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DIDATTICA PER LE SCUOLE

Cod Art 0086 | Rev 00 | Data 15 Nov 2008 | Autore Castronuovo Motta Nicola

 

LO SQUALO È IN PERICOLO DI ESTINZIONE

Quante volte questo nome è stato pronunciato a sproposito? In senso figurato il termine indica una persona crudele, disumana, spietata, una persona disposta a tutto per raggiungere i suoi scopi e difendere i propri interessi, ma come spesso accade, nulla di tutto questo rappresenta l’anima sfuggente e misteriosa del signore degli Oceani. Nel 1986 uscì un articolo sugli squali intitolato "Il più colpevole tra gli innocenti". L'articolo rimasto nella memoria di molti, enfatizzava un aspetto legato alla paura ancestrale dell’uomo, cioè quello di essere divorato. Aspetto che sicuramente ha, accompagnato l’uomo durante il suo percorso attraverso il tempo e i luoghi, ma che tuttavia ha perso molto nei nostri giorni. La ruota che per molto tempo ha girato in favore di questi predatori, ha smesso di girare, anzi ha invertito il suo moto ed ora gira in loro sfavore. Non sembra più esserci posto per tigri, leoni, coccodrilli e altri mangiatori d’uomini. Tanto meno per gli squali, non protetti come i felini delle savane, ma cacciati e uccisi per pochi dollari, a milioni in questi anni. Certo la paura per lo squalo rimane, ma è spesso alimentata da esigenze cinematografiche, e per sua fortuna si tiene abbastanza lontano dall’uomo, per ogni incontro che avviene, almeno dieci non avvengono per scelta dello squalo. Ha imparato ad evitarci. Pavese scrisse: "circondata da un mare più azzurro, feroce di squali"….ma è ancora così terribile e temuto il nostro amico squalo?

Scrive Giovanni, biologo marino: "Conosco bene il mare, in particolare L’Adriatico, ci sono nato e ho imparato presto a non sottovalutarlo. Sembra un mare calmo, innocuo anche quando è in tempesta e, in effetti, non è paragonabile ad un Oceano, ma esige rispetto, il mare non è cattivo, non è assassino come alcune testate giornalistiche riportano dopo un naufragio, non ha una propria etica e non discrimina tra il bene e il male. Per questo motivo è paragonabile ad uno squalo, entrambi fanno il loro mestiere ed in questo caso sono molto bravi”. Oggi, l’Adriatico è più vuoto, i delfini erano comuni, i tonni migravano sino al Golfo di Trieste, e al loro seguito i grandi squali bianchi, pazienti e attenti nel seguirne la rotta. Fu proprio a Trieste che Umberto d'Ancona nel 1923 iniziò la sua carriera. Secondo i pescatori, in quel periodo il numero di verdesche e altri squaletti che finivano nelle reti era incredibilmente alto, a differenza degli anni che avevano preceduto la Grande Guerra. IL giovane zoologo cominciò a interrogarsi sui motivi di questa abbondanza, e numeri alla mano arrivò a comprenderne la causa. L’inattività forzata dei pescherecci in Adriatico, ma anche nel resto dei mari che circondano l’Italia, fu subito messa in relazione all’abbondanza degli squali e del pesce azzurro. La statistica di allora era limitata in termine relazionale fra prede e predatori, la fortuna di D’Ancona, fu quella di conoscere il matematico Volterra e di analizzare i dati insieme e trarre delle conclusioni in merito alle informazioni acquisite. Oggi, si lavorerebbe in modo diverso, ogni popolazione è suddivisa in sottopopolazioni, gli individui di una stessa specie classificati per età, sesso, dimensioni, capacità di fuga e d’adattamento. All’epoca non esistevano tutti gli attuali strumenti concettuali, tuttavia le conclusioni a cui i due scienziati arrivarono furono interessanti e hanno rappresentato un punto di partenza per gli studi e le analisi successive. La densità dei predatori è dipendente dalla densità delle loro prede, quindi gli squali all’epoca erano abbondanti perché le reti dei pescatori non hanno raccolto per anni le prede degli squali. Quando è cominciata l’attività di pesca, il numero degli squali è tornato a diminuire. Oggi il problema è diverso, non solo i mari sono privati delle prede naturali degli squali, ma gli stessi squali sono attivamente cacciati, e non per motivi di sussistenza, ma per pura speculazione”.

Il declino degli squali

"Immaginate cosa direbbe la gente se una banda di cacciatori tendesse una rete lunga un chilometro e mezzo tra due enormi fuoristrada e la trascinasse a tutta velocità attraverso le pianure dell’Africa…..raccoglierebbe tutto ciò che trova sulla sua strada: predatori come leoni e ghepardi, erbivori pesanti come rinoceronti ed elefanti, mandrie di impala e di gnu e intere famiglie di facoceri. Le femmine gravide verrebbero catturate e trascinate lungo il tragitto, solo i cuccioli più piccoli riuscirebbero a sgusciare attraverso le maglie della rete…la rete mostruosa lascia dietro di se un campo devastato e inabitato.." ( da: Allarme pesce: una risorsa in pericolo, di C. Clover).

Ebbene si, l’esempio di Clover rende bene l’idea di quali sono le conseguenze di una rete a strascico, una delle migliaia che ogni giorno e per più volte al giorno, spazza in lungo e in largo i fondali dei nostri mari, ma se l’opinione pubblica si solleverebbe contro una strage nella savana, nulla accade di fronte a quello che ogni giorno succede in mare. Non esiste un possibile limite teorico della profondità operativa che una rete del genere può raggiungere. Anni fa sembrava impensabile pescare vicino alle montagne sottomarine, ma la tecnologia ha fatto passi da gigante e i moderni metodi di posizionamento satellitare permettono di pescare ad un metro da qualsiasi ostacolo senza che la rete s’impigli. Questa è l’era della pesca abissale.

Pensiamo però alle conseguenze di questo tipo di pesca. Dov'è finito il piccolo peschereccio, o la barchetta che il pescatore conduceva a volte con i remi…? un tipo di pesca romantica certo, ma di basso impatto ambientale, e salvaguardando nel contempo il numero delle specie ittiche. Quanto pescato finisce inutilizzato con le moderne tecnologie e rigettato morto in mare o invenduto sui banchi del pesce? A volte si pesca più del dovuto a discapito del mare.Di fronte a tutto questo che speranza può esserci per gli abitanti del mare? Le risorse ittiche sono in pericolo da qualche tempo, ma nessuna vera politica di gestione è stata intrapresa. Questo certo non è la sede né il luogo per occuparci di questo tema, ma semplicemente vuole evidenziare il ruolo importante dello squalo nella catena alimentare e la figura che esso deve ricoprire nella mentalità della gente, sapendo che in alcuni paesi lo squalo da tempo ricopre un ruolo e un significato socio-economico rilevante, così come è rilevante il significato culturale che viene attribuito dalle popolazioni del Pacifico. In altri paesi lo squalo invece è cacciato per ricavarne olio, per essere trasformato in cibo per pesci (maricoltura) o per ottenere fertilizzanti, oppure per far fronte alle continue richieste dei mercati asiatici. La domanda di carne di squalo è in aumento anche nei paesi Europei, in particolare in Inghilterra. Ho citato questo paese per introdurre un caso noto che ha come protagonista lo squalo Squalus acanthias, una specie diffusa in acque fredde fino 200 mt di profondità, sia in acque temperate fino a 600 mt di profondità. Il suo areale di distribuzione è vasto, ma purtroppo è oggetto di pesca intensa e in alcune zone è scomparso. Per molto tempo è stato considerato come “pesce spazzatura” e quindi, non ebbe mai grande importanza come alimento. Nel New England, nel 1990 dopo il declino degli stock di merluzzo, fu subito considerato come un’ottima risorsa e preda alternativa, abbondante e a basso costo. La pesca intensiva a questo squalo continuò fino alle soglie del 2003 nell’Atlantico, con l’evidente risultato che non esiste più in diverse zone. Questo per evidenziare il problema dello sfruttamento di una risorsa, quando questa si porta allo stremo e al declino, si cerca e si attacca un'altra specie animale…..facile immaginare il futuro di tutte le altre specie. Molte specie di squalo raggiungono la maturità sessuale a tarda età, e molto spesso questi sono catturati prima che possano compiere il ciclo riproduttivo, quindi facile immaginare il declino della specie stessa. Il Finning è un problema che ha accelerato di molto questa realtà.

Gli squali, forse come un lontano ricordo nei mari della terra?

Leggendo tutto ciò, viene da pensare se l’uomo, come molti reputano essere superiore ed intelligente, sia in realtà un cinico egoista!