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DIDATTICA PER LA SCUOLA 

Cod Art 0151bis | Rev 01 del 25 Mar 2013 | Data 14 Mag 2009 | Autore C. M. Nicola

 

   

 

I CETACEI - seconda parte -

GLI ODONTOCETI

Il gruppo degli Odontoceti è molto più vario di quello dei Misticeti, e comprende quasi il 90% dei cetacei. Agli Odontoceti appartengono i delfini, le orche, i delfini di fiume, le focene, i beluga, le balene bianche, i capodogli e gli zifi. Gli Odontoceti catturano le loro prede singolarmente per nutrirsi, mentre i Misticeti intrappolano interi gruppi di piccoli animali. I denti conici di questi animali sono adatti a catturare i pesci che notoriamente sono scivolosi. Altri come i capodogli si nutrono di calamari e polpi, che inseguono fino alle profondità abissali.

È spettacolare osservare questi cetacei spingersi nelle profondità marine, ed è sorprendente la loro anatomia e la capacità di adattamento nel raggiungere le profondità abissali in pochi minuti, come se niente fosse. Le orche mangiano a volte cetacei di altre specie, ma anche pesci e foche che riescono a catturare spingendosi fino a riva, sfruttando le onde, come dei provetti surfer. Riescono anche a rompere il pack e far cadere le prede che si trovano sopra, per poi afferrarle e magari giocarci un poco prima di divorarle. Tutti gli Odontoceti usano l’ecolocalizzazione per individuare le prede e per evitare gli ostacoli sottomarini. La luce oltre i 100 metri di profondità è praticamente assente e gli animali si trovano a nuotare nel buio. Molti Odontoceti vivono solitamente in branchi, ognuno dei quali è composto anche da 1000 individui come nel caso dei delfini. Collaborano sia nelle fasi di caccia, che nell’allevare i cuccioli. Sicuramente la struttura sociale come nel caso dei delfini è complessa ed esiste un capo branco, che in alcuni casi si occupa di piccoli sottogruppi, che si dividono le mansioni.

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Le foto della megattera sono opera di Pinuccioedoni. Per gentile concessione

La maggior parte di questi mammiferi è di medie dimensioni, anche se il capodoglio raggiunge i 18 metri. Tutti sono provvisti di denti a forma conica e tutti uguali, al contrario dei Misticeti, che possiedono come detto i fanoni. Sulla fronte hanno il melone, una sorta di sacca, come un rigonfiamento pieno di fluido utile alla ecolocalizzazione. Il muso è generalmente allungato o tozzo come quello del beluga. Sono presenti nei mari di tutto il mondo, ed alcune specie vivono anche nelle acque dolci. Sono soliti compiere migrazioni, nel caso del capodoglio, esso percorre distanze enormi, anche 20.000 chilometri. Possiedono un solo sfiatatoio a differenza dei Misticeti che ne hanno due. Il muso è mediamente allungato e stretto quasi per tutti.

CONSERVAZIONE DEI CETACEI

Come molti animali marini, anche i cetacei subiscono una pesca intensiva, dovuto alla carne, le ossa, e il grasso. Nel XX secolo la caccia intensiva perpetuata da alcuni paesi che si sono avvalsi delle più moderne tecnologie, ha ridotto in modo drastico il numero delle popolazioni. Un altro problema importante è rappresentato dalle reti “fantasma” (gosth fishing), reti che abbandonate o perse, a migliaia nei mari di tutto il mondo, continuano a catturare pesci e cetacei causando la morte di migliaia di animali all'anno. Nel 1966, l’International Whaling Commission (Commissione internazionale delle balene), ha vietato la caccia di alcune specie che, in seguito sono riuscite a riprendersi, ma ciò non è stato sufficiente, ora le regole sono sconvolte e le norme vengono facilmente aggirate, e si continua il massacro delle balene con la scusante di una presunta ricerca pseudoscientifica. La caccia commerciale alle balene è stata vietata, almeno sulla carta, completamente, nel 1986.

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Il disegno mostra l'ecolocalizzazione della balena per intercettare il calamaro. Questo senso è più importante della vista, ed è utilizzato frequentemente nelle acque profonde prive di luce

PERCHÈ LE BALENE SI SPIAGGIANO?

Un meccanismo non ancora ben chiaro, ma che sfortunatamente accade molto spesso, è lo spiaggiamento. Si pensa che ciò sia dovuto all’inquinamento acustico dei mari, causato dal traffico navale (sonar) e dagli esperimenti scientifici sottomarini, ma sono ipotizzate anche possibili cause virali che colpiscono questi cetacei e li inducono a dirigersi verso riva e dunque a spiaggiarsi. Il capo branco è l’artefice di tutto ciò ed è lui che decide per tutti, infatti il resto del branco segue i suoi movimenti. Non è un caso che gli spiaggiamenti coincidano con gli harmful algal blooms, ossia le esplosioni fitoplanctoniche tossiche. Questo potrebbe incidere sul loro “ecosounder”.

I CETACEI DEI NOSTRI MARI

Tra le zone più indicate per avvistare i cetacei nel nostro mare, ricordiamo le coste siciliane e in particolare lo stretto di Messina, nonché il santuario dei cetacei, un triangolo di mare che va dalla Liguria alla Toscana e passando per la Francia e in direzione Corsica. Gli incontri più frequenti nel nostro mare si hanno con:

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Purtroppo è recente la notizia che il suddetto Santuario dei cetacei è praticamente vuoto. Per maggiori informazioni vedere qui!

Alcune foto di Marcello Guadagnino ci mostrano come i cetacei possono cadere in trappola, nelle reti abbandonate, o terminare spiaggiati per le cause che abbiamo citato prima.

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Per l’osservazione e la ricerca dei passaggi dei cetacei in Italia, potete consultare il sito della società Necton

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BIBLIOGRAFIA