5 miliardi di persone, come nutrirle? Il problema è ancora lontano dall'essere risolto, tanto che, addirittura, in 31 dei 53 stati dell'Africa, negli ultimi anni la produzione è pure diminuita. Instabilità politica, guerre, epidemie, siccità, perdita di terre fertili ed altri fattori contribuiscono alla bassa produttività agricola. L'Africa ha purtroppo mancato la rivoluzione verde degli anni '60 e '70, i semi miracolosi che hanno funzionato bene in Asia per caratteristiche legate alla topografia dei suoli e alla disponibilità d'acqua, hanno fallito in Africa. Non solo, in Africa mancano strade, mezzi logistici, accesso al credito e non sono radicate tradizioni locali di monocoltura, neanche per il grano ed il riso. L'agricoltura africana è spesso agricoltura di sussistenza, praticata in condizioni ostiche da sempre, per cui solo recentemente sono arrivati dei risultati grazie all'impiego di piante Ogm. In diverse aziende, oggi, vengono coltivati il mais e il cotone transegenici, con un netto miglioramento dei profitti che, secondo uno studio pubblicato nel 2011, sono aumentati di 50 dollari per ettaro all'anno. Non siamo ancora in grado di rispondere alla fatidica domanda se l'Africa riuscirà domani dove non è riuscita sino ad oggi, la strada è ancora lunga e tortuosa.

Molti stati africani sono diffidenti nei confronti degli Ogm, sino ad arrivare al parossismo, come quando nel 2002 lo Zambia rifiutò mais Bt inviato dal governo statunitense per sopperire ad una grave crisi alimentare. Altri stati africani rifiutarono pure il transito di piante Ogm. Dopo il 2002, comunque, emerse la necessità di armonizzare le politiche in materia di Ogm e al Comesa (che riunisce i Ministeri dell'gricoltura di diversi paesi africani aderenti al Common Market), si è deciso per l'elaborazione di politiche regionali riguardanti gli Ogm, aiuti alimentari compresi.
Ricordiamo anche che la maggior parte dei coltivatori africani non può permettersi colture Ogm, si tratta di agricoltori che si dedicano alla coltivazione della manioca, dei legumi, del sorgo, che non sono colture di interesse per le grandi multinazionali. Attualmente, una grande speranza per l'Africa e la sua Rivoluzione verde sono le colture resistenti alla siccità, sviluppate da diverse multinazionali e che porterebbero benefici immensi ai coltivatori poveri, da sempre in guerra con la carenza di acqua. Speriamo che tale Rivoluzione, tanto invocata da Kofi Annan, sia finalmente una realtà.

FINE PRIMA PARTE

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