TRA CANALI, LANCHE E... GARZETTE
Esiste un luogo incastonato nella verde valle fluviale del Ticino dove, tra dighe e canali artificiali costruiti per convogliare le acque, a volte impetuose, del fiume Azzurro (così è anche chiamato il fiume Ticino), è possibile osservare dei micro-habitat, molto interessanti dal punto di vista naturalistico e dove la natura è riuscita a riconquistare i suoi antichi e primordiali spazi, in un territorio modificato e plasmato dall’azione antropica da millenni; questo è ciò che è possibili eosservare nei pressi di Tornavento, in provincia di Varese. In questo luogo, lasciate alle spalle dighe, chiuse e canali artificiali, si è formata una zona semi-naturale popolata da molte specie i animali e vegetali, davvero interessanti dal punto di vista naturalistico.
Percorrendo la superstrada della Malpensa e raggiunta l'uscita di Lonate Pozzolo, si prosegue in direzione Oleggio; arrivati all'altezza del ponte in ferro che attraversa il Ticino, si imbocca, a sinistra, una strada che in poco tempo conduce alla frazione di Tornavento, ove superata l'omonima centrale idroelettrica e parcheggiata l'auto, ha inizio il nostro itinerario pedonale.
Centrale di TornaventoSi prosegue poi lungo la strada alzaia che, in pochi minuti, ci conduce alla Cascina Castellana, si supera lo stabile ormai in disuso e un tempo adibito come punto di ristoro e si prosegue oltre, sino ad incontrare un grande manufatto idraulico di manovra; trattasi della chiusa a dieci paratie meccaniche a cremagliera, con comando manuale a volantino, che permette all'acqua dal vecchio canale della presa Pavia, di immettersi al nuovo canale Industriale; da questo punto si prosegue e, dopo aver attraversato un piccolo ponte posto su una conca di navigazione, si percorre la strada sterrata che si inoltra nella fitta vegetazione circostante. Questo sentiero ci conduce in breve a costeggiare in tutta la sua lunghezza quello che era l'antico corso del Naviglio Vecchio.
Cascina la CastellanaChiusa a 10 Paratoie
Voglio ricordare, a tal proposito, che i Navigli nella zona in questione rappresentano un sistema di canali irrigui e navigabili che furono costruiti nel corso degli anni, allo scopo di mettere in comunicazione Milano con il lago Maggiore, di Como e il basso Ticino Svizzero; il Naviglio Grande, ad esempio, fu costruito tra gli anni compresi tra il 1177 e il 1257. Venne utilizzato anche per il trasporto, tramite chiatte e barconi, dei marmi provenienti dalle cave di Candoglia, ubicate in valle Ossola ed utilizzati per la decorazione del duomo di Milano; il canale termina poi il suo corso proprio alla Darsena di Porta Ticinese, ubicata nel capoluogo lombardo.
Il nostro percorso continua costeggiando il corso del Naviglio Vecchio. La poca acqua presente nell'alveo di questo canale, crea delle piccole anse e alcuni isolotti che appaiono letteralmente coperte da una cortina di vegetazione, soprattutto cannucce di palude (Phragmites australis) e mazzasorde (Typha latifolia) utilizzate da vari uccelli acquatici come luogo di nidificazione e rifugio. Non è difficile scorgere, seminascosti fra la vegetazione, esemplari di germani reali (Anas platyrhynchos), aironi cinerini (Ardea cinerea), cormorani (Phalacrocorax carbo) e soprattutto le eleganti garzette (Egretta garzetta).
Egretta garzetta Egretta garzettaLe garzette che non superano i 60 cm. di lunghezza, appartengono all'ordine dei Ciconiformi e presentano un piumaggio completamente bianco; gli adulti, in estate, possiedono una cresta di piume bianche sul capo. Ill becco è di colore nero, sottile e allungato, pure le loro zampe sono scure ma i piedi sono gialli, che sono ben visibili quando si alzano in volo. Nidificano in colonie formate da vari esemplari e costruiscono il loro nido tra i cespugli o sugli alberi, deponendo generalmente quattro uova, caratterizzate da un bel colore verde-bluastro. Si cibano di piccoli pesci, molluschi, vermi, crostacei, insetti e larve. I loro habitat preferiti sono lagune, stagni ma anche zone alberate ubicate in prossimità di zone umide.
Oltre alle garzette, altri uccelli sono presenti in questo luogo, alcuni di essi frequentano il bosco circostante, come ad esempio le ghiandaie (Glandarius glandarius), altri utilizzano le canne di palude sulle rive come posatoi, come ad esempio il martin pescatore (Alcedo atthis).
Tra la fitta vegetazione acquatica galleggiante non è difficile scorgere varie specie di anfibi, tra questi i più comuni sono sicuramente le rane verdi (Rana synklepton "esculenta"); comuni anche alcune specie di rettili, tra questi ricordiamo la biscia d'acqua (Natrix natrix) ed alcune tartarughe acquatiche (Trachemis scripta elegans).
Trachemys scriptaNotevole la presenza di moltissimi insetti acquatici che in continuazione si posano sulla vegetazione circostante, tra questi i più appariscenti sono sicuramente le libellule e le damigelle dai cangianti colori.
Damigella (Calopteryx splendens)Notevole ed interessante è la flora presente in quest'area; oltre alle già citate canne di palude, in primavera e in estate, sulle rive del corso d'acqua spicca il giallo vivo dei gladioli acquatici (Iris pseudoacorus) ve l'azzurro cielo dei miosotidi delle paludi (Myosotis scorpioides o palustris), mentre ai bordi del sentiero sterrato è tutto un susseguirsi di corolle colorate di svariati fiori spontanei, tra questi i più comuni sono i cardi, in particolare Carduus nutans, dagli alti steli dall'aspetto spinoso.
Myosotis palustrisIn alcuni zone erbose compaiono anche le orobanche (Orobanche arenaria). Queste curiose piante non contengono clorofilla, per cui possiedono organi specifici per nutrirsi della linfa di altre piante. Le loro radici, infatti, sono provviste di uno o più austori connessi alle radici ospiti per ricavare sostanze nutritive. Inoltre, il parassitismo di Orobanche arenaria è tale per cui anche i semi per germogliare necessitano della presenza delle radici della pianta ospite, altrimenti le giovani piantine sono destinate ad una precoce degenerazione; la specie in questione è parassita, in particolare, del genere Artemisia (Fam. Asteraceae).
Orobanche cfr arenariaIn alcuni punti del canale, sulla superficie dell'acqua, è presente anche il ranuncolo acquatico (Ranunculus fluitans), una pianta che presenta gambi sommersi fluitanti, lunghi circa 6 centimetri. I fiori sono bianchi e compaiono da maggio ad agosto; l'aspetto tipico che questa pianta conferisce ai corsi d'acqua, dove prospera, è quella di grosse isole subacquee, di colore verde cupo costituiti dai suoi fusti ramificati e fogliosi che possono raggiungere una lunghezza di ben cinque metri.
Ranunculus fluitansIl nostro itinerario termina nei pressi di un vecchio sfioratoio, utilizzato un tempo come troppo pieno. In lontananza si scorge il sentiero che prosegue e che conduce, dopo alcuni chilometri, alla centrale idroelettrica di Turbigo. Osserviamo ancora una volta il complesso sistemia di canali che si intersecano in questa zona, ripromettendoci di tornare presto in questo particolare ecosistema ricco di fascino.
Quello che vi ho brevemente descritto è solo una piccolissima parte di ciò che questo territorio può offrire, sia dal punto di vista naturalistico sia paesaggistico. Questo parco, infatti, presenta molti altri luoghi che vale la pena di visitare e scoprire; a questo proposito, per chi volesse approfondirte consiglio di visitare il sito ufficiale del Parco (vedere sitografia a fondo pagina).
NOTE CONCLUSIVE: tutta la zona descritta in questo articolo e le zone limitrofe ai vari canali, sono fruibili anche agli amanti della M.T.B., grazie ad una fitta rete di piste ciclabili, aperte e sempre percorribili, adatte a chi voglia fare una sana attività all'aria aperta, immersi in un ambiente particolare e ricco di fascino.
Testo e immagini: Luoni Ottavio e Valter Tessari. La foto del martin pescatore è di Marco Lattuada.
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