PRODOTTI ITTICI ADULTERATI
Qualche giorno fa, esattamente il 12 dicembre, è stata diffusa la notizia relativa al maxi sequestro di circa 100 tonnellate di pesce, grazie ad un operazione della Capitaneria di Porto di Palermo. Il valore complessivo stimato della merce sequestrata ammonta a circa 250 mila euro. Sono state inoltre accertate altre violazioni in materia di tracciabilità e igiene alimentare. Recente anche il caso di Brescia; oltre dieci tonnellate di prodotti alimentari surgelati di pesce e molluschi con confezionamento ed etichettatura irregolare, con conseguente perdita della tracciabilità, sono stati sequestrati dal Corpo Forestale dello Stato presso una ditta di prodotti alimentari locale. Alcuni prodotti, destinati a mense di ospedali, asili, enti pubblici, gruppi di catering, erano stati etichettati con allungamento della data di scadenza. Il caso purtroppo non è isolato e avvenimenti come questo sono frequenti, anche se non tutti vengono poi riportati dalla stampa. Il primo rapporto sulla sicurezza alimentare dei prodotti ittici risale al 2004. La tabella sottostante riporta i dati del NAS relativi all’anno 2003:
Dal febbraio 2009 al luglio 2009 i sequestri più consistenti sono avvenuti soprattutto in Campania, Puglia e Marche: ben 6.677 i controlli svolti, 160 le tonnellate di prodotti ittici sequestrati, 588 i reati e gli illeciti amministrativi scoperti, pari a quasi 700 mila euro di sanzioni. La tipologia di contraffazione non è molto cambiata nel corso degli anni. La più comune riguarda la commercializzazione di pesce mal conservato, oppure congelato o conservato in salamoia e poi venduto come fresco. Anni fa molti Ipermercati del nord Italia furono indagati e condannati per frode in commercio e vendita di sostanze in cattivo stato di conservazione.
Un'altra infrazione molto comune riguarda la mancanza di etichetta riportante i dati sull’origine e la zona di provenienza del pescato. Non è affatto infrequente vedere sui banchi dei pescivendoli pesce cinese venduto come “novellame di sarda”, o senza etichetta o con etichette contraffatte. Comune vendere pesce di allevamento per pesce di altra provenienza oppure squali venduti come tranci di tonno o pesce spada. Purtroppo la maggior parte delle clientele non è in grado di riconoscere il pesce fresco e neanche le diverse specie di pesce. Durante il periodo estivo inoltre, quando i turisti affollano i ristoranti delle località turistiche sono spesso convinti di consumare pesce fresco, in realtà soprattutto durante i periodi del fermo pesca biologico, si tratta di prodotti scongelati. E’ fuori discussione che molti addetti della piccola pesca forniscano quotidianamente pesce fresco, ma spesso nel piatto si vedono troppi crostacei esotici quasi tutti di provenienza asiatica o sud americana.
Di particolar interesse e preoccupazione è il fenomeno della vendita fuorilegge di frutti di mare. Spesso questi vengono pescati illegalmente e poi “spurgati” ossia conservati in acqua salata per alcuni giorni. In realtà spesso se i molluschi sono contaminati, da tossine, da virus o da batteri, neanche la cottura può essere di aiuto, poiché non è detto che il contaminante sia termolabile. La corretta conservazione di mitili e vongole prevede che debbano essere imbustati nei sacchetti dei centri di stabulazione, con un’etichetta che riporti la data di produzione, custoditi all’asciutto, in frigorifero ed essere consumati nei sei giorni successivi dalla data di uscita dallo stabilimento che li ha "purificati". Le pescherie che acquistano i sacchi contenenti frutti di mare, hanno quindi l’obbligo di non "risciacquarli" in acqua ma di conservarli esclusivamente in frigorifero. Teoricamente, ma questo è ora oggetto di discussione, sarebbe vietato anche lo “spruzzaggio” ossia bagnarli con piccoli getti di acqua sotto forma di aereosol come si vede fare nei banchi del pesce dei grandi supermercati.
Comunissime anche le frodi dell’industria del freddo, che spesso tratta il pescato mal conservato con sbiancanti quali ammoniaca, ma anche una miriade di altri coloranti. Del resto in questi ultimi anni l’industria del freddo tratta sempre più spesso prodotti di bassa qualità poiché facilmente mascherabili attraverso il congelamento.
Regole di etichettatura: la normative che disciplina l’etichettatura è il Decreto Ministeriale del 27/03/2002 (Etichettatura dei prodotti ittici e sistema di controllo) emanato dal Ministro dell'e Politiche Agricole e Forestali e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale Italiana n° 84 del 10/04/2002. Ulteriori disposizioni sono poi riportate sulla Circolare applicativa MiPAF del 27/03/02 che permette di aggiungere la dicitura “prodotto di acquacoltura” in sostituzione di "prodotto allevato".
In etichetta debbono comparire le seguenti informazioni:
- DENOMINAZIONE COMMERCIALE DELLA SPECIE è il requisito più rispettato. Facoltativa è l’aggiunta della denominazione scientifica;
- AREA DI PESCA: le specie ittiche catturate in mare devono riportare l’area di pesca (Oceano Indiano, Atlantico, Mar Mediterraneo, ecc); per quelle provenienti da acque dolci o allevamento è sufficiente specificare, rispettivamente, il paese d’origine o quello in cui si è svolta la fase finale di sviluppo del prodotto o la fase che intercorre tra lo stadio giovanile e la taglia commerciale;
- METODO DI PRODUZIONE: deve essere riportato secondo le seguenti diciture: “pescato”, “prodotto dalla pesca in acque dolci” oppure “allevato”. Quest’ultima informazione può essere omessa nel caso in cui dalla denominazione commerciale è chiaro si tratti di una specie pescata in mare.
Una disciplina più articolata è prevista per i MISCUGLI.
Alcune definizioni importanti
- pesce fresco: prodotto mantenuto a temperatura prossima a quella di fusione del ghiaccio (0 – 4 °C);
- pesce congelato: prodotto mantenuto costantemente a temperatura di – 18 °C previa stabilizzazione termica;
- pesce scongelato: lo scongelamento del pesce è consentito, purché sia indicato espressamente in etichetta. Il successivo ricongelamento è invece vietato. Pesce scongelato e venduto come fresco oppure ricongelato costituisce reato.
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BIBLIOGRAFIA
- TERZO RAPPORTO SULLA SICUREZZA DEI PRODOTTI ITTICI
- L'UTILIZZO DEL CAFODOS, DEL PEROSSIDO DI IDROGENO E DEL CLORO NEI PRODOTTI ITTICI
- ALLARME CAFADOS, NULLA DI NUOVO SOTTO IL SOLE
- NUOVI LIMITI PER LE YESOTOSSINE
- NUOVE LINEE GUIDA PER L'ETICHETTATURA DEI PRODOTTI ITTICI
- CALO DELLA VENDITA DEI PRODOTTI ITTICI: QUALI LE POSSIBILI CAUSE?
- CALO DELLA VENDITA DEI PRODOTTI ITTICI: QUALI LE POSSIBILI CAUSE? Con descrizione dei glacer e degli additivi di nuova generazione per sofisticare i pesci
SITOGRAFIA
- TONNO ROSSO DI...VERGOGNA. USO DEL MONOSSIDO DI CARBONIO NEI PRODOTTI ITTIVI. QUALE FUTURO?
- QUANDO IL PESCE PUZZA E NON SI SENTE
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